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Autore: mgrandier    21/02/2021    8 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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25. … naturalezza
 
Li raggiunge in soggiorno, ristorato dalla doccia e finalmente rilassato; pensare a loro come a una coppia gli provoca ancora un leggero brivido alla nuca, ma trovarli insieme sul divano ormai arrangiato a letto, lui semi sdraiato e lei seduta nel suo abbraccio, con la schiena appoggiata al suo petto, mentre guardano insieme il pc che lei tiene sulle ginocchia, lo induce istintivamente a sorridere. Sono belli, insieme, deve ammetterlo; esprimono una sintonia che non ha nulla di sdolcinato e appare come il legame più naturale che abbia mai visto. Niente a che vedere con la timidezza di Yayoi accanto a Misugi, né con il fare sempre un po’ distaccato di lui; nulla che faccia pensare al legame burrascoso tra Ryo e Yukari. Sono anche diversi da come si vede con Sanae, perché, ora se ne è reso conto, Yuki e Wakabayashi hanno un equilibrio differente e i loro modi di fare sembrano compenetrarsi, mentre lui si sente completato da Sanae. Sono affascinanti, non può negarlo, e comprende quanto lui tenga a lei anche ripensando a come la sua indole irruenta apparentemente sopita con gli anni si sia risvegliata per difendere proprio il loro legame. Poterli osservare in questo frangente è un privilegio che forse avevano riservato solo a Kaltz e incredibilmente si accorge di non sentirsi di troppo, chiuso in questo appartamento insieme a loro, perché ora li vede così calmi e affiatati e non può che sorridere e sentire che non avrebbe potuto essere altrimenti, tra loro.
- Lavorate alla tua tesina? – conosce la risposta, ma ritiene doveroso introdursi in qualche modo, perché ha visto come siano assorti entrambi nella lettura e ha ragione di credere che nessuno dei due abbia notato la sua presenza.
Lei resta con l’attenzione al pc, mentre Wakabayashi si volge a lui per rispondergli – Già. E’ l’ultimo elaborato da presentare prima di concludere lo stage e lei ci sta lavorando ormai da settimane. -
- Come farete quando Yuki dovrà rientrare? – la domanda gli sfugge spontanea e un po’ si pente di aver messo in tavola un argomento certamente spinoso.
- Non lo so. – ammette Genzo e il tono è mesto, mentre si piega un po’ in avanti per sfiorare la guancia di Yuki con la propria e la stringe un po’ di più nel suo abbraccio – Intanto, speriamo che possa rimanere ancora qualche mese ad Amburgo; poi ... –
- Il Giappone è lontano. – sussurra Tsubasa, quasi tra sé e sé – Non mi era mai sembrato così lontano come adesso. –
- Allora sai bene che in qualche modo dovremo organizzarci: quando non potrò viaggiare io, cercherà di raggiungermi lei. Anche se so che non sarà facile, in questo modo. –
- Sarà difficile per entrambi, a meno che lei non si cerchi un lavoro qui, terminati gli studi. – osserva con un’alzata di spalle.
Wakabayashi sembra sorpreso nel sentirlo formulare una simile ipotesi; forse non aveva immaginato che potesse già spingersi tanto avanti nel tempo, nell’immaginarli insieme o, piuttosto, a spiazzarlo è il fatto che lui stia pensando a soluzioni perché possano continuare a stare vicini.
- Mi piacerebbe stabilirmi qui: Amburgo è molto accogliente. – concorda lei che non distoglie lo sguardo dal pc ma evidentemente non si è persa una sola parola del loro scambio – E’ la città di Genzo e la sento già un po’ anche mia. –
- Oppure, potrei spostarmi io. – il portiere esprime il suo pensiero con una tale leggerezza che per qualche istante nessuno sembra fiatare, fino a quando Tsubasa, per primo, realizza quello che lui ha detto.
- Cosa faresti, tu?! –
- Ho detto che potrei spostarmi io: niente mi ha mai fatto davvero considerare la possibilità di lasciare Amburgo, nonostante io abbia ricevuto più di una proposta allettante … ma per lei, potrei anche considerare di tornare in Giappone. Sono il portiere della Nazionale: non credo che avrei difficoltà a trovare un ingaggio, se dovessi esprimere il desiderio di rientrare in patria. – spiega con naturalezza.
Yuki drizza le spalle, lascia persino la tesina per girarsi a cercare Wakabayashi – Non sarebbe la stessa cosa, Genzo, e tu lo sai benissimo: qui giochi a un livello molto superiore a quello della JLeague! Non devi nemmeno pensare di sacrificare la tua carriera per me. –
- Nemmeno tu devi sacrificare la tua carriera, per me. – le risponde pronto lui, ma Yuki è veloce a ribattere, come se avesse già avuto modo di riflettere sulla questione.
- Io non devo sacrificare niente perché la mia eventuale carriera è tutta da costruire: devo solo decidere dove iniziare. Tu invece hai una posizione invidiabile che ti sei guadagnato con anni di determinazione, impegno, fatica e dedizione assoluta che io posso a mala pena intuire! -
- Quanto a determinazione … anche tu non scherzi, Hälfte. – Wakabayashi se la ride, ma nel suo sguardo è palese l’ammirazione che muove i suoi sentimenti. Poi improvvisamente distende le braccia sopra il capo, stiracchiandosi e soffocando uno sbadiglio – Ad ogni modo, si è fatta mezzanotte e non credo che sia il caso di risolvere adesso questioni così importanti. – La sua mano chiude il pc davanti a Yuki per sfilarlo dalla sua presa e sistemarlo sul tavolino poco distante – Direi invece che sia il caso di andare a dormire. –
- Ben detto, Wakabayashi! – concorda Tsubasa sollevandosi dal divano letto e raggiungendo il suo trolley abbandonato in un angolo del soggiorno, per poi piegarsi e mettersi a rovistare al suo interno – Prima, però, dovrei mettere in carica il telefono … altrimenti domani sarò proprio a secco e chi la sente, poi, Sanae! – Affonda le mani tra i vestiti, ribalta più volte tutto il contenuto della valigia e tenta una ricerca anche nelle tasche laterali, prima di lasciarsi sfuggire un – Oh, cazzo … -
- Fammi indovinare: non hai portato il carica batteria. – Yuki l’ha raggiunto e se ne sta con i pugni puntati sui fianchi e un sorrisetto storto.
- Ehm … esatto. – ammette Tsubasa con un sospiro – Devo averlo lasciato davvero a casa … forse nel borsone, o nella valigia; o magari … - Cerca di recuperare quando sia l’ultima occasione in cui l’ha utilizzato; immagina che sia la scorsa notte, in vista della partenza per Amburgo, ma non riesce a ricordare meglio dove possa essere rimasto il cavetto incriminato.
Lei si limita a scuotere il capo; avrebbe tutte le ragioni per infilare una serie di rimproveri e prese per i fondelli, ma smuove appena le spalle soffocando una risata, mentre si allontana verso il disimpegno - Dai, vieni con me: dovrebbe andare bene uno dei miei. –
Così Tsubasa la segue fino alla camera, dove lei si siede sul letto mentre Wakabayashi, dall’altro lato della stanza, si sta sfilando la maglia e poi, rimasto a dorso nudo, si sistema dalla sua parte del materasso, distendendosi e godendosi la scena. Yuki afferra un cavetto già collegato alla presa, mettendo in carica il proprio telefono – Dovrebbe essercene un altro, di scorta, da qualche parte … -
- Credo nel tuo cassetto, Yuki: era quello che avevi perso … salvo poi ritrovarlo non appena ne abbiamo comprato uno nuovo. – Wakabayashi lo precisa sorridendo e scambiando un’occhiata con Tsubasa – Buon sangue non mente: avete un certo feeling con i cavetti … -
Lei non pare aversene a male, gli indirizza una smorfia e poi tira il cassetto, smuovendo tutto il suo contenuto e trovando finalmente quello che cerca; tuttavia Tsubasa, che ha seguito ogni suo gesto, sperando di essere di aiuto, non può che soffermare la sua attenzione su qualcosa d’altro, che dentro a quel cassetto fa bella mostra di sé e non distoglie lo sguardo da quella scatola di preservativi nemmeno quando Yuki agita il cavetto sotto al suo naso.
Ecco, a quello non aveva proprio pensato; o forse, ci aveva pensato ma aveva preferito non soffermarsi troppo sui dettagli. Loro stanno insieme, lei evidentemente dorme nel suo letto ormai da tempo … e a questo punto non può che avere la certezza che qualche tappa sia già stata bruciata anche sotto il profilo intimità. A cosa si riferisse Wakabayashi dicendo che lo imbarazzava il fatto che lui potesse pensarlo così vicino a lei, ora è fin troppo chiaro. Due più due. Deglutisce, sente un leggero fastidio arrampicarsi dalla base della schiena fin sulle spalle in un formicolio che lo mette a disagio e lo lascia sospeso, incapace di muoversi, e in un attimo il pensiero corre a se stesso, ai momenti trascorsi insieme a Sanae, alla voglia irrefrenabile di spremere ogni istante dei giorni che avevano da trascorrere insieme per legarsi in modo sempre più stretto, quasi per prendere fiato prima della lunga apnea che li avrebbe tenuti separati dopo il ritorno in Europa. Non riesce a scacciare quelle immagini, né le sensazioni che tornano a galla al solo pensare a Sanae, e il brivido che corre sulla pelle prende una forma completamente diversa, spingendo dall’imbarazzo al bisogno …
Si riprende solo quando Yuki gli afferra la mano per lasciargli tra le dita il carica batterie e lo apostrofa decisa – Sveglia, Tsubasa! E soprattutto, non fare quella faccia: gira voce che tu sia intenzionato a cercare un appartamento tutto per te, per poter stare in santa pace con Sanae ogni qualvolta lei avrà la possibilità di raggiungerti. Sappiamo che non sei innocente come vorresti farci credere! –
Tsubasa si riscuote, spalanca gli occhi e li fissa in quelli della sorella – E tu come …? –
- Io ho le mie fonti. Tu, invece, organizzati! – taglia corto lei indicando il contenuto del cassetto con un cenno del capo, per poi afferrarlo per i fianchi inducendolo a voltarsi e infine dargli una leggera spinta proprio sul sedere – Buona notte, Tsu. –
Quando si allontana per raggiungere il suo letto, in soggiorno, con la mente che rimbalza tra i preservativi e quel riferimento alle sue intenzioni, rivelate solo a Sanae, si sente parecchio in imbarazzo … ma poi non può che scuotere il capo, divertito, ridendo anche di se stesso.
– Buona notte, ragazzi! – li saluta, mentre si sistema sotto le lenzuola e l’unica cosa che ottiene in risposta è la lunga risata di Wakabayashi che si interrompe solo quando facendo eco alle parole di Yuki gli grida – Sogni d’oro, Tsu! -
 
Kaltz aveva ragione: le spiagge di Timmerdorfer sono davvero attrezzate in modo superbo e loro non hanno avuto nessuna difficoltà a trovare un lido adatto alle loro esigenze. Oltre ad un paio di sedute imbottite con una curiosa struttura ombreggiante[i], hanno ottenuto una cabina, servizi e un bar rifornito a completa disposizione, su una spiaggia ampia, pulita e relativamente poco affollata.
Dopo un primo bagno nell’acqua limpida e fredda del Baltico e una fin troppo lunga sessione di asciugatura sotto il sole arrogante della tarda mattinata, Yuki si solleva dall’asciugamano, si calca sulla testa il cappello rubato a Genzo, che se ne sta placidamente steso al suo fianco a pancia in giù, e si guarda attorno, scrutando per qualche attimo la spiaggia – Basta, mi sento completamente arrostita: io vado a rifugiarmi all’ombra. –
Genzo punta i gomiti per sollevare le spalle, strizza gli occhi per la luce forte – In effetti sei già stata fin troppo al sole, Yuki. Nonostante la crema, rischi di scottarti … -
- Io invece rischio di rompermi le palle. – il commento di Kaltz fa girare anche Tsubasa che pareva essersi appisolato – Non fa per me starmene steso ad abbrustolire sotto il sole. Tiriamo fuori il pallone? –
Tsubasa, incuriosito, si mette a sedere, mentre Genzo rotola su un fianco per cercare di seguire i movimenti Kaltz che si allontana da loro per andare a frugare nella sua sacca e poi fa ritorno con un pallone colorato sotto braccio. Yuki vede il fratello sollevarsi dall’asciugamano annuendo – Per me va bene! Ma non dite che è stata una mia idea … – e al suo fianco, Genzo si copre il viso con una mano, lanciando un leggero lamento, prima di tirarsi in piedi.
- Non ci credo … anche in spiaggia! Kaltz! Ma cosa ti viene in mente? –
Lei ride divertita nell’osservare lo scatto con cui Tsubasa ha raggiunto il tedesco che già sta tracciando segni sulla sabbia fine, arrangiando una metà campo, ma poi vede che Genzo si china davanti a lei.
- Questo mi serve … - le sussurra, lasciandole un leggero bacio sulle labbra e sfilandole il cappello dal capo – Non posso certo tirarmi indietro davanti ad una sfida di calibro internazionale! - per poi allontanarsi con passo tranquillo, il fisico asciutto ben in vista e la pelle appena lucida che ancora porta i segni dell’ultimo bagno.
Solo allora, dallo stadio improvvisato, Kaltz si agita come colto da una illuminazione – Ho un’idea! Non potete dirmi di no! Senti, Tsubasa, abbiamo il SGGK da battere e un buon motivo per tenerlo sull’attenti: dieci minuti di gioco, tutti contro tutti e chi gli segna, prende un bacio dalla principessa! – il suo indice punta su Yuki e la sua voce aggiunge secca - Un bacio come si deve! –
Yuki, che sta arrivando alla sdraio, si blocca e si gira di scatto urlando – Kaltz! Ma cosa stai ...? – mentre Tsubasa, che aveva già preso posto sulla linea di metà campo, si guarda attorno cercando Genzo con espressione stranita.
– Ma è mia sorella! – si lamenta fingendosi scandalizzato e chiedendo sostegno in Genzo che, da parte sua, conoscendo il tedesco, si limita a borbottare qualcosa scuotendo il capo.
- E’ un idiota, Tsubasa, cosa vuoi che ti dica? – ma in fondo la sua espressione è divertita e probabilmente conosce abbastanza bene il tedesco da sapere che nonostante le sue idee bislacche, quando vuole, sa essere di compagnia come nessun altro.
- Vorrà dire che se segna Tsubasa, il premio lo ritiro io. – taglia corto Kaltz che nel frattempo ha piazzato il pallone a terra, ai piedi dell’altro in attacco, e poi mima una linea orizzontale con un movimento del braccio disteso – Hälfte, tu controlla la traversa un metro sopra la testa del tuo bello! –
- Ma che un metro sopra la mia testa? – Genzo protesta, anche se sta ancora ridendo – Al massimo possiamo fare la porta del calcio a sette: due metri in tutto, niente di più! –
- Gen, sei tu due metri … che gusto ci sarebbe? – si lamenta Kaltz, mentre alle sue spalle Tsubasa osserva lo scambio sempre più divertito e alla fine, in un batti e ribatti, la coppia dell’Amburgo riesce a trovare un accordo, quando Kaltz cede con un gesto ampio del braccio – Ok! Due metri e non se ne parla più, ma la larghezza è quella che ho segnato in terra. -
Quando si mettono a giocare, nonostante le risate, la loro indole combattiva viene a galla e persino Yuki resta affascinata di fronte ai movimenti rapidi, alla precisione degli scatti e alla forza dei tiri con cui sia Kaltz che Tsubasa cercano di sfondare quella specie di porta difesa da Genzo. Sono svelti, quando corrono, e benché tengano il capo basso, scorge i loro sguardi attenti, pronti a cogliere i minimi movimenti dell’altro, anche in quelle nuvole di sabbia che sollevano ad ogni passo. La sfida tra Kaltz e Tsubasa è uno spettacolo che in pochi minuti attira qualche curioso a bordo campo. Gli spettatori si improvvisano raccattapalle e quando Yuki si avvicina, mischiandosi con i presenti, coglie qualche commento qua e là. Si trovano a poca distanza da Lubecca, i tifosi dell’Amburgo non mancano, e qualcuno ha riconosciuto Kaltz e Genzo, oltre ad aver notato la classe del terzo in campo, ipotizzando immediatamente di chi possa trattarsi e trovando conferma in rapide ricerche sul web. Lei segue il gioco, scorge l’espressione concentrata di Genzo ed è letteralmente rapita dal suo modo di piazzarsi tra i pali immaginari … Non l’ha mai visto giocare a calcio così da vicino e nonostante la situazione, che è tutto fuorché ufficiale, non può che restare senza parole, ammaliata da ogni suo movimento, dal suo mantenere la posizione e dalla potenza che sprigiona quando si lancia per afferrare la palla o quando avanza per anticipare i rivali. I tentativi di tiro si susseguono, i tifosi si scaldano e la spiaggia si trasforma in uno vero stadio quando Tsubasa scarta Kaltz, alza la palla e salta per tentare una rovesciata; la sfera è un proiettile dalla traiettoria inusuale, gli spazi ravvicinati non giocano a favore di Genzo che si lancia di lato in uno scatto repentino e qualcuno sta già festeggiando il goal, quando, malgrado tutto, lui riesce a raggiungere la palla e a tirarla a sé in una stretta sicura.
I dieci minuti stabiliti da Kaltz sono più che trascorsi e Genzo, nonostante gli innumerevoli tiri dei due in campo, ha difeso la sua porta, mantenendo fede alla sua fama.
- Hai vinto, Gen! – esclama Kaltz rassegnato correndo sulla sabbia per raggiungerlo, sudato e piuttosto affannato – Dovevo immaginarlo che mettendo in palio un bacio di Hälfte non ci avresti lasciato neanche un millimetro scoperto! – e poi gli tende la mano per aiutarlo a rialzarsi.
Tsubasa, alle spalle del tedesco, li osserva mentre con un polso toglie il sudore dalla fronte e poi si smuove i capelli, liberandoli dalla sabbia – Resti sempre il migliore, Wakabayashi … e anche tu, Kaltz, non sei niente male! -
- In realtà, la sabbia fa la differenza più per voi, che per me … - minimizza Genzo scuotendosi la sabbia di dosso - … ma comunque vi ho battuto! – conclude puntando l’indice sugli avversari per poi farsi largo tra la piccola folla di presenti, raggiungendo Yuki e chiedendole diretto - Il mio premio? -
E’ davanti a quel pubblico di tifosi da spiaggia, che ormai stanno attorniando i giocatori per un selfie e un autografo, che Genzo con un sorriso colmo di soddisfazione si prende il suo premio, travolgendo Yuki in un abbraccio e in un meritatissimo bacio; Kaltz, sempre pronto a cogliere le occasioni migliori, urla – E bravo Gen! – e passa un braccio attorno alle spalle di Tsubasa sostenendosi a lui proprio mentre questo si porta pollice e indice alle labbra per un lungo fischio di approvazione che accende di rimando l’ilarità di tutti i presenti in un bonario caos di urla sguaiate e commenti soddisfatti gridati a gran voce.
 
Quando scioglie l’abbraccio di Yuki, Tsubasa sente uno strano nodo in gola e deve passarsi un palmo sugli occhi per scongiurare una figuraccia da sentimentale.
- Sono felice di essere riuscito a raggiungerti, Yuki … non puoi immaginare quanto. – riesce a dirle a mezza voce, e nei suoi occhi scuri legge tutta la sua felicità per quella ammissione – Ho fatto scoperte importanti … cose che proprio non mi aspettavo, ma questo mi rende ancora più orgoglioso di te. –
- Ti voglio bene Tsu … - è l’unica cosa che si lascia sfuggire, perché anche lei ha gli occhi lucidi e trattiene a fatica le lacrime - … Fammi sapere come vanno le cose … E con Sanae, mi raccomando! – e poi gli posa il palmo aperto sul petto, prima di stringerlo ancora una volta in un abbraccio.
Si lasciano quando l’altoparlante chiama per la seconda volta i passeggeri del volo per Barcellona e Tsubasa, prima di partire, sa di avere ancora un conto in sospeso. Si rivolge a Wakabayashi, apre le braccia in un cenno di invito e in attimo si trova in un nuovo abbraccio, stretto e fraterno, come solo un amico sincero potrebbe dargli.
- Buon viaggio, Tsubasa, e grazie per la visita … - lo saluta ma lui, prima di allontanarsi dal portiere, sente il bisogno di dirgli ancora qualcosa.
- Grazie, Wakabayashi. E … - con un cenno leggero, indica Yuki, appena discosta da loro, ora impegnata con Kaltz - … io sono … contento. Per voi. Davvero. –
- Meglio così, perché non ho nessuna intenzione di farmela scappare! – sdrammatizza il portiere in quella che sembra una battuta, ma che dal suo sguardo capisce essere intento più che serio.
Il silenzio tra loro dura solo un istante, ma lo sguardo che si scambiano è eloquente e diretto, fino a che lui non torna a spiegare un sorriso furbo, mormorando un - Non strapazzarla troppo, però … Intesi? – che riesce evidentemente a spiazzare Wakabayashi.
- Fammi salutare il tuo Capitano, Gen! Perché la prossima volta che ci vedremo non potrò essere così amichevole, con lui! – Kaltz si intromette, afferrando la mano di Tsubasa con una stretta potente e una energica pacca sulla spalla, allontanando malamente Wakabayashi, ancora zitto – Stai tranquillo, Tsubasa: questo qui te lo tengo d’occhio io! -
- A presto, Kaltz! E grazie anche a te! – lo saluta annuendo e in quella stretta sincera percepisce ancora una volta tutta la genuina amicizia che il tedesco condivide con il compagno di squadra.
Quando si allontana, cammina a ritroso, per qualche passo, fermando lo sguardo su Yuki stretta a Wakabayashi e su Kaltz, che dalle loro spalle li abbraccia entrambi, come uno strambo spirito custode, e in quel momento si sente pronto davvero ad andare, trattenendo nella memoria quell’immagine impagabile di amicizia e fiducia.
 
[i] Dalle immagini recuperate nel web, ho potuto constatare che su queste spiagge vanno per la maggiore dei curiosi trabiccoli ombreggianti con divanetto integrato


Angolo dell'autrice: pubblico con qualche ora di anticipo sul ritmo classico, ma perchè no? 
Tengo a ringraziare tutti gli amici che mi hanno lasciato le loro dimostrazioni di affetto e il loro sostegno: purtroppo, per me sono state due settimane molto difficili e tristi che però hanno segnato una svolta, oltre la quale non posso che reagire, in qualche modo. Il racconto, invece, passa da una pagina molto serena che mi auguro abbia portato anche a voi il calore che, sono convinta, hanno sentito i nostri protagonisti.
Grazie a tutti e ...  a presto.
maddy
  
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