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Autore: Ksyl    15/02/2021    3 recensioni
La storia prende spunto dalla fine della 8x08, ma le cose non sono andate esattamente come nel telefilm.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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15

Kate si trascinò stancamente verso l'auto. Non aveva nessun altro posto dove andare, né idea di come fare a muoversi da sola. Cercò di calmarsi. Si guardò le mani, tremavano.

Si impose di pensare ad altro, per impedire a quel nodo di pianto che sentiva in gola di affiorare e prendere il sopravvento. Ingoiò a vuoto più di una volta.
Recuperò il suo cellulare dalla borsa, ma si ricordò che doveva tenerlo spento, con la batteria staccata, per non farsi rintracciare.
Lasciò uscire un sospiro colmo di afflizione. A questo punto non era più importante che il mondo credesse alla loro separazione fittizia. Non avrebbero potuto essere più lontani.

Rimise tutto dentro, chiudendo la borsa e mettendosela a tracolla. Si appoggiò allo sportello, fissando l'orizzonte. C'erano solo campi che, di lì a qualche mese, sarebbero esplosi di papaveri e spighe dorate. E tante margherite. Le venne voglia di sdraiarsi su un folto tappeto d'erba, a fissare il cielo e non pensare a nient'altro. Starsene un pomeriggio intero a occhi chiusi. Da sola.
"Vuoi tornare a casa?".
Castle l'aveva raggiunta camminando lentamente, come se temesse che il loro impatto avrebbe generato un'onda d'urto troppo violenta.
Pronunciò la domanda in modo cauto, forse con la paura che lei lo inducesse a litigare di nuovo. Non era il lupo cattivo delle favole, e non lo era lei. Kate si calmò di colpo, sentendosi svuotata.

Lo guardò. Aveva le spalle chine e lo sguardo fisso a terra. Era a pezzi, proprio come lei. Come riuscivano a farsi sempre del male? Eppure si amavano.
"No". Il diniego le uscì sicuro.
Castle non era sicuro di aver sentito bene.
"Non vuoi tornare al casale?", si accertò, quasi a non voler credere alle sue intenzioni.
"No. E non voglio nemmeno tornare a New York", precisò, certa che lui se lo stesse chiedendo. Proseguì con voce stanca. "È il primo giorno della nostra vacanza. Qual è la prossima destinazione?"
"Vuoi davvero passare la giornata con me?".
"Sì". Non dovette sforzarsi a rispondere. Le venne naturale.
Voleva solo abbracciarlo. La rabbia era sfumata in qualcosa che pulsava doloroso contro lo sterno.

Castle rifletté per qualche istante sui nuovi sviluppi, per poi decidere che l'avrebbe assecondata. Lei non indagò su cosa avrebbe preferito fare lui. Attese gli eventi.
Salirono in auto. Castle guidava in silenzio, lei sembrava assorta nel panorama. Frugò di nuovo nella sua borsa e recuperò la macchina fotografica che aveva comprato prima di partire. Un altro degli acquisti privi di senso a cui si era abbandonata.
Abbassò il finestrino e fotografò tutto quello che le scorreva davanti. Le serviva per non farsi travolgere dalla tristezza. La maggior parte dei clic sarebbero stati eliminati in una successiva cernita, perché mossi o poco interessanti Ma qualcosa si sarebbe salvato, ne era certa.
"Vuoi che ci fermiamo in qualche punto particolare?"
Kate si voltò verso di lui come se si rendesse conto solo in quel momento che c'era un'altra persona in auto con lei.
"Va bene così, grazie".
Non riconobbe la propria voce. Le sembrò quella di chi aveva già accettato la disfatta.

Castle proseguì senza dire niente, ma, dopo qualche centinaio di metri, si fermò su una piazzola di sosta che si stagliava alta sul lago. Kate non si era nemmeno resa conto, finché non l'aveva visto comparire dietro a una curva, scendendo la collina, che fossero vicini a uno specchio d'acqua. Si trattava di un punto panoramico segnalato da diversi cartelli, a cui non aveva fatto caso. Altri turisti come loro si erano fermati e stavano scattando interi album fotografici, ridendo, felici di essere in vacanza. Proprio il loro esatto opposto.
Kate immortalò lo scenario ai suoi piedi. Non sapeva dove fosse Castle. Forse era rimasto in auto, lei era scesa senza aspettarlo.

Seguì il sentiero che scendeva verso la riva del lago e la costeggiava, per un lungo tratto. Era ricoperta da vegetazione incolta e un alto canneto che si protendeva nell'acqua.
Camminò a fatica, spinta dall'unico bisogno di allontanarsi e immergersi nella natura. Era un balsamo per i suoi nervi scossi.
Si rifiutava di riflettere sulla loro situazione. Si inerpicò ansimando sul sentiero che aveva preso a salire, e poi scese di nuovo. A ogni passo l'urgenza di continuare a camminare diventava sempre più pressante.
Si fermò solo quando giunse alla fine. Davanti a lei una piccola insenatura bloccava il passaggio. C'erano delle pietre, posizionate in modo casuale, che avrebbe potuto utilizzare per andare sull'altra riva, ma valutò che erano troppo distanti e scivolose. Non voleva passare il resto della giornata fradicia o con la caviglia slogata.
Si sedette su un masso piatto, incrociando le gambe, curiosa di vedere come fossero venute le fotografie che aveva scattato a ritmo continuo. Un comportamento forse compulsivo, ma necessario in quel momento, che non la faceva pensare a tutto il resto.

Era così concentrata e ignara dell'ambiente circostante, che quando si trovò Castle davanti a lei, piegato sulle ginocchia a fissarla assorto, le mani sulle sue gambe, lanciò un grido spaventato, ritraendosi.
Castle salvò la macchina fotografica da una rovinosa caduta. La tenne in mano e poi la posò a terra.
Kate sentì il cuore che batteva forte, mentre Castle la costringeva a fissarlo negli occhi. Avrebbe voluto chiuderli, ma qualcosa la obbligava a non distoglierli dai suoi. Preferì non leggervi niente. Rimase solo a guardare ipnotizzata le sue iridi blu.
Una mano, mossa da una volontà che non riconobbe, si alzò dal suo fianco per toccargli volto. Era freddo. Il palmo si fermò sulla guancia, per scaldarla. Non sapeva cosa stava facendo, non sapeva cosa avrebbero fatto.
Le sembrò del tutto naturale quello che successe subito dopo. Castle si sporse verso di lei e la baciò, prima solo sfiorando le sue labbra e poi più in profondità. Kate rispose al bacio, stringendolo più forte che poté.
Era sicura che se si fossero fermati, qualcosa di sarebbe spezzato. Si sentiva come se fossero gli unici abitanti di un mondo altrimenti desolato. Dovevano continuare a baciarsi, o la magia sarebbe finita.
Castle sembrò condividere la stessa disperata convinzione. Infatti, nemmeno per un istante cercò di ritrarsi o terminare il loro bacio infinito, spingendola a trattenerlo.
Si lasciarono andare all'unisono, ancora abbracciati, le guance vicine.
Kate si allungò su un fianco per raccogliere la macchina fotografica. La mise tra i loro volti, per scattargli un primo piano.
Lui rise piano, ma oscurò l'obbiettivo con il palmo della mano.
"Non posso comparire nelle tue fotografie".
Kate si morse l'interno di una guancia. Non ci aveva pensato. Aveva ragione, non potevano esistere prove del loro incontro rubato. Era così stanca di tutto. Avrebbe voluto buttare la prudenza in fondo alla massa di acqua immobile e melmosa davanti a loro.
Si rituffò tra le sue braccia, stringendolo ancora più forte. Questa volta non riuscì a trattenere qualche lacrima, che si depositò sul colletto della sua camicia, rendendo l'azzurro ancora più intenso.
Castle se ne accorse e le accarezzò la schiena. Kate appoggiò la testa sulla sua spalla. Per quanto fosse assurdo, avrebbe avuto voglia di addormentarsi in quella posizione e risvegliarsi solo molte ore dopo. Era sfinita.
"Ehi". La costrinse a tirarsi su. Lo fece di malavoglia, asciugandosi rabbiosamente le guance. "Non voglio punirti", mormorò raccogliendo le ultime tracce di lacrime dal suo viso.
Non voleva farsi vedere così. O forse sì. Non le importava più nulla.
"Lo so". Lo sapeva davvero. Era sbottata solo perché non sopportava più quella situazione. Lui non era quel genere di persona. "E scusami. Non penso davvero che sia una ripicca".
"Non lo è", la rassicurò ancora una volta. "E io non penso che si faccia solo come vuoi tu".
Kate fece una smorfia, grata del tentativo, che però non ingannava nessuno. Castle rise.
"D'accordo, è vero, si fa come vuoi tu, la maggior parte delle volte".
Rise anche lei.
"Abbiamo solo bisogno di..."
"Tempo", concluse lei per lui.
"Di stare insieme", la corresse.
"Non ce la faccio più a trattenermi, spiare le tue reazioni, sentirti distante. Non ci riesco". Lo disse tutto d'un fiato, chiedendosi se avesse di nuovo messo le sue esigenze prima di quelle di suo marito, se si stesse ancora dimostrando prepotente ed egoista, ma incapace di sopportare oltre quella situazione.
"È questo che fai?", si stupì Castle, addolorato.
Kate annuì. A che scopo mentire?
"Sei freddo. Distante. Mi tieni alla larga. Non sei più tu", finì con un singhiozzo. Non capiva da dove le venisse quella tendenza al melodramma. Ma non riusciva a fare altrimenti.
Castle l'abbracciò forte, accarezzandole i capelli. Non le disse che si sbagliava.
"Mi dispiace. Fa ancora male". La confessione soffocata le dilaniò il cuore. Per lui e per loro.
"Lo so. Va bene così".
Non andava bene, ma almeno era un altro passo avanti. Aggrappata a lui pensò ancora una volta che, a dispetto di tutto, faticando, ce l'avrebbero fatta. Erano ancora insieme, dopotutto.


 

   
 
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