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Autore: Ori3566    27/02/2021    2 recensioni
Harry Potter non era un ragazzo normale, ma questo lui ancora non lo sapeva.
Harry Potter non era solo Harry, ma questo lui ancora non lo sapeva.
Il giorno dell'undicesimo compleanno di Harry Potter non era un compleanno qualunque, ma questo lui ancora non lo sapeva.
Da testo:
"Bene, è arrivato il momento di dirti tutta la verità Harry, è ora che tu sappia chi sei. Non è una verità semplice da accettare ma è la verità" fece una lunga pausa per accertarsi che
tutta l'attenzione del giovane fosse rivolta verso di lui e poi disse
"Harry...tu sei un mago"
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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‘Buona fortuna, Harry’ mormorò. Poi girò sui tacchi e, con un
fruscio del mantello, sparì.
Una lieve brezza scompigliava le siepi ben potate di Privet Drive,
che riposava, ordinata e silenziosa, sotto il cielo nero come
l'inchiostro. L'ultimo posto dove ci si sarebbe aspettati di veder
accadere cose stupefacenti. Sotto le sue coperte, Harry Potter si girò
dall'altra parte senza svegliarsi. Una manina si richiuse sulla
lettera che aveva accanto e lui continuò a dormire, senza sapere che
era speciale, senza sapere che era famoso, senza sapere che di lì a
qualche ora sarebbe stato svegliato dall'urlo di Mrs Dursley che
apriva la porta di casa per mettere fuori le bottiglie del latte, né
che le settimane successive le avrebbe trascorse a farsi riempire di
spintoni e pizzicotti dal cugino Dudley...Non poteva sapere che, in
quello stesso istante, da un capo all'altro del paese, c'era gente
che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare ‘a Harry
Potter il bambino che è sopravvissuto’.
[J. K. Rowling, Harry Potter e la Pietra Filosofale.]

"Buon compleanno" borbottò Harry tra se e se, stando molto attento a non farsi sentire dagli zii mentre preparava loro la colazione.
Come lo era stato per i 10 anni precedenti il 31 Luglio per la famiglia Dursley era un giorno come gli altri, forse anche peggiore dato l'atteggiamento degli zii 
nei sui confronti, che diventava, se possibile, ancora più ostile e sprezzante.
Per Harry invece il giorno del suo compleanno era sempre un giorno pieno di speranza, anche se con il passare degli anni aveva imparato a non illudersi troppo.
Nonostante tutto quel giorno Harry aveva una strana sensazione.
"Vai a prendere la posta ragazzo"
La voce dello zio distolse Harry dai sui pensieri e senza ribattere, sarebbe stato inutile, si diresse verso la porta d'ingresso.
Nella cassetta della posta c'erano tre cose: una cartolina della sorella di zio Vernon, Marge, una busta marrone che sembrava una fattura e...una lettera per Harry.
Il giovane rimase incantato a fissarla, era diversa dalle altre lettere. La busta era spessa e ruvida, sembrava una fatta di pergamena, non c'erano francobolli, l'indirizzo
era scritto con una calligrafia fine e precisa, con un inchiostro verde smeraldo. Però quella lettera aveva un indirizzo così inequivocabile da non poter essere frainteso:

Signor H. Potter
Ripostiglio del sottoscala 
4, Privet Drive
Little Whinging
Surrey


Non poteva non essere per lui, forse era quello il segnale che Harry aspettava da anni, forse le cose stavano per cambiare veramente.
Sfortunatamente non fece in tempo a girare la busta per aprirla, la porta di casa si spalancò e vide la figura dello zio Vernon avvicinarsi
ad ampie falcate e con uno sgurado molto arrabbiato, aveva perso troppo tempo a ad osservare la lettera, avrebbe dovuto aprirla subito oppure nasconderla, troppo tardi. 
"Cosa diavolo stai facendo ragazzo?" tuonò Vernon.
Non aspettò una risposta, lo prese per un orecchio, lo trascinò in casa e gli prese le lettere dalle mani.
Harry non ebbe il tempo di controbattere poichè lo zio stava già leggendo la cartolina della zia Marge con un sorriso splendente, poi quest'ultimo si spense appena passò 
alla busta con la fattura, che lanciò su un mobile con menefreghismo. Quando vide la lettera destinata ad Harry la sua faccia divenne inizzialmente rossa, poi passò al verde, 
per un attimo Harry pensò ad un semaforo, infine divenne bianca come le pareti della casa. In quel momento Harry lesse negli occhi dello zio qualcosa che non si aspettava di 
vedere...Terrore. "Petunia..." disse Vernon con voce tremante, non urlò, probabilmente per non svegliare Dudley, ma il suo tono fu abbastanza forte da farsi sentire dalla zia che si trovava 
in cucina. Appena zia Petunia mise piede fuori dalla cucina un suono fece voltare i tre verso la porta e probabilmente svegliò Dudley dati i rumori e le urla 
provenienti dal piano di sopra. Vernon fissò per qualche secondo Harry, il giovane notò che il luccichio di terrore nei suoi occhi non era scomparso anzi probabilmente era 
aumentato, poi udirono di nuovo il suono del campanello che scosse lo zio come risvegliandolo da un sogno ad ochhi aperti. Con una velocità e una agilità che poco si 
addicievano al suo fisico prese Harry e lo starattonò fino a portarlo nel ripostiglio del sottoscala.
"Tu riamni quì e non ti muovere, non fare rumore...in questo momento non esisti" disse zio Vernon mentre si apprestava a chiudere la porta del sottoscala.
Harry, sorpreso da tutto quello che stava succedendo, si limitò ad annuire e assecondò lo zio, anche se la cosa non gli andava a genio ma nuovamente non aveva altra scelta.
Apenna la porta della 'camera di Harry' si chiuse il campanello suonò per la terza volta, avvicinadno un orecchio alla porta del sottoscala sentì i passi pesanti di zio
Vernon mentre si dirigeva verso la porta d'ingresso, avvicindandosi ancora di più notò un piccolo foro vicino alla maniglia della porta. Il foro gli permetteva di vedere
l'ingresso della casa, non ci aveva mai fatto caso. "Perfetto" pensò Harry era troppo curioso di capire cosa stava succedendo.
Si sistemò giusto in tempo per vedere la porta spalancarsi, dietro la sagoma ingombrante dello zio si ergeva un figura alta e slanciata, non riuscì avedere altro dell'uomo 
dato che qualcosa, più precisamente qualcuno, si era messo davanti al buco, zia Petunia. "Maledizione" urlò nella sua testa, non gliene andava bene una. 
"Chi è lei? Cosa ci fa qui? Perchè è vestito in quel modo?...Certo lei è uno di quegli strambi...Se ne vada subito altrimenti chiamo la polizia..." disse Vernon tutto d'un 
fiato e con voce tremante, scossa dalla paura, ma anche con un pizzico di rabbia nei confronti dell'uomo. Quest'ultimo non tardò a parlare.
"Buongiorno anche a lei Signor Dursley" disse lo sconosciuto con voce calma e mostrando un ampio sorriso.
"C-C-Come fa a s-sapere il mio n-nome" balbettò Vernon.
"Direi che la targa sotto campanello sia la risposta più logica ma non è quella corretta. Il mio nome è Albus Silente, è passato molto tempo dalla mia ultima visita" 
Si fermò un attimo, il tempo nessario per passare lo sguardo da Vernon a Petunia, poi sempre con tono calmo e allegro continuò. 
"Ah e lei deve essere Petunia"
"C-Che cosa sta dicendo Petunia cara, quale ultima visita?" disse Vernon rivolto alla moglie che stava sostenendo lo sguardo di Silente, non ricevette rispota.
"Bene, adesso che sono state fatte le dovute presentazioni sarebbe molto gentile da parte sua invitarmi ad entrare non crede?" Proseguì Silente.
Lo zio divenne rosso dalla rabbia, come osava quello strambo presentarsi in casa sua e dirgli come comportarsi? Si sentì quasi fulminato nell'istante in cui aveva finito di 
formulare quel pensiero, ancora una volta non ebbe occasione di proferire parola poichè Silente lo anticipò.
"Forse sarebbe meglio non dire niente Signor Dursley, la scortesia accidentale ha ancora luogo e in modo allarmante" dicendo questo entrò in casa, passò davanti a Vernon
che ancora più sbalordito, si limitò, raggiunto dalla moglie, a chiudere la porta di casa borbottando qualcosa di simile a "come si permette questo maleducato". 
Silente lo ignorò e dopo pochi passi si fermò davanti al sottoscala e fissando la porta disse 
"Buongiorno Harry e soprattutto Buon Compleanno"
Harry, che in tutto quel tempo era rimasto con l'orecchio incollato alla porta del sottoscala per non perdersi neanche una parola, sobbalzò a quelle parole.
Si qualcosa stava per cambiare la sua sensazione era giusta, senza pensarci due volte uscì fuori dal sottoscala e quello che si trovò davati lo sorprese, ora aveva capito 
perchè lo zio lo aveva definito strambo, anche se per lui era semplicemente buffo, niente di più. L'uomo era alto, magro e molto vecchio, a giudicare dall'argento dei capelli 
e della barba. Indossava un mantello color porpora che strusciava per terra. Poratava due occhiali a mezzaluna dietro i quali scintillavano due occhi di un azzurro chiaro, e il naso 
era molto lungo e ricurvo, come se fosse stato rotto almeno due volte.
Silente gli porse la mano mostrando un sorriso sincero e pieno di felicià. Harry fu colpito anche da questo, poichè nessuno in 11 anni gli aveva mai rivolto uno sguardo del
genere, nessuno in 11 anni era mai sembrato contento di vederlo, forse solo la Signora Figg, ma di questo Harry non ne era tanto sicuro, altrimenti perchè farlo annoiare 
così tanto quando doveva passare i pomeriggi con lei mentre i Dursley andavono a divertirsi?
Scacciò via i pensieri e timidamente facendo un passo in avanti strinse la mano a Silente, che se possibile allargò ancora di più il suo sorriso.
"Ciao Harry" aggiunse prolungando la stretta di mano.
"Buongiorno Signor Silente, grazie per gli auguri di compleanno" disse Harry, soprendendosi del suo tono sereno molto diverso da quello dello zio e senza quel alone di timidezza che lo aveva ricoperto poco prima. 
Silente lo faceva sentire a suo agio, il suo sguardo lo traquillizava, lo conosceva da meno di un minuto ma era sicuro di potersi fidare di quell'uomo.
"Bene questo faciliterà le cose, sarebbe meglio se ci mettessimo a sedere, nel salotto dovrebbe andare bene" detto questo Silente, come se conoscesse quella casa da sempre
si diresse verso il salotto con Harry, che non aveva capito a cosa si riferissero le prime parole dell'uomo ma lo seguì senza porsi troppe domande.
Apenna si accomodarono in salotto sulla porta apparvero i Signori Dursley, il volto dello zio, che aveva ripreso un po' del colore, divenne nuovamente bianco e poi si illuminò
di un rosso accesso che poi virò sul vermiglio: ira, ira pura si era impadronita di zio Vernon. Harry capì subito il perchè, Silente si era seduto sulla sua poltrona 
preferita. Il giovane soffocò una risata sul nascere cosa che non sfuggì allo zio che fece per parlare ma nuovamente fu zitto da Silente che stavolta gli rivolgeva un sguardo severo
"No, come le ho detto in precedenza sarebbe meglio non dire niente Signor Dursley. Detto questo vorrei ringraziarvi per esservi presi 'cura', se così si può dire, di Harry.
 Non lo avete amato, non lo avete trattato come un figlio ma neanche come un nipote, lo avete maltrattato e insultato, lo avete sfruttato, lo avete a mala pena sfamato. 
 Nonostante questo gli avete dato una casa, lo avete fatto sopravvivere, nel peggiore dei modi certo, ma lo avete fatto e per questo ve ne sono grato." Passò lo sguardo dai
Dursley, che sembravano essersi rimpicioliti dopo le sue parole, ad Harry e proseguì
 "Bene, è arrivato il momento di dirti tutta la verità Harry, è ora che tu sappia chi sei. Non è una verità semplice da accettare ma è la verità" fece una lunga pausa per accertarsi che 
tutta l'attenzione del giovane fosse rivolta verso di lui e poi disse
 "Harry...tu sei un mago"

SPAZIO AUTORE:
Salve questa è la mia prima storia, spero che vi piaccia. Sono consapevole che il mio lessico e la mia grammatica siano molto carenti ma volevo comunque mettermi in gioco e provare a scrivere qualcosa. Questa è una mia visione personale della storia, ancora non so bene che direzione dovrà prendere però ho già gettanto le basi (nella mia testa e su un foglietto che si trova sulla mia scrivania), come vedrete nel/i prossimo/i  la situazione è un po' diversa da quella presentata nei film/libri. Non nego che ho preso ispirazione dal testo originale e anche da altre fanfiction. 
Crititche e consigli sono ben accetti.
Alla prossima
   
 
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