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Autore: moira78    26/02/2021    4 recensioni
Candy e Albert si conoscono da sempre e, da sempre, un filo invisibile li lega. Ma la strada che li porterà a venire a patti con i propri sentimenti e a conquistare la felicità sembra essere infinita e colma di ostacoli...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Candy strizzò la pezza nella bacinella e l'adagiò sulla fronte di George.

"Miss Pony, Suor Lane, andate dai bambini e dite loro che li raggiungerò il prima possibile. Poi vorrei anche andare a trovare il signor Cartwright e Tom. Loro non sanno ancora niente".

"Non preoccuparti, Candy, se vuoi ci vado io", si propose Albert mentre le due donne uscivano dalla stanza.

"Grazie, ma preferisco che tu resti, in caso George si svegliasse. Credo fosse qui per te".

Lui annuì, sedendosi accanto al letto con un'aria preoccupata: "Forse è il caso che chiami il dottor Martin", disse.

Candy fece un cenno d'assenso: "Lo faremo se quando si sveglia presenta sintomi preoccupanti. Al momento non ha febbre, penso si tratti solo di stanchezza: mi hai detto che ieri ti ha accompagnato qui ed è tornato a Chicago. Potrebbe aver guidato semplicemente per troppe ore, e poi la tensione...". Il senso di colpa le punse di nuovo il petto, anche se non poteva certo immaginare la tragica catena di eventi che avrebbe innescato quel viaggio.

"Chissà cosa ci faceva qui di nuovo, forse voleva darmi tue notizie", disse Albert a bassa voce, "Magari aveva scoperto qualcosa e...".

Un lamento e un movimento provenienti dal paziente lo interruppero. Candy gli fu subito vicina. George aprì gli occhi e li sbatté, come se cercasse di metterla a fuoco: "Si...signorina Candy?", la sua voce uscì a fatica.

"Sì, George, sono io. Sto bene, si sono sbagliati. Ora riposi, la prego". L'uomo fece qualcosa che la commosse nel profondo del cuore: prima le sorrise, poi cominciò a piangere silenziosamente.

"Mi scusi, io... signorino William", disse voltandosi verso Albert.

Lui gli prese una mano: "Va tutto bene, George, ora calmati".

"Ho ricevuto la visita di un poliziotto stamattina presto", spiegò ignorando le sue parole, "ma volevo essere sicuro che fosse tutto vero. Allora ho telefonato al signorino Graham, poi ho chiamato la stazione dei treni e mi hanno detto dell'incidente sui binari. Ho cercato la signorina Candy negli ospedali ma ho scoperto che... che era ancora su quel treno quando è ripartito e allora ho pensato...".

Albert gli fece un sorriso, evidentemente toccato dalle lacrime di quell'uomo così posato ed efficiente che lo aveva cresciuto come un figlio: "Grazie, George, adesso devi solo riposare".

Candy si asciugò gli occhi e confermò: "Sì, George, hai guidato per molte ore. Miss Pony e Suor Lane ti hanno riservato questa stanza dove potrai recuperare le energie. Sei a casa tua. Più tardi verrà a visitarti il dottor Martin".

Il buon uomo si ricompose in fretta e balzò a sedere sul letto: "Oh, no, non posso! Devo annullare i funerali e avvisare i membri del consiglio, mandare un telegramma al signorino Cornwell e...".

Candy rabbrividì alla parola 'funerali'. Qualcuno aveva commesso un fatale errore comunicando la sua morte. E avevano avvisato anche Archie! Era un pasticcio davvero colossale.

"George", lo ammonì Albert con voce ferma, inducendolo a sdraiarsi di nuovo: "hai avuto un crollo nervoso, forse persino un collasso. Devi riposare e mangiare qualcosa. Mi occuperò io di tutto, ti assicuro che mi sento pieno di energie oggi!".

La guardò e lei arrossì, felice e incredula del momento magico che stava vivendo dopo tanto dolore. Albert, il suo Albert finalmente era lì, accanto a lei, ogni dubbio dissipato per sempre.

"Ma... ma...", George non sembrava convinto e si tirò nuovamente a sedere.

"Mi dispiace moltissimo averla fatta preoccupare così tanto, lasci che mi prenda cura di lei", gli disse dolcemente.

L'uomo chiuse gli occhi, ancora visibilmente emozionato: "Signorina Candice, mi dia del tu, la prego. È una cosa che volevo chiederle da tempo. Forse troverà impudente quanto sto per dirle, ma la considero come un'altra figlia, al pari del signorino William".

Quella confessione le sciolse il cuore e non riuscì a trattenersi: lo abbracciò con calore, versando lacrime di gioia sulla sua giacca: "Grazie, grazie...", poté solo dire.
Sentì la mano esitante dell'uomo sfiorarle le spalle e poi batterle leggermente sulla schiena. Lo aveva sicuramente messo in imbarazzo: credeva non avesse condiviso una simile manifestazione d'affetto mai neanche con Albert.

Alzò lo sguardo per sbirciare la sua reazione e scoprì che le sorrideva con gli occhi lucidi: era incredibile quanti uomini fosse riuscita a far piangere in due giorni. Le dispiacque, specie per Terence, che di sicuro non avrebbe avuto abbracci consolatori. Improvvisamente, saperlo solo, senza neanche la vicinanza di Susanna, la rese molto triste. Forse avrebbe dovuto scrivere a Eleanor Baker, ma non sapeva se fosse troppo intraprendente da parte sua.

Intanto doveva guardare al suo futuro, così radioso e pieno d'amore. Ora aveva accanto a sé l'uomo che amava davvero e tante persone che le volevano bene. Però non avrebbe abbandonato Terry, lo avrebbe sempre seguito a distanza col supporto di Albert, per assicurarsi che stesse bene.

Quando finalmente George si fu calmato, nonché scusato profusamente per la sua reazione, Albert balzò in piedi e disse: "Bene, è ora di fare un po' di cose. Candy, passerò dal signor Cartwright e andrò in città a mandare un po' di telegrammi. Avviserò anche il dottor Martin di fare un salto qui. Tu puoi rimanere con George e assicurarti che non fugga? Tanto più che ora prenderò io l'auto". Strizzò l'occhio.

Lei ridacchiò: "Oh, puoi contarci!", ribatté. "Anzi, penso che andrò a prendergli una bella fetta di torta e del tè. Non credo abbia ancora fatto colazione, non è vero?".

"Oh, stia tranquilla, signorina Candy, non voglio recare più disturbo di quanto già...!".

"George", lo interruppe lei cercando di assumere lo stesso tono di Albert e guadagnandosi da quest'ultimo un'occhiata divertita: "vorrei che anche lei... anche tu ti renda conto che fai parte della famiglia. Anche tu per me sei stato quanto di più vicino a un padre io abbia mai avuto, quindi, per favore. Lascia che mi prenda cura di te".

"Lei vuole proprio farmi commuovere ancora, vero?", ribatté lui portandosi le dita all'angolo dell'occhio.

Candy scosse la testa: "No, penso di aver fatto già soffrire abbastanza troppe persone con questo viaggio sfortunato. Ora voglio solo vedervi tutti ridere!", esclamò allargando le braccia come una bambina e facendo scoppiare i due uomini in una risata sincera.

"Esatto, proprio così!", si complimentò.

Accompagnò Albert alla porta e sussultò quando lui le rubò un bacio leggero prima di andarsene: "Pensavo di dover organizzare un funerale, ma impazzisco di felicità al pensiero che invece presto ci sarà una festa di fidanzamento", le mormorò con voce carica di emozioni.

Lei spalancò gli occhi, quasi incredula che tutto ciò stesse accadendo proprio a lei.

"Ne riparleremo, piccola, non voglio affrettare i tempi. Dobbiamo parlare con calma insieme dei nostri piani per il futuro", concluse baciandole una mano.

Non poté ribattere perché stava già andando via e sembrava camminare a un metro da terra. Anche lei si sentiva così e pensò che lo avrebbe sposato quel giorno stesso, se avesse potuto.  
 
- § -
 
Il sipario si chiuse in un tripudio di fiori lanciati dal pubblico, mentre Terence rimaneva inginocchiato a piangere tutte le sue lacrime come da copione. Intorno a lui, i suoi colleghi stavano ricevendo le congratulazioni di Robert e parlavano già di dove sarebbero andati a festeggiare.

Lui voleva soltanto rimanere solo e continuare a piangere per conto suo. Nonostante le parole di rassicurazione dette a Candy, la sua voglia di vivere era pari a zero. Non che avesse intenzioni suicide, non più... almeno per il momento.

Si costrinse a ricomporsi e si alzò da terra, con l'intenzione di filare dritto nel suo camerino.

"Terence, aspetta!". Quel richiamo lo fece sussultare: forse stava impazzendo, perché gli pareva di udire la voce di Candy dappertutto. Invece, quando alzò lo sguardo e vide la figura con occhi e capelli scuri, si rese conto che era solo Karen: dalla prima di Romeo e Giulietta era rimasta nella compagnia. Terence l'aveva sempre considerata un'ottima attrice, non il mero rimpiazzo di Susanna, ed era certo che avrebbe fatto strada comunque.

Quella sera, però, non aveva voglia di parlare con lei, anche se tra loro c'era una discreta amicizia.

"Scusami, ho da fare", la liquidò con più freddezza di quanto avesse voluto.

"Ma...". Si lasciò alle spalle la sua debole protesta e se ne andò dritto al camerino. Una figura incappucciata era lì davanti alla porta, come ad attenderlo.
Terence aggrottò le sopracciglia, urtato: non potevano proprio lasciarlo in pace? Come aveva fatto quella donna a spingersi fin lì? Stava per chiamare la sicurezza quando la figura parlò, chiamandolo per nome. Riconobbe la voce all'istante.

"Ma... mamma?". Credeva che fosse in tournée e non pensava proprio di vederla lì quella sera.

"È da tanto che non ci vediamo, vero? Possiamo entrare solo un attimo? Non vorrei che mi vedesse qualcuno", disse scostandosi un poco il cappuccio dal viso.

"Ma certo", acconsentì aprendo velocemente la porta e richiudendola a chiave alle loro spalle.

Lei si tolse del tutto il travestimento e lo guardò in viso. Istintivamente, lui distolse lo sguardo.

"Tesoro, ma tu hai pianto", esordì come se fosse ancora un bambino piccolo.

"Ma certo, l'ultima scena lo prevedeva. Non eri tra il pubblico?", rise.

Lei gli portò una mano al viso, trasmettendogli un brivido. Nonostante il loro rapporto fosse molto migliorato in quegli anni, non ricordava una carezza simile da sua madre. "Terence, tu sei mio figlio. Capisco perfettamente quando fingi e quando sei triste davvero".

Si sottrasse a quel tocco, sentendosi nudo e vulnerabile, e le voltò le spalle: "Candy mi ha lasciato definitivamente", confessò alla fine.

"Oh, Terence...". Poteva avvertire tutto il dolore trasudare dalla voce della donna.

"Si è innamorata del suo tutore legale, nonché capofamiglia degli Ardlay, ci crederesti?!". Cominciò a ridere e, mentre rideva, le lacrime gli rigavano il viso. Le sentiva scendere e non poteva fare nulla per fermarle.

Quando sentì il tocco delle mani di sua madre sulle spalle lasciò che l'abbracciasse e seppellì il viso nell'incavo tra collo e spalla, arrendendosi a quello sfogo. D'altronde, quante volte da piccolo non aveva potuto piangere tra le braccia di sua madre perché suo padre li aveva brutalmente separati?

"Andrà tutto bene, Terence, ti starò vicina. Sei diventato un uomo e sono sicura che lo supererai". Poteva avvertire la voce rotta di lei e le mani che gli sfioravano gentilmente i capelli.

Terence non rispose. Non voleva rivelarle che non aveva più voglia di vivere, ma che si era ripromesso di farlo e che, soprattutto, lo aveva promesso a lei. Sarebbe stata una strada molto lunga da percorrere, ma avrebbe accettato il supporto di sua madre e forse, piano piano, sarebbe anche riuscito a lasciarsi coinvolgere dai suoi colleghi nelle serate insieme.

Ma non quella sera e neanche la successiva.

Si diceva che il tempo guarisse le ferite, ma la sua era ancora troppo fresca e avrebbe dovuto lavorare duramente perché non s'infettasse e cominciasse a cicatrizzare. 
Purtroppo, la sua infermiera Tuttelentiggini non sarebbe stata al suo fianco per curarlo e sarebbe dovuto guarire da solo.
 
- § -
 
La musica aleggiava nell'aria fresca della sera, mentre alla Casa di Pony si teneva una piccola festa in onore di Candy.

Albert guardò con un sorriso i tavoli imbanditi apparecchiati nel giardino, le lanterne disposte in modo da illuminare il più possibile lo spazio antistante la Casa di Pony e i volti sorridenti dei bambini che giocavano, ballavano e si rincorrevano.

Aveva fatto in modo che tutto fosse perfetto e, anche se dubitava che Archie ed Annie li avrebbero raggiunti con così poco preavviso, fu sollevato al solo pensiero che forse avevano già ricevuto la sua comunicazione.

Ripensò a quando aveva dato l'annuncio della morte di Candy: Archibald era sconvolto e per lui era stato difficilissimo mantenere la freddezza. Aveva sempre avuto il sospetto che suo nipote fosse segretamente innamorato di Candy, ma pensava che ormai fosse acqua passata. Volle pensare che la sua reazione fosse stata quella di un fratello che temesse di aver perduto sua sorella. E lui, quel sentimento, lo capiva alla perfezione.

Vide George che gli si avvicinava e lo scrutò con aria di rimprovero: "Non dovresti essere ancora a letto, tu?".

"La prego, signorino William, non faccia la mamma chioccia con me. Il dottore mi ha visitato e io mi sento davvero meglio. E non le nascondo che il merito è tutto del miracolo al quale abbiamo assistito", disse lui rivolgendo lo sguardo verso Candy, che stava ballando con le mani sui fianchi mentre Tom suonava la fisarmonica e Jimmy batteva le mani a tempo: anche loro due sembravano persone completamente diverse. Da quando avevano scoperto che la loro amica era ancora viva, sembravano rinati.

Tutti amavano Candy e come non poteva essere così? La gioia che esprimeva il suo volto, quel sorriso sincero e contagioso, quella maniera di muoversi così poco da signorina dell'alta società eppure così... spontanea, inebriante, mentre scalciava con i piedi in un ballo sfrenato, sollevando l'orlo della gonna.

"Ehm...", la voce di George che si schiariva la gola lo riportò alla realtà.

"Eh? Oh, scusami, stavi dicendo?".

L'uomo sospirò: "Dicevo che mi dispiace molto interrompere l'aria sognante con cui stava guardando la signorina, ma sarebbe ora di andare. Domattina avrei dovuto incontrare i nostri investitori da solo, ma visto che tutto si è sistemato, grazie al Cielo, sarebbe preferibile che lei presenziasse".

"Avevo l'aria sognante?", chiese con la testa ancora tra le nuvole.

"Sì, sembra proprio un ragazzino alle prese col primo amore".

Albert sbatté le palpebre: "George, così mi fai sembrare uno stupido!", rimbeccò.

L'uomo scosse la testa: "No, non è uno stupido. E sono felice che tutto sia stato solo un tragico malinteso. Mi consenta di dirle che preferisco molto più osservare la sua espressione innamorata che quella... beh, quella che aveva ieri".

Gli mise una mano sulla spalla, commosso dalle sue parole: "Grazie George, davvero. Che ne dici se assaggiamo un po' dei dolci di Miss Pony, ora?".

"Signorino William". Ora il suo tono era di avvertimento.

Albert sospirò: "E va bene, devo dedurre che non riesco proprio a distrarti dai nostri impegni, vero? E devo rassegnarmi al fatto che sarai sempre pronto a ricordarmeli, anche in momenti come questo".

"Sì, signorino William", rispose compito. Era di nuovo il vecchio George, nonostante le emozioni del pomeriggio precedente. Ma Albert era pronto a scommettere che, da quando Candy aveva accettato di dargli del tu e a considerarlo un po' come suo padre, anche in lui qualcosa fosse cambiato profondamente.

"A che ora è la riunione con i soci, domattina?".

"Alle otto e trenta in punto".

Gemette, frustrato: "Quindi di dormire qui non se ne parla e dovremmo arrivare a casa prima di mezzanotte se vogliamo riposare un po', non è vero?".

"Esattamente, signorino William".

"Bene", sospirò, "fammi salutare Candy e gli altri e andiamo via. Però guido io", concluse strizzandogli l'occhio.
 
- § -
 
Quando Candy vide Albert che si avvicinava, capì istintivamente che stava per andarsene di nuovo. Si sentì stringere il cuore, ma si aggrappò alla speranza che il futuro che li attendeva sarebbe stato radioso, da quel momento in poi.

Con discrezione, la portò in un luogo più isolato, attirandosi le proteste dei presenti: "Ve la riporto subito, lasciate che la saluti!", rise lui circondandole la vita con una mano.
Era certa che non ci fosse bisogno di troppe spiegazioni: dagli sguardi delle sue due mamme, dei ragazzi più grandi e persino di quelli più giovani, era evidente che si rendessero conto di quanto le cose fossero cambiate tra lei e il signor William.

Quando finalmente l'oscurità e la luce della luna furono le uniche cose attorno a loro e la musica fu più lontana, Albert la strinse in un abbraccio così coinvolgente che Candy si sentì le gambe farsi di gelatina. La baciò mescolando i loro respiri affannati e le sue mani iniziarono a vagarle sulla schiena, frenetiche.

Che le stava succedendo? Una signorina perbene avrebbe dovuto fermare tutto questo, invece si ritrovò a pregare che non smettesse mai. Contro ogni razionalità, ricambiò il suo abbraccio tracciando carezze curiose sui muscoli guizzanti della sua schiena, stringendosi a lui ancora di più, se possibile.

Un gemito sfuggì alle loro labbra nello stesso momento e Albert sciolse delicatamente quel bacio mozzafiato, lasciandola con la mente annebbiata, le gambe tremanti e un senso di vuoto che desiderava riempire. Non aveva mai provato nulla di simile: dal pomeriggio precedente, in cui si erano dichiarati, era stato un crescendo di emozioni mentali e fisiche che si succedevano con una velocità da capogiro.

Albert le accarezzò il viso dolcemente, anche lui sembrava preda di quegli stessi sentimenti: "Perdonami, non volevo spaventarti".

Spaventarla?

Lo guardò con tanto d'occhi: "Credi che io sia spaventata?", gli chiese, incredula.

Lui ridacchiò, divertito: "In effetti non mi pareva", disse. Poi si fece serio e la scrutò con i suoi occhi che ora, nella sera, sembravano più scuri. "Candy, purtroppo devo andare, anche se vorrei tanto restare qui e non lasciarti più. Quando ti ho ritrovata, la prima cosa che ho pensato è stata fuggire con te, sposarti e mandare al diavolo tutto e tutti".
Candy rabbrividì a quella confessione.

"Ma voglio fare le cose per bene, con te. Non appena avrò terminato gli impegni di lavoro faremo una vacanza a Lakewood con Archie e Annie e daremo a loro e alla zia Elroy il tempo di abituarsi a un nostro imminente fidanzamento. Non che debba chiedere il permesso, ma voglio che il Consiglio degli anziani e la zia stessa imparino a conoscerti per quello che vali, così da non permettersi di dire una sola parola contro di te, quando ti presenterò ufficialmente. Inoltre voglio che tu abbia il tempo di essere la mia fidanzata prima ancora di diventare mia moglie, così come sogna ogni donna", concluse baciandole la mano con tenerezza.

"Oh, Albert, io non ho bisogno di tante cerimonie. Ma capisco che la tua famiglia debba entrare nell'ottica di noi due come coppia e non come tutore e protetta. Spero solo di non dover aspettare troppo tempo", disse facendogli un occhiolino.

Albert parve riflettere per qualche istante: "Io pensavo di aspettare un mese, ma se mi dici così potrei anche diminuire questo periodo di assestamento a quindici giorni...".
Candy spalancò gli occhi e fece un gridolino: "Ma... io credevo che volessi attendere almeno un anno!".

Lui scoppiò a ridere apertamente: il suono di quella risata franca e contagiosa le era mancato, ma finse di dargli un pugno sul braccio: "Mi stai prendendo in giro, vero?", protestò con un mezzo sorriso.

"Oh, no, amore mio! È che non sono capace di aspettare. Non più, ti ho già attesa così a lungo che voglio accelerare i tempi al massimo possibile. Entro quest'anno potresti già essere mia moglie", terminò guardandola di nuovo con gli occhi annebbiati dal desiderio.

Amore mio. Mi ha chiamata amore mio!

Candy si lasciò baciare, dicendosi d'accordo quando ripresero fiato: "Tutto quello che vuoi, principe Bert", mormorò adoperandosi per salutarlo con tutto il calore della propria anima.
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Fine prima parte
Attenzione: come ho detto all'inizio, ho suddiviso la storia in più parti, quindi NON è finita, termina qui solamente la Prima Parte (Travels). Da oggi in poi, comunque, i capitoli successivi saranno pubblicati con cadenza settimanale per due motivi principali: il primo è che saranno più corposi e potrò dare a tutti il tempo di leggerli con calma; il secondo è che voglio dare anche il tempo alla mia beta reader, al momento ferma per lavoro, di continuare con eventuali correzioni.
Prossimo aggiornamento tra 7 giorni esatti
   
 
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