immagino che la vera Taylor sia stata al mare prima di compiere ventisette anni, l’età che ha in questa storia. Ma è una fanfiction, così ho inventato.
AL MARE!
"Stai scherzando, vero? Dimmi che non sei seria."
Joe la guardava come avrebbe fatto con un alieno. Si erano incontrati per fare colazione insieme in uno Starbucks vicino casa di Taylor.
"Te lo giuro, non sono mai stata al mare."
"Ma com'è possibile? I tuoi non ti ci hanno mai portata?"
"Siamo sempre andati in montagna, in tutti questi anni, o rimasti a casa."
"Quindi mi vuoi dire che hai ventisette anni e devi ancora vedere il mare."
"Esatto." Sospirò. "Ma lo vorrei tanto."
I due stavano insieme da circa sei mesi e c'erano ancora un sacco di cose che dovevano scoprire l'uno dell'altra e viceversa, ma Joe ammise che quella non se la sarebbe mai aspettata.
"Ti ci porto io."
Taylor spalancò gli occhi e la bocca come una bambina davanti ai regali la mattina di Natale.
"Davvero?" chiese, con una vocetta acuta.
"Certo. Questa domenica, se ti va. Ci organizzziamo. È giugno, ci sarà un po' di gente, ma ci divertiremo."
Lei batté le mani, si protese verso di lui e lo baciò, attirando qualche sguardo al quale non fece caso.
"Grazie, grazie, grazie!" esultò, saltellando sul posto.
"Se mi baci così dovrò portartici più spesso" scherzò lui, solleticandole i fianchi.
Taylor trascorse i due giorni successivi a pensare alla gita imminente e a prepararsi. Comprò un costume nuovo, dato che quello che usava per andare in piscina le stava stretto. Mise in una borsa un'asciugamano grande e la crema solare, un paio di occhiali da sole e un cappellino con il frontino.
La domenica arrivò in un baleno. Taylor non aveva resistito e aveva raccontato alla madre ciò che avrebbe fatto quel giorno.
"Mi dispiace di non avertici mai portata io" le aveva detto la donna all'altro capo del telefono. "Ma sono contenta che tu ci vada con qualcuno."
"Anch'io, mamma. Spero di divertirmi."
"Te lo auguro."
Quella domenica Taylor salutò le sue gatte Olivia e Meredith.
"La mamma torna stasera, promesso." Diede loro un bacio. "Ci vediamo presto, vi voglio bene."
Mise loro acqua e croccantini a sufficienza per quella giornata e uscì con il borsone in mano. Si era già spalmata la crema e messa il costume sotto i vestiti. Joe suonò il clacson quando arrivò.
"Buongiorno, amore!" Taylor salì al posto del passeggero e lo abbracciò. "Sono prontissima."
Lui le baciò i capelli, poi le catturò le labbra.
Il viaggio durò circa un'ora e Taylor guardò tutto il tempo fuori dal finestrino vedendo il paesaggio cambiare. Prima le case cittadine si sostituirono al verde della campagna e dei campi, poi a quello di qualche pineta e, infine, eccola. Davanti a loro c'era la spiaggia. Joe parcheggiò l'auto e i due scesero. Il ragazzo tirò anche fuori un ombrellone e due sdrai che chiese a Taylor di aiutarlo a portare.
Dapprima la ragazza vide solo il mare e camminò sulla sabbia con le scarpe. La distesa d'acqua era infinita.
"Sai," le raccontò il suo fidanzato, "io sono andato al mare la prima volta quando avevo due anni. E i miei mi raccontano che ho esclamato una cosa quando l'ho visto."
"Cosa?"
"Che piscina grande!"
La ragazza scoppiò a ridere perché era intenerita, non per prenderlo in giro. Si immaginava questo bambino che vedeva il mare per la prima volta. Doveva averlo osservato un po’ come lei, con gli occhi sbarrati e pieni di meraviglia e incredulità.
"Non me lo immaginavo così grande."
"Hai visto? Ti avevo detto che ti sarebbe piaciuto."
Lo sciabordio delle onde del mare riempiva l'aria e le trasmetteva un senso di calma. Era strano sentirlo dal vivo. Le ricordava qualcosa di immenso, che sovrastava tutto ma senza distruggerlo. Trovò un posto libero fra la gente sdraiata al sole o sotto gli ombrelloni e i bambini che si divertivano e, assieme a Joe, piantò l'ombrellone e aprì gli sdrai, sui quali misero un paio di asciugamani. Si sdraiarono all'ombra e rimasero lì per un po', a contemplare l'oceano. Alcuni bambini giocavano in acqua, altre persone camminavano sulla riva, tra le quali una donna incinta. Certo, sarebbe stato più suggestivo se ci fossero andati d'inverno, ma anche così non era male. Il chiacchiericcio della gente non riusciva a rovinare quello spettacolo.
Verso le undici Joe la portò a fare una passeggiata in riva al mare. Si tolsero le scarpe e l'acqua lambì loro i piedi e le caviglie.
"Ma è bellissimo!" esclamò Taylor, che si godeva la sensazione con tutta se stessa.
Il mare la circondava, eppure lei non si sentiva spaventata da tanta immensità. La sabbia bagnata e fresca del bagnasciuga le dava sollievo ai piedi.
"E vedrai quando faremo il bagno."
Andarono in un bar a gustare un gelato, poi tornarono indietro e si distesero al sole. Taylor mise le mani nella sabbia e raccolse alcune conchiglie che infilò nel borsone.
"Quand'ero piccola e le ho viste per la prima volta in televisione pensavo fossero lumache" disse al suo ragazzo, mentre sorrideva.
Lui rise.
"In effetti a un bambino possono sembrarlo."
Dopo una mezz'oretta entrarono in acqua. Dapprima fino alle ginocchia, poi andarono più in là, dove non toccavano. Un'onda fece rovesciare Taylor su un fianco, ma i capelli non le si bagnarono perché li aveva coperti con una cuffia di quelle che si usano in piscina. Tirò un piccolo urletto per quella caduta inaspettata, però si riprese subito.
"Dai, nuotiamo!" la incitò Joe.
Lei si mise a pancia in giù e cominciò a dare bracciate su bracciate.
"Avanti, Joe, prendiamoci!"
Lui la inseguì e le afferrò un piede, poi fu il suo turno di contrattaccare. Ma il ragazzo era molto più veloce e abile di lei nel nuoto e non riusciva proprio ad acchiapparlo. In più doveva stare attenta a non finire addosso a qualcuno.
“Tanto non ci riesci, tanto non ci riesci” la canzonava Joe.
“Ah sì? Lo vedremo.”
Quando fu a pochi centimetri dal suo fidanzato, che scattò in avanti, lei sbatté una mano nell'acqua e gli bagnò i capelli, facendolo fermare.
"Non vale, hai imbrogliato." la sgridò, ma in realtà stava ridendo.
"Scusa, non riuscivo a prenderti. Perché non mi hai detto che stare in acqua poteva essere così divertente?"
Ingaggiarono un combattimento corpo a corpo con il mare come unica arma di difesa e si bagnarono tutti, ma si divertirono e risero tantissimo.
A pranzo Joe portò Taylor a mangiare il pesce in un ristorante e passarono il pomeriggio sotto l'ombrelloone a riposare.
"Grazie per avermi accompagnata al mare" gli sussurrò all'orecchio. "Non vedo l'ora di tornarci."
Si sentiva così felice che si sarebbe messa a ballare, se solo non si fosse trovata in una macchina per strada.
"Figurati, è stato un piacere. Ci torneremo quando saremo entrambi un po' più liberi dal lavoro, te lo prometto. Magari a luglio o agosto."
"Va bene."
Si baciarono, si diedero la buonanotte e poi lui ripartì.
"Ti amo!" gli urlò Taylor.
"Anch'io ti amo."
Lei sorrise a quelle parole e tornò in casa.
"Gattine?" chiamò e le due arrivarono subito. "Ciao!"
Si chinò ad accarezzarle, si fece una doccia, mangiò qualcosa e andò a letto. Sdraiata con le sue piccole al proprio fianco, ripensò alla giornata appena trascorsa. Era stata diversa dalle altre, un regalo in piena regola. Joe aveva realizzato uno dei suoi più grandi desideri.