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Autore: Mash    01/03/2021    0 recensioni
Un demone si risveglia dal suo sonno e come ogni 30 anni deve continuare la sua maledizione. Uccidere tutti coloro che professeranno il loro amore per lui per trovare finalmente colei o colui che sarà in grado con i suoi sentimenti di spezzare finalmente il maleficio che lo lega da più di un secolo.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al COWT11
M4: You already know the answer to the questions lingering inside your head.


IV Capitolo – Tradimento
 
24 ottobre 20XX ore 21.48 – Esterno di casa Fermian, lampione ballerino
Si appoggiò al muro che separava l’incrocio trattenendo un conato di vomito, mettendo la mano sulle labbra, cercando di riprendere a respirare.
Che diamine era accaduto? Quella donna… Doveva assolutamente fare qualcosa, cercare qualcuno per aiutarla… No, era già morta, non avrebbe ottenuto niente. Era stato davvero Kay a compiere quel gesto? Era stato veramente lui a fare una cosa del genere…?
Iniziò a correre per tornare il più in fretta possibile a casa. Non poteva pensarci. Il Kay che conosceva, quello che poche ore prima gli aveva parlato gentilmente sembrava essere scomparso e aver lasciato posto ad una creatura che non sembrava nemmeno umana. Realizzò poco dopo che in realtà lui non era umano. Era un demone.
Nel vero senso della parola. Avrebbe preferito non vedere mai la sua parte demoniaca in azione, ma adesso che l’aveva vista, l’idea di quel corpo non se ne sarebbe più andato dalla sua mente. Si fermò travolto dal senso di disgusto per quello cui aveva appena assistito e iniziò a vomitare sul lato della strada.
Circa un minuto dopo che le fitte furono passate, si pulì le labbra con la manica della felpa e iniziò a respirare affannosamente per il nervosismo, il disgusto ancora presente dentro di lui. Kay era quello che l’aveva appena consolato. Quello che gli aveva promesso che non sarebbe morto, che sarebbe stato vicino a lui per proteggerlo. Quello che aveva deciso non potesse essere l’assassino. Colui che appena dieci minuti prima avrebbe solo voluto far scagionare dai sospetti che nutriva nei suoi confronti… E da qualche giorno la sua testa era piena solo di pensieri riguardanti quel demone. Pensieri che in quel momento lo portavano solo a essere disgustato.
Sbatté un pugno al muro della casa accanto alla sua cercando di riprendersi per non spaventare sua sorella. Se nella fretta non avesse scordato il cellulare avrebbe chiamato la centrale, ma ora doveva per forza entrare.
-L’hai visto allora?- domandò il demone comparendo alle sue spalle, fermandosi a qualche passo da lui. La sua espressione era insondabile, il buio lo avvolgeva completamente.
-Non ti avvicinare.- Daniel indietreggiò senza rispondere alla sua domanda, ma dicendogli indirettamente con quella frase e quegli occhi pieni di terrore, che la risposta doveva essere affermativa.
-Dan…-
-Non chiamarmi così! – per quanto spaventato fosse, il giovane esplose nel sentirlo rivolgersi a lui con il tono gentile di qualche ora prima. -Sei tu il colpevole di questi omicidi, non è vero? Sono sicuro che anche la donna scomparsa sia collegata in qualche modo a te…-
Kay si lasciò scappare una risata e si portò una mano sul volto.
-Che cosa hai adesso da ridere?- domandò il giovane cercando una possibile arma con cui difendersi non avendo con lui la pistola. Era lui quello che avrebbe dovuto ridere. Era uscito di corsa da casa propria per aiutarlo con quella donna, e invece adesso cercava qualsiasi cosa che potesse servirgli per proteggersi dall’altro.
-Rido per la stupidità di voi esseri umani, di quanto voi possiate essere spaventati ma rimanere nello stesso punto per un senso macabro di orgoglio. Hai paura ma invece di scappare stai cercando di guadagnare tempo. Probabilmente vorresti svolgere il tuo dovere di poliziotto. Pensa forse di arrestermi, signor detective?- domandò sarcastico.
Un lampo d’indecisione passò negli occhi di Daniel. Arrestarlo? Arrestarlo significava che non c’erano alternative, che quel demone era il colpevole. Significava che avrebbe dovuto smettere di parlare con lui e che avrebbe dovuto considerarlo per ciò che realmente era, un assassino.
Il demone rise di nuovo notando l’indecisione nel suo sguardo.
-I tuoi sentimenti nei miei confronti ti bloccano, Dan?- chiese avvicinandosi a lui.
-Non provo niente nei tuoi confronti!- rispose indietreggiando fino a toccare il muro della casa dietro di lui, vuota.
-Suvvia… Non negarlo anche a te stesso. Non è corretto giocare così.- disse, i loro corpi a pochi metri di distanza mentre continuava ad avvicinarsi.
-Fermati. Se non ti fermi…- il giovane s’interruppe a metà della minaccia, non sapendo effettivamente cosa aggiungere capendo che non aveva alcuna arma dalla sua parte. Anche se lo avesse colpito, non sarebbe riuscito a scappare, dove poi? Non poteva mettere in pericolo sua sorella fuggendo in casa.
-Devi soltanto rilassarti e stare tranquillo.- una mano sfiorò la fronte dell’altro, scostandogli i capelli dagli occhi, per poi indugiare sulla sua guancia. -Farò tornare tutto come prima.- aggiunse, sorridendogli stranamente dolce.
-Tranquillo? Come puoi dirmi una cosa del genere dopo quello a cui ho assistito? Sei un assassino! Mi hai mentito. Hai mentito su tutto ciò che mi hai detto finora.- domandò guardandolo negli occhi argentei. Stranamente si sentiva tradito. Tradito proprio quando aveva iniziato a fidarsi di lui. Non sapeva quando l’altro aveva guadagnato una simile fiducia da parte sua, ma sapeva che strappandogliela l’aveva deluso come poche altre cose prima d’ora.
-Non ho mentito. Semplicemente, non hai fatto le domande giuste e ho eluso la verità.-
-Se… Se ti costituisci spontaneamente, potresti riuscire ad evitare la pena capitale.- disse cercando di spostarsi da così vicino a lui. Era a disagio. I comportamenti di Kay l’avevano sempre fatto sentire a disagio. Preso in giro. Ma quella volta, sembrava stranamente sincero.
-Non ho intenzione di costituirmi.- sussurrò, prendendogli una delle mani tra le proprie.
-Dovresti.- mormorò il giovane tentando, senza successo, di mettere tutta la sua forza per staccarsi dalla sua presa.
-Ho cercato di essere gentile con te ma se proprio non vuole fare ciò che ti ho chiesto, mi trovo costretto ad agire per conto mio.- disse, senza volere alcuna risposta. -Lascia fare a me.- aggiunse il demone poggiando la mano libera sugli occhi del detective.
-Che diavolo fai?- domandò sentendosi come risucchiare via tutte le forze e non riuscendo più a muovere un solo muscolo, come se qualcuno lo stesse svuotando della sua linfa vitale.
Kay sorrise divertito avvicinando le proprie labbra a quelle socchiuse dell’altro per poi soffiarvi sopra:-Non ti ricorderai neanche di questo. Sarà come un brutto sogno per te.-
Chiuse poi la distanza tra loro non dando nemmeno il tempo all’altro per rispondere e stampò un bacio su quelle labbra che sin dal loro primo incontro lo avevano come chiamato.
Terminò con quel gesto la revisione della memoria del giovane.
25 ottobre 20XX ore 07.00 – Camera da letto di Daniel
BI BIP BI BIP BI-
Si svegliò di soprassalto completamente madido di sudore.
-Che…?- si passò una mano sul volto per poi sostare sulle proprie labbra.
Perché mai aveva sognato di baciare quel tipo? Era forse stata colpa della conversazione con sua sorella della sera prima?
“Di certo accetterei un tuo qualsiasi orientamento sessuale, ma… Devi stare attento, lo conosci da pochi giorni.” Dannazione, Serin gli aveva detto proprio quelle parole! Pensava davvero che ci potesse essere qualcosa tra loro due?
-Non ci posso pensare!- esclamò scuotendo la testa, riabbandonandosi subito dopo sul cuscino.
Strano… Eppure gli sembrava di aver già vissuto un simile momento. Era un deja-vù? Sorrise cercando di ricordarsi il sogno che aveva fatto. Cosa succedeva prima del bacio? C’era qualcosa che avrebbe dovuto ricordarsi, qualcosa di importante, ne era sicuro. Lui aveva mosso le labbra e gli aveva detto qualcosa che forse avrebbe dovuto ricordare.
Scese da sua sorella immerso in quei pensieri, cercando di ricordare il sogno appena fatto. Non capiva il perché ma più ci pensava più tutto diventava distante, non sapeva quello che succedeva prima di quel bacio, ricordava solo le labbra dell’altro sulle sue. E una sensazione di piacevole tepore in tutto il corpo.
Un’altra sensazione che non voleva abbandonarlo inoltre, era la paura. Aveva avuto una terribile paura pochi istanti prima di sentire le sue labbra catturare le proprie. Che cosa l’aveva spaventato così tanto? D’accordo, non gli era mai passato per la testa di poter fare un simile sogno, ma provare così tanta paura per un bacetto era assurdo. Daniel sapeva perfettamente che per avere una risposta a quei quesiti avrebbe dovuto in qualche modo sforzarsi di ricordare quello che avveniva.
-Daniel, va tutto bene? Ripensi ancora a quella predizione che ti ho fatto?- domandò la ragazza preoccupata, notandolo pensieroso.
-No, no, pensavo a un sogno che ho fatto.- anche se ora che la sorella l’aveva nominata, le carte dei tarocchi tornarono di nuovo a impossessarsi dei suoi pensieri. Qualcosa però lo rendeva stranamente tranquillo. E tutto si legava di nuovo a Kay.
-Un sogno?- chiese Serin avvicinandosi ai fornelli, cercando di finire la pastella per le frittelle che stava cucinando, per poi armeggiare con le tazze e la brocca di caffè.
Daniel annuì, sedendosi.
-Vuoi un’altra predizione? So leggere anche i sogni sai?- domandò sarcastica poggiandogli la tazza con il caffè latte davanti.
-No, preferisco evitare un’altra tua predizione. E comunque non è un sogno che ti possa interessare.- replicò, portandosi alle labbra la tazza.
-Riguarda per caso Kay questo tuo sogno?-
Per poco il caffè che stava bevendo non si rovesciò sul tavolo. Sua sorella lo leggeva anche troppo bene.
-Assolutamente no!- negò, forse con troppa enfasi.
-E che cosa ci facevi con lui ieri sera?-
-Non sono stato con lui ieri sera! L’ho salutato con te e poi non l’ho più rivisto. Inoltre, il sogno, non riguardava Kay.- mentì, cercando di convincerla.
-Uhm, se proprio vuoi negare per questa volta te lo lascerò fare. Ma ti do un consiglio gratuito per questa volta. Spesso i sogni sono degli avvertimenti su ciò che desideriamo normalmente.-
-Spesso, ma non sempre…- sussurrò l’altro arrossendo.
Serin sorrise e sfornò le ultime frittelle, posando il piatto al centro della tavolata, sedendosi con lui per mettere qualcosa sotto i denti.
Passarono più di dieci minuti senza dire una parola, Daniel immerso nei pensieri e lei che lo fissava indecisa su cosa dirgli. Mentre si rialzava per togliere il suo piatto e aiutare l’altro a sparecchiare, decise però che si era tenuta quella cosa anche fin troppo.
-Comunque… Non te l’ho ancora detto ma, vorrei scusarmi per ieri e per la predizione. Non avrei dovuto interromperla in quel modo. Ti ho fatto solo preoccupare. Mi sono spaventata perché stavano uscendo tutte carte negative una dietro l’altra. Probabilmente non ho letto bene le carte precedenti e devo averle in qualche modo influenzate mentre le giravo.- almeno questo era quello che la giovane continuava a ripetersi da quando aveva visto la morte del proprio fratello nelle carte. Parlargliene le era costato tutto il suo coraggio.
-Non preoccuparti. Non mi preoccupo delle predizioni, e anzi, come ben sai, non ci credo.- Daniel ridacchiò divertito alzandosi e cingendole la vita da dietro:- E poi sono un poliziotto. Noi non moriamo così facilmente, sai?- le appoggiò il mento sul capo, cosa che poteva permettersi superandola di più di mezza spanna in altezza, cosa che a lei aveva sempre dato fastidio ma che a lui tranquillizzava perché in qualche modo sentiva come di poter fare qualche volta anche lui il fratello maggiore.
-Sicuramente ho sbagliato qualcosa. Sai che la morte non è un brutto tarocco no? Sicuramente ti stava avvisando riguardo un avvenimento futuro. Dovevo guardare meglio invece di agitarmi per via delle altre carte. – Serin non si lamentò della vicinanza del fratello, limitandosi a una scrollata di spalle.
-Sono sicuro che non intendesse davvero la mia morte, di certo qualcosa ti è sfuggito.- disse stringendola dolcemente:-Noi due moriremo insieme così come siamo nati insieme.- sua sorella sorrise, staccandosi da lui e scompigliandogli i capelli.
-Mi sembra ovvio!- nelle sue parole non c’era il minimo dubbio: -Comunque, pensavo di invitare qualche volta Kay a cena…-
-Che cosa?! Ti ho detto come e perché l’ho conosciuto, no? Cerca di non stargli troppo vicina, rimane comunque un sospettato in un caso di omicidio.-
-Non preoccuparti non ho intenzione di mettermi tra voi due.- disse con un sorriso, facendogli l’occhiolino.
-Ma quale metterti tra noi due! A cosa vai a pensare?- domandò il giovane iniziando a farle il solletico.
-Ahahaha, fermati!- si lamentò la ragazza ridendo ma cercando di staccarsi il fratello di dosso che continuava a colpire i suoi punti deboli. Odiava quegli attacchi a sorpresa. Soprattutto quando era intenta a fare qualcosa. Rimasero a ridere per qualche altro minuto, poi, Daniel si staccò da lei, lasciandola fare ciò che stava facendo prima che la disturbasse.
-Bene. Punizione effettuata. Vado al lavoro adesso, tu mi raccomando, cerca di non stancarti troppo con i bambini.- disse dandole un bacio leggero sulla fronte. Parlare con sua sorella riusciva sempre a fargli dimenticare i brutti pensieri che lo opprimevano. Non sapeva cosa avrebbe fatto senza di lei. E questo valeva anche per Serin. Il legame che avevano era così forte che spezzarlo era impossibile.
-Buon lavoro!- disse la ragazza cercando di mantenersi allegra.
Nonostante tutto sapeva che qualcosa della sua predizione si sarebbe avverata. Suo fratello era nei guai. E quel Kay non la convinceva neanche un po’. Era sospetto, ed emanava delle strane vibrazioni negative. Di certo non era il semplice gigolò che le aveva descritto suo fratello. C’era qualcosa di più profondo nascosto dentro di lui.
Lo avrebbe tenuto sotto controllo. Niente le avrebbe strappato suo fratello.
  
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