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Autore: Slytherin_Divergent    24/02/2021    2 recensioni
In un mondo dove la popolazione ha tatuato sul proprio corpo il nome della propria anima gemella, quando si compie una certa età sul corpo di chi può rimanere incinta compare una macchia bianca.
Kenjirou tiene nascosta la sua da anni a causa del terrore dei genitori e quando scopre di aspettare due gemelli allontana Eita e tutti i suoi cari. Per tre anni lui e la sua anima gemella non si vedono e quando riprendono i contatti sembra andare tutto per il meglio, almeno fino a quando Kenjirou non trova il suo migliore amico svenuto in bagno e scopre che qualcuno ha rapito i suoi figli e vuole ucciderlo.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Eita Semi, Kenjiro Shirabu, Nuovo personaggio, Taichi Kawanishi
Note: Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Violenza
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Fuyuki e Yukine si erano addormentati già da un'ora buona quando il concerto terminò. Kenjirou rimase seduto sul divano ad osservare lo schermo della televisione e ad ascoltare a volume bassissimo quello che il manager della band stava dicendo al microfono.

In un certo senso era felice di non essere andato al concerto, perché era sicuro che se lo avesse fatto sarebbe scoppiato in lacrime non appena avesse visto Eita, invece così, nascosto dietro lo schermo della televisione ad ascoltare testi che parlavano di lui, della sua famiglia e di tutto il tempo che aveva trascorso lontano dalla sua anima gemella, l'unica persona che poteva vedere la sua crisi era lui stesso.

Prese in braccio Fuyuki e lo portò in camera, poi tornò in salotto e sollevò anche Yukine. Il più piccolo si aggrappò inconsciamente nel sonno alla sua maglia e nella sua testa il castano si domandò se anche lui da bambino fosse stato così mammone. Portò anche il gemello in camera e si adoperò per spegnere le luci, la televisione e il cellulare. Prima di spegnerlo rimase fermo per qualche secondo, come aspettandosi che da un momento all'altro Eita potesse contattarlo, ma nessun messaggio arrivò, quindi chiuse tutto e andò in camera, stendendosi nel letto matrimoniale assieme alle due piccole figure già addormentate e assopendosi poco dopo.

Probabilmente se avesse aspettato cinque minuti di più prima di spegnere il telefono avrebbe visto il messaggio di Eita che lo informava del fatto che il giorno dopo lo avrebbe aspettato di fronte al palazzo per portarlo all'università, ma siccome il messaggio non era stato né ricevuto né letto il giorno dopo Eita si ritrovò di fronte al palazzo a chiamare un numero non raggiungibile inutilmente.

Alla fine, capendo che sarebbe stato inutile continuare a chiamare un telefono spento, decise di tirare fuori il piccolo mazzo di chiavi che gli aveva consegnato Taichi qualche giorno prima – si era trovato estremamente in accordo con la prospettiva di qualcuno che controllava il suo migliore amico – ed entrò nel palazzo.

L'appartamento era stranamente silenzioso e in giro non c'era anima viva. Eita chiuse delicatamente la porta, si tolse le scarpe e appoggiò chiavi e cellulare sul tavolo. Il telefono di Kenjirou, lo zaino, il portafoglio e le chiavi erano ancora in salotto quindi doveva per forza essere in casa.

Aprì la porta della camera da letto e sospirò vedendo la figura ancora profondamente addormentata della sua anima gemella. Yukine era aggrappato al suo petto, mentre Fuyuki aveva scalciato via la coperta nel sonno e dava le spalle agli altri due. Semi si avvicinò all'altra sponda del letto e sistemò la coperta indosso al figlio, poi si andò a togliere la giacca per appoggiarla sul divano.

Quando tornò in camera Yukine era seduto sul letto e si stava stropicciando un occhio. Puntò lo sguardo sulla figura del biondo e scese dal materasso, avvicinandosi al più grande e allungando le braccia per essere preso in braccio. Eita lo sollevò e sorrise dolcemente mentre il bambino si accoccolava contro al suo petto, mormorando. «Voglio i biscotti, papà.»

Il biondo si morse un labbro per evitare qualsiasi forma di rumore che potesse svegliare Kenjirou a causa della sua improvvisa esuberanza per l'appellativo e chiuse delicatamente la porta della camera. Fece sedere Yukine sul divano e iniziò a frugare nella dispensa alla ricerca dei biscotti. Il castano si voltò verso di lui aggrappandosi allo schienale del divano e lo fissò, mormorando. «Con il latte nella tazza.»

Eita tirò fuori un pacco di biscotti aperto e guardò il figlio. «Questi?»

Vedendo il bimbo annuire e tornare a sedersi sul divano il biondo aprì il frigo e versò il latte in una tazza, immergendoci poi tre biscotti spezzati. Prese un cucchiaio e posò tutto sul tavolo, poi tornò da Yukine e lo aiutò a salire sulla sedia. Il castano immerse in silenzio il cucchiaio nella tazza e si cacciò in bocca una cucchiaiata di biscotti ammollati, poi guardò il padre. «Metti i cartoni?»

Eita lanciò un'occhiata alla camera da letto, come aspettandosi che da un momento all'altro potesse uscirne Kenjirou armato di controindicazioni. «Papà te li fa vedere i cartoni la mattina?»

Yukine scosse la testa ed Eita sorrise dolcemente. «E se poi si arrabbia?»

«Se non lo sa, non si arrabbia e poi lo zio Aki me li fa vedere quando papà è via.» rispose Yukine, cacciandosi in bocca un'altra cucchiaiata di biscotti.

«D'accordo,» mormorò Eita. «ma quando papà si sveglia spegniamo la televisione.»

«Okay.» Semi si alzò e accese la TV, deglutendo quando vide il canale sul quale era stato trasmesso il suo concerto la sera prima. Scelse un altro canale e si tornò a sedere al tavolo. Quindi Kenjirou aveva visto la diretta della sua esibizione. Eita si domandò inconsciamente cosa ne pensasse e se avesse capito che la maggior parte delle canzoni erano dedicate a lui.

<°>.°.<°>

Kenjirou si svegliò sentendo qualcuno accarezzargli la testa. Dapprima non capì di chi si trattasse e pensò che Taichi fosse arrivato in anticipo, quindi non ci diede molto peso e tentò di tornare a dormire perché era davvero esausto, poi si rese conto del fatto che Taichi non lo avrebbe mai svegliato accarezzandogli i capelli, quindi si costrinse ad aprire gli occhi e incrociò lo sguardo di Eita. Rimasero a fissarsi in silenzio per qualche secondo, poi Kenjirou sospirò e chiuse di nuovo gli occhi.

«Come hai fatto ad entrare e che ci fai qui?» domandò. «E smettila di accarezzarmi come se fossi un cane.»

Il biondo ridacchiò ed allontanò la mano. «Un tempo ti piaceva.»

«Hai ragione: torna a farlo e taci.» borbottò il castano, tirandosi la coperta fin sopra il mento.

«Non mi hai appena chiesto di dirti perché sono qui?» Semi affondò nuovamente le dita tra le ciocche castane della sua anima gemella, che scrollò le spalle.

«Quindi che ci fai qui?»

«Beh, ieri ti ho mandato un messaggio dicendoti che ti sarei venuto a prendere stamattina per portarti all'università, ma stamattina non mi rispondevi alle chiamate quindi sono entrato per controllare che stessi bene dato che Kawanishi mi aveva dato le chiavi.»

Kenjirou sbuffò dal naso. «Quello stronzo.»

«È il tuo migliore amico o mi sono perso qualcosa?»

«È comunque uno stronzo.»

«Come ti pare.»

Shirabu si voltò indietro e trovando il letto vuoto tornò a guardare Eita. «I bambini?»

«Sono svegli da qualcosa come tre ore. Stanno giocando in salotto.» Kenjirou corrugò le sopracciglia.

«Tre ore? Solitamente alle sette sono in piedi.»

«Sì. Sono quasi le dieci di mattina. Buongiorno raggio di sole.» il castano gli tirò una gomitata e sospirò. «Perché hai saltato le lezioni?»

Per un attimo Shirabu non rispose, poi si coprì il viso con le braccia voltandosi sulla schiena e mormorò. «Ieri ho visto il tuo concerto e... Mi sono sentito in colpa perché hai parlato così tanto di me e di come il nostro rapporto si sia sgretolato nei mesi che non me la sentivo di alzarmi e seguire lezioni su come curare malattie cardiache o che altro.»

Eita osservò il suo profilo coperto per qualche secondo, poi gli prese delicatamente i polsi e lo fece voltare verso di sé. «Non sono qui per pressarti. Quando vorrai... Se un giorno vorrai tornare con me... Ti aspetto, okay?»

Kenjirou annuì e forzò un piccolo sorriso, sussurrando. «Okay. Grazie.»

Il castano tornò ad alzare il viso al soffitto e rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Shirabu mormorò: «Pensi... Pensi di essere libero giovedì sera?»

«Sì, perché?» domandò il biondo, sistemandosi meglio sul letto.

«Ti va di... Di stare un po' con i bambini? Io devo lavorare e non voglio portarli di nuovo al locale...» spostò lo sguardo sul più grande, fissandolo con apprensione. Semi allungò le labbra in un sorriso, annuendo.

«Mi farebbe molto piacere, sì.» mormorò, poi si mise seduto e tese la mano al castano. «Colazione?»

Kenjirou gliela afferrò. «Solo se fai qualcosa di buono.»

«Sfida accettata.» Eita si alzò, tirando su l'altro con lui.

<°>.°.<°>

«In frigo c'è la cena pronta.»

«Okay.»

«Lava i piatti dopo cena.»

«Okay.»

«I pigiami sono sotto al cuscino.»

«Okay.»

«Niente televisione o telefono dopo cena.»

«Okay.»

«Alle nove e mezza devono essere a letto.»

«Okay.»

«Non dire parolacce e niente cose sconce.»

«Okay.»

«Non fate casino e niente giochi violenti.»

«Okay.»

«Se succede qualcosa-» Eita sbuffò e si voltò verso Kenjirou, afferrandolo per le spalle.

«Staremo bene, mamma apprensiva. Vai tranquillo.»

Shirabu fece un passo indietro, rimanendo sulla soglia della porta e stringendo tra le dita la bretella dello zaino. «Non aprire agli sconosciuti e non lasciarli in giro da soli! Controllali sempre!»

«Ciao, ciao. Farai tardi.» Semi scompigliò i capelli del castano e chiuse la porta con un tonfo.

Ad essere onesti, Kenjirou sarebbe volentieri rimasto a casa quella sera, ma la scadenza imminente dell'affitto che richiedeva di essere pagato lo convinse a scendere le scale e a raggiungere Taichi che lo aspettava in macchina – lui e Semi si erano accordati per dar un passaggio a Kenjirou ogni volta che si spostava. Taichi guardò il suo migliore amico mentre si allacciava la cintura.

«Staranno bene. Sono in buone mani.» Kenjirou annuì.

«Lo so, o non glieli avrei lasciati.»

Quando tornò a casa le luci erano spente. Cercò di chiudere la porta il più delicatamente possibile sperando di non svegliare nessuno e si mosse a casaccio al buio alla ricerca dell'interruttore. Inciampò nel divano e fece un passo indietro nel tentativo di riacquistare l'equilibrio. Stava per muovere un altro passo indietro per non cadere quando qualcuno lo afferrò per la vita e lo sostenne.

«Chi sei?!» sbottò il castano per poi sentirsi coprire subito la bocca da una mano. Sgranò gli occhi, afferrando il polso del suo aggressore, ma si bloccò quando sentì la voce di Eita.

«Zitto o sveglierai i bambini!» sussurrò il biondo, lasciando andare l'altro. Shirabu ruotò sul posto tentando di individuare la figura del più alto mentre strizzava gli occhi.

«Perché diavolo ti muovi al buio, Semi?!» gridò sottovoce a sua volta.

«Ci siamo addormentati sul divano e quando me ne sono accorto ho spento le luci per non svegliarli, non è colpa mia!»

«E perché qui sono ancora spente?! C'è per un motivo la porta tra la camera e il soggiorno!»

«Perché sono ancora sul divano!»

«E perché sono ancora sul divano?!»

«Perché mi sono appena svegliato! Stavo per portarli in camera quando sei arrivato!»

«E pensavi di farlo a luci spente?!»

Ci fu un fruscio, poi Yukine socchiuse gli occhi assonnato e mormorò: «Papà...?»

Kenjirou tirò fuori il telefono e facendosi luce con lo schermo luminoso s'inginocchiò di fronte al divano, mormorando. «Sono qui, continua a dormire.»

Il più piccolo allungò le braccia in avanti e il castano posò il telefono, prendendolo in braccio. Fece un cenno con il capo ad Eita, mormorando. «Fammi luce.»

Portò il figlio in camera e gli rimboccò le coperte, tornando poi in salotto per portare a letto anche Fuyuki. Quando tornò in salotto chiudendo la porta dietro di sé Semi finalmente accese la luce e il castano si lasciò cadere sul divano, mormorando. «Tu e le tue idee del cazzo...»

Eita si andò a sedere al suo fianco. «Non volevo portarli in camera a luci spente.»

«Ma lo stavi facendo.» borbottò l'altro.

«Sì, ma no! Stavo solo cercando di- oh, senti, lasciamo stare.» si appoggiò allo schienale e non obiettò quando Kenjirou si appoggiò alla sua spalla con gli occhi chiusi. Affondò le dita tra i suoi capelli, mormorando. «Vuoi vedere un film?»

«Vale veramente la pena mettere su un film quando sappiamo tutti e due che tra dieci minuti starò dormendo?» Shirabu alzò lo sguardo sul biondo, che scrollò le spalle.

«Non lo so. Ne vale la pena?»

Il castano sospirò. «Fai come ti pare.»

Quando Kenjirou si svegliò non ricordava se Eita avesse messo su o meno un film e di certo non ricordava di essersi spostato nel letto. Si voltò sulla schiena e si ritrovò a letto a da solo. Lanciò un'occhiata all'orologio e constatando che la sua sveglia era suonata da ben un quarto d'ora si alzò. Non appena aprì la porta del salotto un fortissimo odore di pancake lo invase e rimase un attimo immobile sulla soglia della porta, tentando di collegare la scena di fronte a lui.

Taichi ed Eita – con in braccio Yukine – erano seduti al tavolo a parlare allegramente tra loro, mentre Akihito con in braccio Fuyuki era in piedi davanti ai fornelli e stava impilando su un piatto una decina di pancake mentre il bambino ci rovesciava sopra dello sciroppo d'acero. Con un sospiro entrò nella stanza.

«Non sapevo di aver dato una festa.» Fuyuki si voltò verso di lui per primo e sorrise agitando la boccetta di sciroppo tra le mani e schizzandone un po' sul bancone.

«Papà! Papà! Guarda! Sto facendo la colazione con lo zio!» e a dimostrazione delle sue parole versò dell'altro liquido sui pancake.

Kenjirou si sedette al tavolo e guardò ora Taichi, ora Eita. «Voi che ci fate qui?»

«Io sono venuto a prenderti.» rispose Kawanishi.

«Io ho preso in prestito il tuo divano per la notte.» gli fece eco Eita. Kenjirou gli lanciò un'occhiata.

«Mi hai portato tu a letto ieri sera?» il biondo annuì e il minore sospirò. «Potevi stare in camera. Saresti stato più comodo.»

«Non volevo disturbarti ancora di più.»

Kenjirou sorrise. «Non disturbi. Non più.»

 

   
 
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