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Autore: JennyPotter99    28/02/2021    0 recensioni
La storia di un paio di occhiali, un anello d'argento e una margherita.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Berlino, Il professore, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mentre Rio riesce a creare una nuova telecomunicazione con auricolare tramite il Professore, me e Berlino, tutti gli ostaggi, tranne Arturo, iniziano a creare un percorso per trasportare i soldi attraverso il tunnel: dalla Zecca fino al bunker.
Il piano è quello di nasconderli dentro finti barili di birra e andare via con un semplice camion trasportatore.
Denver ha presentato Monica al Professore, ufficializzando la sua entrata nella banda: Stoccolma.
Per quanto riguarda la polizia che rimarrà nel tendone, manderà sicuramente delle squadre all’interno e sarà in quel momento che li svieremo con il finto tunnel.
Per questo, ci aiuterà Arturo.
È ancora legato alla sedia con l’esplosivo addosso: sta senza mangiare né dormire da un po', di fatto si è addormentato da seduto.
Tiro fuori la pistola e sparo un colpo in aria per svegliarlo.
Lui sobbalza e cade con tutta la sedia, facendomi scoppiare a ridere.
-Brutta figlia di puttana! Quando uscirò da qui ti farò tutte le denunce possibili e immaginabili!- borbotta, mentre lo ritiro su.
Alzo le sopracciglia.- Ah sì? E a chi le farai? A Roma?- gli domando, strappandogli di dosso i sacchetti e il resto.- Ora ci servi.-
Lui guarda incredulo il pavimento.- Era finto…Era finto, cazzo!-
Siamo agli atti finali e quest’uomo mi ha decisamente fatto perdere la pazienza.
Lo sbatto contro il muro con una mano sola.- Certo che era finta, Arturito, credevi veramente che avrei rischiato di far saltare questo posto?!- esclamo, alzando gli occhi al cielo.- Sai, ci sono stati degli ostaggi che mi hanno davvero rotto il cazzo, ma tu sei in cima! Hai avuto paura? Mh?- gli chiedo, fissandolo negli occhi.- Sai cos’altro fa paura? Tornare a casa la sera da sola, però una donna continua a farlo! Prende per mano la paura e continua a vivere, cazzo!-
Finalmente lo zittisco e gli faccio mettere la tuta, ordinandogli di continuare a scavare.
Il ritmo del trasferimento dei soldi continua al massimo, anche se Nairobi avrebbe voluto arrivare a stampare mille milioni, però il tempo stringe.
È ora di fermare le macchine e cancellare i registri.
-Se davvero tu e il Professore state insieme, perché c’è tanta tensione fra di voi?-mi domanda Nairobi.
Mi mordo il labbro, nervosamente.- Perché mentre eravamo qui dentro, è andato al letto con l’ispettore.-
Sgrana gli occhi ridacchiando.- Oh cazzo! Ti capisco se sei furiosa!- esclama.- Però, sai che penso io? Che il rancore e la rabbia non servono ad un cazzo, ti imbruttiscono solo la faccia, ti fanno venire le rughe.-
Mi fa ridere mentre passo i sacchetti agli ostaggi.
-Se lo ami veramente e lo conosci da così tanto tempo come dici, direi che si può perdonare.- aggiunge, alzando le spalle.- Perché, in pimis, è coraggioso amare, ma è coraggioso anche perdonare.-
La osservo per un momento.- Ti sei perdonata? Per quello che è successo con Axel?-
Si sofferma un attimo a pensarci, abbassando lo sguardo, ma poi lo rialza.- Sì, sì l’ho fatto.-
-Perciò non andrai a riprendertelo?-
-No, no, non lo farò: per ora non ho un piano, ma Helsinki mi ha offerto di condividere un appartamento insieme. Potrei farlo, potrei divertirmi e vivere la vita con lui.- afferma sorridendo.
Annuisco, ricambiando il sorriso.- Sì, te lo meriti.-
Io invece sono abbastanza sicura di cosa farò: ho bisogno di stare un po' da sola, di riflettere, non so per quanto.
Mentre Arturo e un altro paio di ostaggi finiscono il tunnel nei sotterranei, io e Berlino piazziamo degli esplosivi speciali sui muri, così da impegnare la polizia per un po' di tempo.
-Allora, che progetti hai per domani?- mi chiede, attaccando un plastico al muro.
-Beh, domani penso che salterò su una bella barca che mi porterà alle Hawaii: mi sdraierò sulla spiaggia, mi farò sicuramente qualche bel tipo del posto e prenderò il sole tutta nuda.- rispondo, sorridendo maliziosamente.
Ridacchia, prendendomi i fianchi.- Devi stare attenta, le donne hawaiiane non sono poi così belle: potrebbero vedere te e perdere la testa.-
Gli faccio un occhiolino.- Lo spero…E tu?-
Diventa serio ed evita la domanda.- Ti ricordi quando ci siamo detti che ci saremo amati solo quando sarebbero piovuti soldi?-
Risale a molto tempo fa, ma sì, così faccio un cenno con la testa.
Tira fuori una pila piccola di banconote da 50 in aria e ci cadono addosso come coriandoli.
Scoppio a ridere e lo abbraccio, baciandogli la guancia.- Ti voglio tanto bene, Andrès.-
-E’ stata la più bella rapina che io abbia fatto.- sussurra, accarezzandomi i capelli.
-Ragazzi, c’è un problema.- interviene il Professore che sentiamo attraverso gli auricolari. -Stanno entrando con due squadre! Una entra dal tunnel e l’altra dal garage, hanno fatto esplodere la porta di ferro!-
-Cazzo! Dobbiamo andarcene!-
Io e Berlino corriamo agli uffici e fortunatamente vediamo che mancano poche sacche di soldi.
-E’ ora di sgombrare ragazzi!- grido, allacciandomi il fucile alla tuta.
-Gente, è stato davvero un piacere rapinarvi.- commenta Berlino, sorridendogli.
Liberiamo il resto degli ostaggi, compresi Ariadna, Mercedes ed Allison.
Sapendo dell’arrivo della polizia, abbiamo piazzato una trincea accanto al caveau con la mitragliatrice.
Tokyo, Rio, Denver ed Helsinki sono già nel tunnel.
-Manchiamo solo noi!- esclama Nairobi, mentre sento la voce dei poliziotti avanzare verso di noi.
-Forza, andiamo!- dico a Berlino.
Lui guarda prima il corridoio e poi me, facendosi serio.
Ci fulminiamo con lo sguardo e io capisco subito cosa vuole fare.
-No, non ci pensare nemmeno!-
-Qualcuno deve coprirvi mentre andate via, qualcuno deve restare prima che facciate saltare il tunnel!- ribatte.
-Stai scherzando?! Io non ti lascio qui!- urlo, afferrandolo per la tuta.
Mi fissa negli occhi.- Beh, dovrai farlo.-
Si dimena e inizia a caricare la mitragliatrice.
-Berlino, cazzo!-
Non ci metto neanche un secondo a decidere che non lo lascerò da solo.
Mi volto verso Nairobi.- Va!-
Aggrotta le sopracciglia.- Ma sei matta?!-
-E’ coraggioso amare, giusto?- bofonchio, tremando per la paura.- Lui mi ama…E io devo restare con lui.-
Nairobi mi capisce e dopo avermi accarezzato la guancia, scende verso il tunnel.
Mi unisco ad Andrès dentro la trincea proprio quando arrivano una decina di poliziotti che iniziano a sparare verso di noi.
La maggior parte dei colpi va sui sacchetti e sul muro, mentre carico velocemente la mitragliatrice.
-Ti avevo detto di andartene!- mi dice lui, afferrandomi il polso.
Lo guardo negli occhi.- Mai Andrès…Noi siamo la Resistenza.-
Non appena la polizia si ferma per ricaricare le armi, metto le dita sul grilletto e sparo all’impazzata.
-Proprio come al luna park, eh?- mi dice ridacchiando.
Non era proprio la stessa cosa, dato che si trattava di palline di plastica, ma è un bel ricordo alla quale pensare adesso.
Improvvisamente, vediamo scivolare due mine per terra.
Di scatto ci alziamo e corriamo dentro il bunker, coprendoci l’un l’altro.
Sentiamo la terra che si muove e per un attimo mi fanno male le orecchie.
Volevi andare in guerra eh, Tati?
Beh, eccola qui.
Sapevo che me ne sarei pentita se mi avessero mai accettato all’accademia e per fortuna non è successo.
Perché io ho amato ogni momento della mia vita.
Anche quelli brutti.
Perché mi hanno reso quella che sono oggi.
Per un attimo, le luci del caveau vanno e vengono.
Berlino mi volta verso di se.- Stai bene?-
Lo guardo negli occhi, lacrimando.- Ho paura.-
Mi prende il viso tra le mani.- Lo so, anche io.- afferma, caricando il proprio fucile. -Oh partigiano, portami via, oh bella ciao bella ciao ciao ciao. Oh partigiano, portami via, che mi sento di morir.- inizia a canticchiare, riaprendo la porta del caveau.
Mi faccio coraggio, stringo i pugni e faccio lo stesso, andandogli dietro.- E se io muoio, dovrai seppellirmi, oh bella ciao bella ciao ciao ciao. E seppellirmi, lassù in montagna, sotto l’ombra di un bel fior!- grido, sparando all’impazzata, dopo essermi nascosto sotto la trincea.
Insieme, poggiando i fucili sopra i sacchetti e con delle urla di sfogo, spariamo fino a che non finiscono le munizioni e dobbiamo o ricaricare o proteggerci.
-Tatiana, Andrès, salite il tunnel!- ci dice Sergio.
Andrès fa un ghigno.- Non ti preoccupare Romeo, ti porterò la tua Giulietta.- afferma.- Sei venuto anche tu allo spettacolo, quella sera, ti ricordi? Mercuzio è sempre il primo a morire, fratellino e sai perché? Perché funga da martire.- risponde, continuando a sparare di tanto in tanto.
Io gli afferro la mano.- Noi ce ne andremo insieme!-
Si volta verso di me e mi accarezza la guancia, dopo avermi messo in mano il suo anello.- Tieni, prendilo.-
Scuoto la testa, scoppiando a piangere.- No, ti prego, ti prego, vieni con me.-
È come se lo avesse pianificato fin dall’inizio, morire in questo modo, morire da eroe dopo esser parso agli occhi di tutti come il cattivo della situazione.
-Andrès, sali su per quel cazzo di tunnel!- insiste Sergio.
-La decadenza non fa per me. Mi ci vedi con la bava alla bocca o alle prese con problemi di incontinenza? No, sarebbe un modo patetico per andarmene. Meglio questo.- risponde, continuando a sparare. Tutte le munizioni del suo fucile sono esaurite, mancano solo quelle del mio, così glielo passo.- Ti ringrazio.- mi dice, con una lacrima che gli solca il viso.- Grazie per avermi fatto vivere la vita che volevo.- singhiozza, baciandomi più volte a stampo.- Ti amo e ti amerò per sempre.- bofonchia sulle mie labbra.
Non ci posso credere che se ne stia andando così.
-Adesso va!- mi ordina, in un momento di silenzio.
Indosso l’anello all’indice e mi alzo, con il viso pieno di pianto, dirigendomi verso il caveau.
-Andrès, non farlo!- grida Sergio.
-Ho passato la vita facendo un po' il figlio di puttana, ma oggi credo da voler morire con dignità.-
Lo vedo alzarsi da terra, senza protezioni, solo con il fucile e il suo solito ghigno sul volto.
Ora è sporco di polvere, con in dosso degli anfibi e una tuta rossa, però per me rimane il ragazzo di bell’aspetto, duro, con la giacca di pelle.
E, quando si volta a sorridermi, lo rivedo per un attimo.
Alza le mani in cielo sorridendomi.- Los Hermanos para siempre!-
Ci sorridiamo per un’ultima volta, ma non ho intenzione di vederlo morire.
Corro giù per il tunnel, anche se è davvero difficile mettere un piede davanti all’altro, sapendo che lui sta per essere riempito di proiettili.
Arrivo alla fine del tunnel e cerco di trovare il coraggio per dirlo.
Allora lo faccio così, di getto.- Fate esplodere il tunnel, adesso!-
Mi copro le orecchie e in attimo sento un enorme esplosione alle spalle.
Adesso, anche se volessi, non potrei più tornare indietro a prenderlo.
Aspetto che la polvere si assesti e salgo le scale, dove c’è Helsinki che mi aspetta per aiutarmi.
Sono arrivata al bunker, dove volevo arrivare, con 984 milioni di euro che ci siamo sudati.
Eppure, voglio tutt’altro che gioire.
In quel momento, mi riviene in mente di quando sono scappata di casa e di tutte le cazzate che ho fatto: ho affrontato mille cose e perciò sono in grado di superarle.
Supererò anche questa, ne sono sicura.
Prendo coraggio e salgo la scala, dove c’è Helsinki che mi aiuta.
Guardo subito il Professore che è preoccupato.- Dov’è Berlino?-
Però, anche se so che lo supererò, posso piangere un altro po'.
-Mi dispiace.- singhiozzo, scuotendo la testa e stringendomi a lui. -E’ rimasto indietro per farci guadagnare tempo.-
Non oso immaginare come sia perdere un fratello.
Forse, come perdere un padre?
Si sta sentendo come mi sono sentita io quando mio padre se n’è andato?
Era proprio questo di cui parlavo quando l’ho chiamato, stamattina, dopo la morte di Mosca ed è la sensazione che mi aspettavo di provare.
Sento il suo busto che fa su e giù per il pianto e mi spezza il cuore, mentre mi abbraccia.
In quell’istante, Nairobi si avvicina lentamente e gli prende il viso tra le mani.- Dobbiamo andare avanti, okay? Si deve andare avanti.-
Ha ragione, dobbiamo farlo.
Proprio quando mi asciugo il viso, noto Raquel Murillo legata con delle manette alle tubature sul soffitto.
Ecco perché ha morso Sergio, tentava solo di scappare.
Di certo non mi aspettavo che le facesse una cosa del genere.
Ora più che un’ ispettrice piena di potere, mi sembra un tacchino pronto per essere messo nel forno.
Quando mi avvicino, mi guarda malissimo.- Andrete tutti in prigione, tutti voi!- esclama.
Credevo che sarei stata furiosa con lei non appena l’avessi vista, invece non è così, provo solo pena, perché abbiamo in comune molte più cose di quanto pensassi.
-Perché non vuoi capire Raquel? Perché siamo i cattivi e tu sei la buona? So come ci si addestra in polizia, ti insegnano a distinguere il bene dal male.- le dico, prendendo una banconota da 50 sulla scrivania.- Cos’è questa? E’ solo carta, Raquel.- affermo, strappandola in quattro pezzi.- Noi stiamo facendo un’iniezione di liquidità, nell’economia di questo gruppo di disgraziati, perché è questo che siamo, Raquel. Per scappare dalle nostre vite di merda…Tu sei felice della vita che vivi?-
-Tu non sai un cazzo di me.- ribatte.
Scuoto appena la testa.- No, invece io so tutto di te.-
Non l’ho mai fatto per nessuno, se non per Sergio e anche per sbaglio, ma per lei voglio farlo, così che capisca.
Mi slaccio la tuta e mi sfilo la maglietta.
Dietro di me, vedendo la mia schiena, il resto della banda sussulta.
-Tati, non c’è bisogno…- interviene Sergio.
-No, non fa niente.- ribadisco, voltandomi lentamente verso di lei.
Le cicatrici sulla mia schiena sono molto vecchie, però ancora ben visibili.
E, quando mi volto verso di lei, capisco che le hanno fatto effetto.
-Quando ero piccola, mio zio mi dava talmente tanta tequila che mi faceva dormire per ore.- spiego, con le lacrime agli occhi: anche se quei giorni sono passati, fa ancora male.- Mi metteva nel mio lettino e mi toccava con quelle sue mani viscide…- bofonchio, stringendo i pugni.- E mi spegneva le sigarette sulla schiena perché diceva che avrei dovuto provare il dolore che si prova quando si vive, Raquel. Avevo 5 anni.- racconto, asciugandomi subito e guance.- Tua figlia quanti ne aveva quando tuo marito ti picchiava?-
Osservo che perfino lei cerca di trattenersi.- 3.-
Alzo le sopracciglia.- 3 anni…Perciò dimmi, Raquel, se fossi al mio posto, non avresti fatto la stessa cosa? Per assicurarti un futuro migliore.-
Solleva gli occhi verso il cielo e tira su col naso: sta soffrendo esattamente come stiamo soffrendo noi, solo che non può darlo a vedere.
Vedo la chiave delle manette sul tavolo e decido di prenderla: so che se la libero, magari, farà la cosa giusta.
La inserisco nella serratura e la libero.
Ci guardiamo negli occhi per un istante.
-Saranno presto qui, avranno già rintracciato il mio telefono.- dice, abbassando lo sguardo.- Avete 10 minuti, cerco di tenerli occupati.-
I ragazzi esultano in silenzio e si affrettano a cambiarsi, come da piano.
Mi guarda negli occhi seria.- Non farmene pentire.-
Io, invece, lo sorrido, scuotendo la testa.
Facciamo tutto in 10 minuti: cambiarci, caricare tutti i soldi sul camion e uscire di lì.
Nairobi esce per prima, come una qualsiasi donna che sta tornando a casa dal mercato.
Monica e Denver con il passeggino, come se fossero due neosposi con il loro figlioletto.
Tokyo vestita come di dover del suo nome, senza dare nell’occhio.
E Rio come un ragazzino di 10 anni, con lo skateboard.
Io, il Professore ed Helsinki saliamo a bordo del camion con i serbi e ce ne andiamo nello stesso momento in cui, dall’altra parte della strada, la polizia arriva al bunker.
L’allontanarsi delle sirene è il dolce suono che ce l’abbiamo fatta.
-Non ci credo! Come tu avere fatto a convincere ispettore?!- domanda Helsinki, euforico.
-Come ha detto un grande genio.- rispondo sorridendo.- Perché sono empatica.-
Siamo giunti alla fine e quando Sergio mi stringe la mano, non ho più paura.
Arriviamo tutti al porto dove c’è una nave che ci sta aspettando e che ci carica con tutti i soldi, pronta a portarci in acque internazionali, dove non possono più catturarci.
984 milioni di euro divisi per 7 fanno 140 milioni a testa.
Non so con precisione cosa faranno gli altri, ma è proprio sul mare che ci salutiamo.
Rio e Tokyo andranno sulla loro isola e spero che siano felici insieme.
Helsinki e Nairobi si divertiranno sicuramente come matti, anche se mi dispiace che lei non possa rivedere suo figlio.
Denver e Monica si faranno una vita con il loro bambino e, a quanto ho capito, hanno intenzione di chiamarlo Cincinnati.
Il Professore non so cosa farà, ma sono sicura di quello che farò io.
Non appena trovo un passaggio, salto su un motoscafo che mi porterà direttamente alle Hawaii.
Il vento fresco fra i capelli è piacevole.
È coraggioso amare come è coraggioso perdonare.
Io ti perdono Sergio, ma ho bisogno di stare un po' da sola.
Mi volto un’ultima volta verso la nave e lo vedo correre da poppa a prua fin che per lui non divento solo un puntino in mezzo all’oceano.
Sta tranquillo, starò bene.
In questi giorni ho perso più di quanto pensassi.
Ma prima o poi il tempo cancellerà la tristezza e le cicatrici, facendo rimanere solo il ricordo.
Quello non se ne andrà mai.
Questa è la mia storia, la nostra storia.
La storia di un anello d’argento, di un paio di occhiali ed una margherita.
Spero di non avervi annoiato, però avevo promesso che ve l’avrei raccontata, un giorno.
Silene, Anibal, spero che stiate bene e che viviate felici.
Vi voglio bene.
Tatiana.
   
 
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