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Autore: crazy lion    10/02/2021    1 recensioni
Taylor sta cantando quando le viene il singhiozzo. Riuscirà a farlo passare?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare veritiera rappresentazione del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Taylor Swift
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SINGHIOZZO

 
Taylor era a casa. Seduta al tavolo da pranzo, mangiava un'omelette che si era appena preparata. Si concedette un bicchiere di aranciata alla fine del pasto. Non beveva sempre bevande gassate, anzi, perché non ci andava matta, ma che male poteva fare una ogni tanto? Se la gustò con calma, assaporandone il sapore dolce e godendosi le bollicine che le pizzicavano la lingua. Dopodiché tornò al lavoro. Ma mentre stava cantando Champagne Problems, iniziò a singhiozzare. La musica si fermò dopo pochi istanti e qualcuno del team rise.
"Taylor, stai bene?" le chiese il suo manager, che le si avvicinò salendo sul palco dello studio di registrazione.
"Sì, io… ho solo…" Aveva singhiozzato due volte. "Ho solo il singhiozzo. Non dovevo bere quell'aranciata."
Il manager le diede dell'acqua, dicendole di bere a piccoli sorsi, ma non funzionò. Venti minuti dopo Taylor era ancora seduta e scossa da forti accessi di singhiozzo. Un ballerino provò a metterle, con il suo permesso, le mani sul petto e a stringere quando aveva un attacco, ma nemmeno questa tecnica andò a buon fine. Taylor fu costretta a tornare a casa.
Il viaggio in macchina non fu facile con il singhiozzo che la distraeva dalla strada e una volta, per colpa sua, rischiò di fare un incidente passando col rosso. Meno male che lì non c'era nessun vigile, pensò, altrimenti si sarebbe presa una multa.
Una volta a casa non parlò molto con i suoi gatti. Bevve un bicchiere di acqua calda e si mise a letto, sperando che stare sdraiata le avrebbe dato un po' di sollievo, ma non accadde. I singhiozzi sembravano spaccarle la cassa toracica. Bevve del limone, trattenne il fiato per dieci secondi, e si preparò un tè caldissimo per sbloccare lo stomaco. Nulla da fare. I suoi gatti la guardavano straniti.
"Perdonatemi, piccoli, oggi la mamma non sta molto b-bene" disse loro, accarezzandoli.
Benjamin Button e Merlin le leccarono le mani, mentre Meredith rimase sdraiata dov'era e Olivia si mise su due zampe, in quella tipica posizione che Taylor definiva da scoiattolo e che la fece ridere, peggiorando il suo singhiozzo.
Maledizione!
Scrisse un messaggio a Joe alle dieci di sera spiegandogli la situazione. Lui si precipitò subito da lei.
"Hai mangiato stasera?" le chiese.
"No, non riesco."
"Nemmeno una minestra di brodo? Ti farà bene per lo stomaco" disse lui, premuroso come sempre.
La ragazza sorrise e lo ringraziò quando si offrì di prepararle la cena. Joe provò anche a farla respirare dentro un sacchetto e le disse di bere un bicchier d’acqua piegata in avanti, ma senza successo. Avevano provato tutti i rimedi che conoscevano.
Quella notte fu una delle più lunghe e difficili per Taylor. Il singhiozzo non la lasciò mai in pace, togliendole le poche energie fisiche e mentali che le restavano e le sembrava che il cuore battesse meno regolarmente e con più difficoltà.
"Andiamo dal medico” disse Joe il giorno dopo. "Non puoi lavorare e continuare in queste condizioni."
Il dottore le spiegò che non esisteva una vera e propria cura per il singhiozzo, ma che i medici andavano a tentativi. Le fece un paio di punture di Buscopan, dicendole di andare in pronto soccorso nel pomeriggio se la situazione non fosse migliorata. Purtroppo non cambiò nulla, anzi, il singhiozzo peggiorò. Ormai ce l'aveva da un giorno, quando decise di andare con Joe in ospedale. In macchina appoggiò la testa al poggiatesta, troppo stanca anche solo per pensare. Sudava copiosamente e faticava a tenere gli occhi aperti. Il singhiozzo continuava. Ogni tanto si fermava, ma riprendeva dopo alcuni minuti.
In pronto soccorso dovettero aspettare un po' prima di essere ricevuti da una dottoressa, che disse di avere un metodo infallibile per la cura del singhiozzo.
"Ora le darò da bere io, vedrà che le passerà."
Sembrò funzionare ma solo per un minuto nel quale Taylor tirò un sospiro di sollievo e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, ma dopo il singhiozzo ripartì. I medici provarono varie strade, per esempio le diedero una bustina con dentro una gelatina da bere, amarissima e schifosa.
"Bleah, è orribile!" esclamò la ragazza rivolta al fidanzato.
"L'importante è che ti faccia bene."
Lui le tirò su i capelli dal collo, tutto sudato, e glielo asciugò con un fazzoletto.
"G-grazie" balbettò lei a causa del singhiozzo-
"Figurati."
Si trovavano in sala d'attesa, ora, aspettando di vedere cosa sarebbe successo, e intorno a loro molte altre persone chiacchieravano e aspettavano il loro turno.
"Mia figlia è caduta da una sedia e ha preso una botta in testa" stava dicendo una ragazza, che aveva una bambina di un paio d'anni in braccio.
Alla fine i medici misero Taylor in astanteria e dovettero passare ad altri metodi. Le fecero due punture di Talofen, un antipsicotico, per vedere se quello avrebbe fatto star meglio la ragazza.
Ma alle due di notte lei e Joe erano ancora lì. Taylor era riuscita a dormire venti minuti, ma ogni volta che aveva sentito un rumore si era svegliata di soprassalto e con un accesso di singhiozzo.
"Non ce la faccio più" sussurrò al fidanzato.
Erano entrambi stanchi, sprofondati lei nel lettino e lui su una sedia. Intorno a loro si sentivano suoni di monitor e gente che correva da una parte all'altra, ma la situazione era più tranquilla di prima.
"C'è una bolla d'aria nel suo stomaco," disse la dottoressa che l'aveva seguita, "e dobbiamo farla sparire. Le devo mettere un sondino nasogastrico."
Al solo pensiero, Taylor spalancò la bocca. L'idea che qualcuno le infilasse una cosa nel naso che arrivava fino allo stomaco la terrorizzava. Fece male, malissimo. Pianse quando la dottoressa lo spinse dentro e lei la calmò con parole dolci.
"Tranquilla, Taylor , ora passa. È forte, su, ce la può fare."
Joe le tenne la mano tutto il tempo.
"Starai meglio, amore mio" le assicurò, accarezzandole la fronte imperlata di sudore.
La ragazza avrebbe solo voluto dormire, era sfinita. Passò un minuto, poi ne trascorsero cinque e non aveva più singhiozzato. Il medico venne a controllarla dopo un po' e lei passò il tempo a deglutire. Sentiva il sondino in gola e le dava fastidio.
"Come va?" chiese la dottoressa, che aveva un sorriso dolce e i capelli biondi come i suoi.
"Meglio, credo" rispose Taylor con voce roca.
"Ora toglieremo il sondino e passerà qui il resto della notte. Le assicuro che dormirà, con tutti i farmaci che le abbiamo dato, e per qualche giorno niente lavoro, si riposi."
Lei sospirò, più per la stanchezza che per il fatto che non avrebbe potuto lavorare.
"D'accordo."
Togliere quell’affare fu più facile. Taylor fece un bel respiro come il medico le consigliò e si sentì soffocare quando quell’affare uscì,  ma poi stette meglioo. La dottoressa disse a Joe che avrebbe potuto tornare a casa e venirla a riprendere alle otto della mattina dopo.
"No, preferisco restare qui. Dormirò sulla sedia, non è un problema."
Rilassata dal Talofen, la ragazza cadde presto in un sonno profondo. Dormì per circa sei ore non sognando niente e, quando si svegliò perché un'infermiera le portò la colazione, si sentiva ancora stanca e intontita. Bevve il tè e mangiò i biscotti inzuppandoli, mentre Joe andò a prendere un caffè. Poco dopo, quando un altro medico – era cambiato il turno – disse loro che potevano andare, i due tornarono a casa.
"Hai avuto trentasei ore di singhiozzo, accidenti!" esclamò Joe mentre salivano in macchina. "Come ti senti?"
Lei sbadigliò.
"Stanchissima, ma meglio, grazie."
Una volta a casa, Taylor andò in camera e Joe si offrì di rimanere con lei per qualche giorno.
"Grazie, non mi va di rimanere da sola adesso" gli disse, mentre si metteva sottole coperte.
"Dormi bene, ti amo!"
“Anch’io ti amo.”
Il medico aveva detto loro che l'effetto dei farmaci sarebbe passato nel giro di qualche giorno e che, se la ragazza si fosse sentita intontita per un po', sarebbe stato normale.
Taylor trascorse tre giorni a casa, guardando film con il fidanzato, mangiando leggero, giocando con i gatti e facendo lunghe passeggiate. Si rilassò e quando tornò al lavoro si sentiva meglio e più forte di prima. Era stata una brutta esperienza, quella, ma alla fine tutto si era risolto, anche se avrebbe sempre avuto paura ogni volta che le sarebbe venuto il singhiozzo.
 
 
 
NOTE:
1. la storia del singhiozzo è successa a me, proprio così come l'ho raccontata.
2. Ho parlato di Merlin, che non è un gatto della vera Taylor. L'ho inserito io nella storia Benvenuto in famiglia, in cui lei lo trova e lo adotta, per cui l'ho inserito anche qui.
   
 
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