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Autore: OrderMade96    26/02/2021    2 recensioni
Aziraphale sta passeggiando tranquillamente per le strade di Pompeii quando riconosce un'oscura figura familiare tra la folla. La pioggia li sorprende poco dopo e la ricerca di un riparo li porta in un luogo dove Aziraphale non avrebbe mai creduto di entrare.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il sole di una tranquilla giornata primaverile risplende sulla popolazione di Pompei. 

Uno sbuffo di fumo grigio si innalza placido e indisturbato dalla vetta del Vesuvio, svanendo verso il limpido cielo azzurro. 

La vita scorre frenetica nella caotica provincia dell’Impero, mentre la popolazione si appresta a festeggiare gli Equirria

Aziraphale sta passeggiando serenamente per le strade della provincia romana, una borsa stracolma di documenti letterari sottobraccio, quando riconosce una familiare oscura figura scivolare tra la folla. 

"Crowley!" Saluta, cercando di attirarne l’attenzione. 

Il demone si volta, richiamato dalla squillante voce che chiama il suo nome e, una volta riconosciuto il principato, lo raggiunge nel piccolo spiazzo in cui Aziraphale si è fermato, evitando di essere spintonato dal traffico di gente. 

"Angelo. Qual buon vento ti porta a Pompei?" Chiede con divertita curiosità Crowley.

Non è passato molto dal loro ultimo casuale incontro nella grande Roma, meno di dieci anni se ben ricorda la sua memoria millenaria. 

"Sono solo di passaggio. Mi è stato chiesto di elargire alcune benedizioni e attendere future istruzioni." Risponde l'angelo, solare. "Al momento sto facendo una piccola pausa dalle mie mansioni."

Crowley lancia uno sguardo furbo alla borsa carica di pergamene che spunta al suo fianco. 

"Vedo che ti sei lasciato tentare senza bisogno del mio aiuto." Fa notare, indicando con un dito ossuto gli acquisti. 

Aziraphale ritira automaticamente il braccio, arrossendo, nascondendo con la toga candida i preziosi manoscritti alla vista. 

"Questi… ecco io…" 

"Calma, angelo. Non hai bisogno di trovare una scusa." Lo rassicura il demone. "Chi sono io per giudicare, dopotutto." Aggiunge, facendogli un occhiolino dietro i piccoli e tondi occhiali da sole. 

Aziraphale accenna un timido sorriso, ringraziandolo silenziosamente. 

"Tu invece? Qual cattivo vento ti porta qui?" Domanda di rimando, riprendendo la loro conversazione.

Crowley fa spallucce, sembrando annoiato. 

"Mi godo il mio tempo libero in attesa di ordini dal basso. All'Inferno si vocifera che ben presto ci sarà molto lavoro per noi in città."

L'angelo annuisce, deglutendo pesantemente. Anche lui aveva sentito alcune voci circolare in Paradiso quando vi era tornato a fare rapporto. 

"Quindi... è vero quello che si dice? La città verrà sommersa dal fuoco del vulcano?" 

"Già. Anche se non ne capisco lo scopo." Conferma Crowley, lanciando una cupa occhiata alla montagna fumante. La folgora con lo sguardo come se desiderasse di poterla far scomparire con uno schiocco di dita. Ma è ben oltre i suoi demoniaci poteri. 

Aziraphale scuote la testa stancamente. "Fa parte del Grande Piano." Recita fedelmente. 

"Non venirmi a parlare del Grande Piano, Aziraphale." Intima sibilante il demone, gli occhi gialli che fiammeggiano per un barlume d'ira. "Abbiamo già affrontato questa discussione ai tempi del Diluvio." 

Aziraphale ha il buonsenso di non insistere. 

Conosce Crowley dall’alba dei tempi e ormai ha accettato che il vecchio serpente non sia disposto a rivedere le sue opinioni riguardo alcuni argomenti. Il Grande Piano è in cima ad essi.

“Hai programmi per la giornata?” Domanda l’angelo, cambiando soggetto di conversazione. 

“Hmh, nulla di particolarmente emozionante.” Ammette il demone, alzando un sopracciglio scuro. “Volevi proporre qualcosa?” 

“So che non dovremmo farci vedere insieme…” Comincia esitante Aziraphale.

Crowley sbuffa alla solita tiritera, incrociando le braccia al petto mentre poggia il corpo esile e flessuoso contro una colonna. 

“Ma?” Incita il demone.

“Conosco un posto delizioso, poco più giù lungo la strada. Il cuoco cucina delle vere e proprie prelibatezze. Inoltre, serve un vino delizioso e, dato che solitamente non ordini altro che alcolici da quando sono stati inventati, pensavo potesse interessarti essere mio ospite per pranzo?” Offre allora il principato. 

Crowley non si era nemmeno accorto che fosse ora di pranzo, il suo corpo non abituato a seguire quel determinato bisogno fisiologico. La sua esistenza era scandita in epoche o giorni dal ciclo del sonno, unica abitudine umana che aveva accolto e fatta sua con assoluta gioia. Non necessita di dormire, proprio come Aziraphale non necessita di mangiare, ma è facile cadere nell’abitudine quando trascorri così tanto tempo a contatto con gli umani. 

“Perchè no. Non ho di meglio da fare al momento.” Concede Crowley dopo aver finto di rimuginarci. 

Aziraphale sorride raggiante e il cuore del demone fa una capriola nel suo petto. 

“Con questa siamo a due occasioni in cui cerchi e riesci a tentarmi, angelo.” Ironizza, seguendolo in direzione del ristorante. 

La prima volta era stata a Roma, dove lo aveva convinto a mangiare ostriche nel nuovo ristorante di Petronio.

“Fa tutto parte del mio progetto per riportarti sulla retta via, mio caro.” Controbatte scherzosamente il principato - conscio che non fosse possibile - facendolo sorridere.

I Caduti non potevano essere redenti, o almeno è quello che è stato da sempre ripetuto ad entrambi. La loro anima era bruciata insieme alle angeliche ali e nulla li avrebbe potuti far rientrare nella luce della grazia divina. Tantomeno far semplice ammenda per i loro peccati. 

Una grande goccia fredda cade sulla fronte di Aziraphale, facendogli alzare i luminosi occhi verdi al cielo con preoccupazione. Nuvole minacciose fanno capolino all'orizzonte, minacciando di trasformare la splendida giornata assolata in un disastroso caotico acquazzone. 

La borsa di tela che porta con sé non sarà un sufficiente scudo contro le intemperie per le sue amate pergamene. 

“Faremmo bene a trovare un riparo prima che inizi a piovere.” Dà voce ai suoi pensieri Crowley, spronandolo a camminare. 

Il cielo sembra farsi beffe delle sue parole. 

Un potente tuono schiocca non troppo lontano e grosse gocce iniziano a cadere su di loro, inumidendo rapidamente le loro vesti. 

Crowley allarga l’ampio scialle dai ricami vermigli che lo avvolge, nel tentativo di riparare entrambi, bofonchiando colorite imprecazioni.

“Vieni con me!” Esorta con forza il demone, spingendolo verso un vicolo.

Aziraphale lo segue, cercando di riparare la borsa con il proprio corpo. 

Persone corrono in tutte le direzioni, riparandosi alla bell’e meglio con cesti vuoti, urtandoli nel tragitto. 

“Dove stiamo andando?” Domanda con apprensione Aziraphale, sgranando gli occhi quando Crowley si ferma davanti una pesante porta variopinta. "Non posso entrare in un posto del genere!" Si lamenta con veemenza l’angelo, lanciandogli un'occhiata severa.

Un angelo, creatura divina e emissario di Dio, che entra in un bordello, dimora dei piaceri carnali e del peccato. È un pensiero inaudito! 

Se Gabriel o chi per lui lo avesse scoperto, sarebbe finito in grossi guai. 

Forse ancora peggio che se avesse usato egoisticamente un miracolo per proteggere i suoi preziosi scritti dalla pioggia. 

"Non hai altra scelta, angelo." Crowley alza un sopracciglio, ricambiando il suo sguardo. "Puoi decidere di entrare, oppure restare fuori a rischiare che le tue preziose pergamenate si infradicino tutte." Sentenzia. 

Non poteva usare i suoi poteri in favore dell’angelo questa volta. 

Sia gli occhi del Paradiso che quelli dell'Inferno erano puntati sulla città e non poteva permettersi di rischiare che nei rapporti che Dagon o Lord Beelzebub avrebbero letto spuntasse qualcosa di sospetto. 

Aziraphale sembra restio ad accettare di seguirlo nell’edificio per un lungo interminabile momento, finchè non sospira rassegnatamente, facendo un traballante passo avanti. 

La casa di piacere non è come Aziraphale l’aveva immaginata. 

Si aspettava un ambiente più losco, buio e riservato. Invece, quando varca la porta, si ritrova in un locale accogliente, ampio e adornato da lussuosi divanetti e arazzi. La maggior parte delle persone presenti sembra occupata a conversare piuttosto che a darsi da fare in atti carnali. 

Sia donne che uomini servono nella stanza, versando vino nei bicchieri, alcuni offrendo apertamente i loro servigi ai clienti di turno, altri attendendo silenziosamente in disparte di essere scelti, i corpi lucidi di oli profumati coperti non più dello stretto necessario da tuniche quasi trasparenti. 

La cosa che lo lascia più perplesso, è di percepire amore irradiarsi tutt’intorno a lui. 

Come poteva esserci così tanto amore in un luogo di peccato? 

Crowley sembra totalmente a suo agio mentre discute con quella che sembra essere la proprietaria del posto, dati gli indumenti indubbiamente più coprenti e la presenza di gioielli a completare il suo abbigliamento. È una bella donna sulla trentina, con lunghi capelli ramati intrecciati dietro la testa e intelligenti occhi neri. L’abbondante seno sobbalza ad ogni movimento della matrona, attirando lo sguardo affamato di più di uno dei suoi clienti, che lei si limita a tenere al loro posto con uno sguardo severo. 

“Nessun problema. Non è la richiesta più strana che io abbia ricevuto.” Dichiara tranquillamente la donna, in risposta alle richieste di Crowley.

“Cosa le hai chiesto?” Sussurra privatamente Aziraphale, curioso.

“Ho preso una stanza con un bagno e ho chiesto di mandare qualcuno a prenderci il pranzo.” Spiega il demone, sistemando l’argentea corona d’alloro sui riccioli rossi. “Vuoi ancora mangiare il cibo di quel ristorante, no?” 

“Oh.” Esclama l’angelo, sorpreso della sua gentilezza. “È molto gentile da parte tua.”

La donna chiama a gran voce un giovinetto dalla pelle abbronzata, ordinandogli di condurli alla loro stanza e poi andare immediatamente a prendergli il pranzo. 

Il ragazzo accoglie ubbidientemente gli ordini della padrona senza proferire parola e si affretta ad allontanarsi, fermandosi dopo pochi passi solo per assicurarsi di essere seguito.

Crowley e Aziraphale lo seguono in un corridoio che conduce a diverse camere da letto, ognuna chiusa per garantire la massima privacy ai clienti. Incontrano qualche ospite, chi in entrata e chi in uscita, ma nessuno sembra prestare loro particolare attenzione, ignorandoli durante il loro passaggio. 

La stanza che gli viene assegnata sembra più semplice e funzionale rispetto al bell’ingresso che li ha accolti, un unico locale diviso in zona letto e bagno da una tenda rossa. 

Crowley inizia a togliersi la toga umida non appena vengono lasciati soli, privo di pudore. Aziraphale si volta, distogliendo rapidamente lo sguardo dalla pelle nuda che viene lentamente esposta. 

Non dovrebbe sentirsi imbarazzato alla vista. I loro corpi umani sono semplici contenitori modellati per racchiudere la loro essenza, rendendoli simili al resto dell’umanità per camuffare la loro natura eterea o occulta, ma c’è qualcosa di profano nel lasciar indugiare troppo lo sguardo.

Cerca di concentrare la propria attenzione altrove, mentre sente il demone spostare la tenda per raggiungere la piccola piscina privata. Può sentire il rumore soffocato della pioggia abbattersi ritmicamente contro le tegole del tetto, le grida di piacere ansimanti provenienti da un’altra stanza, ma i suoni non sono sufficienti per distrarlo dal gemito appagato che lascia le labbra fini del suo antico nemico quando questo immerge il corpo infreddolito dalla pioggia nell’acqua calda. 

“Mhm… tu non vieni, angelo?” Domanda Crowley, la sua voce maliziosamente tentante.

“Non credo sia il caso.” Evidenzia impacciato il principato.

“Suvvia, angelo. Finirai per tremare dal freddo in pochi minuti se continui ad indossare quei vestiti.” Avverte l’altro. “Toglili e lasciali vicino al fuoco. Non hai nulla da mostrare che non possegga o che non abbia già visto.” Aggiunge.

La verità è che Aziraphale aveva tutto ciò che Crowley avesse voluto vedere, ma l’angelo non era tenuto a saperlo. Nonostante durante la sua permanenza sulla terra il demone si sia lasciato indulgere più di una volta nei piaceri della carne, il corpo dell’angelo - e non solo quello se vogliamo essere del tutto onesti - era l’unico che avesse mai desiderato.

Aziraphale borbotta sottovoce qualcosa che Crowley non riesce a distinguere, ma lo sente muoversi oltre la tenda, il fruscio di carta e stoffa ad indicare che si sta accertando di mettere al sicuro le sue pergamene prima di decidere di spogliarsi della veste. 

Crowley chiude gli occhi, immaginando la stoffa bianca cadere dolcemente a terra per rivelare la morbida pelle pallida. Può mentalmente dipingere i contorni delle larghe spalle dell’angelo o il rigonfiamento dei muscoli delle toniche braccia, o ancora meglio, la dolce curva del ventre gonfio.

È talmente assorto nelle sue fantasticherie da non rendersi conto dell’ingresso del principato nella piscina finché non se lo ritrova seduto di fianco, a meno di un palmo di distanza, l’acqua a cingergli dolcemente la vita.  

“Soddisfatto?” Brontola contrariato Aziraphale. 

Le sue guance sono completamente arrossate e Crowley dubita che sia solo dovuto all’acqua calda. 

“Lo sarei di più se ti concedessi di goderti l’esperienza.” Risponde genuinamente, allungandosi per stiracchiarsi in un visivo invito a fare lo stesso. “Siamo in una casa del piacere. A cosa serve essere qui se non provi alcun piacere?”

“È disdicevole.” Commenta l’angelo, evitando il suo sguardo.

“Cosa è disdicevole?” Interroga il demone, non seguendo il filo dei suoi intricati pensieri.

“Essere qui, in primo luogo.” Indica il principato, voltandosi a guardarlo con occhi critici. “È un luogo di peccato, Crowley. Se qualcuno mi vedesse qui…”

“Qualcuno penserebbe mai di cercarti qui?” Domanda intelligentemente il demone.

Aziraphale ci pensa attentamente. “No. Non credo.”

“Perfetto. Allora ti stai arrovellando semplicemente troppo.” Dichiara Crowley con finalità.

“Ma è comunque sbagliato!” Protesta l’angelo con veemenza, non volendo sentir ragione. “Le persone entrano qui per dare sfogo ai loro più bassi impulsi, sfruttando il corpo e la vita di qualcun altro, definendone il valore in base al prezzo da pagare.”

“Credo tu abbia una visione molto ristretta di questo ambiente.” Rimarca il demone, aggrottando la fronte. “Le persone che lavorano all’interno di questi luoghi offrono un servizio. Sebbene qualcuno invero sia costretto a questa vita, molti altri la abbracciano per evitare destini ben peggiori. Garantisce loro dei pasti caldi e un tetto sulla testa, a volte anche una retribuzione con cui comprare la propria libertà, se saranno fortunati un giorno. La proprietaria di questo posto è stata una prostituta a sua volta. Guardala ora, sembra vergognarsi della sua vita o del suo passato?”

Aziraphale si morde un labbro, ripensando alla bella matrona. Non era sembrata nulla di tutto ciò.

“Non tutti però possono essere così fortunati.” Controbatte stoicamente l’angelo.

Crowley sospira, passandosi una mano tra i corti riccioli infuocati. “Nulla è completamente giusto o sbagliato al mondo, Aziraphale. Dovresti iniziare a notarlo.”

Il principato non risponde, chiudendosi in un offeso silenzio.

“Non capisco tutta questa avversione verso il piacere carnale.” Sbuffa fuori ad un certo punto il demone, irritato. 

“La lussuria è un peccato.” Spiega diligentemente l’angelo, suonando alle sue orecchie come un bambino appena uscito da scuola. 

“Anche la gola, Aziraphale. Ma questo non sembra mai averti fermato dall’ordinare il dolce.” Risponde piccato. 

“Non è lo stesso. Cedere alla lussuria sembra… troppo.” Esala il principato, giocando distrattamente con una mano nell’acqua. 

Crowley lo studia attentamente con i suoi gialli occhi serpentini. “Spiegati.” Sprona.

“Ho sentito come descrivono il... sai... il culmine dell’atto.” Aziraphale si schiarisce la voce, tossendo. “Lo paragonano alla morte.”

Crowley lo guarda stupito. “Frena un secondo. Mi stai dicendo che hai paura della sensazione di un orgasmo? Pensi che ti scorporerai?!” Crowley non riesce a trattenere le risate. “E io che ero quasi sicuro avessi paura di cadere dalla Sua grazia.”

Aziraphale rotea gli occhi. “Come hai fatto notare, continuo a commettere peccato da diversi anni e questo non sembra aver influito sulla mia angelicità.” 

Quando riesce a riprendere fiato, il demone si ferma a soppesare la nuova interessante informazione. “Dovresti provare.” Proclama con convinzione.

“Ma... non so come.” Ammette imbarazzato l’angelo, evitando nuovamente il suo guardo. 

“Posso aiutarti.” Offre il vecchio serpente, pronto a cogliere l’occasione. Si avvicina, posandogli un braccio dietro le spalle. “Ti assicuro che non te ne pentirai.” Promette, leccandosi le labbra con anticipazione. 

Aziraphale deglutisce pesantemente, seguendo il movimento della sua lingua. 

“Cosa... cosa devo fare?” 

“Tu pensa solo a rilassarti e lascia fare a me il resto. Ho più esperienza alle spalle e questo ti assicurerà di godere appieno della tua prima volta.” Invita seducentemente Crowley, lasciando scivolare una mano sotto il pelo dell’acqua per accarezzargli la cosca morbida e pelosa. 

Aziraphale fa come gli viene detto, chiudendo gli occhi per concentrarsi sul rilassamento del proprio corpo e sulla sensazione della mano familiare che ora sembra così estranea mentre si sposta su zone a cui non aveva mai concesso la benché minima attenzione. 

Può fidarsi di Crowley in questo, pensa, scivolando di qualche centimetro nell’acqua per allargare le gambe e concedergli un accesso migliore alla sua intimità. Il demone ha esperienza, sembra così abile e sicuro che non sente di dover dubitare di lui. 

Ma la realtà è diversa da quello che pensa il principato mentre la sua mente viene annebbiata dai piaceri del tocco proibito.

Crowley sta fingendo sicurezza.

In realtà il demone è terrorizzato di essersi spinto troppo in là, di aver attraversato una linea a cui non avrebbe nemmeno dovuto osare pensare di avvicinarsi. 

Gli abili scatti che solitamente riserva a se stesso, si riducono a mosse sciatte intorno al grasso cazzo arrossato di Aziraphale. Il principato non sembra però farci caso, inclinando la testa all’indietro, sospirando con pura estasi quando viene dopo pochi colpi. 

Non è durato molto, ma Crowley se lo era aspettato.

“Allora, com’è stato?” Domanda con un ghigno malizioso. 

“Breve.” Sospira ansimante, guardandolo con pupille dilatate. “Ma intenso.” Aggiunge in un ripensamento.

“Bene.” Commenta soddisfatto il demone, spiegando come la durata si sarebbe allungata con la pratica e l’esperienza, notando mentre parla un crescente interesse nello sguardo dell’angelo verso il suo membro ora eretto. “Scusa. Reazione fisiologica.” Spiega colpevolmente. 

“Vuoi che io...” Offre il principato, allungando una mano. 

Crowley deglutisce pesantemente, arrossendo. “Solo se vuoi.” Soffia. 

Aziraphale impiega tutta la sua determinazione per dimostrargli che vuole, afferrando il cazzo del demone con sicurezza. 

“Proprio così, angelo. Sono così vicino. Nhn.” Crowley geme, incitandolo ad accelerare i movimenti quando sente il climax raggiungerlo. 

Aziraphale si avvicina, leccando coraggiosamente una striscia umida contro il collo del demone, assaporando la salinità del sudore ricoprire la pelle accaldata, spingendolo oltre il bordo. 

La vista di Crowley si fa bianca per alcuni secondi dopo il suo orgasmo. Vorrebbe fare un commento arguto sulla bravura innata dell’angelo, ma la sua lingua non sembra collaborare con il suo cervello.

“Com’è stato?” Chiede il principato con evidente apprensione. 

“Posso dichiarare senza vergogna che l’allievo ha ottime possibilità di superare il maestro.” Annuncia Crowley.

Bussano alla porta e il ragazzo di prima serve loro il pranzo su un piccolo tavolino di fianco al letto. 

Aziraphale mangia con foga la propria zuppa di legumi e le focaccine al miele, mentre Crowley svuota quasi da solo il contenuto dell’otre. Con la pancia piena, non resta loro che usufruire del comodo letto su cui sono seduti nudi, in attesa che fuori smetta di piovere e che i loro vestiti asciughino completamente.

“Un giorno ti convincerò anche a dormire.” Dichiara con convinzione Crowley, sbadigliando. 

Aziraphale ride, scuotendo la testa, sistemandosi meglio contro i cuscini, stringendo in mano una delle sue pergamene. “Lo vedremo.” 

Crowley si addormenta in un batter di ciglia con un piccolo sorriso a curvargli le labbra solitamente imbronciate. 

Aziraphale lo osserva, seguendo l’alzarsi ritmico del petto ad ogni respiro, ripensando all’intimo momento che avevano condiviso qualche ora prima. 

Dopo quella giornata, il principato è abbastanza sicuro che Crowley fosse capace di convincerlo a fare qualsiasi cosa. 



Note dell'autrice: Ogni tanto l'amore per questa coppia torna a bomba e devo scriverci qualcosa. Primo o poi troverò di nuovo la forza di volontà di scrivere il seguito dell'Au che avevo iniziato su di loro. 
Intanto, un po' di sano porn. 
   
 
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