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Autore: hapworth    20/02/2021    1 recensioni
Shouto osservava, seduto sul suo letto, il movimento ripetitivo delle gocce, che dopo essersi infrante sul vetro, scivolavano verso il basso, a volte inglobandone altre e ingrandendosi fino a sparire alla sua vista. Teneva addosso il lenzuolo e la coperta fin sopra la testa, in un atteggiamento protettivo verso se stesso e il mondo esterno; l'ampio stanzone era un continuo eco di mormorii assonnati e del russare degli altri bambini.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Shouto Todoroki
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non avevo intenzione di scrivere di nuovo di loro due, ma la verità è che è da diversi anni che sono fissata - sebbene le dinamiche fossero ben diverse - quindi ho avuto un flash e ho scritto questa shot di getto, progettandomi in testa una long/minilong che spero, un giorno, veda la luce.
E niente, questo è un po' un prequel, ci sono gettati dentro diversi indizi e delle basi su cui vorrei lavorare in futuro... per il resto, ovviamente non vedrebbe la luce su efp, quindi, anche se lo sto scrivendo come intro, potrei anche evitare in effetti, ma avevo bisogno di dirlo. 
Auguro comunque a chiunque abbia voglia di leggere una buona lettura!

hapworth

Quando scende la pioggia

La pioggia all'esterno picchiettava in maniera ripetitiva contro le alte vetrate dell'Istituto, avvolto dall'oscurità della notte silenziosa. Era iniziato da poco l'inverno, le giornate erano molto più corte, l'esterno troppo freddo per stare in giardino a lungo e le notti altrettanto solitarie.
Shouto osservava, seduto sul suo letto, il movimento ripetitivo delle gocce, che dopo essersi infrante sul vetro, scivolavano verso il basso, a volte inglobandone altre e ingrandendosi fino a sparire alla sua vista. Teneva addosso il lenzuolo e la coperta fin sopra la testa, in un atteggiamento protettivo verso se stesso e il mondo esterno; l'ampio stanzone era un continuo eco di mormorii assonnati e del russare degli altri bambini.
Non gli piaceva stare lì, avrebbe voluto essere da tutt'altra parte, in tutt'altra stanza, ma non era sua prerogativa scegliere. La divisione per fasce d'età era piuttosto rigida, specie quando si superavano i dodici anni e suo fratello ormai ne aveva quindici, dunque non aveva senso opporsi, non ci avrebbe guadagnato altro che una punizione.
La verità era che gli mancava terribilmente casa, gli mancavano Fuyumi, Natsuo, la mamma e papà... ma gli era rimasto solo Touya e non voleva perdere anche lui. La paura prese il sopravvento in un solo istante a quel pensiero e, contrariamente a quanto avrebbe potuto fare razionalmente, scese dal proprio letto. Poi una volta a piedi nudi sul pavimento, cercò di essere silenzioso e raggiunse la porta socchiusa della grande stanza.
Per fortuna non cigolò quando la aprì, il rumore della pioggia copriva anche i suoi passi a piedi nudi e il suo respiro un po' affrettato, mentre si dirigeva verso la direzione in cui sapeva esserci le stanze dei più grandi. Contrariamente alle loro, erano più piccole e non erano tutti stipati assieme: le femmine non erano insieme ai maschi e i letti erano a castello; lo sapeva perché Touya di giorno gli aveva fatto vedere la sua e gli permetteva di sedersi sul suo letto quando non stavano facendo qualche lavoretto o studiando.
Il buio non aveva mai spaventato particolarmente Shouto: sin da quando suo padre gli aveva mostrato che, nel buio, lui non poteva vedere, ma neppure le creature del buio avrebbero potuto, aveva fatto dell'oscurità la sua seconda cosa preferita, grazie a una spiegazione così facile da capire, che Shouto ci aveva creduto subito. Da allora si buttava nell'oscurità con spensieratezza, senza la paura dell'ignoto che aveva avuto precedentemente.
Quando arrivò di fronte alla stanza di Touya, socchiusa come si era aspettato, sgattaiolò all'interno; gli batteva forte il cuore, mentre cercava di mantenersi silenzioso. Non voleva essere scoperto, sapeva che altrimenti sarebbe stato punito ed era un rischio non da poco, considerando che, erano lì da qualche settimana.
«Shouto?» la voce di Touya lo fece quasi sobbalzare sul posto, ma avrebbe dovuto saperlo: il fratello aveva da sempre una specie di super potere nel percepire la sua presenza, anche in una stanza avvolta nell'oscurità. «Touya-nii.» lo richiamò piano, la voce un po' più bassa e carica di quella commozione che lo prendeva sempre, durante la notte o quando era vicino al fratello. Aveva così paura che svanisse all'improvviso anche lui, che la sola idea di non averlo vicino lo spaventava terribilmente.
Lo prendevano in giro per quello, specialmente i più grandi, ma a lui non importava.
«Cosa fai qui?» non era un'accusa, lo sentiva dal suo tono e dal fatto che si stesse districando dalle coperte per mettersi seduto; avrebbe probabilmente acceso la luce, ma sapeva che se lo avesse fatto, avrebbero finito per svegliare anche gli altri occupanti della stanza e il rischio di essere scoperti sarebbe stato maggiore. Il russare lieve del ragazzo sopra a Touya era quasi un ronzio che si confondeva con la pioggia.
Gli occhi di Shouto si erano abituati abbastanza all'oscurità, tanto che avanzò fino a toccare il ginocchio del fratello con le dita della mano, stringendone il tessuto. «Non riuscivo a dormire.»
Il rumore simile a uno sbuffo del fratello gli aprì un solco nello stomaco, mentre ricordava così tanto lo stesso gesto in altre situazioni, quando erano...
Emise un singhiozzo, sentendosi tremare sul posto. Voleva tornare a casa.
«Ehi, ehi, tranquillo Sho-chan. Andrà tutto bene, ok?» le dita del fratello maggiore gli pizzicarono le guance arrossate e già umide, in un gesto di puro affetto che lo rese sia felice che triste insieme.
«Voglio tornare a casa.» sapeva che non potevano, che non esisteva più nessuna casa, ma cosa avrebbe potuto fare? Aveva solo cinque anni, voleva la sua mamma, voleva...
«Anche io.» ammise Touya, le sue braccia che andavano a stringersi intorno a quelle del fratello minore, tirandoselo contro. Shouto non aspettava che quello per gettarglisi contro, le dita strette alla maglia del pigiama troppo grande per Touya, il viso affondato contro il suo stomaco, in quella posizione scomoda, ma che pareva essere tutto ciò di cui avevano bisogno entrambi in quel momento. «Lo vorrei tanto anche io.» e Shouto sapeva, dalla sua voce, che anche lui stava piangendo.
Restarono così a lungo, nell'oscurità della stanza, in quel silenzio che era interrotto solo dal rumore della pioggia e dai rumori del sonno che gli altri occupanti della stanza stavano facendo; il cigolio delle reti, il materasso che si spostava. Erano suoni familiari, suoni che Shouto ricordava, anche se non era stato lì che li aveva sempre ascoltati; quel posto e quelle persone non esistevano più.
«Torna a letto, d'accordo?» Touya allentò la presa dell'abbraccio, facendogli rimettere i piedi ben piantati a terra; lo sentiva tirarsi su il naso e quasi riusciva a vederne gli occhi chiari, anche se erano nel buio più totale. Gli occhi del loro padre, gli occhi che Shouto condivideva solo in parte data la peculiarità fisica. «Ok.» rispose, la voce ancora un po' roca, il tono rassegnato, ma allo stesso tempo meno spaventato.
Si avvicinò alla porta, i passi leggeri come quando era arrivato. «Posso... posso tornare?»
Touya si lasciò scappare una risata, la prima da quando erano lì. Era un suono lieve, ma a Shouto scaldò il cuore, mentre restava in attesa. «Certo, ma solo quando piove.»


Fine
   
 
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