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Autore: ChrisAndreini    23/02/2021    1 recensioni
Una figlia di papà rigida e viziata
Un insicuro amante dei film d'autore
Una ragazza abile a non farsi notare
Un caotico fervido sostenitore di diritti LGBT+
Una entusiasta e goffa artista
Un musicista appena arrivato in città
Un laboratorio al quale sono costretti a fare gruppo nonostante le marcate differenze
E una tempesta inaspettata che li colpisce donando loro mistici poteri
Il caos è inevitabile, così come i sentimenti
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Laboratorio di Filmmaking

 

La Tempesta

 

La sessione di brainstorming era cominciata da soli cinque minuti, ma Noah Mendez si era già completamente perso e isolato in un angolo.

Era abituato a questo tipo di situazione, dato che era sempre stato il “ragazzo nuovo”, visti i suoi continui trasferimenti a causa del lavoro di sua madre, ma, ad essere onesto, sperava che almeno all’università, in una grande città come New Malfair, avrebbe incontrato altre persone nella sua stessa situazione e avrebbe fatto in fretta amicizia.

Purtroppo per lui, la sua prima lezione al DAMS era stato il laboratorio di filmmaking, e nel gruppo a cui era stato assegnato, composto da sei persone, sembravano conoscersi tutti.

E avevano iniziato a litigare un minuto dopo essere usciti dall’aula per condividere idee lontano dagli altri gruppi per la prima esercitazione.

-Il tema è “gioventù”, non “idee bigotte!”- si stava lamentando  un ragazzo bassino dall’aria punk e i capelli ricci e rossi, vicino di stanza nel dormitorio di Noah, che lo aveva incrociato durante il trasferimento.

Si era presentato con il nome di Kenneth Neri, l’aveva squadrato dalla testa ai piedi con aria di giudizio, e poi gli aveva chiesto in tono minaccioso qual fosse la sua opinione sulla lotta LGBT+.

Noah aveva francamente risposto di essere un fiero sostenitore, sebbene etero, e Kenneth gli aveva fatto l’occhiolino e dato l’okay, improvvisamente più amichevole. L’aveva anche aiutato a portare le valigie.

-La “gioventù” non è solo quello che vuoi tu, sai? Credo che dovresti abbassare la cresta e smetterla di rendere ogni cosa una questione politica!- rispose irritata una ragazza che lo superava di almeno cinque centimetri, dai lisci capelli biondo miele e abiti chiaramente molto costosi.

Queenie Neige, un nome e un programma da quel che Noah aveva capito, dato che sebbene al secondo anno era già la non eletta reginetta dell’università, l’aveva portato a fare il giro durante l’orientamento, e i suoi genitori possedevano il più importante teatro di New Malfair. Non sembrava la persona migliore da farsi come nemica, soprattutto al DAMS.

-Sentite, ragazzi, cerchiamo di trovare un compromesso. Il tema della gioventù può essere centinaia di cose! Potremmo andare in giro a intervistare la gente, o fare una compilation di momenti delle nostre vite!- una giovane dai capelli a caschetto colorati di rosa e turchese e i tratti asiatici provò a fermare il litigio, mettendosi tra i due litiganti e snocciolando varie idee.

Noah non l’aveva incontrata prima del laboratorio, ma appena messa dentro gli si era immediatamente presentata con il nome di Aria Park, e poi nella fretta di porgergli la mano era caduta a terra di faccia facendo ridere l’intera scolaresca, lei compresa, che sembrava, almeno ad un primo impatto, prendere sempre il lato positivo delle cose.

-No, grazie. Non vorrei mai vedere momenti privati della vita di Kenneth, ho una dignità e buon gusto- ribatté Queenie, arricciando il naso con disgusto.

-Guarda che è reciproco, regina di ghiaccio! E ritieniti fortunata che non inizio mai le risse!- nonostante le sue parole, Kenneth sembrava in procinto di saltarle addosso, e venne fermato dal suo compagno di stanza al dormitorio.

-Come dice Benedetto Croce, “la violenza non è forza, ma debolezza”. Facciamo un profondo respiro e proviamo a riflettere in maniera calma della questione e trovare un compromesso- citò e suggerì in tono calmo e gentile, frenando senza problemi gli istinti di Kenneth grazie alla sua grossa massa.

Adam Roberts, afroamericano, super gentile. Noah lo aveva conosciuto nel momento stesso in cui era sceso dal taxi che l’aveva portato al dormitorio, all’ingresso. Gli aveva spiegato dove fosse la sua stanza, aveva preso le valige e lo aveva accompagnato fino al piano, prima di scendere ad accogliere altre persone.

Sembrava il totale opposto di Kenneth, ma erano compagni di stanza da un anno e sembravano andare d’accordo.

-Va bene, va bene. Solo perché me lo chiedi tu, ma dubito che Miss Ghiacciolo accetterà compromessi- i gesti di Kenneth si fecero meno aggressivi, ma continuò a provocare la bionda, che non perse la calma e l’aria di superiorità.

-Non sono io ad averti minacciato. E ringrazia che sono buona, perché i miei avvocati sarebbero ben felici di iniziare un caso contro di te- lei si affrettò a rispondere, e il litigio si protrasse ulteriormente con paroloni e brutti epiteti.

Noah rimase ad ascoltare e girarsi i pollici qualche altro secondo, poi decise di ignorare la situazione e si girò verso la ragazza seduta accanto a lui, l’unica a non essersi messa in mezzo, e che al momento riprendeva tutta la scena con una telecamera che aveva cacciato da chissà dove.

-Ehm… tu hai qualche idea per il corto?- provò a chiederle, cercando di fare conversazione, ma lei si limitò a mettere il dito sulle labbra e continuò a riprendere.

Si chiamava Catherine, e Noah non aveva scoperto il cognome. Ci aveva parlato circa un’ora prima, appena arrivato in classe, quando li avevano divisi in gruppi, e aveva provato a fare amicizia.

Lei lo aveva degnato appena di uno sguardo, presentandosi brevemente, e poi ignorandolo completamente.

Al momento tra tutti era la più grande incognita.

Non che Noah avesse ancora del tutto inquadrato i caratteri, anche se per via dei suoi costanti trasferimenti era diventato abbastanza bravo a capire le persone in poco tempo.

Tornò in silenzio, e riprese a girarsi i pollici, osservando un po’ i dintorni per controllare se anche gli altri gruppi fossero in situazioni analoghe, ma non c’era più nessuno all’esterno.

Il professore aveva chiesto loro di rientrare non appena avessero trovato una base per il cortometraggio, certo che erano stati davvero rapidi.

Un po’ troppo forse?

Noah si guardò un po’ meglio intorno, e alzò la testa al cielo, dove già da un po’ avevano iniziato a formarsi grosse nuvole grigie e minacciose.

Iniziavano ad essere sempre più dense e preoccupanti.

-Ehm… ragazzi?- provò a richiamare l’attenzione del gruppo, ma nessuno lo ascoltò, troppo impegnati nella discussione.

-Oh, molto maturo da parte tua ricacciare quello che è successo al ballo di fine anno!- si stava lamentando Queenie.

-Hai impedito a me e al mio ragazzo di andare insieme, se permetti ricaccerò questa questione tutte le volte che mi pare finché il problema omofobo alla base non verrà sradicato!- insistette Kenneth, infiammandosi nuovamente.

-Beh dai non è colpa di Queenie, era il preside che non lo vedeva di buon occhio- osservò Aria, pensierosa, prendendo le difese della ragazza.

-Esatto, ho solo fatto valere ciò che mi ha chiesto il preside- annuì Queenie, senza sbilanciarsi.

-Ehm… ragazzi!- Noah provò nuovamente a richiamare l’attenzione, indietreggiando appena e in tono più urgente. La nuvola che iniziava a sovrastarli si era fatta viola molto scuro… un colore davvero innaturale, e Noah era del tutto certo di non essere daltonico.

C’era qualcosa di strano nell’aria.

Catherine si voltò verso di lui, e alzò la testa a sua volta, smettendo di riprendere. Gli altri continuarono a parlare completamente ignari della situazione.

-Eri la responsabile del comitato studentesco, e ti avevamo eletta per parlare a nome degli studenti, non per eseguire come un burattino tutti gli ordini del preside- continuava a lamentarsi Kenneth, ormai il discorso principale era completamente andato a farsi benedire.

-In effetti un rappresentante dovrebbe portare i messaggi del popolo, altrimenti si rischia di entrare in una dittatura. Anche in quel caso avreste dovuto raggiungere un compromesso di qualche tipo- Adam prese le parti del coinquilino, in tono pratico.

-Già è tanto che vi abbiamo permesso di partecipare al ballo, dovresti ringraziarmi- Queenie non si smosse di un millimetro dalle proprie idee.

-Hai ragione, è stato un ballo talmente bello!- Kenneth era ovviamente sarcastico -Ho dovuto chiedere a mia cugina di accompagnarmi!- si irritò poi, indicando con la mano la direzione dove Noah e Catherine erano seduti, proprio mentre Catherine si alzava per avvicinarsi al gruppo.

-Scusate, ma non dovremmo cercare un tema per il cortometraggio? Come siamo arrivati a discutere di questo?- chiese Aria, ritornando al filo principale.

-Ragazzi!- nel vedere il primo fulmine che solcava il cielo che fino a poco prima era completamente sereno, Noah richiamò in tono deciso l’attenzione del gruppo, avvicinandosi a sua volta, pochi istanti prima che il tuono accompagnato al fulmine si facesse sentire, allertando tutti quanti, che alzarono in contemporanea gli occhi al cielo.

-Ma cosa…?- chiese Queenie, sobbalzando vistosamente e aggrappandosi inconsciamente al braccio di Aria, che la strinse con forza, sorpresa quanto lei.

-Wooo, due secondi fa c’era il sole- commentò Kenneth, sorpreso, mettendo un braccio intorno alle spalle di Catherine come a proteggerla. Adam li coprì entrambi con la propria giacca.

-Ho visto le previsioni stamattina, il cielo dovrebbe essere sereno- osservò, sorpreso quanto loro.

-Dovremmo rientrare- suggerì Noah, indicando l’entrata dell’aula.

-Mi pare un’ottima idea, prima che si metta a piovere- gli diede man forte Aria, iniziando a trascinare Queenie con lei.

Il trio male assortito fu subito dietro di loro, seguiti a ruota da Noah, che voleva assicurarsi che tutti rientrassero senza problemi.

Purtroppo, a pochi metri dall’aula, Aria inciampò, facendo cadere Queenie insieme a lei, che presero alla sprovvista Adam, Kenneth e Catherine, che nella fretta di non inciampare a loro volta indietreggiarono dritti verso Noah, cadendo inesorabilmente insieme a lui.

-Aria, sei un pericolo per te stessa e per gli al…- la critica di Kenneth nei confronti della ragazza più giovane venne interrotta da un boato fortissimo, provocato da un fulmine che cadde a pochi metri da loro.

A Noah sembrò che gli esplodessero i timpani, sentì una fortissima scarica di energia, e fu seriamente convinto per qualche secondo di essere appena morto, notizia che prese con una certa filosofia perché almeno avrebbe smesso di soffrire, e poi vivere senza udito sarebbe stato impossibile per lui, dato che era un musicista e il suo sogno era di comporre colonne sonore per i film.

Poi quel momento finì, lentamente sentì le prime gocce d’acqua bagnargli il viso, avvertì chiaramente la terra sotto i piedi, il corpo di Catherine che nella caduta era finita sopra di lui, e la vide parlargli senza però riuscire ad ascoltarla.

-Cosa?- provò a chiederle, senza sentire neanche sé stesso.

“Cosa?!” lesse il suo labiale, e decise di lasciar perdere. Provò ad alzarsi.

Le sue gambe erano molli, si sentiva davvero intontito, e si guardò intorno per essere sicuro che nessuno si fosse fatto male, ma sembravano tutti completamente illesi e solo molto scossi.

Porse la mano a Catherine per aiutarla ad alzarsi, ma lei non la prese, e si alzò con un balzo prima di andare vero Kenneth e controllare le sue condizioni.

Mano a mano che l’udito iniziava fortunatamente a tornare, la prima cosa che Noah sentì furono le parolacce molto colorite del ragazzo, e resosi conto che lui e Adam stavano bene, dato che quest’ultimo era già in piedi e aveva preso in braccio l’amico senza sforzo per controllare le sue condizioni, si avvicinò a Queenie e Aria, che erano ancora a terra.

-Siamo morte?- chiese Aria a voce così alta che Noah riuscì a sentirla.

-Non credo- rispose con lo stesso tono.

-Non posso morire, sono ancora troppo giovane! Non sono mai andata a Hollywood, non ho mai incontrato Lin Manuel Miranda. Tra un mese devo andare a vedere Hamilton a Broadway, non posso morire adesso!- si stava nel frattempo lamentando Queenie, e Noah si rese conto che l’udito era ormai tornato quasi del tutto, perché sentì chiaramente ogni cosa, e le diede ragione sulla questione Lin Manuel Miranda. Anche lui avrebbe tanto voluto conoscerlo.

-Non siamo morti, grazie al cielo. Ma ci è mancato poco- Kenneth si controllò tutti i posti per essere certo di avere ancora tutto, e fece particolare attenzione alla zona inferiore del suo corpo, prima di riunire il gruppo, e provare a rassicurare Queenie, dimenticandosi completamente del litigio avuto fino a pochi minuti prima.

-Siamo vivi?- chiese la ragazza, alzando la testa e guardandosi intorno sorpresa.

-Se fossimo morti Adam e Aria sarebbero sicuramente in un posto migliore del nostro quindi credo proprio che siamo ancora vivi- la prese in giro Kenneth, dando una pacca sulla spalla ai due ragazzi citati.

-Molto maturo!- si lamentò Queenie, alzandosi e provando a ripararsi dalla pioggia. Era tornata la rigida ragazza di sempre.

-Aww, pensi che io andrei nella parte buona?- chiese Aria, commossa.

-Era più un insulto verso Queenie, ma sì, sei a posto- Kenneth sollevò la mano per battere il pugno, e Aria ricambiò.

-Scusate, ma non mi sembra il caso di restare qui!- fece notare loro Adam, guardandosi intorno preoccupato che qualche altro fulmine potesse colpirli.

Noah annuì, in effetti erano completamente fradici, anche se, stranamente, non avevano accusato nessun effetto, almeno non immediato.

Il ragazzo si sarebbe aspettato che con in un incontro così vicino con un fulmine avrebbe almeno avuto i vestiti bruciacchiati, o i capelli, ma sembrava tutto a posto, e anche l’udito era tornato normale.

Anzi, si sentiva quasi meglio di prima, che fosse solo l’adrenalina del momento?

Beh, non era il caso di soffermarcisi. 

-Concordo pienamente, meglio rientrare- indicò la porta, che proprio in quel momento di spalancò facendo uscire il volto preoccupato del professore.

-Ragazzi, state bene? Rientrate subito!- li incoraggiò, spalancando la porta per incoraggiarli ad attraversarla il prima possibile.

I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte.

Appena entrarono, li accolse un mormorio e parecchie occhiate curiose e preoccupate degli altri gruppi che avevano avuto l’accortezza di rientrare per tempo.

Noah cercò di asciugarsi al meglio i capelli per non bagnare troppo l’aula 4, e fu il primo ad avviarsi in fondo alla classe, verso la propria borsa, per riprendere la lezione.

Il resto del gruppo lo seguì lentamente, chi imbarazzato e a disagio, come Catherine e Queenie, chi vantandosi con alcuni amici della scampata morte, era il caso di Kenneth e Aria.

Noah non conosceva nessuno con cui vantarsi, e in ogni caso si sentiva strano.

Era la prima volta che viveva un’esperienza del genere.

Una volta a posto provò a concentrarsi sul resto della lezione, anche se temeva il momento in cui il professore avrebbe chiesto cosa avevano deciso.

Per fortuna verso la fine della lezione annunciò che avevano tempo fino a quella successiva per pensare a come strutturare il cortometraggio che avrebbero dovuto realizzare entro la fine del corso, e li congedò, uscendo cautamente dalla classe.

Il tempo sembrava essersi rimesso, ma i sei rimasero ai loro posti più del resto dei loro compagni.

-Allora… ci vediamo più tardi per decidere meglio cosa fare?- propose Adam, dopo qualche secondo di silenzio.

-Io sono libera domani a pranzo- rispose Queenie, prendendo uno specchietto e sistemandosi al meglio i capelli.

-Mi va bene- annuì Kenneth, monosillabico, trattenendo a fatica un commento sprezzante nei confronti della reginetta.

-Okay- lo seguì a ruota Catherine, ancora più monosillabica.

-Io avrei un impegno, ma posso rimandarlo senza problemi- Aria sollevò i pollici per dare la propria adesione.

-Io non ho nulla da fare- acconsentì infine Noah, ancora turbato ma cercando di non darlo a vedere.

-Ottimo…- Adam chiuse il discorso, ma nessuno dei sei si alzò.

Nessuno lo esplicitò, ma erano tutti preoccupati per cosa poteva attenderli fuori dalla porta.

Alla fine Noah decise di fare il primo passo.

-Vado a controllare- borbottò, alzandosi e dando un’occhiata.

Il cielo era limpido come una gemma, sembrava farsi beffe di lui come se non fosse successo assolutamente nulla di strano.

-Le nuvole si sono diradate completamente- asserì, in direzione del gruppo.

-Stai scherzando?- Kenneth si affrettò a raggiungerlo e guardare fuori anche lui -Il cielo ci prende in giro!- esclamò poi, rivolto verso gli altri.

Catherine si affrettò verso di lui e diede una timida occhiata.

-Pare sicuro- commentò, facendo cenno agli altri di avvicinarsi.

Adam e Aria seguirono l’indicazione, Queenie rimase al suo posto.

-Voi andate, io aspetto il mio ragazzo, ci siamo dati appuntamento qui- fece loro cenno di andare senza di lei, e iniziò a scrivere un messaggio al cellulare.

Noah decise di non insistere con lei, e fece il primo passo all’esterno.

-Certo che è stata una prima lezione davvero strana- commentò Kenneth, cercando di alleggerire l’atmosfera.

-Puoi dirlo forte! Non so voi, ma io non ero mai quasi morta- ammise Aria, dicendo a parole quello che tutti stavano pensando, e facendo rabbrividire il gruppo come colto da un’improvvisa gelida brezza.

-Neanche io, è stato terrificante. D’ora in poi controllerò tutti i siti di previsioni del tempo, e non solo quello dell’aviazione. Dicono che sia il più affidabile, ma inizio a dubitarne- Adam iniziò a farsi paranoie, e si sistemò a disagio gli occhiali sul volto.

-Tranquillo, amico. Basta ascoltare Noah- Kenneth sorprese quest’ultimo non poco tirandolo in causa e dandogli una pacca sulla spalla.

-Che, io?- 

-Sei stato gentile a provare ad avvertirci nonostante stessimo facendo i cretini. A proposito, scusa se ti abbiamo isolato. Ma quando c’è Queenie non riesco a trattenere la mia furia selvaggia!- Kenneth dimostrò una forte maturità e spirito di osservazione inaspettato.

-È tutta colpa mia, sono inciampata- Aria si autocommiserò, rischiando di inciampare nuovamente ma venendo afferrata al volo da Adam.

-Non è colpa tua, dovevamo accorgercene prima- la rassicurò.

-Vabbè, devo andare a Storia dell’arte contemporanea, che pizza, ci vediamo più tardi o domani!- Kenneth cambiò discorso controllando l’orario e dirigendosi in aula 2.

-Aspettami, vengo con te. Ci vediamo- Adam lo seguì a ruota.

-Io ho appuntamento con mia sorella per pranzo, ci si vede- anche Aria salutò allegra e corse verso l’uscita, rischiando di cadere due volte.

Rimasero solo Noah e Catherine.

-Ehm… io devo andare a Storia del cinema- illustrò il ragazzo, indicando un punto che sperava conducesse in aula 1.

-Anche io, è di là- Catherine indicò la direzione opposta, con sguardo impassibile e senza guardarlo negli occhi.

Noah si sentiva davvero a disagio.

-Okay, andiamo insieme?- propose, senza sapere bene che altro fare.

La ragazza alzò le spalle, e iniziò a dirigersi nella direzione corretta.

Noah la seguì, ripensando a ciò che era appena accaduto.

Certo che proprio non si aspettava che sarebbe stato così il suo primissimo giorno di università.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Sto scrivendo questa storia solo ed esclusivamente perché è un periodo molto ansioso per me e la mia terapia preferita quando sono giù è progettare e scrivere nuove storie.

Non mi aspetto che qualcuno la legga o la apprezzi, anche se mi farebbe molto piacere, e darò comunque priorità ad altre storie che ho in corso.

Ma in ogni caso, avevo bisogno di una cosa molto leggera, e spero che questa storia si rivelerà leggera abbastanza, anche se so che a primo acchito non lo sembra. Conoscendomi ci sarà un po’ di angst, ma per il momento il progetto è solo molto happy e tranquillo… circa… boh, si vedrà, non ho progettato molto, ho solo delle basi sui personaggi.

Se siete interessati a qualcosa di simile che è già andato più avanti (fin troppo) vi consiglio “Corona Crew”, che si svolge nello stesso universo di questa storia.

Praticamente in questo periodo dell’anno mi sale la voglia di buttarmi sulle cose.

Per il resto, spero che vi piaccia, ci vediamo al prossimo capitolo.

Un bacione e alla prossima :-*

 

 

Nel prossimo episodio: Gli effetti della tempesta iniziano a farsi sentire

   
 
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