REALTA’ PARALLELA
*
Capitolo 16 – Ritorno alla realtà.
*
Marinette annaspò alla
ricerca di ossigeno.
Ma
gli unici odori che percepì, furono quelli pungenti e acri di medicinali e
disinfettanti che aleggiavano nell’aria.
Era
in ospedale, non c’era alcun dubbio.
L’ultima
cosa che ricordava era che stava correndo via da Chat Noir e i fari di una macchina nera che frenò bruscamente mentre lei
stava attraversando la strada.
Un
clacson.
Poi
più niente.
Aveva
avuto un incidente, questo era chiaro, e l’avevano trasportata d’urgenza in
ospedale, era l’unica spiegazione possibile.
Non
sapeva bene quanto tempo fosse passato, forse un’ora o forse dei giorni interi.
Fatto
sta, che si sentiva tutto sommato bene, per una che era stata investita, poteva
avvertire solo un leggero cerchio alla testa, del tutto normale se ci si alza a
quella velocità.
Si
guardò attorno, la stanza era bianca ed illuminata, vicino a lei una macchina
che teneva conto dei suoi valori vitali, emetteva il classico bip.
Si
toccò più volte con la mano libera, per essere sicura di non essere morta, e
quindi uno spettro e di conseguenza di trovarsi in un limbo, questa volta.
La
testa iniziò a vorticare e sentì come se stesse di dare di stomaco, per non
farlo, ritornò alla posizione iniziale ed iniziò a respirare più lentamente
buttando fuori l’aria dalla bocca.
L’altra
mano era inspiegabilmente calda e la teneva ben salda al letto, il suo sguardo
si posò sopra.
Quell’anello.
Adrien.
Chat Noir.
“Milady” La chiamò una dolce calda e
soave ancora le stringeva la mano con all’interno i due kawatama,
uno nero e uno rosso.
“C-chaton?”
Balbettò.
Adrien annuì e
l’abbracciò.
“Sono
morta?” Chiese.
“No,
sei ritornata tra noi”. Il biondo trattenne a stento delle lacrime di gioia.
“C-che cos’è successo?” Balbettò trattenendosi la testa e
facendo una leggera smorfia di dolore… “L’ultima cosa
che ricordo è la macchina che mi veniva addosso”. Spiegò confusa.
“Macchina?”
Fece di rimando “…Marinette, siamo caduti dalla
scala. Ricordi?” Spiegò.
Caduti. Scala.
La
corvina sbattè le palpebre per qualche secondo, e constatò
che doveva essere tornata alla sua realtà.
Marinette tirò un sospiro
di sollievo.
C’era
riuscita. C’erano riusciti insieme. Come sempre del resto, infondo erano una
squadra.
“Grazie,
per avermi riportata qui”.
Adrien sorrise e le
accarezzò una guancia “Non potevo non farlo, insettina”.
“Non
chiamarmi insettina”
Sbuffò spazientita, facendo la finta offesa, cosa che ad Adrien
piaceva un sacco.
“Marinette!” Urlarono Plagg e Tikki all’unisono andandola ad abbracciare.
“Siamo
stati così in pena per te!” Si strusciò contro la sua guancia la kwami rossa.
“Amica
mia”.
Marinette poi guardò Adrien.
“Mi
spiace però che tu l’abbia scoperto così”.
Lui
fece spallucce “Prima o poi lo avremo fatto, forse non c’era un momento giusto,
oppure una rivelazione migliore. Ma sono felice che sia tua. Forse l’ho sempre
saputo”. Le prese una mano sorridendole ancora.
“Ci
racconti Marinette che cosa ti è successo?” Chiese
curiosa Tikki.
“Ho
vissuto un’ incubo, ero senza i miei poteri. Non conoscevo Adrien.
Ed ero la migliore amica di Chloè. Chloè! Ma vi rendete conto??” Fece una faccia schifata.
“E
Luka?”
“Sei
per caso geloso?” Assottigliò gli occhi e lui di risposta incrociò le braccia
sotto il petto.
“Chi
io? Geloso? Pff…figurati”.
“Comunque
eravamo fidanzati, ma a quanto pare mi ha tradito con Chloè,
e io l’ho perdonato. Però l’ho mollato quando, si insomma…il
giorno che abbiamo avuto quel contatto io e te”.
“Quindi
è stata colpa mia? La divina provvidenza ci pensa sempre”. Scherzò.
“Beh!
Per non parlare di te! I tuoi ti avevano costretto a sposare Kagami”.
“I
tuoi?” Fece di rimando, non essendo per niente sconvolto nel sapere che in una
realtà parallela, lui a Kagami stavano insieme.
“Si,
Adrien. Ho conosciuto tua madre”. Spiegò con tono
pacato.
Quanto
la invidiava in quel momento, avrebbe voluto essere stato lui al suo posto,
solo per poter vedere ancora quel sorriso e quella pace che era solita
trasmettere.
“Ma…” Non sapeva come dirglielo “…purtroppo…”.
“Ho
capito” L’interruppe con tono malinconico.
“Mi
dispiace”.
“Sono
felice che tu l’abbia conosciuta, anche se apparteneva ad un altro mondo”.
“E’
stato un onore per me. Ti amava tanto”.
“Senti,
ma, come hai fatto a ritornare qui?” Cambiò argomento prima di rattristarsi
ancora di più.
“In
effetti…stavo parlando con te su una panchina, poi ti
ho detto che non potevamo stare assieme e me ne sono andata, ho sentito un
clacson. E poi mi sono ritrovata qui” L’ultimo ricordo era abbastanza confuso.
“Avrai
avuto un’ incidente. Di solito per uscire da una realtà parallela, bisogna
ricreare la stessa situazione che ti ha portata lì, non avrebbe funzionato se
ad esempio ti fossi gettata di tua spontanea volontà da una scala” Spiegò Plagg.
“Beh!
Speriamo che la me stessa di quel mondo stia bene” Sorrise.
“Vedrai
che sarà così”. Poi Adrien fece per dire qualcosa, ma
in quel momento entrarono i suoi genitori e tutta la classe al completo, che la
circondarono ed abbracciarono, sincerandosi delle sue condizioni.
La
prima a piangere e a stringerla forte fu la sua migliore amica “Oh Marinette! Guai a te se ci fai stare ancora così in pena”.
“Da
oggi dovrai stare lontana dalle scale” Continuò Alix.
“Non
dovrai nemmeno guardarle” Riprese Rose con la sua solita faccia felice.
Tutti
risero e quella felicità si propagò per l’intero corridoio.
Marinette avrebbe
iniziando un nuovo capitolo della sua vita.
*
FINE
(oppure no?)
*
Angolo
dell’autrice: Ciao a tutti e
grazie mille per essere arrivati fino a qui.
Vedo che siete
in tanti a leggere questa mia long, e se vi è piaciuta, lasciatemi un
commentino se vi fa piacere.
Ringrazio anche
chi ha messo la storia tra le PREFERITE, SEGUITE e RICORDATE.
Ah! Credete
forse che mi sia dimenticata della Marinette della
realtà parallela? No, no, anche se sono stata incerta sul suo destino fino alla
fine, e se volete sapere, leggete le poche righe dopo i ringraziamenti.
Vi mando un
forte abbraccio.
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*
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“Marinette! Marinette” Adrien, ritrasformatosi appena qualche secondo prima, scosse
più volte la ragazza divenuta normale anche lei davanti a quelle persone, cercando
di farle riacquistare i sensi.
Gli occhi erano
chiusi e da un lato della bocca usciva un rivolo di sangue.
“E’ sbucata
all’improvviso, non l’avevo vista” L’autista della macchina rossa che aveva
appena investito la ragazza, era in stato di shock, tremolante aveva avvertito
i soccorsi, che stavano arrivando, in lontananza si potevano udire le sirene
dell’ambulanza.
“Non respira”
Urlò Adrien che cercò di praticarle un massaggio
cardiaco in preda allo sconforto e alle lacrime.
“Fate largo!” I
paramedici erano arrivati sul posto, e cercarono di farsi strada tra la folla
di curiosi accorsi.
Presero il
defibrillatore, non appena appurarono che la ragazza fosse in arresto cardiaco.
Una prima
scarica, e il corpo esanime fece un balzo.
“Carica a
trecento. Libera”.
Una seconda
scarica.
Ne seguì una
terza e una quarta.
Niente.
Il corpo di Marinette venne coperto da un telo bianco, Adrien lo osservò come rapito per qualche minuto, poi aprì
la mano destra dove qualche minuto prima era riuscito a toglierle gli
orecchini.
Nulla era
perduto.
*
FINE