Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eevaa    21/02/2021    8 recensioni
Due appartamenti, cinque inquilini, nuove e improbabili amicizie che metteranno in discussione le grandi leggi del Mondo Magico.
Perché chi l'avrebbe detto che, quattro anni dopo la guerra, Grifondoro e Serpeverde si sarebbero trovati a stringere alleanza?
Un'altra serata stava per concludersi nella palazzina Augurey n.7. Una delle tante a metà tra un burrascoso passato e un futuro ancora tutto da raccontare.
Genere: Commedia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro. 
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.

 
 
- AUGUREY BUILDING N.7 -
A magic sitcom in Diagon Alley



CAPITOLO 10
Amici con benefici
 
 

Quando Harry si svegliò, ci impiegò più di un minuto per comprendere dove si trovasse e perché.
Fu tutto molto, molto più immediato quando si rese conto che fosse completamente nudo, in un angolino angusto di letto, con un braccio pesante che stava tentando di strozzarlo e un delicato ronzio nell'orecchio sinistro.
Ciò di più strano, però, fu che la prima domanda che gli balenò in testa non fu "cosa cazzo ci faccio qui?" ma "come diavolo fa Malfoy a dormire comodo in questa posizione?"
Poi realizzò che le implicazioni pratiche di trovarsi nudo nello stesso letto con un altrettanto nudo Malfoy fossero ben altre.
I ricordi della serata – e soprattutto della nottata – precedente sfarfallarono davanti ai suoi occhi e, se per un momento l'istinto fu quello di levarsi di dosso il bell'addormentato di fianco, successivamente il sentimento fu contrastante.
Era stata una notte folle, fuori di testa. Non avrebbe mai, mai immaginato che finire a letto con Draco Malfoy non facesse provare lui l'insana voglia di vomitarsi addosso al sol pensiero.
Si ritrovò invece a pensare che fosse stato incredibile. Draco era incredibile: sapeva essere una vera e propria Serpe anche a letto e, al contempo, si era dimostrato di una dolcezza disarmante.
Era passato dal baciargli tutti quanti i punti cardinali a pronunciare le zozzerie più irripetibili, più e più volte. Oh, del resto Harry lo sapeva che fosse un pazzo bipolare.
Non c'era stato neanche un momento in cui l'aveva fatto sentire a disagio e, nonostante le sfide che erano soliti lanciarsi, non avevano perso tempo a schernirsi su chi dei due ce l'avesse più lungo.

Harry ridacchiò con la faccia premuta contro il cuscino di seta, avvolto in un lenzuolo di seta e adagiato su un copriletto di seta. E, a tal proposito, si domandò come diavolo avessero fatto a non scivolare fuori dal letto come saponette.
Ma, se l'imbarazzo era stato accantonato e chiuso in un cassetto per tutta la notte, ben presto uscì fuori dal suddetto cassetto come un fottuto Molliccio, nell'esatto istante in cui Draco aprì gli occhi e li incatenò a quelli verdi di Harry. Non sarebbe bastato prendere la bacchetta ed esclamare "Riddikulus": la situazione era tanto ridicola già di per sé.
Non dissero una sola, singola parola. Si limitarono a fissarsi, impietriti come sotto una Pastoia Total-body.
«Ehm, Malfoy... sento le rotelle vorticare nel tuo cranio» disse Harry, dopo aver decretato che non sarebbero mai usciti da quella situazione di stallo.
Draco strinse le labbra con disappunto. «Sarà perché nel tuo regna il vuoto cosmico».
Normalmente avrebbero riso di quello scambio di battute, ma qualcosa nella voce di Draco lasciava trasparire imbarazzo sopra i livelli di guardia.
Si scrutarono ancora un poco, torvi, poi si alzarono a sedere e si resero conto da soli quanto fosse ridicolo tentare di coprire le pudenda con il lenzuolo.

Sostarono sul letto per qualche istante senza guardarsi, prima che Harry facesse la sua mossa sbagliata.
«Beh... è stato...»
«Non dire nulla, ti prego». Draco lo interruppe sul nascere. Non era pronto a sentirsi decantare le mirabolanti doti manifestate quella notte, non da Potter.
Aveva fatto sesso con Potter. Per la legge delle improbabilità il mondo sarebbe dovuto esplodere o, quantomeno, presentare loro il conto tramite le nuove sette piaghe d'Egitto.
E invece tutto sembrava nella norma, sensazione di estremo disagio a parte.
«Vuoi che me ne vada?» domandò quindi Harry.
«Sarebbe carino, sì».
Tutto ciò che Draco avrebbe voluto sarebbe stato prendere una pozione sonnifera e dormire tutto il giorno. O magari farsi Obliviare.
Al secondo proposito, però, si ritrovò a pensare che sarebbe stato un vero peccato dimenticare una nottata così piacevole, e quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
«Ah, grazie» commentò Harry, inacidito.
E fu come accendere una miccia.
«Che cosa ti aspetti da me, ora? Che mi metta la tua camicia per prepararti dei french toast e che te li porti a letto?»
«Ieri mi hai detto che ti piaceva la mia camicia» si indignò Harry e, con uno scatto, si alzò dal letto e iniziò a raccattare i propri indumenti.
«Sì che mi piace la tua camicia, non per questo voglio mettermela adesso» ribatté per metafore Draco, alzandosi anch'egli dal letto, gesticolando.
«Non ti sto chiedendo di comprare la mia camicia, solo di non buttarla a lavare dopo un utilizzo!»
«Due utilizzi» puntualizzò Draco. Se stavano parlando per metafore, tanto valeva farlo fino in fondo.
Harry divenne paonazzo.
«Ah, già, dimenticavo che tu dopo che usi una camicia due volte poi la dai alla Caritas» sbottò.
Draco, indispettito, strinse così tanto le labbra da farsele diventare bianche.
«Non è vero, la metto a lavare per avere tempo di pensare se usare di nuovo quella camicia oppure no» si mise sulla difensiva e incrociò le braccia al petto.
«O chissà, magari in lavanderia la smarriranno e non rivedrai mai più la camicia. Vorrà dire che se la metterà qualcun altro!» ribatté Harry. Fece spallucce nel tentativo di fingersi indifferente, ma le gote color carminio tradirono lo stato d'animo.
Draco spalancò la bocca, indignato, poi gli si avvicinò a passi svelti e lo fronteggiò a brutto muso. Una gran fatica quella di non lasciar cadere l'occhio più in basso. Era piuttosto difficile ignorare il fatto che fossero ancora entrambi nudi.
«Ok, hai finito di comportarti come un pezzo di idiota?» gli puntò un dito contro.
«TU SEI UN PEZZO DI IDIOTA!» gridò Harry, livido.
«OK, LO ACCETTO, MA SOLO PERCHÉ TU SEI UN IDIOTA INTERO!»
Harry non ci vide più dalla rabbia e, in un impeto arcaico, gli diede uno spintone. Draco ringhiò e fece lo stesso e, come erano soliti fare ai vecchi tempi, iniziarono a picchiarsi. Non capitava da anni, e fu come immergersi in un lago di ricordi.
Ma, quando entrambi si ritrovarono sul pavimento nel tentativo di disarcionarsi l'uno dall'altro, la lotta si fece molto, molto diversa dalle loro tipiche scorribande scolastiche.

A occhio nudo non si sarebbe potuto affatto comprendere quale fosse il sottilissimo confine tra mettersi le mani addosso e mettersi le mani ovunque. Un confine labile, estremamente fragile che venne spezzato con morsi e graffi con intenti molto diversi da quelli di farsi male.
Certo, il labbro inferiore di Harry sanguinò comunque e sulla schiena di Draco si potevano leggere messaggi incisi di Rune Antiche ma, al termine di quella lotta, nessuno dei due scappò nella propria stanza a medicarsi le ferite o lamentarsi con i propri amici di quanto l'altro fosse un pezzo di stronzo.
Vicini, stesi per terra tra il cumulo di vestiti abbandonati la sera prima, fissarono il soffitto con il fiatone e le guance imporporate. I capelli di Draco non erano mai stati più in disordine di così.

«Non stavamo veramente parlando di una camicia, vero?» soffiò Harry, dopo aver recuperato fiato.
«Ovvio che no» rispose Draco, portandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore.
Scoppiarono entrambi in una risatina nervosa poi, lentamente, si alzarono a sedere.
«Siamo fottuti» decretò infine Malfoy. «Se ora al posto di picchiarci finiamo a letto è una catastrofe!»
«Tecnicamente siamo sul pavimento ma sì, il concetto è quello» convenne Harry.
Un altro imbarazzante, denso silenzio aleggiò per la stanza. No, così non poteva funzionare.
«Ok, la soluzione è quella di non litigare. Non litighiamo, ok? Ora tu... esci di qui, con calma, non c'è fretta. Ma quando esci, torni nel tuo appartamento e facciamo come nulla fosse successo». Draco provò a spiegare il suo piano infallibile come se stesse leggendo le istruzioni per montare i mobili di quel negozio Babbano svedese per poveracci.
Harry ascoltò con un discreto interesse e, chissà come, non gli parve nemmeno una così stupida idea.
«Mi sembra giusto. Siamo amici, possiamo farcela a non litigare!»
«Amici, esattamente. Devo ammetterlo, non è stato poi così brutto ed è evidente che c'è una certa... sintonia» specificò Draco, e Harry quasi si sentì lusingato da quel complimento velato. «Ma non possiamo... non possiamo diventare amici con benefici, insomma, sarebbe strano!»
Harry annuì e, piano piano, iniziarono entrambi e rivestirsi come se nulla fosse successo, quasi come se si trovassero nello spogliatoio di Quidditch.
«Già, troppo strano. Insomma, siamo noi!» concordò e storse il naso. «Sarebbe imbarazzante. Scusa se ho dato di matto, prima, credo di essere ancora un po' ubriaco!» si giustificò Harry.
Draco scacciò l'aria con la mano.
«Scuse accettate. L'importante è aver chiarito e non litigare più».
«Mai più» specificò Harry e, ritrovandosi entrambi vestiti di fronte alla porta d'uscita della camera, si squadrarono con aria solenne.
«Perfetto. Allora ci vediamo, Potter» gli tese la mano e l'altro la strinse frettolosamente, come si fa di solito con un cliente del quale non ci si ricorda il nome.
«A presto, Malfoy».
Draco aprì la porta con fare galante per accompagnarlo fuori ma, non appena misero piede in salotto, trovarono tre allocchi con occhi sgranati.

Hermione, Pansy e Ron sedevano al tavolo, tutti e tre con le braccia incrociate.
Harry e Draco, invece, con la bocca spalancata dallo stupore, non riuscirono a formulare neanche una domanda. Una vera fortuna che Pansy prese in mano la situazione.
«Bene, bene, bene. Sapevamo che sarebbe successa questa cosa, ed è proprio per questo che siamo qui per un intervento mirato».
Harry trasalì.
«Stavate origliando?!» ringhiò Draco, allibito.
«Sì, e avrò i traumi per il resto della vita, grazie tante» intervenne Ron, messo poi a tacere dalla fidanzata.
«Zitto, tu!» soffiò Hermione, indicando poi le due sedie di fronte. «E voi due sedetevi» disse, così perentoria che nessuno dei due osò rifiutare l'invito.
Draco e Harry si sedettero e, per un secondo, si ritrovarono immersi in un altro lago di ricordi. Sarà stato che Hermione in quel momento aveva le labbra più strette e gli occhi più giudicanti di quelli di Minerva McGranitt. Quante volte erano stati convocati dalla professoressa dopo le loro azzuffate?
«Beh?» disse quindi Pansy, nel vedere che nessuno dei due osava fiatare.
«Beh cosa?»
«Lo stavi davvero lasciando andare?» ringhiò Pansy a Draco, esterrefatta.
«Stavi per andartene per davvero?!» intervenne Hermione, sporgendosi in direzione di Harry.
«COSA DIAMINE VI PASSA PER LA TESTA?!» gridò infine Pansy, paonazza.
Draco e Harry, spaventati dalla reazione spropositata delle due amiche, indietreggiarono sui propri schienali e tentarono il tutto per tutto per non cedere nel tranello.
«Frenate: è stato un colpo di testa, noi siamo amici!» spiegò Draco, mettendo poi una mano sulla spalla di Harry, il quale annuì concitatamente per confermare. «Vedete? Cioè, è stato un piccolo beneficio tra amici, niente di che».
«Amici! Vogliamo rimanere amici, fine» confermò Harry.
«VOI DUE NON SIETE AMICI!» Pansy era fuori di sé dalla rabbia.
Hermione guardò Harry e scosse la testa con disappunto.
«Tu e Ron siete amici. Draco e Ron sono amici!»
«Avrei da dissentir-» si intromise Ron con un dito alzato.
«Oh, e piantala! Oramai siete come fratelli anche voi» lo interruppe Hermione, tornando poi a rivolgersi ai due interrogati. «Ma voi... non siete amici. Non solo, almeno».
Harry e Draco si guardarono di sbieco. L'imbarazzo era così denso da poterlo tagliare con un coltello.
Hermione e Pansy, però, prese dalla furia e dall'esasperazione, avevano commesso un grosso, grossissimo errore: non avevano utilizzato la psicologia inversa che tanto aveva funzionato il giorno precedente.
E, inconsciamente, avevano dato ai due una nuovissima sfida.
«Sì che lo siamo!»
«E lo dimostreremo!»
Detto ciò, i due si alzarono e si ritirarono nelle loro stanze. Ron incrociò le braccia e iniziò a ridere di gusto.
«Io ve l'avevo detto che era un'idea di merda».
«ZITTO!»

 


 

Di fatto lo dimostrarono eccome. E, a parere delle due ragazze della Palazzina Augurey, dimostrarono anche di avere la faccia come il didietro di un Erumpent.
Nelle successive due settimane, infatti, Harry e Draco si esibirono in eccessive – per non dire spropositate – e false cortesie durante le interazioni sociali di gruppo.
Un continuo "amico, posso offrirti qualcosa da bere?" o ancora "ho pensato che potesse interessarti che quel ragazzo ti sta guardando, amico" oppure nella manifestazione peggiore del gioco chiamato "tu lo conosci il mio amico Potter?" per presentare il suddetto agli estranei. Come se ci fosse qualcuno nel Mondo Magico che non fosse al corrente di chi fosse Harry Potter.
Tuttavia, nella sfera privata, i due trovarono mille espedienti per incorrere in litigi dalla dubbia credibilità che, di conseguenza, si traducevano in atti sessuali perpetrati negli angoli più bizzarri.

«Che buono questo ammorbidente, Malfoy, c'è anche da uomo?!»
«Almeno i miei vestiti profumano, al contrario dei tuoi calzini che sembrano essere appena usciti da una serra di Mimbulus Mimbletonie!»
E via di acrobazie sulla lavatrice.
«Questo Frullobulbo non è il solito che prendi, Malfoy».
«No, era finito. In più che te lo offro vuoi anche lamentarti?»
«Ma chi ti ha detto niente, era solo una constatazione!»
«Con quella faccia schifata?!»
«È la mia faccia!»
«E allora fatti un Incantesimo Distensore, che con quelle rughe mi sembri la McGranitt!»
Il pallet adibito panchina in terrazza, che aveva resistito ad anni di serate, si sfondò all'alba di una mattina di luglio.
«È stata una partita davvero avvincente, come sono contento che i Catapults si stiano riprendendo».
«Già, anche io, anche se avrei voluto durasse un po' più a lungo. Johnson ha preso il Boccino dopo soli quindici minuti!»
«Cos'è, una frecciatina, Malfoy?»
«Ma di che stai... ohoh, hai la coda di paglia, Potter?»
Non fu facile spiegare a Hermione, Pansy e Ron perché si fossero assentati mezz'ora nel bagno dello Shame-rock. Non che non lo avessero già capito tutti, ovviamente.
Il giorno prima persino il povero poltergeist Gazza era stato sfrattato dall'ascensore, per far spazio alle performance di quei due. Per cos'è che avevano litigato? Ah, giusto, perché a Draco non piaceva il cappello di Harry.
Per non parlare di quella mattina in cui Draco si era alzato con un ciuffo in disordine e aveva dato la colpa a Potter perché, a parere suo, gli aveva attaccato la Malattia dei Capelli a Cazzo di Crup.
O quando a Harry era arrivato un Odgen Stravecchio senza ghiaccio quando l'aveva chiesto col ghiaccio e, chissà come, la colpa l'aveva fatta ricadere su Malfoy.
Una volta avevano persino litigato perché si erano accusati di stare litigando troppo.
Insomma, ogni scusa era buona per accusarsi, sbottare e fornicare su ogni superficie piana o sconnessa che fosse.
Tutto ciò condito da un contorno delle suddette finte cortesie davanti a tutti gli altri.
Hermione, che già era un fascio di nervi per l'imminente matrimonio, spaccava qualcosa ogni volta che li vedeva ostentare amicizia in pubblico. Pansy, invece, aveva saggiamente deciso di ignorarli fino a data da destinarsi.

 

L'apice lo raggiunsero però a fine luglio, durante l'addio al celibato di Ron. Harry aveva organizzato tre giorni prima del matrimonio un aperitivo a Candem Magic con gli amici più stretti e poi tutti in Calderoneria a sentire la presentazione del nuovo album delle Sorelle Stravagarie. L'invito era stato esteso a chiunque.
«Sarà una serata leggendaria! C'è un sacco di gente che non vediamo da anni!» constatò Malfoy appena entrato in discoteca, nel vedere il fiume di persone accalcate nella pista di ballo.
«Un sacco di possibili rimorchi!» confermò Harry, già piuttosto alticcio dal lungo e impegnativo aperitivo.
«Oh, così mi piaci, Potter! Buttiamoci!»
Insieme si gettarono nella mischia con un sacco di buoni propositi. Ron era talmente imbottito di Diagon Mule che a metà concerto salì sul palco a cantare Do The Hippogryff insieme alla band e, giusto per mostrare al mondo la sua grazia da bisonte, si ruppe una gamba facendo stage diving. Riuscirono a ripararla immediatamente, ma tutta l'adrenalina e la gradazione alcolica scesero di botto e si addormentò sui divanetti a lato della pista.
Tutti gli altri, invece, continuarono a darsi alla pazza gioia, ballarono e tracannarono Odgen anche dopo il concerto, quando iniziò la musica orribile del Dj Set.
Una serata leggendaria per davvero fino a quando, tuttavia, Harry si ritrovò a vagare verso il bagno alla ricerca di Neville – sperduto da oramai una buona mezz'ora – e si ritrovò a interrompere una coppia di ragazzi che pomiciavano appassionatamente.
Harry fece per scusarsi dell'intrusione ma, quando si accorse che uno dei due fosse nientepopodimeno che Malfoy, il fiato gli morì in gola. E tutto il castello di carte che si era costruito intorno crollò rovinosamente a terra, insieme alla dignità.

Non riuscì a capire se la sensazione che provò fu rabbia, tristezza, sconforto, delusione. Tutto ciò che gli fu chiaro, però, era che gli facesse un male cane. Gli occhi gli pizzicarono, così come le guance. Avvertì l'immediato bisogno di prendere la bacchetta e lanciare uno Schiantesimo al tizio in questione, allontanarlo dalle mani di Malfoy e, infine, appendere Malfoy al soffitto con un Levicorpus.
Ma che diritto ne aveva, in fin dei conti? Nessuno.
Malfoy lo fissò di rimando con la fronte corrucciata e quegli occhi grigi che, in quel momento, Harry si rese conto fossero belli da fare male. Si rese conto che avrebbe voluto che guardassero solo lui, solo e unicamente lui. Che quelle mani non toccassero nessun altro. Si rese conto solo in quel momento di ciò che provava oramai da tempo, di ciò che aveva tentato di nascondere, soffocare sotto un cuscino.
E fece male perché era evidente che Draco non provasse lo stesso, che non volesse lo stesso quindi, prima ancora che potesse dire qualcosa, decise che quello fosse il momento opportuno per raccogliere i suoi pezzi e scappare.
Draco giurò di non aver mai visto la faccia di Harry contratta da una smorfia così dolorosa. Non dai tempi della guerra, almeno.
«Potter!» lo chiamò, ma oramai se ne era andato.
Non ebbe neanche un secondo di esitazione nell'inseguirlo e lasciare il povero Tizio – perché era quello il suo nome, giusto? - imbambolato nell'anticamera del bagno. Lo rincorse per tutta la pista di ballo oramai semivuota fino a ritrovarsi fuori, sulla strada acciottolata di Hogsmeade.

La luna era piena e alta nel cielo, ma Harry guardava in basso, appoggiato alla staccionata di una via periferica.
C'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto quello, e Draco lo capì.
«Potter».
Harry alzò la testa con grande sforzo, aveva gli occhi lucidi e le guance rosse come fragole.
«Ehi, Malfoy, che ci fai qui?» disse con un tono di casualità che uscì davvero, davvero male.
E Draco comprese tutto solo da quelle parole, dal tremore della voce, dagli occhi verdi che stavano lottando per non affogare.
Si sentì sprofondare.
«Potter... che diavolo succede?» domandò con un filo di voce.
«Niente... niente. Volevo solo prendere aria» tentò di giustificarsi, ma gli occhi di Malfoy tradirono una certa preoccupazione. «E non mi guardare così!»
«Come ti sto guardando?» domandò Draco. Non c'era arroganza nelle sue parole, non c'era più la voglia di litigare, di accusare.
«Come se ti facessi pena» sbottò infine Harry, prendendosi la testa tra le mani.
Malfoy avrebbe voluto controbattere che non gli faceva pena, ma che fosse solo preoccupato per lui, che gli dispiaceva che ci fosse rimasto male, che non avrebbe voluto che andasse così.
Draco aveva smesso di pensare, quella sera, quando quel tizio gli si era avvicinato e lo aveva baciato. Si era costretto a farlo, perché il primo pensiero era stato quello di allontanarlo e dirgli che era impegnato. Ma non era vero, diamine, non era vero! Non era impegnato e solo il fatto di aver pensato una cosa del genere lo aveva fatto sentire male – mai nella vita aveva pensato una cosa del genere! - quindi si era costretto a spegnere il cervello e non badarci. E aveva anche funzionato, finché quell'idiota di un Potter non era entrato.
Inizialmente aveva pensato che non ci fosse motivo di sentirsi in colpa. Era stato Harry il primo a dire che c'era gente da rimorchiare quella sera, no? Ma poi lo sguardo di Harry aveva parlato da solo.

«Ho capito, ok? Non vuoi niente da me, ed è giusto così, quindi rimaniamo amici e basta» continuò quindi Harry.
«Non mi sembra che stia funzionando» disse Draco, serio.
«No che non sta... Draco, senti, puoi solo far finta di niente e tornare a fare... quel che stavi facendo?»
Il solo pensiero di ciò che Malfoy stesse facendo poco prima gli fece salire la bile, ed era profondamente sbagliato.
«Non ho voglia. Non mi va» esalò Draco, sincero. L'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stata tornare da Tizio, tornare dentro a divertirsi quando lì c'era Harry sull'orlo delle lacrime.
Per colpa sua.
Si guardarono con occhi gravi e la consapevolezza di tutto ciò che stava succedendo li travolse come una mandria di Thestral in corsa. Le ultime carte del loro castello di false convinzioni crollarono.
Il suono lontano dei bassi della discoteca cessò in quel momento, niente rimase a coprire quel vuoto.
«Che cosa ci succede?» domandò quindi Harry, supplichevole.
«Non lo so. Ma non... forse hanno ragione loro» convenne Draco, riferendosi alle convinzioni di Hermione e Pansy. «Non siamo amici» disse, con un filo di voce e un groppo in gola. «Non possiamo esserlo».
Harry divenne paonazzo.
«E ALLORA CHE COSA DIAVOLO SIA-» fece per urlare, ma le labbra di Malfoy gli tapparono la bocca. Si stava arrabbiando e Draco l'aveva zittito, come era successo nelle settimane precedenti. Ma no, non poteva essere così, non doveva essere così. Harry lo allontanò di scatto, molto meno rude di ciò che avrebbe voluto.
Draco si sentì stupido oltre l'inverosimile. Come diavolo gli era saltato in mente di baciarlo?!
«No. No, Malfoy. Non voglio. Non voglio questa roba, non...» sussurrò, senza guardarlo negli occhi. La presa di coscienza fu dolorosa come una Maledizione Cruciatus. «Forse è meglio se stiamo un po' lontani».
Draco spalancò la bocca e faticò a respirare. Avrebbe voluto controbattere qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ne uscì niente. Non riuscì a districare i pensieri, non riuscì neanche a capire perché e come erano giunti a tanto.
Ma era evidente dallo sguardo di Potter che quella fosse l'unica soluzione per non impazzire, per non cadere in quella dinamica malsana che li aveva avvolti nelle settimane – o meglio, nei mesi – precedenti.
Annuì in silenzio e Harry, prima di poter versare quelle dannatissime lacrime che era riuscito a tener dentro fino a quel momento, sorrise forzatamente, voltò le spalle e si incamminò di nuovo verso il locale.
I capelli argentei di Draco, alla luce della luna, brillarono in quella via buia di Hogsmeade. Dentro di lui, però, c'era solo l'oscurità.
«Harry...»

 


 

Quando Draco rientrò alla Palazzina Augurey, trovò Pansy sul divano ancora sveglia, intenta a fumarsi una sigaretta di Frullobulbo con accanto una Granger svenuta sulla poltrona con una coperta gettata addosso. Sintomo che, era evidente, anche l'addio al nubilato di Hermione fosse stato leggendario.
«Ehi! Com'è andata?» trillò Pansy, noncurante di parlare a voce alta. Neanche uno scontro di Bolidi avrebbe svegliato Hermione, in quel momento.
Draco alzò le spalle e le si sedette accanto in silenzio e poi, senza riuscire più a trattenere nulla dentro di sé, si prese la testa tra le mani e pianse. Per la prima, primissima volta dopo molto tempo.
Pansy, allibita e preoccupata, gli si fiondò addosso e lo strinse forte.
«No, no... tesoro... non fare così».
Lo sentì singhiozzare più forte e non disse nulla, si limitò ad accarezzargli i capelli e aspettare che gli passasse. Ci vollero dei buoni minuti e parecchi fiati di Frullobulbo per farlo calmare.

«Sono un coglione» decretò infine, asciugandosi le lacrime con il dorso delle mani.
«Sì che lo sei» confermò Pansy con dolcezza, sincera e comprensiva.
Draco la guardò storto ma si mise a ridere. Da parte di Hermione, nel frattempo, nessun segno di vita, se non il lieve russare.
Ma, conoscendo l'astuzia della ragazza, Malfoy eseguì un Muffilato tanto per stare tranquillo e parlare liberamente con la sua amica.
«Non avrei dovuto. Sapevo che Potter fosse così, è un Grifondoro, è uno che vuole delle robe come si deve...» spiegò.
Pansy corrucciò le sopracciglia e negò con la testa. «Non è per questo che sei un coglione».
«No?»
«Sei un coglione perché dopo tutto questo tempo non ti sei accorto che ti sei innamorato di Potter, esattamente come lui è innamorato di te».
Draco spalancò la bocca, oltraggiato.
«Non sono innamorato di Potter!» asserì con una risata nevrotica.
«Non ti vedo piangere da dopo la guerra, Draco!»
E Draco si zittì.
L'ultima volta che aveva pianto era stato dopo il diploma, quando si era ritrovato costretto a tornare a casa dai propri genitori per la prima volta dopo la guerra. Non aveva voluto tornare lì, non dopo gli orrori che aveva vissuto quando Voldemort aveva fatto del maniero il suo quartier generale.
Deglutì a quel pensiero e scosse la testa. Non era il caso di ricordare quella merda.
«Sto piangendo perché... Potter è un mio amico e non voglio farlo soffrir-oh, Merlino, non ci credo neanche io a queste stronzate!» sbottò infine, prendendosi di nuovo la testa tra le mani.
Ma a chi voleva darla a bere? A Pansy? Pansy lo conosceva più di chiunque altro, forse lo conosceva meglio di quanto si conoscesse lui stesso.
Inutile continuare a nasconderlo, inutile continuare a fingere.

Stava piangendo perché era la prima volta che desiderava che qualcuno gli rimanesse accanto, che qualcuno lo accettasse, era la prima volta che provava qualcosa del genere e lo spaventava a morte. Stava piangendo perché vedere Harry andarsene via, rifiutarlo, non dargli neanche una possibilità gli aveva fatto male. Ma, più di tutto, gli aveva fatto male averlo deluso, averlo fatto piangere. Sapere che stesse male per colpa sua. Si sentì tremendamente in colpa e provò la grande paura che fosse troppo tardi, che Harry non avrebbe mai scelto di stare con lui dopo quello che aveva combinato.
Pansy, però, sorrise e lo riportò alla realtà, lontano dalle paranoie.
«Che schifo. Ti sei innamorato di Potter».
Draco scoppiò a ridere di cuore.
«Già, mai fu fatto più grave torto al buon gusto».
Per Morgana, si era innamorato di un Grifondoro!


 

 
Continua...


ANGOLO DI EEVAA:
Ops, I did it again! 
Oh, dai, non vi aspettavate di certo che le cose andassero lisce... oramai mi conoscete da tempi immemori xD (a proposito, avete notato che questo capitolo inizia esattamente come uno di quelli di The Wild Rover? Sono la regina dell'autocitazionismo, che schifo).
Beh, di fatto di "benefici" nelle precedenti settimane Harry e Draco se ne sono concessi a iosa, mi sembra inutile specificarlo. Un vero peccato che queste cose portano quasi sempre a un punto di svolta, oppure un punto di rottura come in questo caso. 
I due sono diversi sotto molti punti di vista, questo li rende incompatibili a far funzionare il rapporto di "amici con benefici". 
E quindi? Draco e Harry decideranno di farla finita e restare semplicemente amici oppure porteranno la relazione a un livello successivo?
Manca ancora un capitolo e possiamo definire il loro rapporto come "la relazione di Schrödinger": fino a che non leggerete l'epilogo, la loro relazione sarà finita o appena iniziata nello stesso tempo. Whuhahahaha, sono anche la regina delle stronze.
Bene, vi aspetto tutti all'epilogo di settimana prossima! T___T ancora non ci credo che siamo in dirittura di arrivo. 
Grazie di nuovo a tutti e grazie come sempre a Pally93 per le correzioni e per i commenti esilaranti <3 
Un abbraccio,
Eevaa
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eevaa