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Autore: GReina    20/02/2021    3 recensioni
[Iwaoi | Kuroken | Daisuga | Tsukkiyama | Bokuaka | Sakuatsu + accenni di Kagehina | Tanakiyo].
Haikyuu ad Hogwarts: segue le vicende dei nostri protagonisti per un anno (quinto per Hinata e co; settimo per Daichi e co).
Daichi è il papà di tutti i Grifondoro e Suga la mamma dei Corvonero; Kenma nasconde un segreto; Oikawa è paranoico; Tsukishima è irritato (be', non è una sorpresa!); Sakusa vuole liberarsi di Atsumu; Osamu e il suo amore per il cibo sono l'unica certezza. Venite a scoprire il resto!
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Series'
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Daichi (e i suoi “speciali” amici)
Daichi era decisamente disperato. Sì, perché bisogna essere assolutamente e irrimediabilmente disperati per chiedere consigli amorosi all’interno della Sala Comune di Grifondoro.
“Davvero stai chiedendo a noi come proporre a Suga un appuntamento?” persino Tanaka riconosceva quanto quella fosse una pessima idea.
“A questo punto sentire altri pareri non può fare male, giusto?” e nel porre quella domanda, il Caposcuola avrebbe davvero voluto sentire una risposta positiva, ma gli sguardi sbiechi che i suoi compagni si scambiarono dissero tutt’altro.
“Perché non provi a proporgli una sfida?” si fece coraggio Hinata “E se perde, allora la penitenza sarà uscire con te!!” il cercatore sorrise, e sembrò genuinamente felice della sua trovata. Daichi credette persino che stesse pensando di prendere spunto dalla sua stessa idea, ma francamente il Capitano era anche del parere che quel metodo fosse davvero troppo poco lusinghiero nei suoi confronti.
“Quindi passare del tempo con me sarebbe una penitenza!”
“Ma una di quelle belle.” gli fece l’occhiolino Noya. Daichi sospirò.
“Altre idee?”
“Se avessi idea di come conquistare un Corvonero,” iniziò pacato Bokuto “A QUEST’ORA AVREI UN RAGAZZO!” e con quella frase lo persero definitivamente per il resto della serata, che passò in totale silenzio e depresso seduto sul davanzale della finestra.
“Mostra i muscoli!” suggerì Yamamoto;
“No,” dissentì Noya “meglio se ti fai vedere direttamente a torso nudo.”
“Ragazzi!” fu Aran a bloccare il loro impeto crescente “È di un Corvonero che stiamo parlando!” rise “Non lo si può certo sedurre con un bel corpo.” Daichi annuì soddisfatto, felice di vedere che finalmente qualcuno si stesse avvicinando a dargli una soluzione.
“Grazie, Aran!” disse, poi lo guardò speranzoso in attesa che proponesse la sua idea:
“Il cervello.” Daichi non capì “È con quello che devi sedurlo. Mostrati intelligente.”
“Ma non troppo!” lo avvertì ancora Noya “Oppure sembrerai un nerd.” con la coda dell’occhio, il Caposcuola notò Tanaka uscire un taccuino dalla borsa e con quello prendere appunti.
“Studio con lui quasi ogni giorno. Non penso che mostrarmi intelligente sia la giusta strada da seguire, ragazzi.” seguirono alcuni attimi di silenzio, rotti infine da Yamamoto:
“Sei sicuro di esserti mostrato in quel modo?” chiese scettico “Intelligente, intendo.” il Capitano assottigliò gli occhi.
“Stai insinuando che sono stupido?”
“Non stupido.” si affrettò a chiarire “Solo… meno nerd.” Noya diede una pacca sulla spalla a Yamamoto.
“Esatto!” allora Daichi – di nuovo – buttò fuori un sospiro.
“Avete una strana idea di cosa sia un nerd.
“Daichi, ci stai pensando troppo.” la voce femminile di Mika gli sembrò un canto angelico “Devi semplicemente chiederglielo!” si bloccò per un attimo, poi chiaramente visualizzò un’idea e i suoi occhi iniziarono a brillare “Dovresti fare qualcosa di romantico! Come portargli un mazzo di rose all’ingresso della Torre di Corvonero! Oppure potremmo tutti organizzare un flashmob in Sala Grande, alla fine del quale tu gli chiederai un appuntamento!!” Daichi storse il naso.
“Non è molto da Suga.” e quando tutte le sue speranze sembravano essere sparite, una risata derisoria giunse dalla poltrona più vicina al caminetto:
“Gente. Vi prego.” disse Kuroo con aria di chi la sa lunga “Vorrei ricordarvi che io sto con Kenma. Vuoi sapere come conquistare un Corvonero? Te lo dico io!” improvvisamente non solo Daichi, ma anche Bokuto e Tanaka erano tutti orecchi. I tre si avvicinarono all’amico che, non prima di aver creato la giusta atmosfera di suspense, rispose: “Per esasperazione.”
“Esaspecosa?” fu la domanda di Bokuto mentre Tanaka scriveva in gran fretta nel suo blocco e Daichi mostrava l’espressione più scettica del suo repertorio.
“Be’? Che c’è di così strano?” chiese Kuroo guardandolo confuso “Con me ha funzionato!!”
“Bene, ho capito.” Kuroo sorrise convinto:
“Seguirai il mio consiglio!” disse sicuro. Daichi lo guardò male:
“No.” gli fece mettere il broncio “Conosco Suga meglio di chiunque in questa stanza. Penso che la soluzione possa venire soltanto da me.” sospirò avvilito e adesso consapevole di due cose: uno, i suoi amici sarebbero rimasti single se non – come per Kuroo – per qualche strano miracolo o scherzo del destino; due, avrebbe dovuto capire come chiedere a Suga un appuntamento per conto proprio.
 
***
Kuroo
Kuroo davvero non capiva perché Daichi non volesse seguire il suo consiglio. A lui c’erano voluti anni per conquistare il suo ragazzo, certo: si era trasferito nella casa vicina a quella di Kenma da quando faceva le elementari, e solo parecchi anni dopo il più piccolo aveva ceduto e si erano messi finalmente insieme. Non per niente, come aveva detto agli amici, la sua tattica vincente era stata “prenderlo per esasperazione” e per definizione quello non poteva essere un approccio rapido. Tempo e sacrificio. Ecco di cosa ha bisogno un ragazzo per poter stare con la persona che gli piace. E quel tempo era stato decisamente ripagato.
A vederlo, nessuno dei suoi amici l’avrebbe mai detto, eppure da bambino Kuroo non era poi così espansivo ed estroverso. Trasferirsi di punto in bianco cambiando tutte le proprie abitudini certamente non era stato facile e se a questo, poi, ci si aggiungeva il fatto che circa a sette anni aveva iniziato ad eseguire magie involontarie senza saperlo, la situazione per Kuroo si faceva critica. I suoi genitori avevano praticamente costretto Tetsuro a passare del tempo con il suo vicino, e lo stesso avevano fatto i genitori di Kozume. Il più grande, con questi, si era aperto in poco tempo, eppure tra loro era sin da subito stata chiaramente percepibile una strana quanto persistente sensazione di lontananza, come se ci fosse stato qualcosa di sottile ma allo stesso tempo di vitale importanza a separarli. E quel qualcosa – Tetsuro lo scoprì in seguito – era il Mondo Magico.
Kuroo non era ammesso in casa Kenma, così i due erano costretti a giocare al parco del quartiere o in casa del natobabbano. Era stato in quel modo che Kenma era venuto a conoscenza del meraviglioso mondo dei videogame. In poche settimane, era stato in grado di iniziare e finire giochi che il proprietario non aveva degnato neanche di uno sguardo. Tetsuro ricordò di come da piccolo trovasse strano quel ragazzino a cui con piacere aveva regalato il proprio modello vecchio di PSP, ma che stranamente insisteva per caricarla sempre in casa di Kuroo anziché nella propria. Ricordò anche di come ad una sua magia involontaria Kenma avesse spalancato gli occhi e fosse corso a rifugiarsi dai propri genitori. Solo un anno più tardi Kuroo aveva scoperto che il purosangue era stato convinto di essere stato lui l’artefice di quella magia.
Kenma gli aveva aperto un mondo. L’intero Mondo Magico, per la precisione. Quando fu chiaro che anche Kuroo avesse il dono, casa Kenma non gli fu più preclusa, ed eliminata quella barriera di segreti i due divennero pressoché inseparabili.
Fu strano, poi, per il natobabbano andare ad Hogwarts senza il vicino. Kenma era stato la sua roccia, il suo punto fermo in un mondo altrimenti del tutto sconosciuto. E se i suoi coetanei erano più che entusiasti il primo settembre del 2005, tutto ciò che Kuroo avrebbe voluto fare era di attaccarsi al braccio di Kozume ed aspettare con lui ancora un anno prima di iniziare la scuola.
Separarsene, tuttavia, alla fine gli aveva fatto bene. Grazie ai suoi compagni di dormitorio Kuroo divenne presto un’altra persona: più aperta, spontanea, estroversa e sicura di sé. Nonostante questo, però, nessuno si era dimostrato in grado di sostituire Kenma; se durante le prime vacanze di Natale i suoi genitori si erano aspettati baci disperati e abbracci ferrei, si erano sbagliati: tutta la nostalgia Kuroo l’aveva riservata per Kenma, e quando finalmente anche lui fu ammesso ad Hogwarts, tutto per il grifondoro divenne perfetto. Fu solo due anni più tardi – all’alba del suo quarto anno di scuola – che il ragazzo iniziò a percepire uno stato d’insoddisfazione non bene definito, ed era poi stata pochi mesi più tardi una conversazione con l’ultima conquista della sua squadra di Quidditch ad avergli aperto gli occhi sul suo stato:
“Quindi stai ancora provando a metterti insieme a Shimizu?” chiese un giorno Kuroo a Tanaka mentre si cambiavano nello spogliatoio.
“Perché non dovrei? Ci proverò finché non riuscirò a convincerla!”
“Ma cosa ci trovi di tanto affascinante?” e allo sguardo di ghiaccio del compagno aveva aggiunto “È sicuramente una ragazza fantastica! Ma cos’ha di speciale rispetto alle altre?” Tanaka aveva sospirato con aria sognante e gli aveva spiegato il modo in cui Shimizu lo faceva sentire. Subito dopo, Kuroo si era dato dello stupido:
“Come ho potuto metterci tanto tempo per capire che Kenma mi piace?” e – affascinato dalla caparbietà e dalla forza di spirito del grifondoro più piccolo – Kuroo aveva deciso: non avrebbe mollato fin quando non avesse convinto Kenma ad innamorarsi di lui.
La sua prima mossa l’aveva fatta durante le vacanze di Natale. La sua famiglia aveva invitato Kenma ed i suoi genitori per la Vigilia, e Tetsuro aveva fatto in modo che un piccolo ramoscello di vischio calasse da quasi ogni angolo del salotto. Aveva tentato di trascinare Kenma sotto la piantina con ogni mezzo ma, quando finalmente riuscì ad attirarlo dove voleva con la promessa che gli avrebbe restituito la Nintendo Switch nuova di zecca appena scartata, Kuroo dovette accontentarsi di un bacio sulla guancia.
“Vuoi metterti insieme a me, Kenma?” gli aveva chiesto comunque per la prima volta.
“No.” l’altro non aveva avuto bisogno di sollevare neanche lo sguardo dalla sua console per rispondere, ma Kuroo non si era dato per vinto.
“Mi concedi un appuntamento?” gli aveva chiesto quindi due mesi più tardi in vista di San Valentino.
“No.”
“Vuoi essere il mio ragazzo?” ancora passeggiando nel parco del loro quartiere durante le vacanze estive.
“No.”
“Ci mettiamo insieme?” riprovò una volta tornati ad Hogwarts.
“No.”
“Quest’anno mi baci sotto il vischio?”
“No.”
“Stai cercando qualcuno da baciare a mezzanotte per il Capodanno?”
“No.”
“Avrei un piano per San Valentino! Io, te ed Hogsmeade.”
“No.”
Un anno e mezzo dopo che la sua corte a Kenma era iniziata, i due si erano ritrovati infine a passeggiare per il vasto parco della scuola.
“È stata programmata una gita ad Hogsmeade per il prossimo finesettimana.” Kuroo aveva informato l’altro. I due finivano sempre per andarci insieme come amici, ma non era mancata volta in cui Kuroo non avesse provato a proporgli di andarci come coppia. “Stavo pensando che sarebbe davvero fantastico poterci andare con il mio ragazzo. Peccato che non ne ho uno. Vuoi esserlo tu?” la risposta di Kenma non era tardata:
“Okay.” Kuroo aveva riso e continuato a camminare al passo con Kenma. Poi il suo cervello aveva elaborato l’informazione ed il suo corpo si era immobilizzato.
“Cos’hai detto??” fu costretto a chiedere.
“D’accordo.” rispose una seconda volta il più piccolo.
“Vuoi essere il mio ragazzo?” ancora Kuroo non poteva credere alle proprie orecchie.
“Sì, va bene.” il grifondoro conosceva Kenma meglio di chiunque altro, quindi gli fu facile capire che il tono pacato e inespressivo che stava cercando di mantenere era in realtà un modo per proteggersi. Il rossore era veramente lieve, ma ben visibile agli occhi innamorati e stupiti di Kuroo che da più di un anno non aspettavano di vedere altro.
“Cosa ti ha fatto cambiare idea??” ed ecco la conferma che il suo metodo avrebbe funzionato anche con Suga, se solo Daichi fosse stato disposto ad aspettare:
“Mi hai preso per esasperazione.” aveva sbuffato annoiato il corvonero “Tanto stiamo comunque tutto il tempo insieme. Cosa cambierà mai?”. Ma le cose cambiarono e come.
Kuroo aveva appena sedici anni quando finalmente era riuscito a conquistare Kenma. Aspettare, vista la tempesta ormonale in cui versava, certo non era ciò che voleva. Eppure, conosceva troppo bene il suo ragazzo per non capire che con lui ci sarebbe dovuto andare piano. Kuroo aveva quindi aspettato i suoi tempi fino a quando dai baci casti non erano passati a quelli approfonditi, dai baci approfonditi alle carezze curiose e infine dalle carezze a fare l’amore.
Kuroo non rimpiangeva niente: non di non aver fatto esperienza con altri prima di lui; non di averci messo così tanto a conquistarlo. Perché Kenma era diventato una parte fondamentale della sua vita sin da quando Kuroo aveva solo sette anni; era finito per diventare tutto il suo mondo da quando ne aveva quattordici e Kuroo non avrebbe potuto chiedere di meglio.
 
***
Daichi
Otto giorni erano passati, il finesettimana ad Hogsmeade era arrivato, e Daichi ancora era senza soluzione.
Quel sabato, demoralizzato, decise di alzarsi con calma. Quando mise piede in Sala Grande era talmente tardi che tutto il cibo era ormai quasi del tutto sparito. Afferrò in fretta una fetta di torta e si diresse svogliato verso l’uscita del Castello. Fu lì che trovò Iwaizumi; Daichi notò l’aria afflitta dell’amico, riflesso della propria, e sorrise mestamente.
“Anche tu ancora qui?” gli palesò la sua presenza. Iwaizumi gli rivolse un cenno di saluto, poi rispose:
“Sto aspettando Aran per andare al villaggio insieme a lui.” spiegò.
“Ma immagino che non sia Aran la persona con cui vorresti andarci.” l’altro sobbalzò e si guardò intorno; Daichi s’intenerì: l’amico non era decisamente abituato al fatto che qualcuno sapesse di lui e Oikawa. Una volta appurato che nessuno potesse sentirli, Iwaizumi gli rivolse un sorriso triste.
“Direi di no. Ma probabilmente mi vedrò con lui più tardi.” il Capitano annuì felice per lui.
“Come mai tu invece sei ancora qui?” cambiò argomento Iwaizumi “Avevo capito che volessi chiedere a Suga di uscire. Ti ha rifiutato?” Daichi si schiarì la gola e distolse lo sguardo.
“In realtà non gli ho chiesto nulla, alla fine.” sentì l’amico sospirare.
“Te lo ripeto: non aspettare troppo. Credere che l’altro non vada da nessuna parte è da idioti. Meglio mettere subito le cose in chiaro.” Daichi rise.
“È così che hai fatto tu con il tuo ragazzo?” Iwaizumi ghignò.
“Chiaro che sì. Se non avessi agito, probabilmente a quest’ora sarebbe ancora in giro a fare il galletto con ogni essere che respira.” il Capitano scosse la testa divertito.
“Dovrai raccontarmela prima o poi, questa storia!” e fu allora che arrivò Aran.
“Daichi!” lo chiamò questi, stupito di vederlo lì “Ancora single?” lo prese in giro. Il Caposcuola gli diede una gomitata fintamente offeso, poi tutti e tre si diressero verso Hogsmeade.
Arrivati al villaggio fecero un rapido giro per il centro, poi come sempre provarono a prendere un tavolo ai Tre Manici di Scopa. Ormai erano veterani di quel pub, e sapevano bene che a quell’ora sarebbe stato impossibile trovare posto. Eppure, si dissero che non gli sarebbe costato nulla tentare. Aprirono quindi la porta del locale e iniziarono a guardarsi intorno. Non avevano ancora trovato un tavolo che potesse andare bene quando una voce chiamò proprio lui: Suga si stava sbracciando per attirare la sua attenzione; al suo tavolo erano seduti Bokuto, Akaashi, Kuroo, Kenma, Osamu ed Ennoshita. I tre grifondoro si avvicinarono.
“Sicuri che ci sia posto anche per noi?” domandò subito Iwaizumi, scettico.
“Tanto io e Akaashi stavamo andando via!” si alzò eccitato Bokuto. “Dobbiamo ancora andare a prendere il mio gufo, vero Akaashi??” si voltò verso l’altro, poi guardò ancora il Capitano “Non vedo l’ora di comprarlo! Così durante le vacanze potrò scrivervi senza aspettare che il gufo di famiglia sia libero!” e nel dire l’ultima frase, fu chiaro a tutti che si stesse rivolgendo soprattutto ad Akaashi. Il corvonero imitò Bokuto e si alzò; Daichi dovette sforzarsi di non sorridere alla vista delle guance leggermente imporporate del più piccolo, li salutò e prese il posto che il suo compagno di Casa aveva lasciato libero. Aran e Iwaizumi, tuttavia, non lo imitarono.
“Poco fa ho intravisto Kita.” spiegò il primo “Magari vado un po’ da lui e dal suo gruppo.” salutò tutti e sparì in direzione dell’amico corvonero.
“Vado anche io.” fu la volta del secondo “Il pub è troppo affollato. Mi cerco un posto più tranquillo.” e Daichi non poté fare a meno di chiedersi se intendesse vedersi di nascosto con Oikawa. Si augurò che ci riuscissero e lo salutò con un sorriso mentre usciva dai Tre Manici di Scopa.
Dovette aspettare parecchio prima che la cameriera si avvicinasse per prendere la sua ordinazione, ma a Daichi non dispiacque. Lui ed il resto del tavolo parlarono amabilmente di tutto e di più e un’ora passò senza che neanche se ne accorgesse. Fu solo grazie ad Osamu che Daichi si rese conto che si era fatta ora di pranzo:
“Torno a mangiare ad Hogwarts.”
“Perché?” fu la domanda di Kuroo “Qui si mangia benissimo!”
“Perché pagare se ad Hogwarts puoi mangiare dell’ottimo cibo fino a scoppiare e senza spendere neanche uno zellino?”
“Esco con te.” si alzò anche Ennoshita “Ho detto a Noya e Tanaka che avrei mangiato con loro”. Rimasero quindi in quattro fino a quando la cameriera non tornò per chiedere cosa volessero mangiare. Kuroo aspettò che Suga e Daichi avessero ordinato, ma prima che potesse farlo anche Kenma si alzò e disse:
“Niente per noi due. Stiamo andando via.” si voltò verso Daichi e Suga, sorrise ed aggiunse: “Divertitevi, ragazzi”. Quella sera, Daichi si sarebbe dato dello stupido per non aver capito subito le intenzioni dell’amico. Passò invece il resto della giornata in compagnia di Suga come se nulla fosse: mangiarono insieme, vagarono per i negozi, Daichi prestò persino la sua sciarpa a Suga che – a inizio dicembre – aveva pensato bene di non portare la propria. Eppure, neanche per un secondo al Caposcuola era passata per la testa l’idea che quello fosse il corrispettivo di un appuntamento.
Tornarono verso la scuola solo quando l’orario impedì loro di fare altrimenti. Daichi accompagnò Suga fino all’ingresso della Torre di Corvonero, e fu lì che lui gli restituì la sua sciarpa.
“Grazie.” gli disse porgendogliela “Sei stato un vero cavaliere. Ma immagino non potessi aspettarmi niente di meno da un Grifondoro!” rise e Daichi con lui; si sentì riscaldare le guance, e sperò di non essere arrossito tanto quanto pensava.
“Mi sono divertito davvero molto, oggi.” continuò ancora il corvonero.
“Sì!” rispose in gran fretta l’altro “È stato davvero bello.” Suga sorrise ancora.
“Peccato sia finita… ora devo andare.” indicò l’aquila dietro di sé.
“Certo.” Daichi fece un passo indietro “Allora buonanotte.” ma Suga non si mosse. Continuò a sorridere, forse con una vena divertita nascosta dietro la tenerezza. Gli si avvicinò.
“Sai,” disse piano, tanto che Daichi fu costretto ad avvicinarsi a sua volta per sentirlo meglio “alla fine di un appuntamento, di solito il cavaliere dovrebbe baciare la damigella infreddolita che ha salvato con la sua sciarpa.” Daichi si immobilizzò, e questa volta non ebbe alcun dubbio di essere arrossito fino alle orecchie. Mentre Suga rideva sotto i baffi per la sua reazione, il Caposcuola urlava a tutto il suo corpo di muoversi, e quando finalmente, impacciato, lo fece, non perse tempo e lo baciò.
“Lo sto baciando! Lo sto baciando!” ebbe bisogno di ripetere a sé stesso per poterci credere. Poi il cervello si spense e Daichi non riuscì a pensare ad altro se non alle labbra di Suga: morbide e dolci. Sollevò una mano e con quella gli accarezzò la guancia fredda; Suga lo imitò e sollevò le proprie braccia per legargliele al collo. Il tempo si dilatò, ed i due non seppero mai quanto tempo rimasero ad assaggiarsi a vicenda. Quando infine si separarono, entrambi erano al settimo cielo.
“Allora buonanotte.” ripeté di nuovo Daichi, stavolta a pochi centimetri dal viso di Suga e in un sussurro roco.
“Buonanotte.” sospirò in risposta l’altro.
Tutto sommato, non aveva fatto male ad aspettare.
 
   
 
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