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Autore: DonutGladiator    27/02/2021    0 recensioni
Trasposizione di una oneshot di Broken Compass.
4 avventurieri alla ricerca della corona del mitico re sumero Gilgamesh, che affronteranno una serie di avventure per arrivare alla loro meta.
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Monte Ararat – 20 giugno 199X
 
Caleb si affacciò dall’anfratto di fortuna che era riuscito a trovare e a spingervi i compagni di viaggio prima che l’enorme cumulo di neve facesse interrompere prematuramente la loro impresa, lasciandoli per sempre sepolti in quel luogo impervio.
-Sembra tutto tranquillo.- sussurrò, evitando di parlare troppo ad alta voce ma spingendosi fuori dalla roccia.
-Meno male che ti sei accorto di questo punto, altrimenti non sarebbe stato facile scappare.- lo ringraziò Didi, dandogli due pacche sulle spalle. Stone allargò un sorriso sincero sul volto.
-Anche l’idea di arrampicarsi e poi tenersi con i rampini facendo passare tutto non era male, ce la saremmo in qualche modo cavata.-
-Andiamo?- domandò Laura, interrompendoli e indicando Jake che stava già camminando fischiettando fuori tra l’alto cumulo di neve depositato nella via.
-L’avventura ci attende!- esclamò, continuando a camminare.
Il luogo che stavano cercando non era distante, da lì a tre ore circa di cammino i quattro arrivarono in un’altra piccola radura, con però segni del passaggio umano. Vi erano delle rocce lavorate e, scavata nella montagna, la porta sigillata di quella che doveva essere la tomba che stavano cercando.
Nel frattempo il sole era ormai quasi tramontato, rimanevano dei barlumi rossastri ancora nel cielo, ma il buio della notte aleggiava prepotente su di loro.
-Altre iscrizioni…- indicò Jake alla professoressa, che subito si portò al suo fianco per tradurre i segni sumeri.
-Parlano ancora della tomba di Gilgamesh. Sembra siamo arrivati nel punto che stavamo cercando.- Jake cercò di decifrare la sua espressione, sembrava ci fosse qualcosa che non la convinceva, ma decise di non chiederle niente.
-Jake, hai con te il disco?- domandò Didi.
-Sì, eccolo.-
-Bene, allora, prova a inserirlo lì dentro…- indicò il centro della porta in cui c’era uno spazio circolare che sembrava perfetto per il disco di rame.
Jake obbedì, inserendolo nello spazio apposito lo sentì combaciare ma non perfettamente, così lo fece appena ruotare, cercando di far aderire i segni del disco con quelli della porta, fino a quando non si sentì un sonoro t-clack.
Una fluorescenza strana illuminò i disegni e dapprima lentamente, poi aumentando d’intensità iniziò a sentirsi un tremore dalla montagna, accompagnato da polvere e roccia che cadeva. In appena pochi istanti, la porta scivolò all’interno spostandosi e si aprì, lasciando intravedere l’ingresso della tomba.
Sotto le facce incredule degli avventurieri, ancora a bocca aperta, il disco scivolò fuori e cadde per terra, venendo recuperato e riposto al sicuro in una custodia in pelle.
-Ragazzi cos’è questo rumore?-  dopo che la porta si era aperta e il meccanismo si era interrotto, uno strano ronzio si era fatto man mano più intenso, come se ci fosse qualcosa che si stava avvicinando. Chiaramente non proveniva dalla montagna.
-È un elicottero, appiattitevi alla roccia il più possibile.- intervenne Stone, facendo spostare con un gesto della mano Jake al muro, poco prima che un fascio di luce illuminasse il punto in cui entrambi si trovavano.
-Cosa ci fa un elicottero qui?-
-Ci stanno seguendo.- disse Didi con tranquillità. Se n’era già accorto quando erano arrivati alla città da cui erano partiti per la scalata, ormai era solo questione di tempo prima di trovare gli scagnozzi del Rivale alle loro costole. Probabilmente li tenevano sotto controllo da Parigi. Che non avessero ancora trovato un punto in cui atterrare con l’elicottero forse era positivo, magari avrebbero potuto esplorare la tomba senza intoppi.
-Non avete da preoccuparvi, sono venuto ben equipaggiato, se c’è qualcuno che vuole prendere il nostro oro dovrà vedersela con me.- disse Jake con un tono anche troppo serio, mostrando due pistole nel fodero legato all’addome, facendo scappare una risatina alla professoressa e a Stone.
-Tirate fuori le torce, andiamo a esplorare questi antichi resti.- liquidò Stone, mentre accendeva la sua torcia e iniziava a entrare nella tomba, seguito dalla dottoressa e Didi. Solo Jake sembrò un attimo tentennare prima di entrare, accese la torcia e si guardò intorno, inquieto. C’era qualcosa che non quadrava, nonostante l’elicottero fosse passato senza individuarli sentiva che qualcuno li stava osservando.
-Tutto bene Jake?- chiese Laura, posandogli una mano sulla spalla, facendolo trasalire dai suoi pensieri.
-Sì, perdonami, mi ero un attimo perso nei ragionamenti, entriamo.-
Laura annuì e i due scomparvero nell’oscurità della struttura.
 
Allungando il passo, i due andarono avanti per un lungo corridoio fino a ritrovarsi con Didi e Stone, fermi davanti l’ingresso di una grande sala rettangolare ricoperta di iscrizioni sumere, polvere e sei gigantesche statue.
Facendo danzare le torce lungo tutto il perimetro della stanza uno dei fasci di luce illuminò uno specchio a forma di sole. Tenendo puntata la torcia su di esso, la stanza s’illuminò maggiormente, utilizzando uno strano gioco di luci.
Vi erano sei statue che si rivolgevano tutte verso lo specchio e sui muri incisioni e scene figurate della vita di Gilgamesh.
-Chiaramente sono frammenti dell’Epopea, vi sono vari episodi della vita del re, scontri che ha avuto con diverse creature del soprannaturale e con altri popoli, la sua nomina, l’incontro con alcuni nemici e amici… in tutte le immagini la figura del re è riconoscibile dalla corona posta sul suo capo, è rappresentato più grande rispetto agli altri e ha un atteggiamento da conquistatore…- disse Laura avvicinandosi alle decorazioni parietali.
-Qui c’è un serpente enorme che gli sta donando un fiore.- indicò Didi interessato anch’egli alle scene, nonostante l’oro sarebbe stato un gran passo avanti in quella storia.
-È una metafora riguardo la sua scoperta di una vita eterna. Si racconta che sia stato proprio un Naga a donargliela, anche se poi nella leggenda rinuncia a questo beneficio.-
-Molto interessante ma credo dovremmo ancora andare avanti.- disse Stone illuminando un ingresso ad arco che dava l’accesso a un altro corridoio più avanti.
-Professoressa, andiamo?- domandò Didi, notando che Laura non sembrava molto contenta dal separarsi da quelle incisioni.
-Sì, signor Dalton, mi scusi, ero un attimo presa ad ammirare questi disegni, sono veramente splendidi, ho fatto anche un paio di fotografie, sperando che il flash abbia permesso di avere una buona resa fotografica in quest’oscurità.-
-Gliel’ho già ripetuto, mi chiami Didi, il signor Dalton appartiene a un passato che eviterei volentieri di ricordare…-
-Ehi ragazzi, c’è un ponte!- esclamò Jake non appena i due arrivarono nella zona dov’erano lui e Stone, in cui c’era effettivamente un ponte ad arco di pietra.
Didi si sporse per cercare di vedere di quanto fosse il dislivello verso il basso. Non riuscì a vedere il fondo nemmeno illuminandolo con la torcia.
Cercò di non dare troppo a vedere il suo nervosismo per trovarsi in una situazione del genere. Odiava i ponti, di solito non c’era mai niente di positivo nell’attraversare un ponte, soprattutto quelli che davano su uno strapiombo invisibile.
-Mi sembra abbastanza stabile, anche se forse eviterei di passare tutti insieme…- mentre Laura diceva questo, Jake e Stone erano ormai già saliti e si spostavano in avanti verso l’altro lato del ponte.
-Laura, è solidissimo, non ti preoccupare!- urlò Jake per farsi sentire dalla donna, che ne frattempo li osservava piena di risentimento.
In quel momento, se avesse avuto Jake a portata di mano lo avrebbe strozzato. Sempre a prendere decisioni arbitrarie e sbagliate.
-Ovviamente facciamo passare per primo il più pesante di noi, mi pare la soluzione migliore…- sussurrò tra sé e sé, mentre notava che il ponte poteva anche sembrare solido, ma già stava dando problemi sotto il peso eccessivo di entrambi e i primi frammenti di polvere e pietre stavano cadendo verso l’oscurità.
-Laura, vedi? È solido!- esclamò di nuovo Jake arrivato a metà ponte, facendo un piccolo salto a testimonianza delle sue parole.
-Non farlo più.- Stone lo fulminò con lo sguardo.
Per poco Didi e Laura non ebbero un infarto nel vedere quanto quel ragazzino potesse essere irresponsabile.
-Jake! Basta! Che cosa stai facendo!? Non hai due anni, smettila per carità!- esclamò Laura, il tono pieno di rabbia ma anche paura per il risvolto che poteva prendere la situazione.
-Io darei ascolto alla professoressa, Jake, smettila di fare il bambino e cresci un attimo. Il ponte sarà anche solido, ma non mi azzarderei a fare un altro salto se fossi in te.- aggiunse Stone, sperando di farlo rinsavire, parlandogli con tutta la calma che poteva trovare.
-Ah no? Io credo invece che farò un altro piccolo saltino, giusto per ribadire il concetto.- disse Jake, saltando un’altra volta, questa volta facendo risuonare un chiaro meccanismo nascosto.
-Oh cazzo…- mentre sussurrava l’ultima frase, dalle mura ai loro lati iniziarono a uscire decine di frecce.
-Ma sei un idiota!- urlò Laura vedendo le frecce volare verso i suoi compagni, che si buttarono subito a terra, sperando di evitarle. Le frecce si conficcarono all’altro lato del muro e per un colpo di fortuna o forse destino, nessuna di quelle colpì i due avventurieri.
-Fiù, questa volta abbiamo rischiato, eh Stone?- domandò retoricamente Jake all’altro compagno mentre si rialzava spolverandosi un po’ di polvere dai vestiti.
Dal canto suo, Caleb aspettò di arrivare dall’altro lato del ponte prima di prendere per il colletto della maglia Jake e sbatterlo al muro di pietra senza trattenersi.
-Potevi farci uccidere tutti. Quando la smetterai di non utilizzare la materia grigia contenuta in questo cervello?- chiese con un tono duro mentre picchiettava con una mano sulla sua fronte.
-Mi dispiace, non ho pensato a quello che facevo.-
-Tu non pensi mai. È per questo che non mi piaci.- per un attimo la stretta sul suo collo aumentò.
-La cosa è reciproca.-
-Non ho intenzione di ripetere quello che è successo nelle Filippine, O’Donnel. Vedi di darti una regolata, altrimenti ci penserò io a darti una lezione che non dimenticherai facilmente.- gli sputò gli ultime parole duramente, chiamandolo con il suo cognome, mentre mollava la presa e si riavvicinava al ponte, aspettando gli altri due compagni che avevano iniziato ad attraversare uno alla volta la struttura.
Didi arrivò dalla parte opposta con facilità, nessun incidente rovinò il suo incedere lento e ragionato. Quando fu il turno di Laura di passare sul ponte però, mentre si trovava a quasi un terzo del passaggio, si sentì il rumore di qualcosa che cedeva, fino a che, pochi istanti più tardi, il rumore non si fece più forte e i primi massi di pietra all'inizio della struttura iniziarono a crollare, innestando un crollo a catena della struttura.
-Perchè proprio a me!?- esclamò la giovane, mentre cercava di correre con tutte le sue forze per arrivare all'altro lato del passaggio incolume e non finire di sotto.
-Forza professoressa, più veloce!- esclamò Didi allungando già una mano verso di lei per prenderla al momento opportuno.
-È tutta colpa vostra!- urlò Laura correndo mentre sentiva cadere le pietre sotto i suoi piedi, dandosi una piccola spinta per poi saltare gli ultimi metri che la separavano dalla fine del ponte, venendo afferrata da Didi e Stone con un rapido movimento che le evitò di cadere nel vuoto.
Le guance bagnate da lacrime di sollievo, si rotolò su un fianco e cercò di recuperare tutto il fiato che aveva perso in quella corsa che l'aveva messa a dura prova.
Cosa le era preso per accettare nuovamente di fare affari con Dalton e O'Donnell? Non erano affidabili, non lo erano mai stati e lei più di qualsiasi altra persona doveva saperlo.
-Se usciamo sani e salvi da qui, sappiate che vi ucciderò io.- disse, mentre tentava di regolarizzare il respiro :-Saltare su un ponte, far andare avanti la persona più pesante di noi... come potete pensare che fossero delle buone idee?-
Mentre Laura cercava di riprendere a respirare normalmente, scaricando tutta la sua frustrazione, Jake aveva già puntato la sua torcia nel corridoio più avanti, notando che andava avanti per parecchi metri prima di curvare e perdersi nell'oscurità.
-Mi dispiace ragazzi, cercherò di non sottovalutare la situazione in cui ci troviamo e soprattutto di non farvi correre rischi inutili.-
-Lo dici ogni volta Jake, sappiamo benissimo che è nella tua natura non farcela, e lo sanno anche gli altri. Ci pensiamo noi a farti rinsavire in caso tu abbia ancora voglia di saltare su ponti vecchi di millenni per saggiarne la resistenza.-
Jake si fece scappare una risata e guardò Didi con un sorriso sincero.
-Grazie.-
-Non voglio interrompere il bel momento, ma direi che possiamo andare.- s'intromise Stone, iniziando a camminare verso il cunicolo.
Didi e Jake si guardarono sorridendo, poi si voltarono verso Laura, che si era rimessa in piedi e li stava seguendo, elencando ancora tutte le cose che non andavano nella loro spedizione.

Seguirono i cunicoli salendo sempre più in alto, chiaramente strutture create dall'uomo, ma non erano decorate, le pareti erano spoglie e c'era un vasto strato di polvere che dimostrava che non fossero calpestati da veramente molti, moltissimi anni.
Camminarono in avanti fino ad arrivare in una camera esagonale.
La struttura sembrava come la prima stanza, ma più elegante e decorata. C'era un grosso foro al centro del pavimento, come se un grosso buco fosse stato intenzionalmente lasciato per qualcosa.
Verso l'alto la volta era dipinta di azzurro con un grosso sole in bianco, come un cristallo, posto proprio sopra il foro del pavimento.
Un braciere era posizionato all'entrata opposta a quella da cui arrivavano e ai vertici della stanza esagonale c'erano dei piedistalli su cui si trovavano degli specchi.
-Questi specchi sono mobili.- disse Jake, mentre spostava l'angolazione di uno di quelli.
Didi osservò il braciere, poi, prese uno dei suoi sigari e lo accese. Tirò una boccata di fumo prima di gettarlo dentro il braciere, che in pochi istanti riuscì a prendere fuoco, probabilmente perchè erano rimasti avanzi di qualcosa bruciato in precedenza oltre a della legna ormai secca che era stata lasciata all'interno.
-E luce fu.- disse Didi con un sorriso, mentre tutta la stanza si illuminava con il riflesso del fuoco. La parete alle spalle del braciere, infatti, che sembrava inizialmente fatta di roccia, in realtà era di un materiale trasparente come il cristallo e riusciva a riflettere la luce del fuoco in maniera precisa, proiettando un fascio di luce sul dipinto a forma di Sole, che, si rivelò essere dello stesso materiale, proprio come il cristallo della parete e che permetteva di deviare la luce e di far illuminare tutta la stanza, come se fosse un sole vero e proprio.
-Fantastico.- esclamò Laura, mentre si guardava intorno entusiasta come se si trovasse in un parco dei divertimenti.
Probabilmente quel luogo per lei lo era davvero.
Quanti archeologi potevano vantarsi di entrare in un’antica tomba sumera mai trovata da nessun altro esploratore? Probabilmente molto pochi.
-Le sei statue dell'ingresso avevano i volti rivolti verso il sole, proviamo a girare gli specchi nella stessa direzione, vediamo se succede qualcosa.- disse Jake ai compagni, avendo una delle sue geniali intuizioni. Nonostante non avesse una laurea, competenze militari o buon occhio per gli affari, la logica era uno dei punti forti di Jake e spesso avevano risolto varie situazioni difficili grazie a delle sue intuizioni o ragionamenti. Magari dopo saltava sui ponti di tremila anni, ma quella era un’altra storia.
A vantaggio della sua teoria c’era da dire che anche gli specchi erano sei come le statue e sebbene con difficoltà, aiutandosi, riuscirono a spostarli in direzione del sole di cristallo, che subito venne riflesso su di essi.
Il sole, gli specchi e la parete crearono così un gioco di luce che rifletteva in tutta la stanza esagonale, creando, nel buco oscuro, una stella a sei punte.
Girando l'ultimo specchio, l'ennesimo meccanismo scattò e il rumore di ruote che giravano e pietra che strideva, risuonò in tutta la stanza.
In brevi istanti dalla zona vuota iniziò a sollevarsi qualcosa, una piattaforma che andò a chiudere il buco centrale e fece alzare un altare su cui vi era posto un reliquiario.
Dei suoni di meraviglia si alzarono dagli avventurieri.
Fu Jake il primo a spingersi in avanti e avvicinarsi al reliquiario.
-Qualcosa mi dice che abbiamo trovato la nostra Corona.- sussurrò mentre posava le mani sullo scrigno d’oro rifinito di decorazioni e incisioni in sumero antico. Aprì lentamente il coperchio e notò che si era sbagliato nel fare la sua valutazione.
Nello scrigno c'era un cuscino con un calice in oro, decorato esattamente come l’esterno. Questa sì che era una cosa strana, non si aspettava minimamente di trovare un simile oggetto.
-Cosa?- non fece in tempo a manifestare il suo stupore che dal soffitto della tomba si levò un'enorme esplosione, che fece spaccare in mille pezzi il Sole di cristallo che cadde a terra investendoli di schegge. Nel frattempo, dall'alto, delle corde vennero lanciate verso di loro e una decina di uomini armati di pistole e fucili iniziarono a calarsi nella stanza.
Avevano una divisa scura e un simbolo in evidenza, un serpente dorato.
Didi riconobbe subito con chi avevano a che fare, non era la prima volta che quell’uomo e lui incrociavano il cammino. Sebbene in passato fossero stati dalla stessa parte per anche troppo tempo, Didi aveva deciso che quella vita da criminale non faceva per lui e aveva lasciato l’organizzazione. L’aveva poi incontrato in altre circostante e molto spesso aveva dovuto rinunciare a quello che stava cercando a causa delle sue interferenze.
Quella volta però non avrebbe avuto ciò che desiderava.
-Recuperate il calice, ora.- urlò una voce dall'alto. Alzando lo sguardo Didi lo riconobbe nonostante fosse nell’ombra dell’elicottero. Era un uomo di mezza età, i capelli biondi tirati indietro, una lunga cicatrice su un lato del volto e un sigaro tra le labbra.
Mentre Jake scartava di lato portando con sé il calice e gli altri tre avventurieri si riparavano dietro gli specchi della stanza, gli uomini dell'Organizzazione iniziarono a fare fuoco su di loro, non lesinando proiettili.
-Che facciamo?- chiese la professoressa Benoit a Stone, nascosto dietro al suo stesso specchio.
-Dobbiamo uscire vivi da qui, se per farlo deve sparare professoressa, beh, pensi che ne va della sua vita!- urlò l’uomo iniziando a mettere in pratica quello che aveva suggerito di fare alla donna, colpendo uno degli uomini più vicini.
-Ma… distruggeremo tutto!-
-Le ripeto, se vogliamo uscire vivi da qui dobbiamo essere pronti a fare qualsiasi cosa sia necessario.- aggiunse Stone, poco prima di uscire dal nascondiglio e iniziare a sparare ai loro assalitori. Era stata una fortuna avere con loro l’ex soldato, di certo la sua forza in una situazione simile non poteva che essere d’aiuto.
Come investita da un treno in corsa, Laura seppe perché Stone si trovava con loro in quell’impresa.
-Tu lo sapevi!- urlò rivolta verso Didi, mentre anche lui cercava di colpire i nemici con le sue due pistole quanto più possibile.
-Dovrai essere un pochino più specifica.- rispose lui, mentre un proiettile lo colpiva di striscio sul braccio sinistro.
-Sapevi che ci stavano seguendo, sapevi che qualcuno era sulle tracce della corona! Per questo abbiamo assoldato Stone! A cosa ci serviva un ex soldato altrimenti? Per portare le tende?!- sparò anche lei alcuni colpi, arrivando a colpire parti della stanza, senza riuscire a mirare a nessuno dei loro assalitori.
Di Laura si potevano dire molte cose, ma non che fosse un’abile pistolera.
-Lo sospettavo, ma non ne ero certo. Sapevo che la corona avrebbe finito per far gola a molti. Non pensavo però ci avrebbero attaccato veramente. Questa non è una delle situazioni in cui speravo di trovarmi.-
Jake sparò a due dei nemici e poi si nascose dietro uno degli specchi anche lui, ricaricando la pistola, avvicinatosi al punto in cui si trovavano Didi e la professoressa.
-Giochiamo a chi scaricare le colpe?- domandò con un sorriso rivolto alla professoressa, mentre dietro di lui Stone, aveva prima colpito un altro soldato e poi era uscito dal nascondiglio e si era gettato in mischia contro uno dei soldati più grossi, cercando di stenderlo con i suoi pugni, avendo finito i caricatori delle pistole.
-Non c'è nessuna colpa a essere previdenti e chiedere il favore a un amico soldato.- disse Didi scaricando il proprio caricatore su uno degli uomini nemici, colpendolo: -Non ero sicuro ci fosse veramente qualcuno sulle nostre tracce. Era un presentimento-
-Signori, ricordatemi di questo avvenimento quando tornerete da me con l'orrida idea di andare alla ricerca di qualcos’altro!- urlò Laura, uscendo dal suo nascondiglio e sparando contro una delle strutture intaccate dalla discesa degli uomini dal soffitto, provocando un crollo ancora più ampio nella stanza e facendo cadere un cumulo di pietre su gran parte dei nemici, di fatto salvando la situazione con la sua pessima mira.
Alcuni erano riusciti a evitare il crollo, ma ci vollero pochi altri minuti prima di metterli tutti fuori combattimento o in fuga da dove erano arrivati.
-Questa volta ce la siamo vista brutta…- sussurrò Jake sbirciando dal suo nascondiglio e cercando di capire se era rimasto ancora qualcuno in piedi.
Non vedendo più nessuno dei nemici, uscì fuori e guardò verso l’alto, riprendendo un minimo di fiato, notando un elicottero con un serpente dorato sulla fiancata che si allontanava producendo un fastidioso ronzio. Lo stesso che avevano sentito poco prima di entrare nella tomba.
-Quindi, signor Dalton, vuole dirci chi erano quelli?- domandò la professoressa incrociando le braccia al petto, osservando con cipiglio severo il contrabbandiere.
-È una lunga storia.-
-Abbiamo tutto il tempo che vuole.- rispose lei, sorridendogli. Non gliel’avrebbe data vinta quella volta, aveva bisogno di risposte sensate.
 
   
 
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