Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    16/02/2021    1 recensioni
Una volta iscrittosi all'università, Syaoran si trasferisce in un nuovo appartamento con due coinquilini e mezzo, e si ritrova a vivere esperienze del tutto impreviste. La sua vita però cambierà del tutto quando verrà assunto per lavorare presso una persona con cui non sapeva neppure di aver instaurato un legame... Un legame che lo riporterà alle sue origini, spingendolo a trovare quella famiglia che gli manca.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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XXV



 
 
 
Non sono riuscito a scoprire più nulla. E a quanto pare, neppure Sakura è riuscita a ricavare niente dai suoi genitori, visto che ogni volta che tentava di mettere in mezzo l’argomento loro lo cambiavano con la stessa abilità dimostrata da Kimihiro con me. E così i giorni si sono susseguiti, senza che noi ricevessimo risposte o spiegazioni, con i miei timori che si ammassano, pesandomi sempre più addosso. Mi stanno consumando dall’interno. 
Poiché anche Sakura si è resa conto che, nonostante io cerchi di non darlo troppo a vedere, ho bisogno di sapere, è giunta ad una conclusione: ossia, che dobbiamo incastrare i suoi genitori, insieme, approfittando di un momento in cui saranno a casa tutti per avere un resoconto completo. 
Il tempo tuttavia passa, e questa occasione sembra non presentarsi mai. 
Ciononostante non abbiamo intenzione di arrenderci, per cui abbiamo continuato a pianificare dei modi per poterli mettere con le spalle al muro. Lei si è fatta rivelare da Yukito-san l’agenda del primo ministro, mostrando un’innocente curiosità, e lui bonariamente le ha spiattellato tutti i prossimi impegni della casata. È quasi assurdo pensare che possano essere tanto occupati, ma a Sakura non è parsa una novità. Quando gliel’ho fatto notare si è stretta nelle spalle, spiegando rammaricata: «A inizio anno è sempre così, è difficile che siano qui per più di qualche ora. Se siamo fortunati, forse riusciamo a parlarci a inizio marzo».
Stando così le cose, non abbiamo potuto fare altro che portare avanti le nostre lezioni, fingendo che fosse tutto nella norma, e nulla ci crucciasse o distraesse.
Ho ideato dei nuovi test per Sakura, utilizzando metodi più creativi e logici per metterla alla prova, e nonostante tutto lei li ha superati in maniera impeccabile. Persino quelli di algebra e economia.
Oltre a ciò, ha continuato a portare avanti le lezioni di danza e piano, con la sua nuova insegnante indiana, che lei chiama sempre Ashura-ou. Non ho mai capito il perché di tale appellativo, finché un giorno, durante una pausa per il tè del pomeriggio, non gliel’ho finalmente chiesto. 
«Vedi, lei è una donna molto affascinante e talentuosa. È leggiadra quando danza e incantevole quando suona, ma quando non fa queste cose è simile ad un re.»
«In che senso?»
«Non che sia imperiosa, anche se ha una certa tendenza al comando. Piuttosto, per l’atmosfera che la circonda. Sembra quasi ergersi su un piedistallo, è sempre ritta e impettita, e quando la si guarda si prova una certa deferenza… proprio come se ci si trovasse al cospetto di un sovrano. È difficile da capire, finché non la incontri.»
Per questa ragione ha fatto sì che il mio arrivo, oggi, coincidesse con il suo andare via. E anche se ci siamo scambiati soltanto un breve saluto, dopo una presentazione molto sintetica, ho avvertito anch’io quell’aura di soggiogamento. Per qualche motivo, mi è sembrata una donna molto forte e risoluta.
Dopo che si congeda Sakura mi rivolge un sorriso luminoso, molto più del solito, il che mi fa chiedere se non sia successo qualcosa di bello. 
Mi fa segno di seguirla e mentre saliamo le scale riprende l’argomento: «Allora? Cosa ne pensi di lei?»
«Penso che sia bravissima nell’insegnarti quel che deve», rispondo convinto, con onestà.
Annuisce con vigore, portandosi le mani dietro la schiena. 
«È veramente molto brava, mi riempie anche di complimenti. A differenza di madame Emeraude», aggiunge borbottando. «Comunque mi rende felice, perché io stessa mi sto accorgendo di star migliorando. Soprattutto quando canto, ora sono più coinvolta.»
«Ti stai impegnando tanto, in tutti gli ambiti», mi congratulo a mia volta, rivolgendole un sorriso. 
Le sue guance si tingono di rosa, mentre sussurra: «È grazie a te».
Si ferma per un attimo prima di aprire la grossa porta in legno della biblioteca e precedermi all’interno. 
La seguo sentendomi più leggero, come tutte le volte in cui stiamo insieme, finché nell’accomodarmi al mio posto non mi accorgo che c’è un pacchetto posato sul tavolo, proprio davanti a me.
«E questo?» Lo prendo tra le mani, allungandomi in avanti, studiandomi l’incarto rosso. È molto semplice, solo in un angolo c’è un nastrino a righe argentato coi brillantini chiuso in un fiocchetto, e sotto di esso è stato attaccato un adesivo con un rametto di ciliegi in fiore. 
Sollevo lo sguardo su Sakura, basito, soprattutto nel vedere che è diventata di una nuova tonalità di porpora.
Si guarda le mani, spiegando timidamente: «È per San Valentino».
Resto a fissarla ammutolito.
So bene che data è oggi, dopo che per tutta la mattinata ho dovuto sorbirmi orde di ragazze che volevano regalarmi cioccolato, come al solito. Ormai mi sono abituato, visto che è una situazione che si ripete sin dai tempi del liceo. Allora mi dispiaceva un po’ doverle respingere, ma adesso, per quanto continui a dolermi per la loro espressione ferita ogni volta, ho imparato anche a passarci su. Kimihiro ha sempre avuto ragione, quando mi diceva che non dovevo sentirmi in colpa, visto che se non mi piacevano non ci potevamo fare nulla. Lui, d’altronde, non ha mai avuto di questi problemi. Ha sempre avuto occhi unicamente per Kunogi-san, quindi se anche altre ragazze avessero provato a regalargli del cioccolato non le avrebbe né viste né sentite.
Ciononostante ai tempi del liceo alcuni miei amici – soprattutto Masayoshi, un ragazzo gentilissimo e altruista – mi rimproveravano sempre, perché anche se non li volevo potevo almeno prendermi la cioccolata. A me sembrava ingiusto, perché così facendo sarebbe stato come se avessi “accettato i sentimenti” di quelle ragazze: sarebbe stato un imbroglio, le avrei meramente illuse. Eppure Masayoshi non se n’è mai capacitato, tant’è vero che sia lui che Subaru – un altro mio compagno di classe del liceo – hanno sempre accettato la cioccolata di chiunque. Una volta il gemello di questi, Kamui, gli ha chiesto il perché e la sua spiegazione è stata: «Si saranno impegnate tanto per prepararla, è per dimostrare che apprezzo i loro sforzi».
Sicuramente è un buon punto di vista, e in parte mi ci ritrovo anche; cionondimeno continuo ad essere fermo nella mia posizione. Purtroppo nessuna ragazza mi ha mai emozionato o fatto battere il cuore, come riesce a fare Sakura… E adesso, sorprendentemente, proprio lei mi ha fatto un regalo. Per San Valentino. 
Vedendo che mi sono letteralmente pietrificato comincia ad agitarsi; si siede e si fa piccina sulla sedia, blaterando: «Probabilmente sarà terribile, lo so. È la prima volta che mi metto ai fornelli da sola, avrà un saporaccio. Mi sono limitata a fare dei cioccolatini, non è nulla di complicato, ma temo siano venuti più duri e amari di come dovevano essere. L’unica cosa uscita buona è la forma, giusto perché avevo gli stampini… Non devi mangiarli per forza, puoi anche accettarli soltanto. Se lo facessi…» Prende un respiro tremante, guardandomi con gli occhi lucidi, deglutendo a fatica prima di proferire: «Mi renderesti felicissima». 
Non deve aggiungere altro. Riporto l’attenzione sul suo cioccolato, guardando quell’incarto irregolare. Avrebbe potuto farselo acquistare e impacchettare, ma no, ancora una volta ha fatto tutto lei. Con le proprie mani. Soltanto per me. 
Col cuore stretto in una dolce morsa mi siedo composto e lo apro, facendo attenzione a non strappare nulla, per non rovinare il suo operato.
Lei trattiene il fiato insieme a me non appena scoperchio la scatolina, rivelando tanti cioccolatini quadrati di diverse sfumature. La forma non è perfetta, alcuni sono più rigonfi di altri, eppure anche solo guardandoli percepisco tutto il suo impegno. Tutto l’affetto di cui li ha riempiti. 
Ne prendo uno, dandovi un morso, stupendomi. È effettivamente duro e croccante in superficie, ma dentro è sorprendente morbido. Non è molto zuccherato, ma non è nemmeno amaro come lei pensa.
Lo finisco in fretta, guardandola grato. 
«È buonissimo. Grazie per avermi pensato.»
Lei avvampa fino alla punta delle orecchie, allungandosi in avanti per accertarsi: «Sicuro sicuro che ti piace?»
«Sicurissimo.»
«È veramente commestibile? Non ti stai sforzando per me?»
A stento trattengo una risata, vedendola tanto nervosa.
«No che non mi sto sforzando», le assicuro.
«Dici davvero? Puoi essere onesto Syaoran, tu sei un ottimo cuoco, e sono certa che in questi anni avrai mangiato cioccolata migliore di questa. Forse… forse stesso oggi.»
La vedo adombrarsi, mentre si tira indietro, sembrando alquanto sconfitta. 
«Sono onesto, Sakura. E no, questa è la prima cioccolata che mangio oggi.»
Sgrana gli occhi, incredula.
«Nessuna ragazza te l’ha regalata?»
«Se la sono presa i miei amici, io non la volevo», spiego brevemente, prendendone dell’altra. È proprio buona. 
«Come mai non la volevi?»
«Disinteresse. A dirla tutta, questa è la prima volta in assoluto che mangio cioccolata di San Valentino», ammetto con un fil di voce, guardando i cioccolatini per non doverla fronteggiare, certo che il rossore sulle mie guance possa tradirmi.
Prima che riesca a portarmene un altro alla bocca lei mi interrompe, sporgendosi in avanti, guardandomi quasi non ci credesse.
«Però la mia l’hai voluta… Se è soltanto per cortesia, non -»
«È perché ti conosco», la interrompo, prima che si faccia l’idea sbagliata. «Perché siamo amici, perché sei importante per me, perché…» Taccio, incerto se posso continuare o meno. Mi schiarisco la voce, sperando di non ingannarmi. «Perché capisco che l’hai fatta per dirmi quanto mi vuoi bene, e quanto mi sei grata. Sono cose che provo anche io per te.»
«Quindi tu…» Stringe le dita attorno alla mia mano, sembrando quasi prossima alle lacrime. «Hai capito che non è “cioccolata di dovere”…?»
Si morde le labbra, in attesa di un responso.
La fisso dritto negli occhi, chiedendomi se sto capendo bene; se non sto fraintendendo. Non riesco a risponderle, nel timore di commettere un errore.
Lei prende un respiro tremante, aggiungendo accorata: «Che è perché… io… io sono…»
Trattengo il respiro, smarrendomi nelle sue parole. Nella sua debole voce che trema, eppure risuona così calda e sicura. Nella sua esitazione carezzevole, nelle sue dolci iridi trasparenti, nella chiarezza di quel sentimento che adesso, soltanto adesso, comprendo completamente che ci unisce.
Improvvisamente, vengo colto dal terrore. Una paura recondita, che si lega al fatto che, dentro di me, l’ho sempre saputo. Ho sempre finto di non vedere, di non capire, di non accettare. Ho sempre temuto che nessuno potesse approvare e adesso temo che, se quelle parole che tanto attendo, che tanto sogno, dovessero uscire dalle sue candide labbra, qualcuno potrebbe strappargliele. Qualcuno potrebbe interromperla, impedendole di parlare. Di dirmi ciò che prova. Ma me lo ha sempre, sempre dimostrato. E ora anche questo suo dono per me, si è fatto portavoce di questi suoi sentimenti. 
Poso anche l’altra mano sulla sua, carezzandogliene il dorso per rilassarla.
Lei sobbalza lievemente, facendosi di fuoco.
Continuo a guardarla negli occhi, impedendole di allontanarsi, intrecciando le dita alle sue. Che strana sensazione, è come se la prendessi per la prima volta per mano. Il suo calore mi investe, il mio cuore batte all’impazzata, trema e rimbalza nel petto. Qualcosa mi comprime i polmoni, lo stomaco, il cervello, annodandomi la gola. Ma non mi ruberà la voce. Non mi porterà via quest’occasione.
«Sakura.»
Mi guarda in attesa, spostando lo sguardo dalle nostre dita intrecciate a me, sembrando davvero sull’orlo del pianto.
Nonostante tutto ciò che mi sconquassa, mi stendo in un sorriso. Le sfioro una guancia con l’altra mano, confessando con tutta la tenerezza che mi riempie: «Ti amo».
Lei sgrana occhi e bocca, finché le lacrime non strabordano, scivolandole giù fino al mento. Gliele asciugo con le dita, mentre si apre in un sorriso enorme, ricambiando con gioia. 
«Ti amo anch’io. Ti amo così tanto.»
Piagnucola appoggiandosi contro la mia mano e io mi alzo, inginocchiandomi dinanzi a lei per stringerla tra le mie braccia. Chiudo gli occhi, e un sorriso prende vita sul mio viso, non sparendo neppure quando lei smette di singhiozzare; solo allora mi allontano, notando che la sua espressione raggiante riflette la mia. 
Le stringo un’ultima volta la mano, prima di tornare al mio posto per “assumere il mio ruolo”, almeno per il momento. 
Lei torna diligente, impegnandosi immediatamente in ciò con cui la occupo. E mentre legge o ripete quello che le spiego la osservo mangiando i cioccolatini, provando un miscuglio di emozioni.
Mi sento così fiero, orgoglioso di lei per i suoi progressi, e al contempo non faccio che pensare a quanto sia meravigliosa, bellissima, dolcissima, adorabile.
Mai avrei pensato che l’amore potesse essere così. 











 
Angolino autrice:
Buon San Valentino! Leggermente in ritardo, ma sono comunque soddisfatta di me, per essere riuscita ad aggiornare a soli due giorni di distanza dalla festività. Yeee! 
Come avete visto, in questo capitolo vengono nominati diversi personaggi: Ashura-ou (dove "ou" sta per "re"), Emeraude, Masayoshi, Kamui e Subaru. Se ne dice poco e niente, ma voi potete immaginarli pressocché uguali alla loro versione nel manga di TRC (sebbene, ad esempio, Emeraude sia un po' diversa, essendo più severa). Non penso ci sia comunque molto da dire su di loro, quindi passo direttamente a spiegare cos'è la "cioccolata di dovere" ("giri chokoreeto" in giapponese): è quella che si regala a persone con cui si lavora, ad esempio colleghi o superiori, compagni di classe, conoscenti o comunque amici, insomma persone verso cui si vuole dimostrare gratitudine (espressa tramite il cioccolato) con le quali non si ha alcun legame sentimentale. Si oppone quindi alla "honmei choko", dove "honmei" sta per "vero sentimento", che viene dato pertanto alla persona che si ama. Quella che Sakura dà a Syaoran, quindi, è "honmei choko", ma penso che questo fosse abbastanza ovvio. 
Bene, e con questo vi auguro di mangiare tanti dolci in questo periodo, e di trascorrere giorni felici insieme alle persone che amate.
A presto!
Steffirah
  
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