Studying
the map on your skin.
Compress osservava, in religioso silenzio, la
schiena di Dabi.
Ogni volta, dopo ogni amplesso, Dabi restava nel suo letto, senza se e senza ma, e si
girava sul suo lato destro. Compress non capiva:
perché restare per poi ignorarlo? Sì, di ignorare qui si parlava, perché Dabi restava sveglio a lungo, senza muoversi, senza dire
una parola, addormentandosi solo quando Compress era
già lo era da tempo.
Una notte, però, quel silenzio non
durò molto.
Se Dabi
voleva restare in quella stanza, bene, Compress non
aveva alcuna intenzione di cacciarlo. Tuttavia, quella sera l’uomo aveva un particolare
bisogno di effusioni. Per questo, Compress allungò
una mano, di istinto, poggiando le sue dita lì, su una cicatrice.
Non ottenendo alcuna reazione, né
positiva né negativa, continuò a muovere le dita su e giù, tastando quella
consistenza a tratti liscia a tratti ruvida. Continuò così per qualche minuto,
finché non abbandonò i confini tracciati dalla sutura per testare la pelle
viva.
Dabi sussultò, “che fai?”
Compress sollevò un sopracciglio, “ciò che ho
fatto sino ad ora,” nuovamente, mosse la mano sulla cicatrice.
“E ora smetti?”
Il maggiore non disse nulla, anzi,
restò a bocca aperta per un attimo, cercando di capire cosa volesse dire. Non
aveva smesso, anzi, stava esattamente facendo ciò con cui aveva iniziato,
passando i polpastrelli sulle bruciature.
Poi, l’illuminazione.
“Dabi,”
riprese Compress, spostando l’indice sui pezzi di metallo
che tenevano assieme quell’accozzaglia di toppe, “le cicatrici…”
L’altro si irrigidì, ma durò un
attimo e sbuffando una risata, lo interruppe, “orribili, vero?”
“Perché non me lo hai detto?” Quindi,
tutte quelle carezze, quei baci erano tutti andati a vuoto? Compress
aveva sempre pensato che toccare quelle zone rovinate potesse far capire a Dabi che l’uomo apprezzava tutto di lui; ma ora, ora che
sapeva che ogni sua premura era stata vana, si chiedeva se non avesse fallito
nel suo intento…
Magari, aveva evitato di parlargli di
quel dettaglio proprio perché non gli piaceva essere toccato da Compress…?
L’uomo deglutì.
“Sei l’unico a cui piace toccare
questo schifo.”
Non sei uno schifo, avrebbe tanto voluto ribattere Compress, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Le parole
non servivano a molto in questo caso.
Espirando, nel tentativo di evitare
una delle loro solite discussioni, Compress sposto la
mano sulla pelle sana e candida. Non gli sarebbero bastati anni per far capire
a Dabi quando lui lo adorasse, in ogni minimo
dettaglio.
“Nessuna smanceria ‘sta sera?” Sfotté
il ragazzo, “nessuna cazzata romantica?”
Nuovamente, Compress
evitò, “se faccio questo, lo senti?” E, con estrema reverenza, posizionò il
pollice fra le scapole, sulla colonna vertebrale, per poi scendere per tutta la
lunghezza.
Di rimando, Dabi
arcuò la schiena, “anche troppo,” gemette, rilasciando uno sbuffo di vapore.
Avvicinandosi ulteriormente, Compress decise di poggiare ambo le mani sulla sua schiena,
facendo attenzione che i palmi coprissero solo le aree sane. Osservò con minuzia
come Dabi iniziò a reagire ai suoi movimenti,
avvertendo come ogni muscolo rispondeva a quel massaggio inaspettato.
“Non ho la forza per un altro round,
mister,” lo avvertì Dabi, reprimendo uno sbadiglio.
“Nemmeno io.”
“Allora che stai facendo?” chiese poi, quasi sorpreso. Diamine, quel
ragazzo non sapeva proprio cosa fosse il puro e semplice affetto.
Doveva rimediare.
Compress rise e spinse, leggermente, entrambi
i palmi sui fianchi per poi richiudendo le dita. Con ciò, Dabi
trattenne il respiro, per poi svuotare i polmoni rumorosamente, rilassandosi e
voltando il capo ciò che bastava per osservarlo.
Compress la considerò una piccola vittoria,
“sto studiando. Voglio sapere cosa ti piace.”
Il più giovane brontolò qualcosa, ma,
nonostante ciò, si mosse all’indietro, facendosi più vicino a Compress e, restando in silenzio, continuò a farsi
coccolare in quel modo.
Compress andò avanti finché non decise di
rimpiazzare le mani con la sua bocca, baciando ogni punto raggiungibile,
destreggiandosi fra le bruciature. Sembrava quasi muoversi all’interno di un
labirinto – labirinto che, sfortunatamente, era senza uscita.
La pelle candida e fresca era, ormai,
circoscritta in aree precise, non collegate ad altre.
“Non usare più il tuo quirk, ti prego,” bisbigliò dopo un po’, trascinando baci
umidi su tutta la schiena, per poi abbracciarlo e tirarlo contro di sé.
“Non fare il drammatico,” fu la
risposta, seccata, di Dabi – eppure, non si distaccò.
Non cercò di fuggire da quell’abbraccio come avrebbe fatto di solito dopo una
richiesta simile.
Restò lì, rannicchiandosi contro Compress il più possibile e abbandonando le sue mani su
quelle dell’uomo, come a volergli imporre di non lasciarlo andare.
Compress sospirò e, baciandolo sul capo, si
chiese se Dabi avrebbe mai capito che lui non aveva
alcuna intenzione di abbandonarlo.