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Autore: nini superga    13/02/2021    1 recensioni
Durante una nevicata che ha dello straordinario, Ganadlaf giunge ad Isengard con una richiesta per Saruman: vuole che la giovane Annael, apprendista Istari presso la Torre di Orthanc, vada a Minas Tirith con lui. Il Grigio Pellegrino vuole portare la ragazza a Gondor per permetterle di approfondire certe ricerche infruttuose che sta svolgendo negli annali e nelle cronache di Isengard, riguardanti un certo Anello che tutti credono sparito ma che tutti comunque bramano… Cosa dirà Annael, strega incompleta? E chi o cosa troverà a Minas Tirith?
Non scrivo da anni, ma la passione per il mondo di Tolkien non si è affievolita, proprio come per i suoi personaggi!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Denethor, Faramir, Gandalf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                     In sessant’anni di ricerche sui libri, non ho mai trovato nulla riguardo i rapporti intimi tra uomo e donna. Questo fatto ha scatenato l’ilarità di Boromir, deciso a farmi da maestro e che, nel giro di qualche ora, è riuscito a darmi tanto, ma non tutto.
 << Per quello, ci vogliono ore e ore e ore, e un’ampia conoscenza del corpo dell’altra persona >>, ha sostenuto mentre mi stringeva tra le braccia, nuda come i Valar mi hanno plasmata. Anche lui è nudo, ed è così che ho imparato più cose dell’anatomia maschile in una notte che in una vita intera. Alla luce del caminetto, ho osservato come è fatto il corpo di un uomo, e ho contato ogni singola cicatrice sul corpo di Boromir, comprese quelle più recenti.
<< Sei un campo di battaglia >> commento, accarezzandogli la schiena come si fa ad un gatto, soffermandomi su una cicatrice bianca e spessa alla sua base. << Questa sembra dolorosa. >>
<< Questa è il motivo per cui devi sempre avere cura di finire un nemico, di qualsiasi natura esso sia >> sostiene, raccontandomi di come gliela avesse procurata un orco di Mordor che aveva lasciato tra la vita e la morte, credendolo troppo debole per nuocergli. << Il bastardo è morto da solo, ma non prima di aver cercato di trafiggermi sotto l’armatura con l’intento di ferirmi a morte. >> Scuote la testa, amareggiato. << Ho rischiato di non potermi più muovere, per colpa di questa ferita. >>
Mi chino a baciare la cicatrice, per poi risalire la schiena con una striscia di baci, lasciando che i miei seni scivolino sulla sua pelle, fino a stendermi completamente su di lui. Ogni singolo contatto sono faville che si propagano giù, nella parte bassa del ventre. Si tratta di un nuovo tipo di incendio, ben diverso dalla fiamma del sapere che mi ha arso per sessant’anni: quella l’ho alimentata con la costanza che si ha verso un fuoco sacro; questo incendio, invece, è più simile ad un fuoco d’artificio, qualcosa che vorrei vedere crepitare ed esplodere e infine tornare ad ardere ancora e ancora. Boromir mi ha spiegato che questi momenti non sono altro che il preludio a qualcosa di molto più soddisfacente e piacevole, proprio quell’incendio che tanto vorrei appiccare, ma stranamente lui vuole essere cauto.
<< Non sei una donna come tutte altre >> sostiene, per poi scuotere la testa con aria divertita. << Diamine, probabilmente non sei nemmeno una donna nel senso stretto del termine! È per questo che voglio andarci piano. >>
<< Paura di essere incenerito? bada che stai promettendo molto. >> Mormoro ironica, baciandolo con foga. Lui ricambia, mettendomi sotto e bloccandomi i polsi, l'aria vittoriosa. << Non avrai motivo di incenerirmi. >>
Cerco di mordergli le labbra, ma lui sta già scivolando giù, sempre più giù. Mi guarda ancora un attimo, baciandomi il morbido interno coscia.
<< Il vostro piacere è il mio piacere, signora. >>
Ed è subito paradiso.
 
                                     Ci siamo assopiti entrambi quando possenti colpi alla porta ci svegliano di soprassalto. Siamo ancora nudi e avvolti nelle coperte, le ultime braci crepitano nel camino e fuori dalla finestra filtra la livida luce dell’alba. Boromir si alza, nudo, e va ad aprire, mentre nell’aria inizia a spandersi uno squillare attutito di campane. Quando la porta si apre, il rumore è molto più forte.
<< Guai ad est, signore! >> Riporta la guardia alla porta, per niente imbarazzata dalla nudità di Boromir, << E’ meglio se venite ai camminamenti. Ho cercato anche la strega, ma la sua serva sostiene di non averla vista rientrare da ieri sera. >>
<< Sono qui >>, intervengo senza farmi vedere mentre mi sto rivestendo in tutta fretta. Boromir accomiata la guardia con un cenno e si riveste con me.
<< Questa è una malefatta di Morwiniel, sicuro come il sole che sorge ad est! >> Sbotta infilandosi la camicia senza slacciare il collo, << Finalmente si è fatta viva, quella  cagna. >>
<< Avrei preferito che rimanesse eclissata >>, ribadisco, << Ma era ovvio che prima o poi sarebbe tornata. Ma perché proprio ora? >>
Boromir si infila il farsetto e stringe le cinghie, per poi allacciarsi la spada in vita.
<< Non lo so, ma non promette niente di buono >>,
Siamo entrambi pronti e ci guardiamo, mentre fuori dalla porta il mondo sembra impazzire. Boromir lascia indugiare lo sguardo su di me, per poi baciarmi in fronte.
<< Oggi potrei morire >>, inizia, posandomi un dito sulle labbra per fermare la mia protesta. << Ascolta: oggi potrei morire, e anche tu immagino, ma farò del mio meglio per restare vivo. Fallo anche tu, per favore. >>
Sorrido, per poi baciarlo sulla bocca. << Farò del mio meglio. Ricordati che hai ancora delle faccende in sospeso con me. >> Appoggio la fronte alla sua. << Che i Valar ci proteggano entrambi. >>
 
                                     Fuori regna il caos: nei corridoi la servitù salva il salvabile portando oggetti preziosi dalle camere alle cantine, in un via vai continuo e indaffarato, mentre la luce crescente mette in mostra  i visi terrorizzati delle persone. Intanto, le campane della città continuano a suonare l’allarme come impazzite.
Seguo Boromir nella sala grande, dove sono riunite le guardie della Cittadella e i vari ministri. 
<< Signori >>, saluta Boromir con aria sbrigativa, << Che cosa sta succedendo? >>
<<  Osgiliath è sotto attacco >>, risponde una guardia dagli occhi spaventati. << E’ una cosa che si deve vedere, non si può spiegare a parole. >>
Mentre tutti escono, mi sento chiamare. E’ Odil che mi viene incontro: ha tra le mani il mio bastone, una sopratunica rosso mattone e un farsetto.
<< Mia signora! È tutta mattina che vi cerco! >>  Dai suoi occhi sgorgano lacrime spaventate, ha un’espressione così angosciata che non riesco a trattenermi dall’abbracciarla. << Sono qui, ora. Non devi avere paura >>, le dico cercando di essere convincente, << Riusciremo a vincere anche questa battaglia. >>
Odil annuisce, cercando di ricomporsi, e mi porge la sopratunica in lana. << Fa freddo fuori, prenderete un malanno ad uscire così >>, sostiene, per poi infilami dalla testa il farsetto. Passandomi anche il bastone, mi sposta i capelli e mi stringe i lacci sulle schiena. Mi schiaccia i seni, ma non ci faccio caso. Guardo la sommità del bastone, la cui pietra brilla come animata da una fiamma viva. Lo so che cos’è: è il potere che sento crescere in me. Lo sto catalizzando nella pietra, per conservarlo e rinforzarlo. Non me l’ha insegnato nessuno, lo so e basta.
Con un ultimo strattone Odil chiude il farsetto, per poi tornare davanti a me. << Farete attenzione? >> Mi chiede.
Non trovo di meglio da fare che abbracciarla ancora.
<< Farò del mio meglio. Tu vai dalla tua famiglia, stai con loro. Se le cose si mettono male, cercate di sopravvivere. >> La guardo andare via, per poi dirigermi fuori. Ad ogni passo, scintille si formano nell’aria attorno a me, crepitano nel terreno dove il bastone tocca. Non so cosa aspettarmi, ma sono pronta a tutto per difendere quello che amo.
 
                                     I rintocchi delle campane riempiono l’aria della città, ma non c’è altro rumore, solo un forte odore di bruciato. Sono tutti affacciati sugli spalti, mentre un fumo scuro si spande dal basso e sporca il cielo grigio. Vedo Boromir circondato dai suoi uomini e lo avvicino. Trattengo il fiato mentre i miei occhi si riempiono di orrore: Osgiliath brucia come un orribile falò.
<< Valar tutti abbiate pietà… >> Sento mormorare alle mie spalle. Inspiro l’aria greve di fumo, quando i miei occhi sono attratti da un movimento: dalle fiamme della città si muove qualcosa.
<< Guardate! >> urlo alzando un braccio, mentre sciami di punti scuri si muovo dalle rovine alla volta delle mura. Alcuni integri, altri in fiamme, corrono con aria dinoccolata attraverso i campi. Anche dagli spalti sottostanti si odono grida di stupore e orrore. Una improvvisa consapevolezza mi attraversa la mente.
<<  Infetti! >> Esclamo, prendendo Boromir per il braccio. Lui alza le sopracciglia, sorpreso. << Sono infetti, Boromir! Se entrano, è finita. >>
<< Le porte sono ancora chiuse, mio signore >>  Interviene una guardia.
<< Rinforzatele. >> Ordina Boromir, stringendo i denti. << E se Faramir fosse tra loro? Possibile non ci sia nulla da fare? >>
La luce del mio bastone scintilla più forte, alcuni soldati fanno un passo indietro con timore reverenziale. Anche Boromir gli lancia una occhiata.
<< Farò tutto quello che è in mio potere per salvare più vite possibile. >>
Prendo un bel respiro, passando il bastone a Boromir e mettendomi in piedi sul muretto della terrazza. La vertigine mi assale, ma con un altro respiro mi mantengo in equilibrio. Boromir mi passa il bastone e io lo prendo, tenendolo alto sulla testa.
<< Odimi bene, schiavo del male, servo di Morgoth! >> inizio, lasciando che il potere accumulato nel bastone si spanda. La mia voce è come un tuono sulla città.
<< Odi la voce della protettrice di Gondor! Io sono lo scudo di Gondor! Che l’ira dei Valar si abbatta su di te se ci farai del male! >>
Riapro gli occhi, per vedere una cupola diafana scendere sulla città dall'alto fino alle sue radici, giù nel Pelennor. << Questo dovrebbe tenerli a bada per qualche tempo >>, dico a Boromir, mentre sudori freddi mi scorrono sotto la tunica. << Chiunque abbia addosso il marchio di Morwiniel non passerà questa barriera. >> mi sento annaspare, il peso di questo sortilegio è enorme ma so essere necessario.
<< E ora? >> chiede Boromircon aria preoccupata.
Sto per rispondergli, quando dal falò di Osgiliath si alza in volo un drago di fuoco. Tutta la città manda grida di stupore e paura, anche io vacillo. L’essere dalle possenti ali viaggi a grande velocità verso di noi, mentre la sua gola si arrosa fino a diventare incandescente.
<< ABBASSATEVI! >> urla Boromir, mentre io alzo ancora una volta il mio bastone.
La fiamma si infrange contro la cupola, incrinandola appena, ma senza passare.
<< Io reggo la fiamma di Anor! >> Recito, mentre la cupola diventa via via più opaca man mano si rinforza. << Il fuoco oscuro non ti servirà a nulla! >> Vedo che sulla groppa del drago c’è una figura famigiare.
<< Morwiniel! >> La chiamo a pieni polmoni. << Torna da dove sei venuta! >>
Il drago sputa ancora del fuoco, ma è come acqua su un bicchiere di vetro. La donna mi guarda attraverso il vetro, per poi far dare un possente colpo di coda al drago, così forte che mi sembra di averla ricevuta io stessa. Mi sento la testa rintronare, ma faccio attenzione a non traballare.
<< Tornerò dal mio signore Sauron >>, inizia con una profonda voce maschile, così prondoa da far vibrare i timpani, << Solo quando mi avrai detto dove si trova. >>
Il cuore salta un battito. Poi un altro. << Non so di cosa parli. >>
<< Io credo che tu lo sappia, esattamente come il tuo messaggero. >>
Boromir mi stringe la caviglia apprensivo. << Tutto quello che hai scritto a Mithrandir… >>
<< … E’ sempre stato intercettato. >> Conclude Morwiniel per noi.
Il drago da possenti unghiate alla cupola, ma il mio sortilegio è più forte.
L’ira mi avvolge come una fiamma con uno stecco di legno: maledetti bastardi! Il drago tocca la cupola per l’ultima volta, per essere avvolto in fiamme azzurre così intense da farlo strillare di dolore. Il cielo sulle nostre teste si scurisce velocemente, fulmini si abbattono nei campi fuori dalla città, mentre il drago si schianta al suolo dissolvendosi in una nuvola di polvere color cenere.
Morwiniel, niente più che un puntino alla base della cupola difensiva, mi lancia un’occhiata di sfida.
<< Non reggerai in eterno questo sortilegio. >> la sua voce è di nuovo quella conosciuta da tutti, suadente, ed è nelle teste di tutti noi. << Prima o poi cederai, e allora sarà la fine. >>
<< A quel punto sarai morta >>, ringhio, << E assieme a te tutti i tuoi servi. >>
<< E come conti di farlo, mocciosa? >>
<< Adesso vengo lì e ti faccio vedere. >>
 
 
Nota: ciao bellez*
Come vedete, non siamo lontani dalla fine, tutt’altro! Bastava davvero così poco per concludere questa storia…ah! I capricci dell’ispirazione! By the way, che ne pensate? Troppo game of thrones? Un po' troppo Harry Potter? Un pochito? Abbiate pietà orsù! A me piace così  tanto >____<
  
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