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Autore: rocchi68    28/02/2021    2 recensioni
Dawn era sempre stata una ragazza che, anche dinanzi alle difficoltà più disparate, affrontava il tutto con un sorriso e una dolcezza disarmante.
Una sera, però, si era ritrovata davanti a un’amara sorpresa.
Non aveva amiche, non aveva un posto in cui stare, era stata tradita dal proprio fidanzato nel momento di massimo splendore ed era frustrata da tutti quei fallimenti in rapida successione che potevano sancire la sua completa rovina.
Poteva spegnersi, cercare una scappatoia per la felicità oppure chiedere un ultimo disperato consiglio all’unica persona che mai l’aveva abbandonata.
Sempre che quest’ultimo fosse d’accordo…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Zoey | Coppie: Duncan/Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Una settimana dopo
 
Scott si avviava a rientrare a casa dopo ben 10 ore di lavoro.
Aveva salutato la sua ragazza che erano le 7 di mattina e alle 18 era sulla strada del ritorno.
Di per sé non era stata una giornata troppo dura. I clienti, dopo averci fatto l’abitudine, erano quasi tutti, l’eccezione era una rarità, della stessa pasta: dei rompiscatole pieni di pretese che avrebbero meritato le peggiori punizioni corporali di questo mondo.
Perché passi di volere un drink leggermente alcolico, ma non troppo o un qualcosa di fresco, ma che non fosse troppo freddo, le giornate erano quasi identiche.
Si trattava di parlottare con i colleghi, di confrontarsi con Chef e di pulire il magazzino dove mettevano i pezzi di ricambio o dove sistemavano alcuni scatoloni.
Per il resto non c’erano troppe eccezioni, sempre che non si rompesse la lavastoviglie o la macchinetta del caffè non si mettesse a ragionare per i fatti propri e non decidesse di concedersi alcune pacche affettuose con tanto di dolci rassicurazioni di Duncan.
Alla fine, durante quella mattina, se l’era cavata egregiamente da solo e nel pomeriggio si erano palesati prima Duncan e poi Mal per concludere il turno. Se ben ricordava si sarebbero divisi in quel modo per ancora due giorni, poi il punk avrebbe avuto il suo giorno di riposo, seguito dopo 24 ore da Mal che avrebbe beneficiato di quello stacco meritato. In entrambi i casi gli sarebbe toccata la chiusura e sarebbe rientrato verso mezzanotte, cercando ovviamente di fare meno rumore possibile e di non disturbare Dawn.
Dopo 48 ore da Mal avrebbe staccato la spina e allora si sarebbe concesso un’intera giornata ristoratrice da passare al fianco della sua fidanzata.
Nel frattempo, però, doveva stringere i denti.
Fu quando girò l’incrociò che notò la presenza di un’auto della polizia.
Inizialmente aveva pensato a un qualche litigio tra condomini cui qualche vicino aveva risposto con tanto di chiamata anonima agli agenti. Non era da scartare nemmeno l’ipotesi di un qualcuno che rompe le scatole con musica a palla e che obbliga un iracondo vicino a quella contromisura esagerata.
Di certo non si aspettava che potesse essere un qualcosa da riguardarlo troppo da vicino.
Dawn non era una ragazza che amava creare troppi casini, tant’è che si sospettava che quell’appartamento fosse praticamente deserto.
Salite le scale e con le chiavi in mano, però, le sue certezze iniziarono a vacillare pericolosamente.
Tutte le sue teorie erano appena naufragate e davanti alla porta di casa sua, si ritrovò due agenti in divisa che lo fissavano imperturbabili.
Senza volerlo iniziò a tremare.
Voleva sapere che cosa era successo durante quelle poche ore di assenza e il perché di quella presenza insolita. Possibile che fosse successo qualcosa alla sua Dawn?
Magari un ladro era entrato in casa, aveva approfittato del fatto che lei fosse in bagno o distesa sul divano, per ucciderla a sangue freddo e portare via i loro pochi beni personali.
Forse era riuscita a cacciare un urlo agghiacciante e qualche vecchietto aveva chiamato di soprassalto la vicina caserma per avvertirli di quanto successo.
Non voleva pensare che si fosse suicidata: aveva sempre provato a farla sorridere, anche se questo significava uccidere il proprio benessere.
Poteva anche essere scivolata, sbattendo la testa e morendo poco dopo.
Oppure erano due truffatori che si erano spacciati per poliziotti e che volevano aspettare pazientemente che lei aprisse, per costringerla con le cattive maniere. O forse era successo qualcosa nel condominio ed era all’interno con un ispettore per raccogliere la sua testimonianza.
Spaventato dalle varie possibilità che si aprivano davanti a sé, deglutì nervosamente e si avvicinò con titubanza.
“Buona…buonasera…io abiterei qui.” Borbottò intimidito, indicando la porta e facendo ondeggiare lievemente le chiavi.
“Il signor Black?” Chiese uno di loro, mostrando il distintivo e risultando ancora più minaccioso agli occhi del rosso.
“Sì…sono io.”
“Tra una decina di minuti ce ne andremo, non si preoccupi.” Bofonchiò l’altro agente.
“Ma che cosa…che cosa è successo? Perché siete qui?”
“Oh non pensi al peggio: il giudice ha accettato una richiesta di visita.” Seguitò uno dei due, spostandosi e permettendo al padrone di casa d’inserire la chiave nella serratura.
“E che sarebbe?”
“Uno dei suoi parenti ha ottenuto questo premio per la sua buona condotta.”
“Continuo a non capire.” Borbottò sconsolato, girando la chiave e aprendo la porta.
 
Negando deluso per quanto poco era riuscito ad ottenere, appoggiò le chiavi sulla mensola alla sua destra ed entrò deciso in casa.
Ormai era sicuro che Dawn stesse bene e che non le fosse successo nulla di veramente dannoso. Appoggiato lo zaino vicino al primo mobiletto, passò il salotto e subito si avviò verso il divano, laddove Dawn era seduta e intenta a parlare con un vecchietto che Scott non ricordava.
Le andò subito alle spalle e la abbracciò da dietro, facendola sussultare.
“Scott?”
“Perché…ho avuto paura.” Ammise a cuor leggero.
“Ma io sto bene.”
“E come potevi pretendere che lo sapessi? Rientro a casa dopo tante ore e mi trovo la polizia davanti alla porta che mi fissa intensamente e sembra pronta a porgermi le condoglianze.” Mormorò, inspirando il profumo emanato dalla sua ragazza.
“Per questo credo sia colpa mia.” Borbottò il vecchietto, alzandosi in piedi, mentre Scott si staccava da Dawn.
“Per cosa?” Domandò il rosso, fissandolo intensamente.
“Sai Scott, sei diventato un bravo ragazzo…quasi sono sorpreso. Pensare che anni fa eri solo un bambino e ora sei l’uomo che rende felice mia figlia.”
“Sua figlia?”
“So che non vi aspettavate la mia visita e che non meriterò mai il vostro perdono, ma volevo vedere la mia piccola Dawn ancora una volta, prima di rimanere recluso fino alla mia morte.”
“Io…”
“Ho saputo che Sarah è passata a trovarvi, ma per quanto è successo e tutto il suo disinteresse verso la famiglia, io non la considero più come mia figlia.” Borbottò l’uomo, risedendosi al suo posto e fissando la coppietta che aveva davanti.
“So che è difficile da credere, ma ti potrei, con fatica, anche perdonare papà.” Tentò Dawn, facendolo sorridere.
“Appena il giudice mi ha informato di questa possibilità, ho subito pensato a te, anche se mi è stato un po’ difficile trovarvi.”
“I nonni non sanno ancora nulla della mia decisione.” Ammise la ragazza.
“Avresti dovuto avvertirli.” La rimproverò, sfoggiando un lieve sorriso.
“Lo so, ma tra l’Università, il trasloco e altri problemi non abbiamo avuto il tempo materiale.”
“Erano preoccupati di non sapere che fine avessi fatto.”
“Rimedierò domani mattina.” Promise divertita.
“E anche per loro, Sarah è un capitolo ormai chiuso.”
“Ma è loro nipote.” Obiettò Dawn che non voleva essere l’unica a essere rimproverata per tutte quelle settimane di silenzio.
“Dopo che è successo quel casino, lei è scappata e non ha aiutato le persone che più di tutte ne avevano bisogno. Non parlo di me e di quella mia azione scellerata che meritavano di culminare in un buco marcio e senza aria, ma mi riferisco a te e agli altri parenti in generale.”
“Però…”
“Tu avevi bisogno di una mano amica, i tuoi nonni dovevano ritrovare un po’ di certezza e solo così avreste potuto accantonare l’immagine di un orco che uccide la moglie per un motivo futile.”
“E Sarah non è stata molto corretta.” Biascicò Scott che non avrebbe mai voluto parlare di quella cosa, ma che era scivolato maldestramente.
“E non è stata corretta nemmeno con i miei vecchi colleghi, con i suoi ex compagni di classe e nemmeno con voi due.”
“Già.” Confermò Dawn.
“Adesso mi sto dando dello stupido per averla sempre protetta. Se fossi stato un po’ più severo, tradizionalista e presente, non avrebbe combinato troppi casini e alcuni miei colleghi non avrebbero divorziato.”
“Possibile.” Mormorò il rosso.
“Prima che rientrassi a casa, Dawn mi stava spiegando cosa è successo con sua sorella. Giorni fa è passata e ha provato a sedurti, costringendovi ad ammettere che state per sposarvi.”
“Era solo una bugia per zittirla e per evitare che si mettesse tra noi.” Si scusò la giovane, facendo sospirare il padre.
“Per me non lo era.” Obiettò il rosso, facendo girare di scatto entrambi.
“Come?” Domandò Dawn.
“Un giorno troverò il coraggio di dichiararmi e tu dovrai pensarci bene. Per il momento, però, posso dimostrarti quanto sei fondamentale per la mia vita.”
“Ora posso ammetterlo a cuor leggero.” Soffiò sollevato l’uomo.
“Che cosa papà?”
“Spesso, quando ero in isolamento, speravo potessi essere felice e che qualcuno fosse riuscito a coprire, almeno parzialmente, la più grande cavolata che ho fatto in tutta la mia vita. Non sto cercando delle stupide scuse, né il vostro perdono, ma voglio che sappiate che sono profondamente pentito e che la gelosia che mi attraversava era malriposta e mi ha fatto esplodere.” Mugugnò triste, asciugandosi il viso dalle lacrime.
“Papà…”
“In cuor mio, non so nemmeno il perché, speravo fosse quel ragazzino che ti accompagnava a casa e che ti faceva sempre ridere e ora so che è così.”
“Farò sempre del mio meglio per farla star bene.” Promise Scott, facendo annuire l’uomo.
“Già da allora speravo in questa possibilità. Tu eri l’unico in grado di farla sorridere e lei stessa poteva fare altrettanto.”
“Io…”
“Sappi una cosa, però, Scott. Se dovessi venire a sapere che tratti male la mia bambina, io uscirò da quel buco che chiamano cella e ti farò a pezzi. Nessun amico o collega ti riconoscerà, le plastiche facciali ti sembreranno inutili, ti chiederai il motivo, forse potresti anche maledirmi, ma la cosa non m’interessa. Dopo che ho perso tutto, desidero che Dawn non soffra più.” Borbottò risoluto.
“Lo so signore.”
“Tu mi sembri abbastanza sveglio e dubito che tu possa rovinarti in modo tanto stupido.” Continuò intimidatorio, facendolo annuire.
“Non preoccuparti, papà. Scott sa come trattarmi e se mi fa arrabbiare, sono capace di rendergli la vita impossibile.” Soffiò, facendo annuire il diretto interessato.
“Sono felice di sentirtelo dire.” Sibilò, sfoggiando un sorriso e alzandosi dalla sedia per permettere agli agenti di ricondurlo in carcere.
 
Rimasti soli nuovamente, Dawn si alzò dal divano e cercò di recuperare la borsa di Scott, ma prima che ci riuscisse, una mano la bloccò e la fece girare verso di sé.
Lei sapeva benissimo che cosa provava il suo ragazzo e sperava vivamente non fosse troppo arrabbiato.
“So che cosa stai per dirmi.”
“Ah sì?”
“Non dovevo aprirgli la porta, mentre non c’eri.” Borbottò dispiaciuta.
“Non è questo.”
“Allora cosa?”
“Io sto pensando seriamente al nostro matrimonio e, tra un po’, troverò davvero il coraggio di chiedere la tua mano.”
“Io…”
“E anche se stimavo molto tuo padre, ti giuro che non farò mai nulla per rovinare la perfetta immagine di famiglia che ho in testa.” Ammise, passandole una mano sul viso e attirandola subito dopo per un bacio appassionato.


















Angolo autore:

Mi sono preso due settimane di ferie, posso vero?

Ryuk: Non quando c'è del lavoro in arretrato.

Ah no?

Ryuk: Questa è l'ultima pausa che ci prendiamo, almeno fino a luglio

Sempre che mi ricordi di aggiornare
A presto!
 
   
 
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