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Autore: musa07    13/02/2021    3 recensioni
"Cioè, non ci poteva credere! Veramente Tsumu non aveva ancora imparato a farsi il nodo della cravatta? O comunque qualcosa che non fosse quella specie di… di… obbrobrio?
Nonostante avesse passato tutto il pomeriggio prima a tentare di insegnarglielo? Per l’ennesima volta, tra l’altro. Seduti sul suo letto, uno di fronte all’altro, le gambe intrecciate le une con le altre.
- Hai capito? - gli aveva chiesto, con tono atono, mentre guidava le dita di Atsumu con le proprie nel movimento di intreccio del tessuto, dopo che il biondo aveva cercato, inutilmente, di capire da che parte infilare i lembi per poter annodare l’aggeggio infernale.
- Ma ovviamente! - era stata la risposta strafottente e sicura dell’altro, al suo solito. Peccato che il risultato fosse stato una emerita *erda.
- Fa schifo! - era stato infatti il suo commento lapidario e aveva tentato di alzarsi dal letto e districarsi da quell’intreccio di gambe ma ecco che il biondo l’aveva placcato per il busto.
- Non puoi abbandonarmi così, ‘Samu! - aveva iniziato a protestare piagnucolando.
- Oh, posso eccome invece. -[...]"
Di come Osamu, per l'ennesima volta, insegna - inutilmente - ad Atsumu a farsi il nodo della cravatta
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atsumu Miya, Osamu Miya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E niente, il mio rapporto con i Miya Twins
è indubbiamente malatodeviato… strano ecco ^///^
(non c’è una cippa lippa di niente da ridere ma dettagli).

Nonostante i miei vaneggi deviati su ‘sti due,
non c’è nulla di scabroso
o che possa urtare la sensibilità della
qualunque
in quanto segue.
(Più che altro perché il regolamento di EFP
non me lo concede ma ehy: shhh!
devo continuare a darmi una parvenza di brava persona)

 

 

 

Gli “ora” e i “subito” conquistano il mondo

 

Cioè, non ci poteva credere! Veramente Tsumu non aveva ancora imparato a farsi il nodo della cravatta? O comunque qualcosa che non fosse quella specie di… di… aborto?
Nonostante avesse passato tutto il pomeriggio prima a tentare di insegnarglielo? Per l’ennesima volta, tra l’altro. Seduti sul suo letto, uno di fronte all’altro, le gambe intrecciate le une con le altre.

- Hai capito? - gli aveva chiesto, con tono atono, mentre guidava le dita di Atsumu con le proprie nel movimento di intreccio del tessuto, dopo che il biondo aveva cercato, inutilmente, di capire da che parte infilare i lembi per poter annodare l’aggeggio infernale.
- Ma ovviamente! - era stata la risposta strafottente e sicura dell’altro, al suo solito. Peccato che il risultato fosse stato una emerita merda.
- Fa schifo! - era stato infatti il suo commento lapidario e aveva tentanto di alzarsi dal letto e districarsi da quell’intreccio di gambe ma ecco che il biondo l’aveva placcato per il busto con una mossa degna di un giocatore di rugby.
- Non puoi abbandonarmi così, ‘Samu! - aveva iniziato a protestare piagnucolando.
- Oh, posso eccome invece. - era stata la sua replica con annesso sorrisetto dispettoso che era il loro marchio di fabbrica.
Ed ecco che la presa da parte dell’altro si era fatta ancora più salda e con un movimento fulmineo Atsumu gli era salito a cavalcioni e nel momento in cui Osamu aveva iniziato a dimenarsi sotto di lui per tentare di sgusciare via posandogli le mani sui fianchi ecco che l'infingardo, per esser certo che non avrebbe tentanto altre fughe, gli aveva bloccato i polsi sul materasso ai lati del volto.

- Non puoi. Saremo legati… - fece una pausa per creare una sorta di momento carico di suspense mentre aveva abbassato il volto ad un soffio da quello del gemello – … PER SEMPRE. - aveva concluso scoppiando a ridere.
- Bella merda! - aveva scherzato ed era scoppiato a ridere a sua volta - Non più però di quello schifo di nodo che hai fatto alla cravatta. -
- Ahhh ‘Samu… non dire che non te la sei cercata. Io sono buono e magnanimo, lo sai… - aveva proseguito a ridacchiare il biondo sollevando di poco il busto, portandogli ora i polsi imprigionati da una mano sopra alla testa, mentre l’altra, dopo essersi sgranchito per bene le dita in un chiaro segnale, l’aveva fatta scivolare sotto alla felpa alzandola di poco, lasciandogli scoperti i fianchi.
- Deficiente guarda che ti do una di quelle ginocchiate che ti castro e ti faccio arrivare le palle in gola. Poi lo so che un sacco di gente sarà triste per questo. - aveva proferito con il suo solito tono apparentemente indifferente ma un piccolo guizzo divertito gli era passato come un lampo negli occhi.
- Tipo chi? - ricambiando in qualche modo il tono malizioso, rendendo tale anche il sorrisetto mellifluo e per sicurezza aveva preventivamente serrato la presa sulle gambe dell’altro con le proprie.
- ‘Tsumu, lo sai che ne ho di forza sulle gambe. - ma poi aveva visto calare le dita su di lui e tutto il suo tono flemmatico era andato a farsi fottere – NOO! Ti ammazzo! -
E poi erano state solo risa convulse, mentre si dimenava come una biscia per tentare di sfuggire al solletico che Atsumu, implacabile, gli stava facendo. E che lui soffriva da matti.

 

Ecco perché ora Osamu lo fissava incredulo ed allibito, mentre si trovavano nello spogliatoio ormai deserto alla fine delle due ore di Scienze Motorie e si stavano rivestendo perché dovevano passare al vaglio del comitato disciplinare. E quei fissati erano straimplacabili, non un capello fuori posto, figurarsi la divisa scolastica.
- ‘Tsumu… -
- Hum? - continuando a canticchiare tra sé e sé, tutto soddisfatto.
- Cos’è quella specie di… aborto? - indicandogli con un cenno del capo la sua cravatta.
- Che…? - ma non fece nemmeno in tempo ad iniziare nessuna forma di protesta o qualcuna delle sue (inutili) filippiche con le quali si arrampicava sugli specchi, e neanche tanto agilmente, perché l’altro – senza alcuna delicatezza e sbuffando sonoramente – spingendolo per una spalla l’aveva fatto voltare verso di sé e gli aveva scacciato la mano con la quale stava ancora cercando di dare un senso più o meno logico a quello schifo.
Fissandolo negli occhi, dopo averlo lasciato incredibilmente senza parole, dato che l’hobby preferito di Atsumu era aprir bocca per darle aria, Osamu gli intrufolò l’indice nel nodo, iniziando ad allentarlo mentre con la mano libera teneva quella del fratello per evitare che si mettesse nuovamente in mezzo. E fu solo quando capì che Tsumu aveva decretato la resa e che si lasciava docilmente tra le sue mani, che lo liberò, sempre tenendo gli occhi color ardesia sui suoi, senza tradir nessun tipo di emozione.
Il silenzio nello spogliatoio era tale che Atsumu poté indistintamente sentire il frusciare del tessuto della cravatta sulla stoffa della camicia bianca nel momento in cui Osamu gliela sfilò. Quest’ultimo gli fece segno con un cenno del capo di abbassare la testa e lui, nuovamente docile come un agnellino come mai gli si vedeva, obbedì.

Ora l'attenzione degli occhi di Osamu era rivolta sulla cravatta e Atsumu si concentrò a fissare le lunghe ciglia che ornavano gli occhi del fratello per poi abbassare ulteriormente lo sguardo ai gesti delle sue dita – veloci e precisi – che tradivano una morbidezza e una gentilezza in contrasto con il tono infastidito di qualche istante prima.

Fu quando sentì il calore della mano di Atsumu posarsi sul fianco sinistro – che gli diede i brividi nonostante facesse un caldo infernale dentro quello spogliatoio – che lentamente riportò gli occhi sui suoi. Nonostante il tessuto della camicia si sovrapponesse, ne percepiva chiaramente il palmo bollente e la delicatezza con la quale si era poggiata, la sentiva rovente sulla sua pelle. Così come poco prima aveva sentito chiaramente il respiro dell’altro solleticargli il volto.

- Fatto. – concluse poi, battendogli un colpetto con le nocche sul nodo, ora perfettamente composto e lo vide chiaramente il ghignetto da pugni che si allargò sulle labbra dell'alzatore mentre gli poggiava anche l’altra mano sul fianco.
- E come la mettiamo questa camicia così disordinata, eh ‘Samu? - si divertì a dargli il tormento. Coglieva sempre l’occasione quando beccava suo fratello in qualche modo in difetto.

Senza battere ciglio né tanto meno manifestare nessun fastidio, Osamu si lasciò sistemare il colletto della camicia, percependo anche sul collo le dita sconvolgentemente calde di Atsumu, limitandosi semplicemente a schiudere le labbra e socchiudere leggermente gli occhi.

Quei silenzi colmi di significato, di parole non dette, dove le parole tra loro due non erano mai servite.

- Grazie. - proferì alla fine Atsumu, spezzando quel silenzio carico di significati, posandogli un piccolo, quanto tenero e sincero, bacio sulla guancia. Ogni tanto anche lui sapeva essere dolce e gentile (qualcosa che lo rendeva lontanamente simile dall’essere carino e coccoloso). Solo con Osamu, ben si intende.
- Per dimostrarti la mia gratitudine, preparerò io da mangiare stasera dato che siamo da soli a casa. - proseguì tutto contento mentre si dava una sistemata veloce alle ciocche bionde scomposte.
- Nono, per carità. - rispose Samu, con la sua solita flemma, recuperando la propria sacca dalla panca al loro fianco. Aveva ancora memoria di quella volta in cui solo per chissà quale intervento divino o maligno la casa non era saltata per aria.
- Ohy coglione, era una cosa carina la mia. - fu la replica seccata dell’altro che osservò la sua figura di schiena.
- Lo so. - rispose Osamu, lanciandogli un’occhiata divertita da sopra la spalla regalandogli uno dei suoi rari sorrisi che illuminò il volto di Tsumu a sua volta, che divenne letteralmente radioso.
- Quindi? Cosa mi prepari di buono stasera? - gli trotterellò dietro, gettandogli le braccia al collo.
- Ma non hai appena detto che ti saresti occupato tu della cena? - scrollandoselo di dosso con una gomitata in pieno petto.
- Ho fatto solo la parte. - replicò, facendo le spallucce come se fosse la prassi.
- Sei pessimo. Il peggio che mi potesse capitare guarda. - 
- Dormiamo insieme stanotte? - e via di nuovo a saltargli sulla schiena, per nulla offeso.
- Ovviamente no. - era troppo divertente per Osamu contraddirlo. Qualcosa che gli procurava una soddisfazione indicibile.
- Ma io poi rischio di fare gli incubi visto che facciamo maratona horror. - eccolo di nuovo che si stava lamentando con tono petulante sparato direttamente nell’orecchio del gemello, dato che non si era scrostato di un solo millimetro dalla schiena dell’altro e Osamu stava comunque tenendo salda la presa con le mani sulle sue cosce.
- Ma puoi anche morire per quello che mi riguarda. E soprattutto: ti vuoi levare dalle palle prima che sia costretto a piantarti un coltello tra le costole?- buttandolo giù infine.
- Eddai ‘Samu! Schiena contro schiena, ricordi? - era la loro parola d’ordine e Atsumu la usava sempre, sempre!, contro Osamu. Perché sapeva perfettamente fosse ciò che lo faceva capitolare. A ricordargli quei nove mesi passati uniti, non solo fisicamente parlando, e già in modo così viscerale.
Si voltò, l’altro, e il biondo subito fu pronto con un altro gesto che li accompagnava fin da quando ne avevano memoria. Chiuse la mano a pugno sollevando solo il mignolo e portandolo verso l’altro.
- Non vale così, questo è giocare sporco. Che è la tua specialità, ne sono ben consapevole. - fu infatti la replica detta con un piccolo sospiro fintamente sconsolato – E non ti ho mai dato la schiena, le ecografie parlano chiaro. - precisò, intrecciando il proprio mignolo con il suo.
- Lo so… - rimarcò il biondo – Non l’hai mai fatto. Nonostante tutto. -
- E mai lo farò. Comunque vada. - gli ricordò il fratello puntandogli un dito sul petto con fare pseudo-minaccioso.
- Comunque vada… - bisbigliò di rimando Atsumu con le labbra che si incresparono in un sorriso genuino.
Sorriso che venne replicato a specchio anche nel volto di Osamu.
 

FINE

 

Ok... com’è che è finita in modo pseudofluff?
Cioè, voglio dire: doveva essere una ff dove fondamentalmente Tsum-Tsum veniva giustamente insultato e preso a sprangate sulle gengive da ‘Samu, dov’è successo l’inghippo? *mumble mumble*

 

 

 

 

   
 
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