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Autore: dragoargento    26/08/2009    0 recensioni
Questa volta ho voluto prendere i personaggi del gioco per inserirli in un contesto diverso: non più i Regni dei Draghi ma un mondo sterminato, dove i draghi non sono altro che una delle tante specie che lo popolano. La magia qui non esiste ed il susseguirsi dei fatti è determinato dalla forza delle armi... ma quaclhe cosa di inspiegabile sta accadendo ovunque e due male assortiti draghi guerrieri, opposti per carattere e cultura, si ritrovano a lottare assieme per ripristinare un equilibrio. Diciamo pure che si tratta di una prova. Buona lettura! Fatemi sapere...
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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l'esercito di malefor

L'esercito di Malefor


Malefor tracciò ancora un segno sulla mappa che aveva abbozzato sul terreno della propria tenda, basandosi sui resoconti degli esploratori che aveva inviato a sorvolare le zone interne del continente.

Stava ancora ponderando il prossimo obbiettivo da razziare con il suo esercito, quando un giovane drago viola, da poco entrato nell'età adulta, si era introdotto nella tenda.

Spyro attese paziente che il proprio signore si accorgesse di lui, nel frattempo lasciò che lo sguardo vagasse tutto attorno.

Si trattava di una sistemazione molto spartana, ricavata da tronchi di albero e costole di balena o mammut ricoperti di pelli, come la quasi totalità delle tende dell'accampamento che riuniva le tribù barbare dei draghi del Nord.

Il suolo era stato ricoperto di pellicce tranne uno spazio quadrato dove affiorava la nuda terra.

Un catino d'acciaio, dove bruciava del grasso animale, riscaldava l'ambiente ; nient'altro occupava lo spazio interno, tranne un ampio scudo circolare ed una gigantesca ascia.

-Vieni, avvicinati figlio mio...-

Disse il capo senza nemmeno alzare lo sguardo dalla mappa e facendo appena un cenno con la zampa artigliata.

-... padre...-

Il giovane fece un profondo inchino prima di raggiungere il fianco del più anziano drago viola.

-La prossima volta penetreremo con il nostro esercito nei territori interni di Avalar e sferreremo l'attacco alla capitale della Foresta d'Estate...-

-Perdonatemi padre, ma credo sia opportuno continuare a concentrare le nostre razzie lungo la costa, dove le difese sono più blande ed i villaggi più vicini alle nostre terre.-

-Ma dove sono anche molto meno ricchi trattandosi di soli popoli di pescatori o agricoltori-

-...ma padre...-

il giovane soffocò in gola le obiezioni quando Malefor gli ordinò di tacere con un solo gesto stizzito della zampa.

-Ascoltami molto bene Spyro, ora non si tratta più di provvedere al solo sostentamento del nostro clan, ora sotto la mia ascia ci sono svariate migliaia di draghi... sai cosa significa? Che per placare la loro fame abbiamo bisogno delle ricchezze e risorse di città popolose e di flaccidi ed imbellettati mercanti-

Il capo si allontanò dalla mappa per camminare in circolo lungo il perimetro della tenda con il lungo mantello di orso polare che frusciava ad ogni passo.

Quando parlò sembrava che si rivolgesse più a sé stesso che al figlio che lo seguiva con lo sguardo.

-Al contrario dei nostri viziati cugini del Sud, deboli ed inetti, la nostra razza sta lentamente morendo. Nonostante tutta la nostra forza e abilità, l'avarizia dei ghiacci sta pian piano avendo la meglio su noi tutti... per questo, quando ho conquistato il ruolo di capo del clan, mi sono adoperato, con guerre ed alleanze, a riunire tutti i popoli del nord. Noi abbiamo le potenzialità per dominare qualsiasi razza, l'intero mondo conosciuto ci appartiene; ma per realizzare questo non basta sottomettere solo qualche misero villaggio costiero... no! Intere città devono cadere nei nostri artigli! Ed ora siamo abbastanza numerosi da poter sostenere e vincere un assedio ad una vera e propria fortezza, comprendi ciò che ti dico?-

-Comprendo, padre-

Malefor annuì compiaciuto.

-Va e comunica agli altri capi tribù la mia decisione, mi aspetto l'intero esercito pronto a partire entro tre giorni...-

-Sì padre-

Spyro fece un inchino di congedo prima di uscire dalle tenda preoccupato e con l'umore completamente a pezzi.

Disapprovava del tutto la troppa sicurezza che il padre stava sempre di più acquisendo: certo, il loro popolo non aveva eguali per resistenza e ferocia, ed era passato a passo di danza da una vittoria all'altra, ma avevano sempre combattuto contro truppe inesperte, frettolosamente raffazzonata tra la popolazione locale.

Questa volta sarebbe stato diverso.

Ad attenderli sui bastioni ci sarebbero stati guerrieri addestrati e disciplinati per non parlare delle macchine da guerra che mai aveva visto e di cui aveva spesso sentito parlare con timore reverenziale dai pochi che avevano viaggiato per il Continente ed erano tornati con meraviglie da raccontare attorno ai fuochi.

Il giovane si aggirava a passi sostenuti per la tortuosa accozzaglia delle tende del campo, guardando con preoccupazione ed un po' di disgusto la disorganizzazione vigente che suo malgrado rifletteva lo stato dell'esercito di suo padre in battaglia: un ammasso di draghi furiosi ed urlanti.

Un brutto presentimento gli attanagliò le viscere, torcendole e rigirandole a suo piacimento.


Era così immerso nei suoi pensieri che andò a cozzare contro qualche cosa di duro e pungente che tintinnò non appena toccato. Si trattava di un teschio di tricheco vivacemente dipinto e decorato che pendeva da una collana formata da svariati crani, ognuno appartenete ad una specie diversa e differentemente colorati.

La proprietaria del monile lo fulminò momentaneamente con lo sguardo ma Spyro sostenne senza resa il peso di quegli occhi azzurri e duri.

Si trattava di un membro di un singolare clan dove, caso unico in tutta la genia dei draghi, le femmine erano assai più forti e massicce dei maschi, tant'era vero che avevano un ruolo di primaria importanza nella scala sociale in qualità di cacciatrici e guerriere.

L'intero popolo sembrava scolpito da un blocco di ghiaccio bagnato dai pallidi raggi dell'alba: tutti possedevano scaglie minute e di un rosa talmente tenue da apparire diafane, altrettanto chiari erano gli occhi.

Un po' di colore era però conferito dall'usanza di confezionarsi vistose collane con i teschi delle prede o dei vinti: più lunga era la fila dei trofei esibiti, più si dimostrava il proprio valore e quindi l'importanza all'interno del gruppo.

Ember esibiva ben cinque giri di collana, cosa alquanto precoce per la sua età, eppure non si avvicinava minimamente all'impressionante collezione della madre: il capo del clan.

Spyro ricordava perfettamente la prima volta che aveva visto la leader delle amazzoni e doveva ammettere che si era trattato di uno spettacolo davvero impressionante in quanto l'intero corpo della dragonessa era completamente seppellito dai teschi variopinti, tanto da farla sembrare un totem.

Non era stato facile per suo padre riuscire a trattare con lei e tanto meno stringere un alleanza.

Alla fine, sia Spyro che Ember erano state le merci di scambio di un'incerta diplomazia che si era conclusa con il matrimonio combinato dei due.

L'unione era stata suggellata il giorno stesso in cui i due anziani avevano fuso i rispettivi clan.

La questione non era per niente piaciuta ai novelli sposi, ma l'obbedienza dovuta ai propri genitori, nonché signori, li aveva spinti ad accettare comunque la loro sorte.

Si trattava tuttavia di una coppia veramente male assortita.

Il matrimonio non venne mai consumato, anzi, durante la prima notte di nozze il loro nido d'amore si era trasformato in un vero e proprio campo di battaglia dove entrambi avevano tentato di far valere la propria supremazia sul l'altro, ricorrendo persino alle armi.

Il mattino seguente li ritrovarono mezzi morti e dissanguati, sfigurati dagli innumerevoli tagli, graffi e morsi più o meno profondi e con diverse ossa fratturate.

Da quella burrascosa notte, dalla quale si ripresero completamente svariati mesi più tardi, era nato un mutuo accordo di indifferenza reciproca che aveva permesso loro di sopportare la convivenza forzata.

In seguito il tempo li aveva in qualche modo avvicinati, facendo sbocciare un affetto reciproco che mai però li fece considerare come coniugi, bensì come fratelli.

-Ummm... Cosa c'è che non va? E' inutile che fingi con me, è troppo tempo che siamo costretti a starcene ala contro ala... ormai ti conosco molto bene...-

Ember lo sovrastava, era più alta di lui di svariate spanne ed assai più massiccia; Spyro aveva ormai imparato quanto potesse essere sconveniente contrariarla...

-E' per via di mio padre...-

Disse infine con aria stanca.

-Ha deciso di attaccare la Foresta d'Estate in maniera troppo repentina, senza ponderare bene la situazione...-

-Sai, la notizia di una battaglia imminente mi ha sempre rallegrata (credi che qualche teschio di fauno starebbe bene sulla mia collana?), ma questa volta sono d'accordo con te... la cosa puzza di marcio... senza considerare che il tuo paparino ne ha già commessi di errori, tra i quali il più colossale è stato quello di appiopparmi te come compagno...-

Sentenziò il gigante rosa con un mezzo sorriso, dando un buffetto in testa ad uno Spyro piuttosto irritato, così come sono solite fare le madri con o propri piccoli.

-Dannazione! Smettila di trattarmi come se fossi un cucciolo!-

Disse quest'ultimo scostando di malo modo la zampa protesa di lei.

-Ok...ok... non ti piccare! Vado subito a dare la notizia alla mia gente, ci vedremo sul campo di battaglia, piccoletto!-

  
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