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Autore: DonutGladiator    27/02/2021    0 recensioni
Trasposizione di una oneshot di Broken Compass.
4 avventurieri alla ricerca della corona del mitico re sumero Gilgamesh, che affronteranno una serie di avventure per arrivare alla loro meta.
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Bagdad – 25 giugno 199X
 
In una giornata soleggiata e calda, milioni di persone si affaccendavano per le strade della città irachena, facendo affari con i turisti, spostandosi per andare a lavoro negli altissimi palazzi del centro città o semplicemente camminando per raggiungere le mete della giornata.
Odori di smog, cibo tipico e spezie si altalenavano per le strade.
In una di queste strutture del centro, un albergo per turisti con almeno dieci piani di stanze, si apriva una finestra che mostrava la stanza di quattro avventurieri che abbiamo già avuto il piacere di seguire nella loro piccola avventura di qualche giorno prima, che li aveva lasciati con più domande che risposte, un calice d’oro su cui indagare e un nemico da evitare.
La professoressa Laura Benoit era seduta a un tavolino circolare, alle sue spalle Jake O’Donnell faceva avanti e indietro mentre si mangiucchiava le pellicine delle unghie, innervosito e spazientito per l’attesa, dato che avrebbe voluto buttarsi subito a capofitto in una nuova avventura e continuare a cercare la corona del re sumero.
Didi era anche lui seduto al tavolino e con uno sguardo indecifrabile, guardava fuori dalla finestra mentre faceva uscire sbuffi di fumo dal sigaro che stava fumando, mentre Stone, seduto poco più distante, giocava con un coltellino in attesa di mettersi all’opera, annoiato nell’aver perso anche troppo tempo.
-Allora? Sono tre giorni che continui a rigirarti quel calice tra le mani. Sei riuscita a decifrare quanto scritto oppure no?- domandò sfinito Jake alla professoressa.
-Senza i miei libri non è così facile come si immagina, per mia fortuna è scritto in un dialetto di un posto che ho studiato con il mio professore dell’università e riesco a ricordare alcuni dei segni, ma ce ne sono alcuni che non ricordo con precisione. Il fatto di non poter consultare i miei volumi mi crea qualche difficoltà, lo ammetto. Questa volta vorrei essere sicura di non sbagliare l’interpretazione di alcune parole, altrimenti invece di una corona chissà cosa potremmo trovare nella nostra spedizione.- disse Laura mentre avvicinava anche il disco d’argento per controllare di aver capito per bene quello che c’era scritto.
Era stato un suo errore l’interpretazione del disco d’argento, invece della tomba del re avevano trovato una stanza che avrebbe potuto condurli alla camera sepolcrale o direttamente interrompere le loro vite se qualcosa fosse andato per il verso sbagliato.
La tomba di Gilgamesh in realtà era nella città di Uruk e quella che avevano trovato era una stanza che avrebbe permesso loro di trovare la corona contenuta nella tomba insieme ad altri tesori del re.
La scritta in cuneiforme sul calice che avevano recuperato però aveva chiari collegamenti con il disco d’argento, chiaramente il pezzo mancante per trovare la tomba di Gilgamesh.
-Parla della tomba del re.-
-Anche del disco avevi detto che parlava della tomba del re, ma non mi pare che abbiamo trovato niente di simile nelle rovine della montagna.- s’intromise Didi, spegnendo i rimasugli del sigaro nel portasigarette.
-Perché avevo tradotto male un termine, in realtà non si riferiva alla tomba, ma al luogo che avrebbe potuto condurci alla tomba del sovrano.-
-Capisco… quindi, il calice era il pezzo che ci mancava per trovare la tomba?- chiese Jake.
-Esatto. In realtà, secondo il calice la tomba è nella città di Uruk, ma… c’è questa parte che non la comprendo perfettamente. Vedete questo?- indicò alla base del calice il disegno di quello che sembrava un anello. Jake si sporse verso di lei annuendo.
-Beh, questo anello a quanto pare è collegato con il sarcofago del re. Da come leggo dev’essere offerto al sovrano per avere accesso alla sua camera sepolcrale. È un po’ contorto, ma queste iscrizioni hanno sempre un significato diverso dal letterale.-
-Dovremmo chiedere al re di sposarci con un anello per entrare nella sua tomba?- sdrammatizzò Jake con un sorriso, prendendole il calice dalle mani e rigirandoselo per vedere meglio il disegno dell’anello.
-Quindi dovremmo trovare questo anello… indicazioni sul calice su dove potrebbe essere?- domandò Stone, pragmatico come sempre.
-C’è scritto che si trova nella città di Uruk, ma, in realtà io l’ho già visto.- disse riprendendosi il calice dalle mani di Jake, lanciandogli uno sguardo irritato.
Gli sguardi degli altri membri della spedizioni si puntarono su Laura a quelle parole.
-Che vuol dire che l’hai già visto?-
-Tre anni fa ero qui in città con il professor Delacroix, sapete? Quando c’è stata tutta la pubblicità per la scoperta della città di Uruk, il professore è riuscito a ottenere dei permessi per permetterci di visitare le rovine e il sito archeologico.-
-Dov’era quindi questo anello? In un museo della città?- chiese Didi. Ricordava quando erano stati scoperti i resti della città sumera, lui e Jake avevano lavorato per un po’ nella rimozione dei detriti e ammetteva che qualche reperto non era mai arrivato in un museo perché lo aveva fatto sparire lui sotto banco commerciando con alcuni potenti locali.
-Nel museo personale di Bassim Abbas.-
Didi e Stone si scambiarono uno sguardo che valeva più di mille parole. Conoscevano quell’uomo, avevano avuto modo di lavorare per lui.
Didi specialmente, aveva procurato non pochi pezzi per il suo museo personale.
Il problema di quell’uomo, un imprenditore facoltoso e famoso della città, che aveva traffici in tutto l’Iraq e anche fuori, arrivando fino in Brasile e in India, era che era così viscido, che nessuno voleva avere nulla a che fare con lui.
-Bassim Abbas, eh? Guarda un po’ non mi sorprende, ha praticamente più monili lui che il museo pubblico di Bagdad.- sussurrò Didi, passandosi una mano sui baffi, nervoso.
Sapeva che c’era un’altra persona che aveva avuto modo di avere a che fare con l’imprenditore, colui che li stava seguendo.
-Il museo è aperto al pubblico, ma dubito sia così semplice prendere quello che ci serve sotto il naso di Abbas.-
-Ricordo che la scorsa volta ci aveva fatto una visita guidata, illustrandoci pezzo per pezzo la sua collezione. Sembrava abbastanza fanatico per le cose provenienti dalle rovine di Uruk.- intervenne Laura.
-Questo Abbas non sembra una persona con cui avere facilmente a che fare, magari potremmo incastrarlo in qualche modo. Laura, potresti sedurlo e farti regalare l’anello.-
Laura, Didi e Stone scoppiarono in una fragorosa risata. Chiaramente sapevano qualcosa che l’altro ignorava, altrimenti non si spiegava quell’improvviso scoppio di risa.
-Cosa!?- esclamò Jake, infastidito da non conoscere qualcosa per il quale stava venendo preso in giro: -Che ho detto di male?!-
-Scusa Jake, è che Laura non riuscirebbe mai a fare breccia negli interessi di Abbas.- disse Didi smettendo di ridere e posando una mano sulla spalla del giovane.
-Diciamo che tu sei più il suo tipo.- aggiunse Laura, sorridendogli e notando che le sue parole avevano fatto arrossire l’altro.
-Oh, capisco. Beh, allora non c’è alternativa, lo sedurrò io.-
Didi e Stone si gettarono di nuovo un altro eloquente sguardo, trattenendo una risata.
-Jake… ti ricordo com’è finita quella volta a Glasgow quando volevi sedurre la figlia del boss della città?- domandò Didi aggrottando le sopracciglia.
-Mi stavo solo riscaldando, è stato un errore ponderato.-
-Non ti è andata bene nemmeno a Stoccolma, quando ci hai provato con la bibliotecaria. Diciamo che il tuo approccio non funziona.-
-Ma…-
-Beh, magari con un uomo andrà diversamente…- disse Laura, facendosi rotolare il calice tra le mani cercando di evitare di ridere di nuovo.
Un po’ le dispiaceva per Jake, lei lo trovava una persona interessante e sicuramente un bel ragazzo, anche se quando parlava la percezione che si aveva di lui cambiava drasticamente.
-Infatti!- esclamò l’altro ritrovando forza nelle parole della donna: -Forse piaccio più agli uomini che alle donne!-
Didi sospirò, ormai distoglierlo dall’obiettivo era impossibile.
-Domani mattina andremo al museo.-

Bagdad – 26 giugno 199X
 
Arrivarono al museo verso metà mattina, favoriti da una giornata soleggiata ma non troppo calda. La targa all’ingresso avvisava che il museo sarebbe stato aperto per le prossime due ore, poi i custodi sarebbero andati in pausa pranzo per riaprire nel pomeriggio.
All’interno la temperatura era più fresca, sui muri vi erano alcune telecamere che lampeggiavano, vicino l’ingresso si apriva un chiostro illuminato dall’alto, da cui si diramavano diverse porte che davano accesso alle varie sale del museo. In fondo, una scalinata bloccata da un cordone rosso con un cartello che vietava l’ingresso ai non addetti ai lavori.
Accanto all’entrata, un piccolo gabbiotto con un uomo che si occupava di fare i biglietti per i visitatori che entravano.
-Vorremmo quattro biglietti per il museo.- disse Didi, facendo un sorriso al custode che lanciò uno sguardo agli altri tre ospiti.
-Quale delle due è sua moglie?- domandò notando due donne in burqa dietro di lui e un giovanotto che continuava a guardarsi in giro.
-Ah? La più bella ovviamente.- rispose Didi con un sorriso e un occhiolino al custode.
Si avvicinò poi alla donna più alta, che lo superava di più di una spanna e gli mise una mano sul fondoschiena, suscitando un fischio ammirato dall’uomo all’ingresso: -Andiamo tesoro.-
-Toccami di nuovo e sei un uomo morto.- sussurrò Stone impercettibilmente.
-Reggimi il gioco, tesoro.-
-Ancora non capisco perché mi sia dovuto vestire con questa roba addosso.-
-Semplicemente perché Abbas potrebbe ricordarsi di te dato che sei stato tu che hai portato il materiale che gli ho venduto. Non era il caso rischiare.-
Entrando nella prima sala, i quattro si accorsero che c’era un uomo in giacca e cravatta seduto in un angolo che osservava il movimento dei visitatori. Non c’erano molti altri turisti nel museo a parte loro, un totale di dieci persone che entravano e uscivano abbastanza velocemente dalle sale dei reperti.
Nelle stanze, in totale una decina, vi erano delle teche coperte da un vetro non infrangibile, che racchiudevano vari oggetti. Alcuni erano chiaramente paccottiglia falsa, ma la maggior parte erano originali. Ogni tanto Didi indicava con orgoglio uno dei pezzi che aveva recuperato personalmente.
Ogni sala era dedicata a qualcosa, quella della città di Uruk era la più grande e ne occupava tre, una in cui vi erano parte degli edifici con decorazioni e incisioni sulla pietra, e le altre due a in cui vi erano oggetti ritrovati nelle città.
-Eccolo.- esclamò Laura, avvicinandosi al vetro, posando un dito su di esso, in cui vi era un piccolo anello dorato con una gemma aranciata incastonata al centro.
-Signorina, le devo chiedere di allontanarsi.- disse la guardia in fondo alla stanza.
-Mi scusi…-
Didi sussurrò qualcosa di impercettibile a Stone, che dopo un primo momento annuì.
Nel frattempo fece la sua comparsa il proprietario del museo, che si affacciò alla stanza della città di Uruk, parlando con la guardia che aveva urlato poco prima a Laura.
-Alle vetrine è attaccata una serie di cavi. Immagino che con una certa pressione facciano scattare un allarme.- disse Didi poco più ad alta voce, per farsi sentire da Laure e Jake poco più distanti: -Prendere l’anello vorrebbe dire sfondare il vetro e poi fuggire più veloci che possiamo. Non c’è un’alternativa valida con i mezzi a nostra disposizione.-
-Potremmo tornare di notte e cercare di forzare il vetro evitando di far suonare l’allarme.- propose Jake osservando il piccolo anello che avrebbero dovuto recuperare.
-Ne vale così tanto la pena?- chiese Stone: -Propongo di prendere l’anello e correre via da questa zona mescolandoci con la folla.-
-La fai facile tu, con quel burqa ti basterà toglierlo per mimetizzarti senza problemi tra i turisti.- lo rimbeccò Jake facendogli il verso.
-Potevi indossarlo anche tu.-
-Smettetela di fare i ragazzini.- li zittì Didi, notando che Abbas si avvicinava verso di loro.
-Signori, buon giorno.- disse l’uomo, con un forte accento arabo: -Volete approfittare della mia presenza per sapere qualcosa di più dei reperti contenuti nel museo?- domandò con un sorriso.
Jake lo ricambiò anche troppo e annuì.
-Ci farebbe molto piacere.- disse Didi, mentre si faceva guidare tra le vetrine dall’uomo, che iniziò a parlare di quello che avevano ritrovato e della storia della città di Uruk.
Dopo cinque minuti, vicino ad Abbas era rimasta solo Laura interessata alle sue parole e Jake, che tra una carezza e un sorriso di convenienza cercava con tutte le sue forze di portare in atto l’opera di seduzione che si era proposto.
-Quanti uomini ci sono in totale nel museo?- chiese Stone a voce bassa a Didi.
-Ne ho contati 5 compreso quello dell’ingresso.-
-Non sembrano armati. Sono allenati ma non dovrei avere troppi problemi a metterli fuori combattimento. Questa mascherata sta durando anche troppo, se vogliamo prendere l’anello conviene agire in velocità.-
-Possiedo altri pezzi nel mio studio privato di sopra, volete venire a vederli in mia compagnia?- chiese Abbas con un sorriso.
Didi e Stone si girarono increduli verso di loro. Jake era riuscito davvero nel suo piano?
-Sarebbe fantastico.- disse Jake con l’ennesimo sorriso, sfiorando il braccio dell’imprenditore con falsa pudicizia.
-Mi tocca rifiutare, sarebbe sconveniente per una donna entrare in una stanza con un altro uomo.- disse Laura abbassando lo sguardo a terra.
-Comprendo, porterò solo suo fratello allora, non è un problema fare una visita privata a un giovane che vuole imparare qualcosa.-
Mentre si allontanavano dalla sala e Abbas posava una mano sul fianco di Jake, questo si voltò per l’ultima volta verso gli altri compagni, facendo un cenno di vittoria con il pollice, scatenando una manata sul volto da parte di Didi.
Quel ragazzino sarebbe stato la sua rovina, lo sapeva.
-Adesso cosa dovremmo fare? Jake sarà anche riuscito a salire con Abbas, ma l’anello è qui sotto, non vedo l’utilità di dividerci.- sussurrò Laura, mentre si ricongiungeva agli altri due.
-Abbiamo una possibilità, se riusciamo a mettere KO la sicurezza velocemente, potremmo perlomeno evitare che ci inseguano quando prenderemo l’anello.- disse Stone, indicando l’uomo seduto dietro di loro che continuava a fissarli con sospetto.
-Quindi il piano è comunque sfondare il vetro, recuperare l’anello e scappare via più veloci che possiamo?- domandò Laura.
-Esatto e sarai tu Laura ad aprire il vetro.-
-Io!? Ma che cavolo stai dicendo Didi? Mi hai preso per una ladra?-
-Di necessità, virtù. Non si dice forse così?-
Stone si era nel frattempo spostato indietro, verso l’uomo della sicurezza. Fu una mossa improvvisa e doveva essere molto più efficace di quanto in realtà non fu.
Con un pugno ben caricato, l’ex soldato colpì il volto dell’uomo, senza dargli il tempo di realizzare se fosse stato un treno in piena corsa ad investirlo o qualcos’altro.
Purtroppo, non cadde subito al suolo e riuscì a far scattare l’allarme.
-Siete degli irresponsabili!- urlò Laura e scattato l’allarme, diede un forte colpo con l’estremità della trowel e il vetro andrò in frantumi. Si allungò e prese l’anello, stringendolo tra le mani e iniziando a correre verso l’uscita, mentre Stone continuava a prendere a pugni l’uomo della sicurezza che non ne voleva sapere di cadere a terra privo di sensi.
Nel frattempo, Jake era appena entrato nella stanza dell’uomo, quando, sentendo scattare l’allarme, allungò il sorriso in una scusa e tirò un cazzotto sotto il mento dell’uomo, che stramazzò al suolo senza un lamento.
Subito dopo, si gettò giù dalle scale, vedendo i suoi amici che stavano correndo via.
-Andiamo!- urlò Laura a Jake, mentre usciva dalla stanza evitando due turisti e uscendo fuori dal museo, seguita a ruota da Didi e Jake.
Stone diede l’ultimo colpo, facendo stramazzare al suolo la guardia e fuggendo anche lui fuori dal museo.
Una volta in strada, mentre il suono dell’allarme continuava a seguirli, sentirono chiaramente il rumore dei passi delle altre guardie che li stavano seguendo fuori dal museo, pronti a riacciuffarli.
Stone togliendosi il burqa nel primo angolo buio disponibile diventò praticamente invisibile ai loro inseguitori.
Jake trascinò Laura dietro una bancarella, sperando che il nascondiglio servisse a depistare gli inseguitori che gli passarono davanti inseguendo Didi in quello che era un vicolo cieco a pochi metri dal loro nascondiglio. L’uomo continuò a correre, non sapendo che la strada si sarebbe interrotta, fino a quando si ritrovò con le spalle al muro e tre uomini dietro di lui.
-Signori… analizziamo la situazione con calma, ok?- si girò verso di loro alzando le mani, ormai certo di essere spacciato, ma non arrendendosi all’evidenza.
-La analizzerai con il signor Abbas in persona.- ringhiò uno di quelli, mentre si avvicinava minaccioso, facendo scrocchiare le nocche come ogni cattivo che si rispetti.
-Dobbiamo fare qualcosa per aiutare Didi, Jake.- sussurrò Laura, mentre osservava la scena protetta tra le stoffe della bancarella.
-Stai pronta a correre…- disse lui, alzandosi all’improvviso in piedi e attirando l’attenzione degli uomini verso di lui: -Ehi! Cercavate l’anello rubato? Beh, ce l’ho io! Venite a prendermi se riuscite!- disse prendendo per mano Laura e iniziando a correre via.
Attirò l’attenzione di quegli uomini per pochi secondi, che bastarono a Didi per scavalcare la recinzione che gli sbarrava la strada e scomparire tra le vie di Bagdad, facendosi scappare un verso entusiasta.
-Dannazione!- esclamò uno degli uomini, correndo dietro a Jake e Laura, sperando di riuscire a riacciuffare almeno loro dato che il suo principale obiettivo era scomparso nel nulla.
-Dovevi proprio coinvolgermi?!- esclamò la professoressa cercando di risparmiare fiato ma essendo ormai stufa di scappare.
-Non potevi rimanere lì da sola, no?- disse Jake, ridacchiando e continuando nella corsa, come se si stesse divertendo nel fuggire via: -Seguimi, poniamo fine a questa storia.- disse Jake infilandosi in una porta aperta di chissà che esercizio commerciale, trascinando con lui Laura.
Rimasero per un istante uno di fronte all’altra, riprendendo fiato e aspettando che i passi passassero dalla posizione in cui si trovavano.
Nel frattempo, un uomo si affacciò dai piani superiori del museo. Su un lato del viso c’era una profonda cicatrice, portava i capelli all’indietro di un colore biondo cenere e c’era un simbolo di un serpente dorato sulla divisa che indossava.
Nel mentre, l’arabo si rialzò da terra, portandosi una mano sul mento, dolorante per il colpo ricevuto da Jake.
-Ottimo lavoro.- disse l’uomo con la cicatrice, mentre notava un uomo baffuto che camminava nella strada sottostante, sorridendo soddisfatto.
 
   
 
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