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Autore: L_White_S    23/02/2021    0 recensioni
" Non sempre gli angeli nascono con le ali "
Quando i nazisti portano gli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, il loro scopo non è solo quello di ucciderli…
Quando il re inglese attacca la Francia per riprendersi il trono, la guerra “dei cent’anni” diverrà il pretesto per celare le vere motivazioni del conflitto. Ma cosa hanno in comune questi avvenimenti storici?
Ice – il protagonista – è un ragazzo che si sveglia in un laboratorio ultratecnologico senza memoria. Gli esperimenti condotti lo hanno privato dei ricordi e solo dopo un accurato incidente, studiato – se vogliamo – inizia finalmente a trovare nel buio della sua mente quei flashback che faranno riaffiorare la verità, oltre che la luce.
La saga inizia con la ricerca delle origini di uno “dei dieci”, con un debutto fenomenale.
Si introdurranno domande che sorgeranno spontanee al lettore, quali la nascita del conflitto delle parti, sia di esseri
sovrannaturali che non, e di quanto possa un amore condizionare la vita…
Ice, durante il viaggio dettato dai ricordi, scoprirà una visione demoniaca che lo perseguiterà per tutto il tempo, manovrandolo come un burattino. Ma perché accade questo?
L’amore potrà riportarlo sulla retta via, perché la strada del male, è solo un bivio…
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO  3.0
 
 
 
 
 
   In poco più di qualche secondo Philip si materializzò, come fosse uno spirito, dentro la propria tenda; Angeline era distesa su una scomoda amaca e dormiva: aveva gli occhi arrossati, sembrava avesse pianto.
   Il senso di colpa invase il giovane facendolo inginocchiare d’innanzi a lei; senza rendersene conto iniziò a lacrimare e singhiozzare mentre con una mano tremante iniziò ad accarezzare la purissima pelle della fanciulla.
   Stava andando tutto a rotoli ed era lui la causa di tutto; le aveva mentito per proteggerla, non le aveva detto chi era per non perderla, ma nonostante tutti i suoi sforzi la stava comunque allontanando. E non era colpa di Ice.
   Quella sera era in vena di bere e ubriacarsi, non aveva la minima idea di come sarebbe finita quella storia, il moro era cambiato, era mutato completamente e c’era l’alta probabilità che fosse diventato il signore delle dominazioni…
   Conosceva bene quell’assurda gerarchia dettata dalla forza e dato che Ice di capacità ne aveva a bizzeffe, forse aveva vinto la partita a scacchi da un pezzo; persino le dominazioni non raggiungevano un grado di crudeltà così profondo e pensare che lo aveva conosciuto quando a malapena reggeva in mano una spada…
   Ora alzava gli uomini senza nemmeno vederli.
   Sì, c’era proprio da berci su.
   Preso il destriero si diresse alla taverna, poco lontano da Notre-Dame, lì le donne e gli amici lo avrebbero senz’altro tirato su di morale.
   Arrivato scese di corsa dall’animale e spalancò la porta, nessuno si voltò, tutti erano presi a bere e scherzare, altri a tradire le proprie mogli con qualche puttana.
   Si sedette a un tavolo attendendo d’esser servito; era un cliente abituale, quindi non c’era bisogno dell’ordinazione; dopo qualche secondo però una figura indistinta spostò la sedia di fronte a lui e ci si sedette.
   I due si scambiarono un’occhiata, si riconobbero subito benché nascondessero gran parte del volto con una specie di turbante.
   « Ho incontrato Ice maestro… non è quello di prima… non più per lo meno ».
   Alexandre non disse nulla, si aspettava un cambiamento del genere, in fondo le dominazioni riuscivano a fare anche dei completi lavaggi del cervello solo parlando; avevano dei poteri sovrannaturali in grado di influenzare chiunque…
   Purtroppo però Leroy non rispose o almeno, ci mise un po’. Aveva altro per la testa, Ice era la sua seconda priorità ora…
   Che aveva quindi?
   Finalmente disse qualcosa.
   « Ho parlato con l’incappucciato… ha fatto intendere che il processo è irreversibile, forse ciò che è stato risvegliato è proprio il vero Ice, in ogni caso…».
   Alzandosi improvvisamente Alex lasciò cadere la sedia alle sue spalle mentre Philip, che a riflessi non aveva nulla da invidiare a una mosca, fece lo stesso. Con un balzo fulmineo Leroy sorvolò la tavola e fu sul suo allievo, con un pugnale alla giugulare.
   L’inerzia li spinse fino al muro poco più giù mentre la taverna, silenziosa, si era completamente bloccata per assistere alla scena.
   Il respiro del maestro era pesante, quasi tremava, aveva appena ucciso un uomo a sangue freddo mentre ora stava per farlo con quello che considerava suo figlio; Philip invece non aveva avuto minimamente il tempo di difendersi, anche se il lancinante dolore prodotto dalla botta lo fece in qualche modo svegliare: ringhiando spalancò la bocca mostrando gli affilati canini, mentre le unghie si allungarono fino a divenire artigli letali. Era come Ice quindi?
   Comunque si stava mostrando finalmente. Ignorando il suo giuramento sorvolò sul terrore d’esser rifiutato per ciò che in realtà era: un mostro. In quello stato odiava addirittura se stesso ma spalle al muro non aveva altre possibilità…
   « Siete uno di loro, è questo il motivo per cui ci danno battaglia… Avete mentito al vostro maestro, a mia nipote! Io vi ho dato tutto! ».
   Gli occhi blu di Philip non trasparirono emozioni mentre la bava, copiosa, scendeva dalle fauci, sembrava un essere indemoniato. « Se vi ho omesso questo particolare è perché volevo proteggere voi e lei… Sono nato così, ma non sono malvagio ».
   Ora tutto tornava. Philip aveva abbandonato le dominazioni quando ancora era giovane; era scappato girovagando per la Francia e cercando di non esser trovato, in quel suo viaggio purificatore era incappato in Angeline e Alexandre: l’amore sensuale e paterno lo avevano cambiato, non era un mostro, non più almeno…
   Ma quanti anni aveva allora? Era un immortale?
   Alexandre crebbe all’istante alle parole del biondo: lo amava troppo per ucciderlo. Peccato che non fosse a conoscenza del fatto che il neonato Philip fu lasciato sulle scale di Notre-Dame da qualcuno…
   Quindi, perché gli davano la caccia se era stato abbandonato? Il ragazzo raccontava la verità come più gli faceva comodo…
   Staccandosi improvvisamente, Leroy allontanò velocemente la lama dalla carotide dell’allievo mentre la taverna, divenuta un cimitero, li accolse nella sua silenziosità.
   Erano fuggiti tutti.
   Sbolliti gli spiriti e ritrovata la fiducia, anche se con non poca fatica, i due raggiunsero il loro tavolo, alzarono le sedie da terra e si accomodarono nuovamente.
   Gli artigli, incrociati sul tavolo, così come i lunghi canini di Philip si ritirarono velocemente, mentre il maestro rinfoderò il pugnale.
   « Ora… ditemi cosa avete scoperto nel castello… Ho comunque bisogno di voi per proteggere mia nipote…».
   “L’erede al trono”.
 
 
 
 
   Più passava il tempo e più sembrava che l’energia del ragazzo esplodesse… Era come un fuoco che una volta accesa la piccola fiammella alla base diveniva in pochi secondi un incendio purificatore… e c’era tanta gente da purificare…
   Ice si era rinchiuso oltre la cancellata che portava ai sotterranei del castello, dove aveva già stroncato cinque o sei vite, a dire la verità non se lo ricordava più; erano molte le cose che aveva dimenticato ad esser sinceri…
   Sul marmo bianco, lì dove pochi giorni prima primeggiava il rosso del sangue versato, decine di candele sistemate in tondo lo accolsero già accese.
   Si era reso conto che, oltre a cambiare la temperatura, riusciva persino ad accendere fuochi, candele, lanterne; qualsiasi cosa avesse a che fare con le fiamme dell’inferno, ed era una bella sensazione. Ognuno aveva un proprio dono. Quello era il suo.
   Sorvolò con un salto la circonferenza infuocata e vi raggiunse il centro. Chiuse gli occhi cercando di raggiungere la concentrazione sufficiente e diede vita al suo allenamento.
   Sfoderò la lama.
   Una danza degna di un’impeccabile istruzione iniziò a manovrarlo come fosse un burattino.
   L’eco prodotto dal fruscio dell’acciaio nell’aria risuonava nei sotterranei finché non divenne un frastuono incontrollabile.
   Le fiammelle in terra si muovevano vorticosamente mentre l’ombra spaventosa del giovane sembrava indemoniata, eppure a vederlo aveva l’aria di un angelo nel bel mezzo del suo balletto divino, quello che si vociferava rendesse omaggio a Dio…
   Quello facevano i cherubini. O almeno così narravano i preti.
   Comunque non aveva idea di come gli fosse venuta in mente una cosa del genere; sapeva solo che durante il sonno aveva avuto modo di sognare quel rituale e al suo risveglio era stato bello scoprire di saperlo fare alla perfezione.
   Il sudore copioso lambiva la fronte gettandosi in terra; le braccia snelle ma muscolose riflettevano il fuoco tutt’intorno, la lama specchiava il suo lucente viso e gli occhi rossi carminio. Era fenomenale.
   Lo sguardo, gettato nel vuoto, dava l’impressione che pensasse a qualcosa… Era serio... preoccupato… forse manovrato.
   Da chi?
   Improvvisamente la cancellata di ferro al piano superiore fu scardinata da una forza imponente e decine di passi iniziarono a risuonare tra i tunnel freddi e bui dei sotterranei.
   Giunsero una ventina di guardie al seguito d’un uomo bello come la luna e splendente come un diamante: la carnagione chiara non aveva nulla da invidiare a quella delle donzelle del bordello. Sembrava una bambola di porcellana, il pizzetto scuro, così come i capelli e gli occhi incutevano terrore solo a sentirli addosso ma Ice, coinvolto com’era, non vi badò.
   Continuò quindi il suo ballo.
   Il gruppo si bloccò dietro al re d’Inghilterra.
   Era Ry, lucente come il sole, la bella copia di Edouard, usata per mascherarsi e mimetizzarsi tra gli avversari, accorso immediatamente dopo esser stato informato del caos avvenuto nella sua legione, un problema nato apparentemente dall’entrata di quel ragazzo, così promettente ma così incontrollabile…
   Rimase per diversi minuti lì fuori il cerchio di fuoco a fissarlo, sperando in un suo omaggio, ma Ice non lo liquidò nemmeno, era in un’altra dimensione… a tutti gli effetti.
   Con un colpo di vento il re spense improvvisamente tutte le fiammelle tranne quella che aveva davanti: Ice fu costretto a bloccare la danza e data l’unica luce presente, si volse proprio in direzione di quello che doveva essere il suo sovrano. O almeno, quello che doveva servire.
   Mosse due passi avvicinandosi al bagliore e cercando d’individuare la figura d’innanzi a sé.
   Una morsa letale lo perforò su una spalla obbligandolo ad inginocchiarsi ma alzando il capo non notò nessuno di loro muoversi. Era come se una forza invisibile lo comandasse a bacchetta.
   « Mi sembra di specchiarmi in voi quando ancora non avevo abbracciato il mio destino; se è così posso dire con fermezza che avrete un futuro roseo. Inchinatevi al vostro sovrano ».
   Allungando il braccio destro, come da tradizione, il nuovo membro doveva manifestare la propria obbedienza al re baciandogli la mano e giurando fedeltà secondo l’antico idioma.  
   Peccato che Ice non fosse stato istruito riguardo quell’usanza… Wsath non ci aveva minimamente pensato…
   Allora perché l’aveva preso sotto la sua ala? Cosa escogitava l’incappucciato per lui?
   D’istinto il giovane accolse il palmo e lo baciò ma quando toccò alla promessa non proferì parola. Inaccettabile.
   Uno schiaffo potentissimo lo sfregiò perché il re, uno stolto ricco e imbecille, si crogiolava con anelli grossi come pietre. In quel caso era stato un rubino a rompergli lo zigomo.
   Beh almeno ora la gemma brillava del suo sangue.
   Ice fu accecato dalla rabbia e dal fuoco cui prendeva nutrimento e quando fu sul punto di alzarsi e colpirlo a morte una voce lo interruppe: era Alain.
   « Non merita il vostro castigo! È Wsath causa della sua maleducazione. Non è stato istruito mio signore ».
   « E voi sareste? », disse l’inglese voltandosi sorpreso.
   « Alain, vostro suddito e discepolo di costui ».
   Scoppiando in una sonora risata il re si voltò verso il suo esercito che fu sopraffatto dalla comicità di quella risposta.
   « Se voi siete il suo discepolo non c’è dubbio… sono sicuro che presto supererete questo stolto! Inginocchiatevi figliuolo! ».
   Intento a manifestare la propria obbedienza, il giovane Alain fece un paio di passi fermandosi proprio ove il braccio del sovrano lo avrebbe accarezzato ma quando fu all’altezza del marmo… la mano non lo toccò.
   Con un balzo fulmineo Ice si era alzato e con una presa letale al collo lo teneva stretto.
   Le guardie non erano riuscite a fare un passo quanto era stato veloce.
   Dallo zigomo il moro fece cadere un po’ di sangue sulla pelle candida del re prima di sussurrargli qualcosa.
   « Credete che qualcuno possa superare il sottoscritto? Vi consiglio di smaterializzarvi prima che vi stacchi il collo.  Abbiamo in comune il nemico, nient’altro. Abbandonate la convinzione di comandare su Alain, né tantomeno su di me. IO NON SONO COME VOI ».
   
 
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