Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Aqua Keta    27/02/2021    5 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo scrosciare incessante della pioggia, l’unico sottofondo nel silenzio della cella.
Accucciato come un cane in un angolo, il viso rivolto verso quelle inferriate, poste ad un’altezza irraggiungibile per chiunque, unico fazzoletto di libertà per gli occhi e per i pensieri.
E un ghigno di sfida e vendetta stampato sulla faccia in un diabolico sorriso.
La fortuna gli era stata accanto risparmiandogli fino a quel momento l’incontro con la forca.
Non una benché minima ombra di preoccupazione, di timore.
Addentò con rabbia il tozzo di pane raffermo rimasto nella ciotola.
Per un istante si maledisse per quell’imprevisto, causa della sua attuale reclusione. In rassegnata seppur ottimistica attesa, una serie di volti, susseguirsi nella mente andando ad ampliare quella lista di nomi e cognomi da lui condannati a morte. Una lista alla fine della quale quel nome, forse, non si sarebbe aspettato di dover inserire così presto –“Mi sarei atteso un vostro intervento …. “- sputando la crosta dura del pane – “Vi avevo avvisato che sareste andato all’inferno … non dubitate delle mie parole …”
 
Fu piacevole ritrovarsi tutti assieme attorno ad una tavola.
Maddie incuriosita dalla presenza nuova di Andrè fece la spola dalle sue gambe a quelle di Alain a lisciare barba e basettoni, una volta da uno ed una dall’altro quasi dovesse scegliere il preferito.
Oscar rimase a guardarla, divertita, prendere confidenza lentamente con suo padre.
Quando fu ora – “Andiamo a nanna?”- sorridendole.
Con il dito in bocca si accostò ad Andrè afferrandolo istintivamente per mano ed appoggiando la testa sulle sue ginocchia.
Infilò teneramente le dita fra quei riccioli dorati accarezzandole il capo. Lei compiaciuta per il gesto, chiuse gli occhi mugugnando di piacere.
“Caro mio, è giunto il tuo momento”- Alain divertito gli diede una pacca sulla spalla.
Volse allora lo sguardo verso Oscar come a domandarle cosa dovesse fare.
Lei sollevò le sopracciglia divertita –“Ha detto tutto lui”- commentò.
Titubante, nonostante il cuore esplodergli dentro, la prese tra le braccia. Il capo a ciondoloni sulla spalla, la mano umidiccia aggrapparsi al collo. Socchiuse gli occhi dall’emozione avviandosi per le scale. Le posò delicatamente una mano sulla schiena quasi a proteggerla. Percepì i battiti di quel cuoricino contro il suo petto. La sua Maddie, la sua splendida bambina.
“Oscar …”- chiamò Leah come per domandarle se quella notte avessero condiviso lo stesso letto.
Si volse accennando ad un leggero sorriso seguendo Andrè per le scale.
Il giovane depose sul letto la piccola affinché sua madre la potesse cambiare e preparare per la notte.
Sedette sul bordo a seguire ogni mossa, ogni gesto di lei così carico d’amore e di dedizione.
Piegandosi mosse l’aria con quella chioma dorata.
Ne percepì il profumo, quel profumo che non aveva mai scordato durante la loro lontananza. Senza staccarle gli occhi di dosso, estasiato.
Quand’ebbe terminato la ripose fra i cuscini con il suo pupazzo di pezza. Un bacio sulla fronte ed una carezza.
Sollevò gli occhi incrociando quelli di lui. Un senso d’imbarazzo le fece abbassare all’improvviso lo sguardo stringendosi le braccia. Si morse un labbro non sapendo come comportarsi.
Comprendendo il suo stato si alzò e afferrando la maniglia –“Scusa”
Oscar posò la mano sulla sua –“Ti prego … non andare”.
Difficile ristabilire un contatto, un’intimità un tempo scontata e spontanea.
Ma lui era lì. Lo aveva tanto sognato, tanto desiderato. Non poteva permettere che lasciasse quella stanza dove, in quel preciso momento, erano finalmente una famiglia.
Richiuse la porta.
Si mise in un angolo per cambiarsi.
Andrè le volse le spalle e attese in silenzio.
“Ho fatto”- accanto al letto. Una camicia bianca, al ginocchio. Le gambe tornite e magre, la pelle chiarissima.
Sollevò le lenzuola e si coricò accanto alla figlia.
Andrè sfilò gli abiti riponendoli sulla sedia. Con la coda dell’occhio la vide arrossire e provò uno strano disagio.
Un brivido l’attraversò nel vedere il giovane a torso nudo. Dio quant’era bello!
Scostate le coperte prese posto appoggiando la schiena alla testiera del letto.
Maddie come un gatto si accovacciò con il capo su una gamba di lui, all’altezza del bacino. Fermo, immobile per non svegliarla.
Oscar timidamente allungò la mano cercando la sua. Intrecciò le dite a quelle del giovane.
Il cuore così leggero. Quel gesto a dire molto più di mille parole.
 
Aprì lentamente gli occhi.
Per la prima volta dopo tanto tempo aveva riposato tutta la notte ininterrottamente.
Sollevò appena lo sguardo. La sua mano ancora stretta in quella di Andrè e lui seduto, appoggiato fra alcuni cuscini mentre accarezzava delicatamente la piccola Maddie, addormentata tra le sue gambe.
Le sorrise.
“Da quanto sei sveglio?”- sollevandosi.
“Da ieri sera”- le sfiorò la fronte con un bacio leggero.
“Non hai chiuso occhio …!”
“Non potevo. Ho perso toppo di voi …”- continuando ad infilare le dita fra i riccioli della figlia – “E’ bella come te” – senza staccarle gli occhi..
“E lo sguardo profondo di suo padre”- aggiunse lei.
Sedette più vicino ad Andrè
“Ho desiderato tanto questo momento”- il cuore pulsare all’inverosimile –“pur consapevole di quanto tu sia forte, ho temuto … per voi . Ho avuto paura di perdervi, di non riuscire a rivedervi mai più” – posò il capo contro quello di lei –“Il sapere quanto male possa averti fatto quel maledetto mi ha tormentato notti intere”
“… Andrè non preoccuparti. Quelle mani mi hanno sfiorato solo  …”
S’irrigidì e lei se ne accorse.
Gli strinse la mano –“Non è successo nulla … ho fatto di tutto per impedirlo”
Madeleine si mosse. Si stropicciò gli occhi e guardando verso l’alto vide il volto di su madre e del giovane.
Un gran sorriso. Afferrò il suo pupazzo e infilando il dito in bocca si mise dritta in ginocchio, un braccio attorno il collo di Andrè. La testa sulla sua spalla.
Allungò la mano verso Oscar –“Mamma ..”
Gli occhi lucidi di entrambi.
 
Du Mont, nei giorni precedenti, si spese alla ricerca di una carrozza per poter affrontare il viaggio verso Le Conquet. Purtroppo non riuscì nel suo intento.
Alain, di conseguenza, aveva agito trovando almeno un cavallo per Oscar e uno per Leah. Si sarebbero dovuti arrangiare.
Tutto era pronto. Il poco e misero bagaglio venne collocato all’interno del capiente calesse del curato.
“Siete certo di riuscire ad arrivare a destinazione con questo catorcio?”
“Soissons preoccupatevi del vostro ronzino!”- sistemando alcune bottiglie di vino.
“E quelle? Che intenzione avete?”
“La strada è lunga non vorrete mica bere solo acqua. Vi potrebbero marcire le budella”- lisciando i baffoni.
Esplose in una sonora risata - “Forza. Venite dentro. Aspettiamo gli altri”- facendolo accomodare.
Bernard li raggiunse assieme a Rosalie per un ultimo saluto.
“Hai novità?”- Alain appoggiò i gomiti sulla tavola.
“Il processo si farà subito dopo Natale. Questo quanto ho saputo da Robespierre. Comunque vi terrò informati sugli eventi”
Oscar storse il naso. Avrebbe voluto prendervi parte ed assistere finalmente alla condanna di uno dei suoi due aguzzini.  Ma come sempre mise davanti a tutto Maddie e Andrè. Rientrare a casa era la vera priorità. Questa volta sarebbe stata la legge a fare il suo corso.
“Comprendo il vostro stato d’animo.  Ma …”
Strinse i pugni rivolgendo lo sguardo verso le scale. Andrè stava scendendo con la piccola in braccio.
Alain si schiarì la voce –“Ehm …. Forse è il caso di mettersi in viaggio. Il cielo non promette nulla di buono e l’aria è già più frizzante del solito. Potremmo incontrare neve”
“Bernard ti prego di farmi sapere quanto prima”
“Potrebbero aver bisogno di una vostra testimonianza. Lo sapete questo, vero?”
Un sospiro fissando dritto negli occhi Andrè –“Non potrò certo sottrarmi”
Strinse la figlia a sé. La fronte aggrottata. Una piega di disappunto nonostante sapesse che lei avrebbe preso parte al processo. In ogni caso.
“Coraggio. Non perdiamo più tempo”- prese Maddie tra le braccia mettendola in piedi sulla sedia. Una carezza  ed infilatele gli stivali, l’avvolse in uno scialle di lana pesante.
Alain richiuse la porta soffermandosi a fissare l’abitazione dove aveva vissuto fino ad allora. Sua madre e Diane se n’erano andate. Non c’era più motivo di restare.  Sentì Leah prenderlo sottobraccio e stringerlo forte. La baciò teneramente sulla fronte. Era pronto. Ora si. Era pronto a ricominciare una nuova vita con lei, lontano, al sicuro. Ripartire da zero. Più sereni.
“Andiamo?”- gli sorrise.
Incrociò quegli occhi smeraldo che senza volerlo, lo avevano fatto innamorare. Si lei, quella ragazza che Andrè le aveva semplicemente chiesto di tenere d’occhio, perché non le capitasse nulla. Lei che con quella folta chioma rossa, le sue lentiggini, la sua cadenza irlandese, il suo modo di fare buffo, a volte sfrontato era riuscita a fargli credere veramente nell’amore.  E che avrebbe presto sposato.
Le allungò le briglie. Un piede nella staffa. Leah salì.
Maddie in sella con Andrè.
Lasalle sul calesse con Du Mont.
“Delacroix mi spiace tu abbia cambiato idea”- Oscar gli tese la mano.
“Avremo occasione di vederci ancora. Ne sono certo.”- ricambiando il gesto.
Rosalie in lacrime le si avvicinò –“Abbiate cura di voi. Mi mancherete tanto”
“Piccola Rosalie”- sollevandole il volto per il mento –“E’ solo un arrivederci.”
Montò a cavallo. Un ultimo sguardo.
 
I fiocchi di neve scendere  volteggiando, sospinti dal vento proveniente da nord.
Oscar buttò un occhio alla figlia rannicchiata sotto il suo mantello.
“Che viaggio faticoso ti ho fatto affrontare”- fissandola mentre stringeva forte in una mano il suo pupazzo.
Andrè le si affiancò –“Tutto bene?”
Quei giorni trascorsi assieme li avevano riavvicinati un po’. Eppure era  difficile per entrambi ritrovare l’intimità di un tempo. In compenso Maddie stava scoprendo lentamente suo padre.
Annuì stringendo a sé la piccola.
In lontananza s’intravvidero finalmente le luci del piccolo paese.
Il curato e Lasalle si recarono direttamente alla chiesa del paese mentre Alain e Leah decisero di fermarsi in una locanda.
“Non volete proseguire con noi? Potreste accomodarvi alla villa finchè non avrete trovato qualcosa”- Li invitò Oscar.
“Non comandante, ci fermeremo qui. Domani valuteremo il da farsi”-
“E smettila Alain di chiamarmi “comandante”- lo rimproverò – “Non lo sono più. Sono Oscar e basta.”
“D’accordo capo!”
Oscar scosse la testa –“Leah spero che almeno tu riesca a mantenerlo sulla buona strada. “
La giovane sghignazzò –“Ci provo, ogni giorno. Ma in certe cose, proprio, non vuole correggersi”
“Oscar proseguiamo. Il vento si sta alzando.”- osservò Andrè.
“Ci si vede domani allora”- Alain fece un cenno con la mano.
Poca, ancora pochissima strada.
Imboccarono il viale alberato giungendo al cancello sorvegliato.
“Salve Grandier”- uno degli uomini di Mornay aprì loro.
Rimase a bocca aperta stupita da quella novità nonostante Andrè gliene avesse fatto cenno.
“Signore, signore”- chiamo Philiph sbirciando dalla grande finestra della sala.
Il Generale uscì dallo studio accompagnato da Madame - “Che succede?”
“Guardate”- indicando un paio di cavalli fermarsi di fronte all’abitazione
“Ma … ma sono i nostri ragazzi!”- quasi incredula.
Philiph afferrò delle coperte ed uscì di corsa.
Andrè aiutò Oscar a scendere con la figlia.
“Signori, che bello riavervi a casa”- posando il panno sulle spalle della giovane –“Penso io ai cavalli. Andate al caldo”
Alcuni passi attraverso l’entrata e si trovò di fronte i suoi genitori.
Nanny scoppiò in lacrime.
Emilie si avvicinò poggiandosi sul bastone. Un braccio intorno al collo di Oscar baciandola sulla guancia – “Bentornata, figlia mia”
“Madre ..”- rimanendo con  il volto contro il suo – “Siamo a casa, finalmente!!”.
Quell’abbraccio che tanto aveva desiderato. Sua madre, alla quale aveva rivolto costantemente il suo pensiero dopo l’incendio.
Augustin  commosso riuscì solo a dare una pacca sulla spalla ad Andrè stringendogli la mano –“Ce l’hai fatta!”
Oscar scoprì Maddie addormentata tra le sue braccia.
“Oddio che meraviglia!”- Madame Emilie si avvicinò cautamente sfiorandole appena i riccioli biondi.
Augustin, troppo commosso per tutte quelle emozioni in una sola volta, farfugliò qualcosa incantato dalla nuova nipotina.
Nanny già infatuata della piccola, rimase ad osservarla con un’espressione sognante.
“Vorrei poterla mettere a dormire”- baciandola sulla fronte – “E’ stato un viaggio massacrante”
Madame la invitò ad andare a riposare - “Immagino sarete a pezzi. E’ tardi. Avremo tempo domani”- donandole una carezza –“Ora siete qui. Con noi. Questa è la cosa più importante”.
Oscar si accinse a salire le scale. Le parve così strano essere nuovamente con le persone che amava.
Andrè la seguì con lo sguardo.
Emilie lo prese sottobraccio –“Non accompagni la tua famiglia?”
Una sorta d’imbarazzo gli percorse la schiena in un brivido vedendo gli occhi del Generale puntati su di lui.
La donna fissò il consorte – “Augustin?”
Scosso dal richiamo della moglie si schiarì la voce –“Certamente. Vai ragazzo mio.”
La camera interamente risistemata. Il camino acceso .
“Momentaneamente ho fatto mettere qui il letto per la piccola”- Nanny scostò le coperte – “Bentornati ragazzi” – asciugando le lacrime con il grembiule .
“Grazie”- adagiandovi Madeleine.
Sfilò gli stivali, la giacca e la sistemò per la notte.
“Vi preparo qualcosa?”
“Ci siamo fermati per un boccone lungo il tragitto”- china sulla figlia sistemandola sotto le coperte.
Andrè, in disparte, rimase in silenzio.
Sulla porta apparvero i coniugi Jarjayes –“Tutto bene?”- Emilie sorrise guardando la nipotina.
“Domattina avrete tempo di raccontarci”-
“Madre … Andrè mi aveva raccontato di quanto vi accadde quella notte … io immaginavo …”
“Sto bene figlia mia. Ho solo un nuovo compagno per potermi muovere “- mostrandole il bastone –“oramai siamo inseparabii”- accarezzandole una guancia – “Coraggio, Augustin. Andiamo”- invitandolo a lasciare i giovani da soli.
 La presenza del giovane nella stanza fece irrigidire il Generale.
Andrè comprese al volo e dato un bacio a Maddie si diresse verso le scale –“Buonanotte Oscar”.
Non ebbe la freddezza di controbattere o forse non volle interferire con le rigide idee del padre.
Rimase sola con sua figlia.
Fece un sospiro guardandosi attorno. Casa. La sua famiglia.
Quante notti aveva ripensato a quel luogo. Ora era lì.
Ripose gli stivali accanto al camino. Giacca, camicia, pantaloni.
Prese della biancheria pulita dall’armadio. Sedette sul bordo del letto. Rimase a fissare il cuscino.
Di cos’aveva paura? Aveva trascorso le ultime notti condividendo il medesimo letto con Andrè.  Sapere che al risveglio lui fosse lì l’aveva fatta sentire viva. Eppure imbarazzata. Una semplice carezza,  un bacio lieve, le mani intrecciate. Oltre questo null’altro. Qualcosa la frenava. Perché?
 
Sceso, si richiuse nella sua camera.
L’ultima parte del viaggio era stata tremenda. Freddo, neve, vento.
Ripose la giacca e la camicia sulla sedia leggermente stizzito per l’atteggiamento di Jarjayes. Si, certo, non erano ancora sposati. Ma si rendeva conto che ora avevano una figlia? Che cosa credeva? Ancora adesso dopo tanto tempo non riusciva ad essere più morbido nei loro confronti.
“Dai, calmati”- si disse sciacquandosi con vigore il volto nel catino –“cerca di metterti nella testa che sarà così fino a quando non sarà tua moglie ed andrete a vivere nella dependance. Che ti piaccia o no”- strinse nervosamente l’asciugamani. E poi, comunque … non sarebbe successo nulla. Come durante il viaggio di rientro. Aveva creduto che tutto fosse come prima. No. Non lo era.
Si coricò nel letto.
Le braccia incrociate dietro la testa.
Durante quei giorni avevano alloggiato in alcune locande lungo la strada. Unica stanza, unico letto. Nonostante Maddie e tutto l’amore reciproco, aveva la sensazione che tra loro si fosse eretto un muro, così difficile da abbattere. Del resto erano trascorsi due anni. Tante cose erano cambiate. Forse loro stessi lo erano. Oscar gli aveva assicurato che nulla fosse accaduto con il generale Bouillè. Ma era stata sua moglie. Lui dunque non era mai riuscito a farla sua? Nemmeno una volta?
Si strofinò gli occhi ripetutamente . Che pensieri assurdi.
Si fidava ciecamente di Oscar. Se glielo aveva garantito non doveva dunque avere dubbi. E poi se anche fosse stato? Cos’avrebbe potuto fare? Lei era forte, sapeva come difendersi. Ma quell’animale l’aveva tenuta in pugno tanto, troppo tempo.
Ripensò alla narrazione della prima notte da consorte del suo aguzzino … non riusciva nemmeno a pronunciarne il nome. Se fosse no stato per lei …. come si chiamava? … ah, si , Renèe … che cosa sarebbe potuto accadere? Forse il destino aveva avuto un occhio di riguardo nei suoi confronti in quel caso.
Si girò su un fianco nel tentativo di prendere sonno.
Sbuffò rivedendo l’espressione del Generale.
Si rigirò dalla parte opposta. Abbracciò il cuscino.
Sbuffò nuovamente.
In questo tormentarsi di continuo gli parve di aver udito bussare.
Tese l’orecchio.
“Dai, piantala” – gli disse una voce nella testa.
Socchiuse gli occhi.
Prima, la notte, lei lo raggiungeva. Sfidando suo padre.
Tese nuovamente l’orecchio. Gli occhi sulla maniglia.
La porta si aprì. E si richiuse.
Sedette lentamente sbalordito.
Lei. Come allora. Come nelle loro prime notti d’amore.
Ferma, immobile, di spalle.
A piedi scalzi.
Si volse appoggiando la schiena alla porta. Il volto chino. Le mani nervosamente stringere quella camicia che a fatica le copriva le ginocchia. Timida ed impacciata.
Andò verso di lei.
Oscar evitò di guardarlo dritto negli occhi. Imbarazzata come mai era stata. Eppure era Andrè. Il suo Andrè.
Man mano che si avvicinava, il fiato farsi corto. Il cuore gridarle in pieno petto.
Andrè poggiò una mano allo stipite e con l’altra le scostò un paio di ciocche dalla fronte.
Chiuse gli occhi tremando. Ma cosa le stava succedendo? Avevano penato tanto per tornare a stare assieme ed ora che finalmente …. – “Che cosa stai facendo Oscar?”- si chiese –“Di cosa hai paura? Tremi di fronte all’uomo che ami? Al padre di tua figlia?”
“Ehi …”- le sussurrò abbassando il volto per riuscire a guardarla negli occhi.
Sollevò il viso fissandolo.
Sciolse alcuni bottoncini. Afferrò una mano del giovane accompagnandola all’interno del tessuto leggero della camicia.
I polpastrelli sfiorarle il seno e sentire inturgidirsi, al contatto, quelle splendide, piccole aureole.
Un gemito. Lo desiderava. Come lui la desiderava.
“Lasciati andare …”- le sussurrò - “Non hai da temere del mio amore … lasciati trasportare dai sensi Oscar …”
I primi baci bruciare sulla pelle ed infiammarla poco per volta.
“Ti prego … voglio ritrovare la passione di un tempo, di quelle notti …”
Le dita s’infilarono fra le onde scure dei suoi capelli stringendoli con vigore quando le labbra morbide si impossessarono dei capezzoli. La lingua come fuoco assaporarli ripetutamente.
Lasciò che la camicia le scivolasse dietro le spalle. La bocca sempre più assetata di lei scendere ed il ventre a contrarsi con piccoli spasmi. Le mani forti di lui sui fianchi spingersi oltre il bordo dell’intimo facendolo scorrere lungo le gambe.
Andrè si trovò in ginocchio ad abbeverarsi del suo crescente piacere. L’aveva desiderata così tanto.
Oscar sentì le gambe farsi di burro continuando a mugugnare, ingoiando le grida che le si aggrappavano in gola.
Solo quando lo sentì staccarsi ebbe la forza di aprire gli occhi.
“Andrè … io …”mordendosi un labbro.
La caricò in braccio deponendola sul letto.
I suoi occhi verdi brillare eccitati mentre abbandonava la biancheria sul pavimento lasciando in bella vista la sua eccitazione.
Si adagiò su di lei sostenendosi su un gomito mentre con una mano continuò a vagare su quel setoso mare della sua pelle.
Poi chinarsi, sfiorarle le labbra senza baciarle, tracciarne i contorni con la punta della lingua e lei sussultare, fremere ad ogni tocco.
Il suo vigore pulsare contro la sua femminilità.
Lo cinse dietro il collo cercando la sua bocca.
Andrè si ritrasse.
Lei sgranò gli occhi sbalordita.
Un sorrisino malizioso si incurvò sul suo volto.
Lo sentì scendere fra le sue gambe a suggere nuovamente da quella fonte il suo essere donna.
L’ennesimo grido strozzato.
Le unghie affondare leggermente sulle spalle.
Aprì gli occhi e se lo ritrovò di fronte bello come non mai.
Si fece strada in lei con la stessa infinita dolcezza di allora.
Accoglierlo nel suo abbraccio vellutato e ritrovare finalmente quell’infinito piacere che sapeva donarle.
I bacini toccarsi ripetutamente in movimenti morbidi, in affondi da lasciarla ogni volta senza fiato.
Il ghiaccio oramai sciolto.
I corpi amalgamarsi fra baci appassionati. E stringersi in abbracci troppo a lungo mancati, carezze fra mille sguardi.
Lo afferrò per i glutei, aggrappandosi e seguendo quel ritmo trasportarla in un oblio unico.
Percepì il suo contrarsi, avvolgerlo all’apice del piacere, tremare con la stessa forza di una tempesta in mare ed assaporare fino in fondo quell’essersi ritrovati.
Spinse indietro la testa incurvando il collo rilasciando quel dolce suono dell’appagamento totale.
Gli occhi puntati su di lei a deliziarsi del suo volto in estasi. Com’era bella la sua Oscar.
E poi il suo di piacere in quell’ultimo affondo, arrivare prorompente, violento, liberatorio in un’ondata di calore accompagnato da un suono gutturale strozzato mentre il suo corpo veniva sconvolto da un fremito paradisiaco che dolcemente lo trascinava a riva.
Ansimanti all’unisono, i cuori in balia della felicità, gli occhi lucidi riflettersi gli uni negli altri a trattenere le lacrime di gioia.
E baciarle la fronte, scendere sugli occhi per tornare sulle sue labbra imporporite d’amore.
“Bentornata a casa”- sorrise.
Le dita affusolate arricciargli i capelli ed accarezzargli una guancia. Con l’indice percorrere quella cicatrice che gli attraversava l’occhio e che lo rendeva, a suo dire, ancora più affascinante. La fortuna che non avesse perso la vista e potersi tuffare a fondo in quei verdi abissi.
Magnifica la sensazione di poter essere nuovamente fra le sue braccia,  sfiorare la sua pelle, sentire il calore del suo corpo.
Si accovacciò nell’incavo del suo braccio. Scorrere sul suo torace delineandone la perfezione, assaporando il piacere di toccare il suo uomo così intimamente come non era stato dal suo incontro a Parigi soffermandosi nel risalire su quel rilievo, un piccolo ricordo del ferimento sotto la Bastiglia.
Rimasero in silenzio lasciando che i respiri riprendessero i loro ritmi, mentre i cuori non smettere di pulsare, vivi e colmi di emozioni e gioia, fondersi in un unico battito.
I rintocchi della pendola nel corridoio.
“Solo Dio sa quanto vorrei restare ….”
“Arriverà il momento in cui non sarà più un problema”
“E’ meglio che vada”- abbandonando le lenzuola ed infilando la camicia.
La trattenne per una mano.
Si volse.
La trasse a sé per un ultimo bacio. Le labbra ancora smaniose d’amore. Il sapore di loro.
Raccolse le biancheria e si ricompose.
Rimasero sulla porta non riuscendo a smettere di scambiarsi tenerezze e sguardi.
“Mamma …”- una vocina.
Oscar abbassò gli occhi. La piccola Maddie la tirò per la camicia.
Incuriosita spinse la testolina all’interno della stanza ed intravvide il giovane. Un sorriso le si stampò sul volto. Allungò le mani verso l’alto – “Ande …”.
Indossò velocemente qualcosa e la prese in braccio.
La bimba si aggrappò al collo. Il capo sulla spalla, il dito in bocca.
“Portiamola a letto”- imboccando le scale.
Un paio di gradini quando, alzando gli occhi, in cima, la presenza del Generale e madame sottobraccio.
Percependo una strana tensione del marito, Emilie richiamò la loro attenzione – “Tutto bene ragazzi?”
Augustin quasi la fulminò. Lei senza scomporsi lo strinse.
“Maddie voleva stare con suo padre”- prontamente Oscar – “Ora la riportiamo a dormire”
Passando accanto ai consorti Madeleine sollevò la testa. Sorrise ad entrambi e mostrò il suo pupazzo di pezza al Generale – “Tato …”.
Lo sguardo severo dell’uomo sciogliersi.
“Mamma, tato…”- insistette.
“Si amore, è il nonno”- il capo ricadde sulla spalla di Andrè che la strinse teneramente.
Emilie li strattonò delicatamente facendogli un cenno con gli occhi.
“Ecco … beh … certo, indubbiamente ha bisogno di entrambi”- lasciando loro spazio per passare.
“Buona notte”- una carezza alla nipotina e un bacio alla figlia per poi trascinare il marito verso la loro stanza.
“Non trovi sia di una tenerezza infinita?”- Emilie si sistemò nel letto.
Il Generale ripose la giacca da camera piuttosto seccato.
“Augustin ….”con tono di rimprovero.
“Ci provo, ma non riesco ad essere così morbido come sei tu …”
“Hanno una bambina, non credi sarebbe il caso ….”
“Che si sposino!”- agitando nervosamente le braccia.
“Sono appena tornati a casa, ti prego”
“Io proprio non riesco a capire. Solo Beatrice ed Oscar, solo loro due”- infilandosi sotto le coperte.
“Vorrei rammentarti che nemmeno tu aspettasti”
“… sono un uomo!”
“Ed io la donna che corrompesti quella notte e che diventò da lì a poco tua moglie”- lo zittì.
Avvampò inizialmente per poi tornare docile alle parole carezzevoli di madame –“alla fine hai sempre ragione tu”
“In privato, sempre”- invitandolo a coricarsi.
“Emilie, amore mio, sarà faticoso abituarsi all’idea di Oscar che …”
“Per quale motivo? E’ una delle tue figlie. Cosa cambia da Beatrice ad Oscar o alle altre?”- perplessa.
Annuì –“Lo so. Ma con lei è differente”
“Ha al suo fianco Andrè. Non poteva avere uomo migliore. Sono cresciuti assieme. Conosce tutto di lei. Nessun altro potrebbe tenerle testa e soprattutto saprà sempre come renderla felice. Ed il primo passo è stato già fatto”
“Madeleine?”
“Ovvio. Lasciali andare nella dependance. Hanno bisogno della loro intimità e non di un padre ed un suocero ossessivo e tediante. Dopo tutto questo tempo. Non sono più dei ragazzini. Sono un famiglia”
Si volse con gli occhi spiritati –“Mi auguro tu stia scherzando?”
“Affatto.”- rimanendo tranquillamente seduta con la schiena sui cuscini, le braccia incrociate sulle gambe – “Domani farò dare una ripulita alla loro casa e farò portare il lettino di Maddie nella sua nuova cameretta”
“Emilie!”- balzando in piedi –“non sono assolutamente d’accordo. Prima il matrimonio … poi…”
“Invece io ti dico che i ragazzi andranno nella loro casa”- alzando leggermente il tono di voce.
“Stai disobbedendo a tuo marito!!”- gesticolando sempre più irritato – “che cosa ti sta succedendo? Da quando ci siamo trasferiti a Le Conquet sei improvvisamente cambiata. Non sei più rispettosa nei miei confronti …. Ora capisco l’arroganza e lo spirito libertino di Beatrice e di Oscar da dove vengono”
La donna scese appoggiandosi al bastone.  Fece il giro del letto ed afferrati i cuscini del Generale glieli sbattè fra le braccia -”Credo dovrai trovare un  posto dove dormire questa notte”
“Mi stai cacciando dal nostro ….?”- scioccato per il comportamento della donna.
“Oh no, non mi permetterei mai. Ti sto solo invitando a trovare una diversa collocazione per le prossime ore notturne”
“Emilie … ti prego …”- sempre più sconvolto.
“Se sei irremovibile sulla tua decisione, vorrà dire che lo sarò pure io sulla mia”- aprendogli la porta.
Sbuffò seccato ed uscì.
Madame ritornò nel letto. Sedette fra le coperte ed attese – “cinque … quattro … tre … due … uno …”- contò nella sua mente.
La porta si riaprì e richiuse.
Il Generale fermo con i cuscini tra le braccia. Lo sguardo severo. Le narici dilatate dal nervoso. Sbuffò nuovamente – “  E sia!!”- con il passo pesante si avvicinò al letto, si coricò e tirò le coperte fin sotto il mento.
“Ottimo”- soffiando sulle candele –“Buona notte”
 
Maddie prese sonno velocemente. Andrè chino su di lei non aveva smesso un attimo di accarezzarla tra i capelli.
Oscar affianco, stretta al suo braccio. Il capo appoggiato sulla spalla.
Volgendosi incrociò le sue labbra. Sollevò una mano e con le dita ne percorse i contorni, le sfiorò ripetutamente. Il suo respiro caldo. La prese dolcemente per il mento ed unì le sue a quelle della giovane.
La cercò con passione e lei ricambiò con trasporto.
Premerle il volto con una mano contro la propria guancia –“Oscar … “- deglutì – “ti amo da morire …”
La giovane si alzò, diede un giro di chiave e soffiò sulle candele.
“Che intenzioni hai?”- avvicinandosi alle spalle le posò le mani sui fianchi.
Gli incrociò le braccia dietro il collo trascinandolo su di lei sul letto – “Mi riprendo ciò che mi appartiene”- gli sussurrò.
Sfilò velocemente la camicia. Rotolando tra le lenzuola si ritrovò supino.
Oscar portò le mani alla cinta. La sciolse, fece scivolare i pantaloni a terra e si mise a cavalcioni su di lui.
“Dimmelo ancora Andrè …. dimmi che mi ami”
Le mani sul seno. Il suo cuore battere con prepotenza. La trasse a sé – “Sei la mia stessa vita. Senza di te nulla avrebbe senso.”
Poggiata sui gomiti si mise a giocherellare con una ciocca di capelli arricciandola con un dito – “Grandier “- sibilò.
Adorava il modo in cui pronunciava il suo nome –“Si, mio comandante” – tentando di baciarla.
“Grandier … vuoi ancora sposarmi?”- la bocca accostata all’orecchio.
Improvvisamente fu lei a trovarsi sotto il peso del corpo di Andrè –“Voi comandante? Siete ancora dell’idea di convolare a nozze con il vostro soldato?”
“Per l’eternità”- cingendolo per il collo.  Un bacio, poi un altro sempre più audaci.
“E’ un azzardo …”- la voce roca dall’eccitazione.
“Che cosa?”- in un mezzo gemito sentendolo affondare in lei.
“Farlo nella tua camera …”
“Che cosa cambia dalla tua ?”- aggrappandosi alle spalle del giovane.
Fu solo silenzio interrotto a tratti dal loro desiderio di appartenersi ancora.
I corpi l’uno accanto all’altro, tremanti ed esausti,  la pelle imperlata di sudore, ansimanti eppure pieni  d’amore, aggrovigliati fra le lenzuola mentre la luce oramai fioca proveniente dal camino ne illuminava appena i volti.
Oscar si mise su di un fianco . Un braccio sotto il cuscino, l’altro trattenuto al seno in contemplazione del giovane.
Lasciò ricadere il volto su di un lato. Sorrise. “Che guardi?”
“Non ho mai dimenticato alcun lineamento del tuo viso. E dopo così tanto tempo … sei ancora più bello”
Andrè sghignazzò girandosi verso di lei.  La mano ne percorse lieve le curve soffermandosi  su un fianco dall’aspetto più morbido.
Un lungo sospiro.
“E questo?”- stupito.
“Vorrei non venisse mai giorno. Vorrei che potessimo restare qui …”
Le catturò le labbra in un bacio dolcissimo –“Ho temuto che Maddie si svegliasse”
“No, papà. Tranquillo”-
Sceso dal letto raccolse la sua biancheria e si rivestì.  Ripose un nuovo ciocco di legno  oltre il parascintille e la fiamma riprese vigore.
Oscar indossata la camicia si accostò al letto della figlia per darle un’occhiata. 
“Ehi, vieni a vedere”- richiamando la sua attenzione.
Lo raggiunse vicino alla finestra.
Fuori le neve copiosa aveva imbiancato completamente il giardino sottostante.
“Sarà un’ottima occasione domattina per giocare con Madeleine”
“L’hai sentita stasera?”
“Beh … è stata un’emozione incredibile udirla pronunciare il mio nome”
“Ti scioglierai come neve al sole quando ti chiamerà papà”- sogghignò.
“Credo proprio di si”- donandole un’ultima carezza – “Ora riposati”
“Devi proprio andare?”- trattenendolo per una mano.
“Non posso restare. Non facciamo imbestialire tuo padre, finché riesce a tenerlo a bada tua madre”
Girata la chiave nella serratura, aprì lentamente. Diede un’occhiata da un lato, poi dall’altro.
L’ultimo bacio ancora – “A domani”- allontanandosi per le scale.
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Aqua Keta