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Autore: aurora giacomini    24/02/2021    0 recensioni
C'è qualcosa che si muove fra quegli alberi, qualcosa di sbagliato... perverso.
La bestia ha gli occhi azzurri, azzurri come i ghiacci eterni.
Non puoi scappare, quando te ne renderai conto sarà ormai troppo tardi... se sopravvivi non sarai più lo stesso.
Dove si trova il segno che separa il genio dal folle? Forse è da ricercarsi nei confini di quella foresta.
-Avevo già caricato questa storia, ma era, diciamocelo, poco leggibile e davvero sgradevole... ho fatto del mio meglio per aggiustarla, correggerla e, sì, anche modificare e aggiungere alcune parti.-
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Personaggi: Nicole Haught; Wynonna Earp; Waverly Earp; Doc Holliday; Xavier Dolls; Jeremy Chetri; Personaggi Originali.
Coppie: Nicole Haught/Waverly Earp; Wynonna Earp/Doc Holliday.
Tag aggiuntivi: Esperimenti genetici (freeform) su Umani e Animali; G!P; Licantropia; Chimere.
Genere: Avventura, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Foresta degli Orrori '
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XIX
L’Occhio della Bestia





 


 

Il sole era da poco tramontato. Nicole e Waverly erano in camera.

«Hai scelto una camicia uguale a quella che avevi quando ti ho conosciuta», constatò Waverly, sfiorando il tessuto rosso e nero.

«Era la mia preferita», rivelò Nicole, sentendo il corpo rabbrividire sotto il tocco di Waverly.

«Vorrei rivederti...» sussurrò, concentrando l’attenzione sulla camicia.

«Sono qui. Non vado da nessuna parte, se tu non vuoi», replicò, confusa.

«No, voglio dire... vorrei rivederti... trasformata...»

Nicole cominciò a indietreggiare.

«Cosa? Perché dovresti?»

«Perché penso tu sia molto bella, anche in quella forma. Inoltre, da un punto di vista scientifico è... incredibile», rispose, senza guardarla.

Nicole ringhiò forte.

«E’ l’aspetto di un mostro! Di una creatura stuprata e sbagliata!»

«Ti prego, scusa, non volevo farti arrabbiare. Non stavo pensando... ho parlato senza riflettere», mormorò Waverly, cercando il suo sguardo.

Nicole continuò a ringhiare.

«Ho bisogno di uscire.»

Senza aggiungere altro si diresse verso la porta.

«Nicole!»

Ma la donna stava già scendendo le scale.


 

Nicole uscì nell’aria fresca della sera.

Sentiva la rabbia crescerle dentro, violenta, incontrollabile.

Il ricordo di quello che aveva subito la tormentava; faceva ancora troppo male.

Entrò nel granaio e cominciò a spogliarsi: sentiva di non poter più mantenere la forma umana.

Ringhiò mentre cadeva sulle ginocchia, frenando la caduta con le mani. Il suo occhio brillò, diventando azzurro.

La sensazione che il suo corpo cominciasse a bollire dall’interno l’avvolse completamente.

Le ossa e i tendini si spezzarono e allungarono; la chioma rossa divenne una criniera, che cominciò a ricoprirle il corpo; i denti si ingrandirono e allungarono, diventando delle zanne; le mani e i piedi si trasformarono in zampe e le unghie divennero artigli affilati.

Il lupo rosso corse nella notte mentre la luna brillava in cielo.


 

Waverly guardò oltre il vetro della finestra, appena in tempo per vedere l’enorme lupo correre verso il bosco.

Si sentiva in colpa, non voleva ferirla.

Non sapeva come comportarsi con lei: Nicole sembrava ricambiare i suoi sentimenti, ma, forse, era quasi una scelta obbligata.

Forse si stava facendo troppi problemi inutili: Nicole le aveva detto chiaramente che era sua... qualunque cosa volesse dire.

Attese per ore, ma Nicole non sembrava intenzionata a tornare. Alla fine si arrese alla stanchezza e si addormentò col cuore inquieto.

 


 

<><><>


 

Waverly si svegliò quando un raggio di sole le colpì il viso: non aveva chiuso le tende, la sera prima.

Il suo primo pensiero fu per Nicole.

Guardò nel letto, ma accanto non c’era nessuno. Poi finalmente la vide: dormiva sul piccolo divano, le dava le spalle.

Waverly rimase ferma, osservando la schiena di Nicole che si alzava e abbassava al ritmo profondo e regolare del suo respiro.

Si chiese cosa avesse fatto durante la notte e quando fosse tornata.

Nicole si mosse nel sonno, girandosi verso di lei.

La fascia che le copriva la testa era scomparsa, svelando quello che nascondeva: un’enorme cicatrice attraversava l’occhio; partiva dall’attaccatura dei capelli e terminava sullo zigomo, era larga quasi quanto l’occhio.

La giovane donna osservo il segno sul bel viso di Nicole; si sentì male ricordando come era apparso, quando e per mano di chi...

Forse doveva trovare qualcosa con cui coprirlo, prima che incontrasse la luce: c’era il rischio che lo danneggiasse... se c’era ancora...

Si mosse piano, ma le molle del letto tradirono il suo movimento.

Nicole aprì entrambi gli occhi e la fissò.

Waverly si mise a fissarla a sua volta, catturando un dettaglio molto importante.

«Oh, cavolo... Nicole, il tuo occhio!»

La donna non si mosse e continuò a fissarla, come in trance.

«Cos’ha?» chiese, uscendo dallo stallo dei suoi pensieri, anche se continuò a fissarla nello stesso modo.

«Riesci a vedere con l’occhio sinistro?»

Nicole si portò una mano al volto e sfiorò la cicatrice.

«Dev’essere parecchio brutta, vero? Sapevamo ci sarebbe stata.»

«Non è per quello...» sussurrò.

«E cosa, allora?»

«Il tuo occhio è... azzurro...» esalò.

Nicole la guardò come se non parlassero la stessa lingua. Si alzò di scatto e corse verso lo specchio, di fianco al letto.

«Merda...» borbottò, osservando l’enorme squarcio e il colore azzurro del suo occhio.

«Nicole...?»

«Merda», continuò, imperterrita.

«Io... Um, non lo so... Perché è di quel colore?»

«Penso che la guarigione sia stata troppo impegnativa; probabilmente avevo perso l’occhio: è stato sostituito», rispose, continuando a fissare il suo riflesso.

«Rimarrà così? Voglio dire... così brillante?»

«Merda...» ribadì, ringhiando al suo stesso riflesso.

«Sei molto sexy...»

Nicole si voltò lentamente verso Waverly.

«Cosa...?»

«Scusa, è la prima cosa che mi è venuta in mente», bofonchiò, diventando rossa. Doveva assolutamente frequentare un corso sulla conversazione.

Nicole la fissò per alcuni secondi con un’espressione indecifrabile. Alla fine, con grande sorpresa di Waverly, scoppiò a ridere.

«Per-perché stai ridendo? Hai imprecato fino a un secondo fa...» mormorò, confusa.

«Hai ragione, ma sei così divertente», replicò, continuando a sorridere.

«Be’, direi che l’hai presa meglio del previsto», costatò, incrociando le gambe sotto di sé.

«Se a te non dà fastidio, penso andrà bene anche per me. Anche se, avere l’occhio della mia forma da bestia, non sarà qualcosa di facile da gestire», ragionò, sedendosi sul letto accanto a Waverly.

«Penso tu sia un po’ bipolare, Nicole...» decise di farle sapere.

«Può darsi. Allora, dammi una spiegazione scientifica per questo», disse, indicandosi l’occhio azzurro.

Waverly cadde dalle nuvole.

«Cosa?»

«Sì, sai, qualcosa di credibile da dire a Wynonna e Henry. Le mie competenze scientifiche sono diverse da quelle, tra virgolette, normali.»

«Giusto... um, dammi un secondo», mormorò, osservando l’occhio con più attenzione. Era davvero molto bello e brillava come ghiaccio al sole. Ma non c’era Nicole, in quel pozzo zaffiro: c’era il lupo. Waverly poté vederlo chiaramente, era come quello di un essere umano, ma, allo stesso tempo, non lo era affatto.

«Uhm... direi che il trauma ha causato una perdita di melanina...?»

«Non sono sicura di aver capito, ma suona bene», commentò Nicole. «Sufficientemente normale, almeno.»

«E’ la sostanza che rende, fra l’altro, gli occhi più o meno scuri. Per esempio io ne ho poca: ho gli occhi castano-verdi; mentre le persone come Wynonna o Henry, che li hanno azzurri, sono praticamente prive di quella sostanza. Nel loro caso si tratta di una mutazione genetica spontanea, avvenuta però nei millenni: in principio, tutti gli umani avevano gli occhi castani», spiegò Waverly.

«Okay. E il fatto che brilli?»

«Quello è il vero problema. Non lo so, possiamo inventare qualche tipo di collirio che reagisce con la sclera e l’iride... alterandone... la chimica...?»

«E’ credibile?» chiese, dubbiosa.

«Neppure un po’. Non per qualcuno che abbia anche solo un’infarinatura di chimica. Ma per loro andrà bene... credo. Potremmo acquistare delle lenti a contatto nocciola, per coprire l’azzurro ghiaccio, pensandoci.»

«Okay, ti ringrazio!»

Si alzò e si diresse alla porta.

«Dove stai andando?»

«A fare colazione, gradirei una tazza di latte. Vieni?»

«Ti comporti in modo davvero strano, Nicole, davvero strano...» mormorò, raggiungendo la donna.

In realtà soffriva: ora, tutto ciò che cercava di nascondere, era palese e non c’era modo di ignorarlo. Ma non avrebbe mostrato le sue emozioni, l’aveva visto la sera prima: la sua sofferenza e la sua rabbia ferivano Waverly.

  
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