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Autore: Fanny Jumping Sparrow    26/08/2009    4 recensioni
*Completamente revisionata*
La maledizione dell'Olandese Volante è spezzata grazie all'amore fedele di Elizabeth, ma Calipso ha ancora una richiesta da fare al Capitano Turner...
Nel corso della sua ricerca, affiancato dalla moglie e dal figlioletto, ritroverà i vecchi compagni d'avventura, ma Jack continuerà a creare non pochi problemi...
Ringrazio chi continuerà a leggere e chi la metterà tra le preferite!
- E mi avevi fatto promettere "niente segreti" - sospirò Will reprimendo della sana collera.
- Non riguardava te e me. Questo è un segreto di storia della pirateria! - Elizabeth non si smentiva mai: piratessa fino alle budella.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Will Turner
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La spada, il corvo, il mare'
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Capitolo 16: Rivelazioni

- Dovrei oppormi al volere di Calypso. È questo che state suggerendo? – pronunciò con enfasi eccessiva Will, sospettando che le equivoche parole di Sparrow fossero solo un espediente per farlo cadere in qualche trappola da lui ingegnosamente concepita per piegarlo ai suoi ancora indefinibili interessi in quell’ambigua situazione. – Io … non posso – asserì con sconforto.
- Lo hai già fatto, preferendole una mortale – tornò all’attacco Jack, e stavolta il suo avvertimento gli parve sincero mentre gli indicò Elizabeth, la cui bocca aveva cominciato a tremare sommessamente, nascosta da un tovagliolo che la donna aveva prontamente afferrato per celare la sua inquietudine.
- Io non cadrò dalla grazia di Calypso. Le ho fatto una promessa e la rispetterò – giurò Turner, lottando con se stesso per allontanare dalla mente l’insistente tentazione di ascoltare il suo cuore, che ora gli suggeriva imprevedibilmente di fidarsi del parere di Jack.
- Siete libero di fare come volete – spezzò la tensione Barbossa, esprimendosi con un’indulgenza poco veritiera.
Ad Elizabeth bastava uno sguardo per capire il tormento provato dal marito nel dover decidere per sé e per gli altri, senza avere il conforto di alcuna certezza: - Calypso è venuta a cercare anche voi? – domandò allora ad Hector, sperando di aiutare l’amato a capire qualcosa di più sulle intenzioni della imponderabile dea.
- No, io ho saldato il mio debito con lei nel momento in cui ho accettato di liberarla. E poi per un periodo mi ero ritirato sulla terra ferma – le rispose l’ineffabile pirata, accarezzando la scimmietta che si era nel frattempo accoccolata sulla sua spalla sinistra. – Ciò non significa che io sia suo alleato, semplicemente non abbiamo più avuto contatti da allora. Tutto qui – mise in chiaro, lanciando verso il Capitano Turner un’acuminata occhiata indagatrice, quella di chi si aspettava una risposta chiara e definitiva.
Ma il giovane comandante tacque meditabondo, non avendolo neppure guardato in faccia durante la parte finale di quella spinosa conversazione.
Decise di congedarsi senza troppi giri di parole dall’immarcescibile Capitano della Perla Nera e, ringraziatolo per la sua ospitalità, si apprestò a fare ritorno sull’Olandese Volante con il resto della sua famiglia.
Barbossa e Jack si scambiarono fino all’ultimo istante le solite battute velenose e il primo fu parecchio contento di vedere l’antico rivale ridotto in catene dai marinai di Turner che lo riscortarono a bordo, non risparmiandogli di mostrargli la sua irrisione.
Elizabeth si sentiva un po’ a disagio a causa dell’inafferrabile comportamento del marito. Credeva che avrebbe dovuto abbandonare la sua fedeltà a Calypso e schierarsi dalla parte dei rinnegati, ma pensava anche che se lui fosse davvero convinto della buona fede della dea, non avrebbe potuto fare altro che sostenerlo. Prima di salire sulla passerella si voltò un’ultima volta a rimirare la Perla Nera e per un attimo incrociò gli occhi vitrei di Barbossa, ritto a pochi passi da lei: - Posso chiedervi una cosa? – bisbigliò con un filo di voce.
L’interpellato, seppure preso alla sprovvista da quella richiesta, acconsentì con un leggero cenno del capo.
- Non mi siete sembrato molto sorpreso di vederlo – abbozzò la giovane donna con un sottile tono interrogativo, restando però vaga sul soggetto cui si riferiva.
- Per mia disgrazia avevo già incontrato Jack Sparrow, anni addietro – ribatté Hector con astio, un ghigno nauseato a raggrinzirgli gli angoli della bocca.
La piratessa capì di essersi espressa in maniera confusa e arrossì lievemente: - Intendevo Will.
Il filibustiere incrociò le braccia: - Dieci anni sono passati – attestò con ovvietà.
- Conoscevate la verità sulla maledizione? – balbettò lei stupefatta.
- Ne ho avuta la conferma vedendovi insieme – rispose flemmatico ed ermetico il vecchio pirata e ad Elizabeth parve di vederlo inaspettatamente sorridere, prima di essere richiamata dal marito e dal figlio che erano già passati sul ponte del loro vascello.
Lo salutò frettolosamente, chinando la testa e provando un certo sollievo.
Quando la pedana di legno fu ritirata ogni legame tra le due navi sembrò essersi tranciato silenziosamente, anche se qualcosa di più profondo avrebbe continuato ad unire quegli equipaggi. La Perla Nera scomparve nella notte stellata come se provenisse da un sogno.

I marinai dell’Olandese Volante non erano ancora ritornati tutti a bordo, così Will concesse a Jack e Gibbs di restare qualche altro minuto sopra coperta per godersi la fresca brezza notturna.
- Mamma che succede? Il signor Sparrow e il signor Gibbs non sono più nostri amici? – domandò Jim d’un tratto, volendo essere informato su quanto gli accadeva attorno.
- Perché dici questo? – tergiversò Elizabeth, non sapendo ancora come rispondergli e quanto raccontargli della diatriba che li aveva coinvolti poco prima.
Jack Sparrow, ciondolando a pochi passi di distanza da loro, aguzzava le orecchie e di tanto in tanto la sbirciava con un’espressione indecifrabile.
- Papà gli ha fatto mettere le manette e gli ha fatto legare quella palla al piede – constatò il piccolo, sentendosi preso in giro dalle sue mezze frasi. Lei, sin da quando lo aveva sentito scalciare per la prima volta nel suo grembo e nei successivi dieci anni in cui erano stati solo loro due, lo aveva abituato a non essere tenuto all’oscuro e a condividere il bene e il male in ogni situazione di difficoltà.
Perciò, mantenendo fede a quel principio, si risolse a dirgli la verità, approfittando anche del fatto che i due furfanti ora non potessero udirla, standosene a passeggiare rumorosamente per le catene che strisciavano sul legno.
- Gibbs e Jack ci hanno mentito Jim, e tuo padre non si fida più di loro – dichiarò gravemente e con una punta di dispiacere.
- Ma hanno detto una bugia così brutta? – replicò il bambino spaventato dalla sua serietà.
- Non ci hanno detto che erano inseguiti dall’Ammiraglio Fortezza quando sono arrivati da noi – bsisbigliò sua madre, avendo scorto Will che si avvicinava a loro.
Jim sbiancò: - L’Ammiraglio Fortezza? Il Capitano della Spettro? – domandò incredulo e impaurito. Elizabeth assentì, con la sua stessa espressione turbata a offuscarle gli occhi.
- Luogotenente – la richiamò il consorte qualche metro indietro.
- Arrivo – lo rassicurò, poggiando una carezza sulla fronte del figlio – Vai a letto, William James – lo esortò dolcemente, allontanandosi.
Il Capitano Turner aveva preso possesso del cassero, dal quale dominava la visuale sottostante con un corruccio pensoso: - Riportate i prigionieri negli alloggi che si meritano – comandò irremovibile al primo ufficiale e al nostromo, riferendosi a Sparrow e Gibbs.
Quattro di robusti pirati accorsero ad eseguire l’ordine, afferrando sgraziatamente i due incriminati per le braccia senza che essi si dimenassero più di tanto, data la inferiorità numerica e fisica.
- Come comandate, Capitano – abbassò la testa la signora Turner, scortando il gruppetto.
Will si affacciò al parapetto per osservare gli ultimi della ciurma che facevano ritorno a bordo, issando le scialuppe.
- Papà – lo richiamò Jim, appena giunto al suo fianco, facendolo voltare – Io ti prometto che cercherò di non dirti mai bugie tanto pericolose … come hanno fatto i tuoi ex amici – gli garantì con voce tremolante, inducendolo a sorridere a labbra strette e a rifilargli un buffetto sul braccio. – Ma, li perdonerai mai? – aggiunse il bambino, curioso e un po’ dispiaciuto.
- Devo discuterne con gli altri della ciurma, prima – lo informò il padre, accarezzandogli la schiena – Le decisioni sull’Olandese Volante le prendiamo di comune accordo. Parte della nave, parte della ciurma – mormorò incupendosi.
- Sei uno strano Capitano! – esclamò per tutta risposta il figlio, lasciandolo interdetto, poi lo tirò per la manica perché si abbassasse e gli diede un bacio veloce sulla guancia: - Buona notte – sussurrò affettuosamente, sgattaiolando via.
Will si sentì un peso premergli sul petto e per un attimo desiderò essere ancora senza cuore.

Dopo che avevano serrato le sbarre, Jack era rimasto alcuni minuti a esaminare la toppa, ma aveva infine capito che non era affatto semplice da scassinare; oltretutto nel provarci stava rischiando di impigliare le sue catene con quelle di Gibbs, che aveva tentato invano di aiutarlo ad armeggiare con un chiodo arrugginito che avevano rinvenuto tra il pagliericcio.
Per amor proprio si era rassegnato dunque all’ozio e a trincare le ultime gocce di rum dalle bottiglie trafugate sulla Perla che gli avevano concesso di portare.
L’eco di passi in avvicinamento lo fece irrigidire e gli fece tendere d’istinto ogni senso.
- Saranno topi – brontolò Gibbs, rimettendosi a tracannare, ma dopo qualche secondo la sua ipotesi fu smentita dal bagliore di una lucerna che avanzava nella loro direzione.
- Che ci fai qui, mocciosetto? – biascicò Jack, staccandosi dalla lercia fiaschetta.
- Sono venuto a farvi compagnia – sostenne innocuamente Jim, sedendosi con le gambe incrociate davanti alla cella.
- Familiarizzi con il nemico, eh? – ghignò Sparrow dopo un altro sorso, ma dall’espressione trasecolata e dal mutismo del piccolo comprese che non aveva capito la sua battura – Lascia stare – lo liquidò, troppo annoiato per sprecare altro fiato.
Il ragazzino tornò presto a importunarlo: - Non c’è nessuno in giro. Mio padre ha riunito tutti i suoi uomini per decidere la vostra sorte. Io ho votato per la vostra libertà. Dopotutto vi capisco: deve essere stato spaventoso essere attaccati dall’Ammiraglio Fortezza – ammise con fare saccente.
- Che ne sai tu?! – scattarono contemporaneamente Jack e Gibbs, scambiandosi un rapido sguardo di accusa.
Jim gongolò: - Ho sentito certe storie dai marinai di Port Royal in questi anni – rivelò contento per essere riuscito ad attirare la loro attenzione – Dicono che la sua nave, la Spettro, è quasi invisibile quando c’è il sole forte, e che i suoi cannoni sono capaci di centrare un bersaglio a dieci miglia – narrò con evidente stupore e fascinazione.
- Queste storie sono esagerate! – proruppe irritato Jack, voltandogli le spalle, percorso da una sensazione urticante.
Il silenzio non durò.
- Voi avete figli o figlie, signor Sparrow? – tornò a tormentarlo Jim, alzandosi e appoggiandosi alle sbarre, gli occhietti vispi e indagatori che cercavano di intercettare i suoi.
- No! Come ti salta in mente?! – si rivoltò quello nauseato, mettendosi a sua volta in piedi per apparirgli più intimidatorio, pur non avendo alcun che per minacciarlo.
- E come mai? – insistette impassibile il bambino, sentendosi al sicuro da dietro la rete metallica.
- Non ne ho e basta! – strillò esasperato il pirata, muovendosi al punto da inciampare nelle sue stesse catene, ricadendo sul pavimento e provocando una sonora risata al giovane Turner che si frenò quando Sparrow uscì fuori le braccia per tentare di acciuffarlo.
- Sapete, mio padre ignorava che io ero nato, perché lui era già partito quando mia madre ha scoperto di aspettarmi – gli raccontò con faccia furba dopo, tirandosi indietro dalle sbarre.
Jack riportò la bottiglia alla bocca: - Che vorresti dire? – si sforzò di replicare con tono aspro, guardandolo storto e ricominciando a sorseggiare.
- Magari anche voi avete qualche figlio e non lo sapete – gli fece notare con candore Jim e i due uomini, scioccati da quella possibilità cui non avevano pensato, quasi si affogarono mentre tracannavano, dovendo darsi delle pacche a vicenda per far passare la tosse convulsa scatenata dal liquore finito di traverso.
In quel mentre la porta si spalancò per mano dei genitori del bambino. Will ed Elizabeth dapprima si soffermarono sui due pirati dal colorito paonazzo, non capendo cosa avesse potuto procurarglielo, poi si accorsero del figlio e lo rimproverarono con un’occhiataccia: - Jim, che cosa hai fatto? Non dovevi essere a letto? – lo sgridò sua madre, e al momento lui non seppe come giustificarsi.
- Invadente, istintivo, indisponente, ingenuo: sì, è proprio vostro figlio! – li accusò Jack furibondo, ripigliatosi dal temporaneo malore.
- È un così caro ragazzo, solo a volte non sa quello che dice – appurò Gibbs ridendo nervosamente. I coniugi non avevano afferrato il discorso e scuotevano la testa spostando lo sguardo incerto su tutti e tre.
- Bando alle ciance! – sbraitò Jack, non si capì se per l’ubriachezza o l’agitazione – Qual è il verdetto? – ondeggiò vistosamente, aggrappandosi a stento alle logore barre metalliche.
Will sospirò rassegnato: - Abbiamo convenuto che ci servirai finché non saremo arrivati alla Baia dei Relitti – gli riferì con riluttanza – Dopo che ci avrai consegnato le carte, sarai libero – gli promise, non staccando il volto da Jim, che perseverava a mantenere una certa compostezza, evitando di guardarlo.
- Ah. E fino a quando non arriveremo a destinazione, dovrò rimanermene in questa fetida cella? – domando ancora Jack, crollando sul pavimento con un contegno mezzo svanito.
Elizabeth inserì la chiave nella serratura, facendola scattare ed aprire: - Da questo momento sei in libertà vigilata.
Il pirata si sollevò in piedi un po’ titubante, spingendo piano la porta con appena tre dita.
- Ringrazia mio padre e mia moglie – lo ammonì il Capitano Turner – Si sono offerti di controllarti mentre te ne andrai in giro a bordo – affermò storcendo la bocca.
Il filibustiere sorrise soddisfatto, stringendo velocemente la mano alla signora Turner, ma dovette arrestarsi dal proseguire speditamente, ricordandosi della disonorante palla al piede che appesantiva e limitava i suoi passi.
- Io invece controllerò Mr Gibbs! – si offrì Jim con entusiasmo e convinzione.
   
 
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