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Autore: Scarlet Jaeger    13/02/2021    3 recensioni
Seguito di "It's my life".
Kai si trova a dover fare i conti con il suo passato.
Saya è innamorata e preoccupata sempre di più per Kai, nonostante lui continui a tenerla a distanza, cosa che la porterà a cercare di toglierselo dalla testa.
Yuri incontra di nuovo Julia e Boris sarà atratto da una misteriosa ragazza.
In più sta per iniziare un nuovo, particolare, campionato!
Come reagiranno i nostri protagonisti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 28 – Never too late
 
 
 
The time we’ve lost
Il tempo che abbiamo perso
Can’t get back
Non tornerà indietro
 
Three Days Grace - Never Too Late
 
 
 
 
 
Boris quella mattina sembrava alquanto pensieroso, diversamente dagli altri giorni in cui era più spensierato e decisamente più insidioso. Ma dopo il giorno prima, in cui aveva seguito Mira fino a casa sua e sul posto di lavoro, e dopo averla vista parlare con quell’energumeno incontrato per strada, non era più riuscito a non pensare a quell’assurda situazione. Aveva rimuginato per tutta la notte su di lei e sul perché avesse deciso di baciare Kai, soprattutto di fronte a Saya, e così facendo non era riuscito a chiudere occhio, ed ovviamente il suo stato assonnato si era ripercosso sul suo risveglio.
Yuri non gli aveva detto nulla, ma anche lui si era accorto del suo comportamento strano, perché quella mattina era stato il primo ad entrare in bagno, quando invece era sempre l’ultimo ad alzarsi dal letto, e già quello aveva dato da pensare al rosso, ma in ogni caso non disse nulla e decise di rimanere ad osservare come si sarebbe evoluta la situazione durante l’arco della giornata. Gli aveva solamente chiesto perché non si fosse presentato al club, ma Kuznetsov aveva liquidato la questione con un’alzata di spalle e la conversazione era crollata così.
Quando invece i due incontrarono Hiwatari, fuori dalla villetta del presidente Ditenji, Kuznetsov lo fulminò con un’occhiata che non avrebbe potuto essere fraintesa, ma quello sguardo così intimidatorio fece alzare un sopracciglio ad Ivanov, oltre che storcere il labbro a Kai, ma forse quest’ultimo iniziava ad intuire quale fosse il problema. Tuttavia non disse nulla e lo snobbò come al solito, perché non aveva certo voglia di affrontare una discussione di prima mattina, e rischiare così di fare tardi a scuola. Era riuscito a tenere una buona condotta per quasi tutto l’anno, nonostante ciò che era successo con Hiruta e Fujima, e non voleva certo che i suoi voti si abbassassero per colpa dell’amico. E poi quando Saya usciva di casa li aveva sempre trovati ad attenderli fuori dal cancello, e se quella mattina non li avesse visti si sarebbe preoccupata, e dopo ciò che era successo il giorno prima farla preoccupare era l’ultima delle sue volontà.
«Andiamo», li ammonì però Yuri, che aveva già intuito che tra i due ci fosse un certo astio, ma anche Boris, come Kai convenne che quello non era né il luogo né il momento per affrontare un qualsiasi tipo di discussione. «Saya ci starà aspettando», concluse poi, lanciando il suo tipico sguardo ammonitore ai due, che decisero così di seguirlo dopo essersi scambiati l’ennesima occhiata amara.
In ogni caso rimasero tutti e tre in silenzio, ognuno a rimuginare sui loro problemi, fino a che non raggiunsero la ragazza, che era già ad attenderli fuori dal cancello della sua villetta con un’aria perplessa.
«Iniziavo a preoccuparmi, di solito sono sempre io quella in ritardo», ridacchiò, probabilmente per cercare di stemperare la tensione avvertita dai ragazzi, ma quando si accorse dell’aria contrariata di Boris e quella arcigna del suo compagno alzò un sopracciglio con fare perplesso.
«Ѐ successo qualcosa?», chiese infatti, spostando lo sguardo indagatore dall’uno all’altro, fino a che non si fermò sul volto impassibile di Yuri, che tutto avrebbe voluto tranne parlare di ciò che era successo il giorno prima. E poi anche lui aveva una compagna da raggiungere, per cui fece spallucce e le voltò le spalle.
«Non lo so, ma adesso non è il momento per queste cose. Dobbiamo sbrigarci o faremo tardi», decretò infine, con un tono di voce stranamente piatto, iniziando a camminare con nonchalance in direzione della stazione della metro. Al che Saya si voltò a cercare la complicità di Kai, ma lui le rispose con un’alzata di spalle, così non le rimase altro da fare che provare a scacciare il pensiero facendo spallucce con un sospiro, nonostante Boris le fosse sembrato stranamente silenzioso. Anche lui le aveva voltato le spalle senza dire una parola, ed anche lui aveva iniziato a camminare in direzione della stazione per seguire il compagno, che a quanto pareva sembrava decisamente intenzionato a lasciarli tutti indietro.
«Insomma, che succede?», insistette di nuovo Saya, quella volta diretta al suo fidanzato, ma in risposta ricevette solamente un’altra alzata di spalle.
«Uffa, voi russi siete tutti uguali!», lo ammonì poi, cercando di mantenere il punto con una smorfia, ma ovviamente non sortì l’effetto sperato, perché Kai, pur di non farla preoccupare, si aprì in un sorrisetto puramente divertito, e quella reazione la fece sospirare con rassegnazione.
«Non mi saluti?», le chiese infine lui, prendendola per un braccio e voltandola nella sua direzione come faceva di solito, in modo da avere di nuovo la sua attenzione, e la osservò poi con uno sguardo talmente penetrante che la fece arrossire violentemente.
«Devi sempre averla vinta, vero?», gli rispose lei, risentita, ma dalla sua espressione si notava perfettamente quanto anche lei fosse divertita.
Kai però accennò di nuovo un piccolo sorrisetto sotto i baffi, uno dei suoi soliti sorrisetti puramente bastardi, quelli che la facevano scogliere sul posto tutte le volte, e senza minimamente sprecare altre parole per risponderle, accorciò le distanze e le scoccò un bacio sulle labbra che la lasciò boccheggiante.
«Sempre», le rispose poi a fior di labbra, quando staccò le sue da quelle di lei, prima di perforarla con un’altra occhiatina eloquente e riprendere a camminare con nonchalance in direzione degli altri due.
 
 
 
 
 
Boris era entrato nell’edificio a passo di carica, ed il suo umore si era incupito subito dopo aver visto Mira salire le scale del pianerottolo senza averlo minimamente degnato di un saluto o della sua attenzione. Non che si fosse aspettato altro da lei, in fondo lo aveva solamente usato per cercare di avvicinarsi a Kai, ma fu proprio quella consapevolezza a lasciarlo incredibilmente amareggiato. Pensava che almeno tutto quello che lei gli aveva detto, o che aveva fatto per lui, fosse stato dettato da una specie di amicizia, o che il loro rapporto sarebbe potuto continuare nonostante la delusione che le aveva dato Hiwatari, invece lei sembrava essere diventata menefreghista e schiva nei suoi confronti, come se tutto quello che le era successo fosse stata colpa sua. Era anche deciso a raggiungerla, così per cercare di capirci qualcosa, o per chiederle spiegazioni in merito a quello che aveva visto il giorno prima, nonostante sapesse che ammettere di averla seguita non avrebbe giovato alla sua causa, ma qualcuno bloccò sul nascere le sue intenzioni.
«Boris, posso parlarti?», gli chiese infatti Saya, un attimo prima che si lanciasse all’inseguimento della ragazza, e quella strana richiesta gli fece alzare un sopracciglio, oltre che perplimere lo stesso Kai, che era rimasto spiazzato tanto quanto il diretto interessato.
Yuri invece come suo solito era rimasto indietro con Julia, per cui non si accorse minimamente di quello che successe.
La nipote del presidente Ditenji però, senza aspettare una risposta dal compagno, lo prese per un braccio ed iniziò a tirarlo in direzione delle scale, ma solo quando fu ad un passo dallo sparire oltre l’angolo si voltò verso Kai, che era rimasto nella zona degli armadietti con espressione incupita.
«Torniamo subito, non preoccuparti», gli disse con un sorrisetto sornione, probabilmente per non farlo preoccupare, e tirandosi dietro il compagno russo scomparve dalla visuale del suo fidanzato.
«Si può sapere che ti prende?», le chiese però Kuznetsov, che nonostante non si fosse opposto a quella risolutezza non riusciva a capire tutta quell’urgenza, ma Saya gli disse solamente di seguirla in silenzio, e seppur lui non si fosse mai lasciato dare ordini da qualcuno che non fosse Yuri, fece come gli era stato imposto con una smorfia contrariata ed osservò le spalle della ragazza fino a che non varcarono la porta del tetto. Solo allora lei mollò la presa che aveva fatto sul suo braccio e si voltò finalmente a guardarlo negli occhi, anche se lo fece a braccia conserte e con uno sguardo talmente risoluto che gli fece andare quasi di traverso la saliva.
«Perché mi guardi così?», le domandò infatti, interdetto, nonostante la smorfia contrariata che era sopraggiunta sul suo volto. Ma lei non si fece certo fermare da ciò, perché in fondo era abituata ai modi sprezzanti di Kai, per cui fece un gesto con la mano come a voler superare quella questione e si fece più inquisitoria.
«Non è il caso di dirmi cosa succede?», iniziò, assottigliando lo sguardo per osservare la reazione di Boris, che sotto quelle parole aggrottò leggermente le sopracciglia e strinse la mascella, chiaro segno che avesse capito dove lei avesse voluto andare a parare. «Ho capito che sei amico con Mira, come ho capito che quella ragazza ti piace, per cui perché non mi dici cosa vuole da Kai?», concluse con una smorfia, ma il russo si impettì a sua volta e spostò il suo sguardo amareggiato da lei, per portarlo ad un punto indefinito del terrazzo. Seguitarono anche alcuni istanti di silenzio, che Boris utilizzò per cercare una possibile risposta a quella domanda, mentre Saya rimase a braccia conserte in attesa di una risposta esauriente.
«Io non lo so, lei non mi parla di queste cose», ammise lui, provando a riguardare la ragazza col pelo dell’occhio, ma lei all’ascolto di quella constatazione riportò le braccia distese lungo i fianchi e lo guardò con un’espressione perplessa.
«Come sarebbe a dire, non siete amici?», indagò poi, ma dalla smorfia che fece Boris intuì che quella domanda doveva avere sicuramente una risposta negativa, che però non arrivò mai.
«Ho capito…», soffiò amareggiata, perché aveva intuito che la situazione era più complessa di quel che sembrava, ma in ogni caso provò con un nuovo approccio. «Però ti piace, non è vero?», si fece più inquisitrice, e quando notò di nuovo la mascella del russo serrarsi non ebbe più dubbi, per quello si aprì in un sorrisetto incredibilmente eloquente, che per un momento indispettì non poco il compagno, ma lui continuò a non voler riprendere parola, per cui fu lei a continuare. «Per questo ce l’hai con Kai, giusto? Ed è per questo che gli lanci delle occhiatine indispettite. Sei geloso di lui!», ridacchiò sotto i baffi, nonostante la delicatezza della questione. Si sarebbe anche aspettata di venire aggredita per la sua curiosità, o che lui le avesse intimato di farsi gli affari suoi, e da uno dei tre russi non avrebbe faticato a crederlo, invece lo sentì solamente sospirare e quel fatto le sembrò così strano che si accigliò di nuovo.
«Guai a te se ne fai parola con lui», la minacciò però lui, nonostante il suo tono di voce non fosse né adirato né minaccioso. Sembrava solamente rassegnato dai suoi modi fin troppo curiosi, ma in fondo anche lui non si sarebbe aspettato null’altro da parte della sua compagna, perché in fondo a Saya non era mai sfuggito nulla, tranne il fatto che Kai era sempre stato fin troppo preso da lei.
«Non lo verrà mai a sapere, sarà il nostro segreto!», gli fece una piccola linguaccia lei, avvicinandosi di più a lui, probabilmente per parlargli sottovoce vista la delicatezza della questione, ed inoltre non attese nemmeno una risposta da parte del ragazzo. Era talmente curiosa che se ne infischiò del fatto che Boris fosse sempre stato un tipo riservato, anche se non ai livelli di Kai Hiwatari…
«Allora, cos’è successo tra voi?», gli chiese infatti, avvicinandosi così tanto all’amico che sulle sue labbra si disegnò un sorrisetto puramente soddisfatto quando lo vide arrossire.
«Nulla. Non è successo assolutamente nulla tra noi. Lei è sempre stata presa da Kai per accorgersi di me, e quello che è successo ieri nel cortile ne è la prova», le rispose, con un tono di voce incredibilmente amareggiato, ed anche se avrebbe voluto raccontarle ciò che aveva visto il giorno prima, dopo essere usciti da scuola, decise che quello non era né il momento né il luogo adatto per farlo.
«Quindi non sai il perché lo abbia minacciato dopo averlo baciato…», insistette lei, portandosi due dita al mento con fare pensoso, e fu in quel momento che Boris riportò di nuovo l’attenzione su di lei, perché quelle parole lo lasciarono per un momento interdetto, così tanto che gli fecero aggrottare le sopracciglia in un’espressione incredibilmente confusa.
«Minacciato?!», le chiese infatti, con un tono di voce che rasentava quasi l’isteria, e quella reazione così esagerata fece accigliare anche lei, che annuì a quella domanda con sguardo allucinato, perché era stata incredibilmente sicura che lui avesse saputo cosa fosse successo. Insomma, era sicura che Mira gli avesse almeno raccontato le sue intenzioni, ed invece non sembrava essere così. Boris pareva essere all’oscuro di tutto, e lo capì dal modo allucinato in cui lui la stava guardando.
«Sì…non, non te lo ha detto?», Saya alzò un sopracciglio, riferendosi proprio alla loro compagna, ma Kuznetsov serrò di nuovo la mascella, accennando un gesto negativo con il movimento della testa.
«No, non mi ha mai parlato delle sue intenzioni. Anche io ero convinto che le piacesse Kai…», insistette lui, e la questione sembrò iniziare ad interessargli.
«A quanto pare gli ha detto all’orecchio una cosa del tipo: “ti rovinerò la vita come la tua famiglia ha rovinato la mia”, o qualcosa del genere», gli rese noto lei, continuando a tenere due dita poggiate sul mento, alla ricerca di una spiegazione logica a quella strana minaccia, ma Boris rimase interdetto e spiazzato da quelle parole, tanto che assunse un’espressione molto simile a quella di lei.
«Ah…», accennò solamente, impossibilitato a dire altro, e solo in quel momento fu indeciso se raccontarle quello che aveva visto il giorno prima o meno. Ma si decise a farlo solo dopo aver ascoltato l’affermazione di Saya.
«Mi piacerebbe essere una mosca per seguirla e capire le sue intenzioni», disse infatti quest’ultima, e fu in quel momento che Boris decise di giocarsi il tutto per tutto.
«Io l’ho fatto. L’ho seguita ieri, per questo non ero al club…», ammise tutto d’un fiato, e quella constatazione la lasciò di nuovo basita per alcuni secondi.
«E cos’hai scoperto?», gli chiese in primis, perché la curiosità la stava divorando come suo solito, ma quando lui aprì bocca per risponderle lei lo bloccò sul posto.
«No, aspetta, non credi sia il caso di parlarne anche con Kai? Così possiamo sentire anche lei sue constatazioni in merito…», propose, perché in effetti lasciare lui che era il diretto interessato all’oscuro di tutto non le pareva il caso, e poi mancavano decisamente pochi minuti all’inizio delle lezioni.
«Per quanto mi duoli ammetterlo hai ragione», sospirò lui, «Ci pensi tu a tenerlo a bada?», le chiese infine, riprendendo la sua solita aria spensierata. In fondo l’aver parlato con Saya gli aveva un po’ alleggerito lo spirito, ed era arrivato a pensare che, se le avesse parlato prima e di sua spontanea volontà, si sarebbero risparmiati entrambi alcune sofferenze. Ma oramai non aveva più importanza, perché tutto quello che dovevano fare era riuscire a capire le vere intenzioni di Mira Nakamura, ed ora Boris aveva un’alleata in più.
Forse due, se Kai li avesse aiutati.
 
 
 
 
Saya e Boris si scambiarono un sorrisetto eloquente nel momento esatto in cui suonò la campanella che avrebbe dato inizio alla ricreazione, e dopo essersi scambiati anche un cenno di assenso con la testa, fermarono i due compagni prima che si fossero alzati dai loro banchi.
«Ho bisogno di parlarti», disse infatti Kuznetsov, rivolto ad Hiwatari, che dal canto suo si voltò alle sue spalle e lo penetrò con un’occhiata leggermente indispettita, nonostante fosse rimasto alquanto meravigliato da quella richiesta.
Yuri invece rimase a guardare la scena con fare interdetto, indeciso tra il raggiungere Julia o rimanere lì per capire finalmente cosa stesse succedendo tra loro. Decise però che sarebbe rimasto con Julia per tutta la durata dell’ora di pranzo, per cui si rimise seduto con le braccia conserte al suo posto, in attesa che il compagno riprendesse parola.
«Parla», lo esortò Kai, nonostante l’espressione stizzita, ma quella speranzosa di Saya lo convinse a dare totalmente attenzione al suo compagno russo, così Boris, dopo aver preso una copiosa boccata d’aria, e dopo aver cercato con lo sguardo la complicità della ragazza, decise di vuotare il sacco. Raccontò loro tutto dall’inizio, dalla prima volta che aveva visto Mira nei corridoi della scuola fino a ciò che era successo il giorno prima, quando l’aveva seguita per tutto il pomeriggio. Non dimenticò neanche di dire loro dello strano incontro con l’energumeno, né del loro strano discorso, cosa che fece aggrottare le sopracciglia a tutti i presenti.
«Quella ragazza è strana e misteriosa allo stesse tempo», si lasciò sfuggire Saya, e lo disse con i denti digrignati in una smorfia, che fece assumere a Kai e Boris la stessa espressione. Yuri invece era rimasto pensoso al suo posto, a cercare di fare le sue congetture su quanto ascoltato.
«Già», ammise il nippo-russo, che alla fine non aveva creduto nemmeno per un momento al fatto che Mira gli fosse stata dietro come una qualsiasi altra spasimante. Era stato tutto troppo strano, nonostante in un primo momento se ne fosse altamente fregato dell’atteggiamento di quella spavalda ragazza. Lui ne aveva già una e per lui esisteva solo lei.
«Quindi», prese però parola Ivanov, attirando così l’attenzione di tutti su di sé, «se ho capito bene Mira Nakamura ha finto di interessarsi a Kai solo per avvicinarsi a lui, ed ha usato Boris per essere sicura di riuscirci, giusto?», chiese conferma, ed il silenzio che scese sui tre sciolse ogni suo dubbio.
Fu però Kuznetsov a riprendere parola.
«Esatto», ammise amareggiato, serrando anche i pugni oltre che la mascella, per intensificare così l’amarezza provata. Non riusciva a mandare giù il fatto di essere stato usato da quella ragazza, ma nonostante si sentisse così preso in giro non riusciva comunque a non pensarla. Ed inoltre avrebbe voluto confrontarsi anche con lei, giusto per cercare di capirle il perché si fosse comportata in quella maniera. E poi solo lei poteva dargli le risposte che cercava, anche riguardo ciò che aveva visto il pomeriggio precedente.
«Ed alla fine ti ha minacciato», concluse però Yuri, spostando lo sguardo sullo stesso Kai, che sotto quella constatazione finì per spostare le labbra in una smorfia puramente disgustata.
«Sì», soffiò in risposta, assottigliando lo sguardo per posarlo poi su Saya, e fu lei che infine riprese parola.
«Quindi ora che cosa pensate di fare?», chiese, altalenando lo sguardo tra i due diretti interessati.
«Vorrei provare a parlarle…», le rispose Boris.
«Voglio sfidarla», disse invece Kai, e sotto quell’ammissione i suoi compagni si voltarono verso di lui con sguardi allucinati.
«Sei impazzito?», gli chiese Yuri, con il tono di voce che solitamente usava per ragguagliarlo, ma ovviamente Hiwatari non si fece fermare da quella risolutezza. In fondo non l’aveva mai fatto.
«Affatto. A quanto pare sembra essere l’unico modo per farla parlare…», rese loro noto, ripensando al fatto che Mira avesse parlato più durante la sfida avuta con Saya che in tutte le altre occasioni in cui si erano incrociati nei corridoi.
 «Beh, in effetti non mi sembra male come idea. Io l’ho battuta, seppur con una certa difficoltà, ma per Kai non dev’essere un problema, e se lui vincesse potrebbe chiedere di farsi dire tutta la verità come premio di vittoria! Ѐ geniale!», si esaltò la ragazza, parlando con un sorrisetto eloquente stampato in faccia, che non poté non far sorridere a sua volta anche il suo compagno.
«In effetti non fa una piega», constatò anche Yuri, ed Hiwatari dopo aver sentito quella specie di consenso da parte del rosso si alzò con risolutezza dalla sedia, meravigliando non poco i tre ragazzi.
«Dove vai ora?», gli chiese invece Boris, lanciandogli contro un’occhiatina leggermente ammonitrice, perché aveva già capito le sue intenzioni.
«Vado a sfidarla», ammise con nonchalance il diretto interessato, e dopo aver voltato le spalle ai presenti, uscì dalla classe a passo spedito.
 
 
 
 
 
«Vuoi davvero sfidarmi?», gli rispose con un sorrisetto sbeffeggiatore la stessa Mira, che Kai aveva raggiunto nel cortile poco prima della ripresa delle lezioni, rendendole così note le sue intenzioni. Era stato secco e coinciso come solo lui sapeva essere, ed era andato subito al sodo senza rigiri di parole, fatto che aveva divertito non poco la ragazza.
«Sì, nello stesso posto in cui ti sei battuta con la mia compagna», le rese noto, rimarcando con tono deciso quel “mia compagna”, così da farle intendere perfettamente che non sarebbe stato ancora ai suoi giochetti, nonostante oramai fosse chiaro che a lei non interessasse in quel senso. In ogni caso volle mettere le mani avanti, e Saya, che era rimasta insieme a Boris nascosta dietro un albero, non poté non arrossire nell’ascoltare quelle parole dette con così tanta decisione.
Kuznetsov invece aveva deciso che avrebbe aspettato l’esito di quella sfida per provare ad avvicinare di nuovo Mira, perché se Kai avesse vinto, anche lui avrebbe potuto avere le sue risposte.
«Ti vedo deciso Hiwatari», lo sbeffeggiò ancora la Nakamura, e seppur lui fosse rimasto impassibile al suo posto, Saya stava iniziando ad agitarsi per colpa dei modi di fare di quella ragazza. Servì tutta la forza di Boris per impedirle di uscire dal loro nascondiglio, e per farla rimanere in silenzio.
«Bene, non vedo l’ora di battermi con te», concluse poi la diretta interessata, in direzione dello stesso Kai, e dopo avergli lanciato l’ennesimo sorrisetto eloquente, gli voltò le spalle e sparì dal cortile della scuola, lasciandolo impalato ad osservare con la mascella serrata le sue spalle allontanarsi. Così non gli rimase altro da fare che attendere l’ora dello scontro, e quando la campanella suonò l’ora prestabilita, Kai prese Dranzer ed il suo lanciatore dalla cartella e si diresse fuori dalla classe seguito dai suoi compagni.
I quattro ragazzi, con l’aggiunta di Julia, raggiunsero poi il punto della sfida e notarono come Mira fosse già lì ad attenderli, insieme a tutto il suo pubblico.
Alcuni loro compagni erano riusciti a sapere di quella sfida, e come la volta precedente, avevano accerchiato il campo di gara per riuscire a vedere come sarebbe andata a finire.
«Quella vipera…», soffiò la nipote del presidente Ditenji, che insieme a Boris aveva preso posizione vicino ad un albero, in modo da avere una perfetta visuale di quello che da lì a poco sarebbe diventato il Beyblade Stadio.
Yuri e Julia invece rimasero a debita distanza, nonostante anche loro fossero stati pressoché curiosi riguardo quello strano incontro.
«Sta calma…», cercò di tranquillizzarla Kuznetsov, nonostante il suo sguardo risentito non si fosse minimamente spostato dalla Nakamura. Inoltre, anche se cercava di non darlo a vedere, si stava sentendo alla stessa maniera della sua compagna.
«Ma bene, ci siete tutti», riprese però parola Mira, sbeffeggiando di proposito Kai, probabilmente per cercare di innervosirlo, ma lui era fin troppo abituato a quei giochetti che non ci sarebbe caduto così tanto facilmente. In fondo avevano sempre provato ad indispettirlo, esattamente come aveva fatto anche Fujima nei loro incontri, ma lui aveva sempre mostrato un incredibile fermezza, che gli era sempre servita per vincere le sue sfide. Forse avrebbe dovuto essere in qualche modo grato alla Borg per avergli insegnato a mantenere il sangue freddo…
«Smettila di parlare e tira fuori il Bey!», l’ammonì infatti, incoccando Dranzer al caricatore, ma la risatina divertita che ebbe in risposta dalla ragazza lo indispettì non poco, tanto che si aprì in una smorfia incredibilmente contrariata. Però non riuscì a dire nulla, perché dopo alcuni attimi di esitazione vide Mira tirare fuori dalla tasca della sua divisa scolastica quello che non riconobbe per nulla essere il Beyblade con il quale si era battuta con Saya.
«Ha un altro Bey?», chiese infatti allucinata la nipote del presidente Ditenji, dopo aver lanciato uno sguardo interdetto al compagno a fianco a lei, il quale anche lui si aprì in un’espressione molto simile alla sua.
«Io, non lo sapevo…», ammise infatti Boris, che non ci stava più capendo nulla di quell’assurda situazione.
Intanto la ragazza aveva mostrato la nuova trottola al suo avversario con un sorrisetto risoluto, ma Kai la guardò di rimando con un’aria puramente scocciata, perché a lui tutti quei convenevoli non interessavano. Battere un Beyblade o l’altro per lui non avrebbe fatto alcuna differenza, ma l’espressione risoluta che lei aveva in volto non gli piacque per nulla. Ed inoltre non sembrava avere fretta di iniziare l’incontro.
«Eccolo», gli rese noto, e quel modo di fare fin troppo saccente continuò ad indispettirlo. Tuttavia non disse nulla, e le lanciò un’occhiata impettita delle sue, quelle che solitamente riservava ai suoi avversari, ma anche quella sembrò non sortire l’effetto sperato. Allora spostò lo sguardo ad osservare l’oggetto che teneva in mano, per capire il perché si fosse mostrata così maledettamente sicura di sé, ma oltre al colore blu scuro del Beyblade, che ricordava molto il colore di Dranzer, non notò nulla di stranamente particolare.
Fu solamente quando lei riprese parola che le mascelle di tutti i presenti, per lo meno quelli interessati alla vicenda, si serrarono.
«Osserva Hiwatari», ridacchiò risoluta Mira, «ti presento Death Dranzer!», concluse poi, godendo dell’espressione allucinata che ebbe in risposta da Kai.
Fine capitolo 28


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Colei che scrive:
Ma salve e ben trovati in questo terzultimo capitolo (ebbene sì, ne mancano solo due...di cui l'ultimo sarà una specie di epilogo...il preludio al continuo :P). Adesso siamo davvero vicinissimi alla resa dei conti, ed a scoprire cosa vuole Mira da Kai ehehe e non dico altro U.U
Passo però a ringraziare tutte le persone giunte fino a qui, i recensori, i lettori, e tutti quelli che hanno salvato questa storia *^* e mi scuso per gli eventuali errori! 
Non voglio tirare alle lunghe, perché questo è un capitolo più o meno di transizione, la vera bomba deve arrivare eheheh 
Alla prossima!!!
  
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