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Autore: Fiore del deserto    01/03/2021    2 recensioni
A causa della sconfitta subita da Sarah diversi anni prima, il regno di Jareth rischia di andare incontro ad un pericoloso scioglimento di alleanze con il famigerato regno di Dullahan, dominato da un sovrano crudele e senza scrupoli. Quest'ultimo, tuttavia, è disposto a chiudere un occhio se Jareth sposerà la principessa Laryna, figlia del re di Dullahan. Non esattamente una storia romantica, Sarah si vedrà coinvolta nuovamente ad affrontare un' altra avventura nell'Underground... senza non incorrere in diversi pericoli.
Genere: Avventura, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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ABOVERGROUND
 
A distanza di tempo dall’avventura all’interno del magico Labirinto, per Sarah è stato impossibile dimenticare. Gli anni di sicuro sono scorsi come l’acqua del fiume e Sarah non era più la ragazzina di quel tempo, ma quella magica esperienza non è mai uscita da lei.
È cresciuta ed è maturata molto, ha imparato a non giudicare malamente chi non vuole credere nelle fiabe e che in esse vi sia un fondo di verità. Per stare in pace con sé stessa e gli altri, ha saputo pian piano accogliere i differenti modi di pensare di chiunque, lasciando che ognuno sia libero di credere in ciò che più desideri.
Ha mantenuto la sua promessa fatta ad Hoggle e agli altri riguardo al fatto di non abbandonarli e, infatti, capitavano diverse occasioni in cui li lasciasse entrare nella sua camera per poter passare del tempo insieme. Di fronte a questo divertimento e alla spensieratezza, tuttavia, c’era un piccolo problema: Hoggle, Didymus e Ludo le hanno chiesto innumerevoli volte di tornare nell’Underground di tanto in tanto, ma Sarah ha sempre con gentilezza declinato l’invito con ogni sorta di scusante.
La verità riguardava unicamente Jareth. Sarah non si è mai del tutto ripresa dal risentimento provato nei confronti del re di Goblin. Aveva rapito suo fratello Toby quando era ancora un bambino, ha costretto Hoggle ad offrirle una pesca avvelenata con l’intento di farle dimenticare dell’esistenza di quest’ultimo, rischiando di farle perdere la sfida delle tredici ore e condannando Toby ad essere trasformato in un goblin. Lo aveva sconfitto, ma l’idea di perdonarlo è sempre stata ben lontana dalla sua testa. Non era sicura di odiarlo, in quanto Sarah ha saputo riconoscere che l’odio fosse un sentimento troppo importante per essere consumato con leggerezza.
Non può, infatti, dimenticare cos’è successo quando ha urlato con tanta rabbia al piccolo Toby “Ti odio!” e sa che non è più disposta a ripeterne l’errore.
In cuor suo, la giovane donna non vuole nemmeno riconoscere cosa provi per Jareth e quale sia il vero motivo per il quale non voglia tornare nell’Underground. Risentimento? Orgoglio? Di sicuro non provava indifferenza.
Nel profondo di sé stessa, tuttavia, sentiva un gran bisogno di ritornare in quel mondo fatato, sia per diletto, sia per staccare la spina di fronte ad una giornata pesante nel mondo umano. Sarah, però, è determinata. È testarda. Non vuole mettere piede nell’Underground fino a che ci sarà Jareth, non se la sente.
Delle volte, tuttavia, non può dimenticare l’ultimo appello del re di Goblin, quando fino all’ultimo ticchettio dell’orologio che aveva segnato lo scadere del tempo le aveva chiesto di “temerlo, amarlo, fare ciò che lui le dicesse e lui sarebbe diventato suo schiavo”. Un ossimoro dietro l’altro, non c’è dubbio, ma chi realmente si è mai espresso in questo modo per lei durante la sua vita? Aveva avuto qualche corteggiatore, ma mai nessuno si è mai dimostrato capace di aprirsi a lei nemmeno la metà di quanto avesse fatto Jareth.
È troppo facile dire ad una donna quanto sia carina o bella, è facile fare promesse, è facile farle perdere in un cinema di film creati mentalmente. Non lo è, invece, farle sentire belle e amate ogni giorno, né mantenere la parola data e deluderle profondamente per averle illuse di poter credere di poter essere, finalmente, veramente felici. Lo sa bene questo, Sarah, ma non si è mai persa d’animo.
« Invero, madamigella, non sarebbe più semplice giungere ad un chiarimento? » le aveva consigliato una volta Sir Didymus, che era pur sempre un cavaliere e quindi portato alla galanteria.
« Non è tempo. » è sempre stata la gentile risposta di Sarah.
 
Un’altra giornata mezza piena era trascorsa e Sarah può finalmente godersi il momento di meritato rilassamento. Così si illude, data il cumulo di libri da studiare per un prossimo esame. In quel momento le sembrano grossi come mattoni, micidiali con i loro contenuti che sembrano voler minacciare la sua serenità mentale. Sono questi i momenti in cui Sarah si pente di aver continuato la propria formazione per diventare una scrittrice di successo, anziché tentare la carriera nel teatro. Per sua fortuna, questo pentimento svanisce presto. Sarah è determinata di natura e sa benissimo che senza sforzo, senza sacrificio, non c’è risultato. In più, sa perfettamente che più la strada da percorrere è dura, più sarà dolce il sapore della vittoria.
Appoggia il primo libro dalla copertina grigia con caratteri azzurri sulla scrivania, si mette comoda come meglio riesce. Matita alla mano per selezionare le righe ritenute da lei più importanti. È pronta a prepararsi, ma ogni parola sembra essere stata pescata da chissà quale strano vocabolario e Sarah si rivede costretta a leggere la stessa riga almeno dieci volte prima di capirne qualcosa.
Le sembra di sentire gli occhi affaticarsi e la mente annebbiarsi quando si rende conto che le parole stampate sulle pagine bianche sono state involontariamente segnate da lei con la matita, formando una frase dal significato molto strano... e molto familiare.
 
J - a - r - e – t – h – r – e – d – i – G – o – b – l – i - n
 
Questo il significato delle lettere sottolineate con la mina di grafite.
« Ma cosa? » Sarah si stropiccia gli occhi, credendo di essere vittima di un’illusione causata dalla stanchezza. Cambia idea quando si accorge che la matita, che poco prima reggeva tra le dita, inizia a muoversi da sola come se avesse una volontà tutta sua. Sarah spalanca gli occhi dallo stupore, rimane basita e fa per scattare dalla sedia. Si tranquillizza appena quando si accorge che la matita sta semplicemente segnando altre parole e che non può in alcun modo farle del male. È di sicuro un momento per niente normale, ma Sarah sa bene che non deve mai dare nulla per scontato. Saggiamente, pensa che quanto stia accadendo ha a che fare con l’Underground e non le resta che attendere che la matita finisca di segnare le parole, pagina dopo pagina. Qualcuno, di sicuro, le sta riferendo un messaggio. La matita finalmente cade sulla superficie della scrivania, lo fa pesantemente come se avesse compiuto un notevole sforzo. Avrà segnato ad occhio e croce una ventina di pagine per trovare le lettere e le parole adatte da segnare.
Sarah si concentra su quanto compiuto dalla matita e, finalmente, riesce a decifrare cosa le vogliano comunicare.
 
“Jareth, Re di Goblin, Laryna, Principessa di Dullahan
Il desiderio più grande di questi innamorati è quello di essere felici insieme.
iniziando mano nella mano un nuovo cammino,
consolidando il legame tra due regni.
I due sposi hanno deciso di condividere questo importante momento
con tutti gli abitanti del regno di Goblin, luogo in cui
avverrà la regale unione matrimoniale.
La festa di fidanzamento avrò inizio al levar del sole nel Castello del Re di Goblin,
con la tradizionale durata di tre giorni.
Le nozze avranno luogo al levar del sole del quarto giorno.”
 
Parola dopo parola, Sarah sente una strana sensazione dentro lei. Una sensazione che non sa esattamente in che modo definire. Denominarla “gelosia” non è propriamente esatto, ma sente dentro uno strano sussulto. Sarah, però, si accorge che la matita si sta animando di nuovo e questa volta non si spaventa quando la rivede scorrere tra le pagine alla ricerca delle parole giuste per formare un nuovo messaggio.
Torna a leggere non appena si assicura che la matita rimanga nuovamente ferma sul tavolo.
 
“ Sapendo che l’invito è destinata ad un’umana,
informiamo che un giorno dell’Underground equivale
ad un’ora dell’Aboverground.
La gentile conferma di Sarah Williams nel partecipare
a questa evenienza è molto gradita.
Gli abitanti dei rispettivi regni sono desiderosi
di avere l’onore di conoscere di persona
l’umana che ha avuto il coraggio di affrontare
la sfida del Re di Goblin, riuscendo nell’impresa.
Cordiali omaggi.”
 
Se fino a quel momento Sarah non aveva avuto la minima intenzione di tornare nell’Underground, questo strano invito le avrebbe fatto cambiare idea? Si sente confusa, però si sente anche serena all’idea che Jareth si dovrà sposare. Forse, pensa, l’arrivo di una moglie potrà tenerlo occupato e lei potrà finalmente tornare nell’Underground dai suoi amici senza più farsi nessun problema.
Non è dopotutto una cattiva notizia.
Guarda le lancette dell’orologio e si accorge che sono le sei del pomeriggio. Stando ai suoi calcoli, dovrebbe essere di ritorno a casa prima di mezzanotte. Non sarà, poi così tardi.
Mentre decide di prepararsi, continua a domandarsi se sia effettivamente una buona idea partecipare a questa occasione.
« Perché non dovrebbe? » domanda a voce alta a sé stessa. In fin dei conti, questo momento potrebbe segnare la fine delle sue scuse per non far visita a Hoggle, Didymus e Ludo. Decide di guardare il bicchiere mezzo pieno e continua a prepararsi per partecipare all’invito.
Trova un abito elegante, dopotutto si tratta di una cerimonia ed è sempre meglio fare bella figura. In più, sembra che la sua presenza sia particolarmente attesa considerando il fatto che tutti vogliano conoscere colei che ha sconfitto il re di Goblin. Una volta pronta, Sarah tira un sospiro e cerca di ricordare come fare per ritornare nell’Underground. È passato così tanto tempo dall’ultima volta e ha un lieve vuoto di memoria. Socchiude gli occhi nel tentativo di ricordare, fino a che ritrova le parole giuste.
Dopo un bel respiro, Sarah scandisce per bene il suo desiderio.
« Desidero che gli gnomi mi portino via... all’istante. –
Chiude per un attimo gli occhi, anche se non è proprio necessario quel gesto per il compimento dell’incantesimo. Una volta aperti, Sarah si ritrova catapultata magicamente nel regno di Goblin.
 
UNDERGROUND

 
Per sua fortuna, Sarah si trova a pochi passi dal castello. L’idea di dover ripercorrere nuovamente il Labirinto non è di certo gradevole. Tira un sospiro di sollievo.
Come immaginava, l’esterno della fortezza di Jareth brulica di innumerevoli invitati e Sarah si vede costretta a fendere la folla dando ogni tanto una leggera spinta.
Tutti indossano abiti eleganti e molto colorati, molti dei quali si presentano come eccessivamente sfarzosi e pomposi da far sembrare il tutto per lo più ad una festa in maschera, anziché una cerimonia.
L’attenzione di Sarah viene colpita da una voce maschile, gracchiante, inconfondibile alle sue orecchie.  
« Sarah? »
La giovane donna si volta e sorride a trentadue denti alla vista di Hoogle. Si fa strada tra gli invitati, percorrendo la strada opposta e accoglie l’amico nano in un abbraccio amichevole. Anche lui, per l’occasione ha indosso un abito consono alla celebrazione, seppur moderato. Dopotutto, è quanto riesce a permettersi e, a giudicare da qualche piccola imperfezione della giacca, il completo color legno chiaro sembra essere un po’ usurato.
« Cosa ci fai qui? » domanda Hoggle in piena sorpresa « Come mai hai finalmente cambiato idea? »
« Sono stata invitata alle nozze di Jareth. » spiega Sarah per poi alzare lo sguardo, guardandosi intorno « Ma dove sono Didymus e Ludo? »
« Che tu ci creda o no, non potranno essere presenti. » il nano fa spallucce come quando si pronuncia una notizia strana da poter credere « Didymus ha invitato Ludo per partecipare ad un altro evento a lui molto caro: vuole presentarlo alla sua famiglia come nuovo “fratello”. Povero Ludo, non vorrei essere al suo posto. L’idea di dover tornare alla Gora dell’Eterno Fetore mi dà la nausea. »
Sarah effettua involontariamente una smorfia di disgusto insieme a Hoggle. Decisamente impossibile dimenticare l’indescrivibile olezzo riprodotto dalla gora, dove la melmosa palude emanava appestanti nubi da far rivoltare lo stomaco, disonorando malamente le narici e il sistema olfattivo. Solo Sir Didymus e il suo destriero Ambrogio erano perfettamente a loro agio in quel luogo rivoltante.
Per non ripercorrere quel disgustoso ricordo, seppur gradevole data la conoscenza di Didymus e Ambrogio, Sarah chiede a Hoggle di entrare insieme nel castello.
Varcato l’enorme ingresso della sala, costellato da diversi ornamenti adatti per le nozze di un sovrano, Sarah si sente molto spaesata. Se si fosse trattato del suo mondo, la giovane donna potrebbe benissimo paragonare quanto le offre la vista una lussuosa location adornata in pieno stile Martedì grasso. A dimostrazione della sua teoria, Sarah si sente confusa davanti al miscuglio di troppi colori accesi che partono dagli sfarzosi abiti degli invitati e gli abbellimenti della sala. È l’oro, soprattutto, il colore predominante, il tutto impreziosito da tempeste di luci brillanti come polvere di stelle su ogni oggetto presente. Dal punto di vista di Hoggle, è comunque bello poter vedere tutti gli abitanti del regno di Jareth tutti riuniti per divertirsi e, una volta ogni tanto, non ci sono distinzioni di specie e di classi sociali. Ci sono letteralmente tutte le creature del regno di Goblin e tutti, in effetti, hanno un’aria molto rallegrata.
Mentre continua a guardarsi intorno, Sarah non può fare a meno di notare la presenza di un gruppo di sidhe dai capelli rossi, gli unici vestiti con abiti molto scuri, dal grigio cenere al terra di Cassel, dall’ebano al nero, che fanno contrasto con l’arcobaleno di abiti e decorazioni presenti nella sala. A differenza degli altri, questi sembrano avere un’aria rigida, austera, come chi non deve assolutamente dimenticare di mostrarsi in pubblico con la perenne aria di superiorità.
« Chi sono quelli? » chiede Sarah al suo amico nano.
« Nah, quelli sono gli abitanti di Dullahan. » risponde lui facendo un gesto con la mano come per allontanare un male invisibile « Sono di sicuro i parenti e gli amici più stretti della principessa. Ad ogni modo, è meglio non averci nulla a che fare. Non fanno altro che credersi superiori e parte di un’élite delle mie scarpe. »
Basta sentire il tono usato da Hoggle per descrivere quegli sidhe per convincere Sarah. In effetti, non può dargli torto: come detto prima, quel gruppo di sidhe non sembra voler dare la minima confidenza a nessuno, se non a loro stessi, continuando a fissare chiunque come se fosse ricoperto di fango maleodorante.
« L’idea di allearci con questi snob con la puzza sotto il naso » continua Hoggle « non mi entusiasma affatto. Certo è che anche i nobili di Goblin sono degli snob, ma quantomeno loro portano rispetto verso noi comuni cittadini. »
« Non dar loro peso. » gli consiglia amichevolmente Sarah, invitandolo a rilassarsi.
« Ora che ci penso, non te l’ho chiesto prima, come mai tu sei stata invitata a nozze? » domanda il nano « È piuttosto insolito che quel rettile di Jareth ti abbia invitata dopo che lo hai sconfitto. »
Proprio quando Sarah sta per pronunciare la risposta, le parole si fermano istantaneamente. I suoi occhi acquamarina le mostrano la figura nobile, alta, fiera, del re di Goblin. Jareth è lì, davanti a lei e a pochissimi passi.
Hoggle cerca di richiamare l’attenzione dell’amica, ma si ferma quando, dopo essersi voltato, si accorge della presenza del suo re. È fortunato che non lo abbia sentito chiamarlo “rettile”, ma la mente di Jareth è altrove.
« Tu? » domanda il re di Goblin con flebile voce come un debole e confuso sussurro.
Sarah prova un brivido alla bocca dello stomaco alla vista del sidhe. Lo rivede dopo anni, ma è come se il tempo non sia mai passato sul suo volto. È lo stesso Jareth affascinante, dalla sinistra bellezza, superbo, di arrogante grazia. L’abito blu da lui indossato è lo stesso che Sarah ricorda quella sera al ballo, quando lei era la sedicenne con la quale aveva danzato.  
« Sarah...? » la voce di Jareth finalmente si compone attraverso le sue labbra. È confuso e non ha l’aria lieta di chi si ritrova davanti un’ospite d’onore. Il re di Goblin si avvicina a passo composto verso lei e la guarda dall’alto in basso prima di domandarle « Sei proprio tu? »
Sarah prende un respiro, ma non smette di guardare il sidhe dritto negli occhi per dargli l’idea di non avere più paura di lui come un tempo. Come detto da lei, Jareth non aveva nessun potere su di lei e Sarah gliene dà la prova mantenendo il contatto visivo, senza mai abbassare lo sguardo e mantenendo un tono fermo e decoroso.
« Sono io. » dice solamente.
« Non può essere. » aggiunge Jareth « La Sarah che ho conosciuto è molto più bassa e più magra... »
« Sono cresciuta. » spiega categoricamente Sarah, tentando di sorvolare il fatto che Jareth le abbia dato maleducatamente della grassa « È ovvio che gli anni mi hanno cambiata. »
Come un’adolescente adirata, Sarah si domanda se Jareth si stia comportando da citrullo o se lo sia sul serio.
« Giusto. » Jareth scuote la testa e si morde un labbro, consapevole di non aver di certo fatto una bella figura e poi ritorna nella sua compostezza « Posso sapere cosa ci fai qui? » i suoi occhi eterocromatici si posano minacciosamente verso Hoggle « Sei stato tu a portarla qui? »
« No, maestà. » Hoggle fa “no” con la testa, agitandola nervosamente « Io non... »
« Non provare a mentirmi. » sibila il sidhe, facendo tremare vistosamente il nano.
« Hoggle non c’entra niente. » interviene fermamente Sarah « Ho ricevuto l’invito alla tua festa di fidanzamento e al tuo matrimonio. Ho detto le parole esatte agli gnomi e loro mi hanno portata qui. Quindi, lascialo in pace. »
« Invito? » domanda il re di Goblin.
Nel frattempo, gli invitati terminano le loro azioni per prestare il loro interesse a quanto stia accadendo: il re di Goblin sta affrontando una donna. Un’umana.
Cala un silenzio imbarazzante, ma Sarah non si perde d’animo anche se sente addosso a lei gli sguardi e i mormorii dei presenti.
« Sì. » sostiene lei « L’invito diceva che gli abitanti dei vostri regni desiderassero la mia presenza per conoscermi, visto che ti ho sconfitto nella sfida del Labirinto. »
Appena Sarah termina la sua spiegazione, la sala viene investita da una fragorosa e pungente risata.
Ridono tutti, esclusi una confusa Sarah, un terrorizzato Hoggle e un infuriato Jareth.
« Zitti! » tuona Jareth, ottenendo il silenzio desiderato per poi rivolgersi nuovamente a Sarah « Vuoi prendermi in giro, Sarah? Bada a te. Chi ti credi di essere per presentarti qui, nel mio regno, nel mio castello, dopo tutti questi anni, con una menzogna del genere? »
« Io non sto affatto mentendo. » lo affronta Sarah arrossendo di poco per il nervosismo.
« Se così fosse, mostrami la prova. Mostrami la verità. » aggiunge Jareth sibilando come il rettile che Hoggle aveva definito poco prima.
Prima che Sarah possa parlare, da lontano echeggia una voce femminile.
« Basta così. » una sidhe dall’aria severa e arida si fa strada tra la folla. È Linaris « Sono io la prova, Jareth. » fissando Sarah negli occhi in maniera da causarle disagio, avvicinandosi come un uccello del malaugurio, Linaris spiega entrambi quanto è accaduto « Invitare questa umana per tale occasione è stata una mia idea. »
« Cosa ti è saltato in mente? » chiede lui adirato.
« Naturalmente, » continua Linaris ignorando la domanda del nipote acquisito e senza scollare gli occhi da Sarah « non mi sognerei mai di usare le mie doti in quel sudiciume dell’Aboverground. Ci ha pensato mio figlio a “scrivere” l’invito per te. »
Jareth si volta immediatamente per cercare il cugino. Lo trova, è accanto a suo padre Rastaban. Timorosamente, abbassa lo sguardo per non incrociare quello di Jareth.
È decisamente diverso da lui sotto ogni punto di vista. Conosciuto in molti per essersi distinto col suo scarsissimo coraggio, Onyx è l’unico figlio di Linaris e Rastaban ed è sempre stato ben noto a tutti quanto sia facilissimo soggiogarlo. Ci riesce, soprattutto, la madre. In verità, tutti a corte – e buona parte del popolo di Goblin – sanno che Onyx è più che sottomesso alla volontà di Linaris. C’è chi prova a prendere le sue difese, definendolo un figlio rispettoso e devoto, ma a detta di tutti Onyx è colui che si potrebbe liberamente definire una vera e propria marionetta senza un briciolo di carattere. D’altronde, cos’altro ci si sarebbe potuto aspettare da qualcuno cresciuto con una madre iper autoritaria e con un padre completamente succube ad essa? Per non parlare delle innumerevoli volte in cui Linaris non ha mai sprecato un’occasione per esprimere il suo disappunto verso le varie volte in cui Onyx si è dimostrato un incapace sotto ogni fronte. Mentre Jareth si presenta come lo sidhe per eccellenza, prestante, tenace e degno della propria nobiltà, Onyx ne è l’esatto opposto. È un po’ sovrappeso e disarmonico, goffo e poco sveglio. I capelli neri lunghi fino alla metà del collo sono spesso disordinati, così come lo sono le folte sopracciglia che incorniciano gli occhi a palla che non rendono giustizia alla bellezza del colore dell’iride, azzurra chiara come un limpido specchio d’acqua.
L’unica cosa di cui è capace di fare, a detta di Linaris, è pensare a rimpinzarsi con quella sottile bocca a cuore, ereditata dal padre. Il grosso naso lungo, aggiungeva la madre, non faceva altro che dargli un tono ancora più patetico di quanto non lo fosse già – come se Linaris stessa possedesse le qualità adatte per permettersi il lusso di darsi un vanto.
Codardamente, Onyx continua a guardare verso il pavimento ed effettua un passo indietro come per nascondersi dietro il mantello del padre, come un ragazzino spaventato in cerca di protezione.
Jareth è su tutte le furie, ma Linaris ha ancora altro da dire per incrementare l’ira del nipote.
« L’ho fatto per darti una lezione. » asserisce rivolgendo i taglienti occhiacci verso Jareth « Ammetto di non essere fiera del fatto che il nostro mondo venga sporcato dalla presenza di un essere umano, ma è necessario perché tutti guardino in faccia da chi il re di Goblin si è fatto sconfiggere... e, soprattutto, il perché. » ripresta lo sguardo ad un’irritata e confusa Sarah « Guardatela bene. Il nostro re non è stato sconfitto per via delle capacità di questa umana. Queste creature rivoltanti hanno un potere tanto subdolo che utilizzano immoralmente per le loro sporche faccende. » afferra con veemenza la mandibola di Sarah, procurandole un lieve dolore « La seduzione è il loro subdolo potere. Guardatela. È piuttosto carina, bisogna rendergliene atto. È stato solo grazie al suo faccino se è riuscita a superare la sfida lanciatale dal nostro sovrano. » Sarah tenta di liberarsi, ma la presa di Linaris è molto decisa « State molto attenti, tutti voi. Queste malefiche creature hanno il potere di stregarvi e infatuarvi senza l’uso delle arti magiche. Sono pericolosissime. Non lasciatevi mai, mai, ingannare da queste luride, sudicie, infide... »
« Basta così! » interviene fulmineamente Jareth, bloccando finalmente il fiume in piena di velenosi oltraggi di Linaris.
Finalmente, Sarah riesce a liberarsi dalla presa della scheletrica mano della sidhe. I suoi occhi acquamarina si stanno arrossando per il misto di emozioni che la assalgono, tra umiliazione, imbarazzo, rabbia. Guarda Jareth dritto negli occhi, cercando di capire perché sia intervenuto. La bocca tremante tenta di formulare una frase, ma non fa in tempo a pronunciarsi. Né lei, né Jareth, in quanto ci pensa un’altra voce femminile a fare eco per la sala.
« Questa è la cerimonia mia e del mio futuro sposo. »
L’attenzione di tutti i presenti ricade su una giovane sidhe che si fa largo tra gli invitati. È Laryna.
È scortata da due paggetti incaricati a tenerle il lungo velo nero dai ricami rossi, mentre altre due damigelle la precedono spargendo per terra petali di rosa di ogni colore. Petali appartenute alle affezionate rose della serra di Rastaban, il quale osserva tristemente ogni petalo che cade per terra, sprecato ingiustamente, per assecondare il desiderio della principessa di camminarvi sopra. Un’inutile perdita voluta anche da Linaris, la quale ha giurato rigorosamente di fare di tutto perché la principessa di Dullahan si sentisse a proprio agio nel loro regno. In altre parole, con una zia del re disposta ad esaudire ogni suo sfizio, Laryna ha già trovato terreno fertile per i suoi frivoli capricci in un regno che la ospita.
« Vostra altezza... » Linaris compie un rigido e doveroso inchino.
« Non mi disturba l’idea della presenza di un’umana. » continua Laryna indispettita « Mi disturba, casomai, questa pagliacciata. Tutta questa ridicolaggine sta solo intralciando la cerimonia dedicata al vostro re e alla vostra futura regina. »
Linaris sta per farfugliare qualche frase per scusarsi, ma l’interesse di Laryna è rivolta verso Sarah.
« Quindi, » Laryna si avvicina a Sarah come un serpente pronto a colpire in qualsiasi direzione « sei tu l’umana che ha scatenato tutto questo scandalo in questo regno. Devo dire che, però, il mio futuro sposo ha... buon gusto. » sottolinea nauseata le ultime due parole « A meno che, come ha detto Linaris, questo non sia un altro dei tuoi trucchi da umana. » effettua una risatina ferente « Buon Cielo, per poco non seduceva anche me. » con il solo sguardo, obbliga tutti gli invitati ad unirsi alla risata « Ma è ovvio che non sia una bellezza. Dico, guardatela. È a dir poco... » nasconde a malapena un’altra risata isterica « ... brutta. ».
La sala echeggia per la fragorosa risata, fatta eccezione per Hoggle, Rastaban e Jareth, a sua volta fumante di rabbia.
Laryna alza la mano destra, intimando la cessazione delle risate. La ottiene. Quando torna il silenzio, la principessa sfiora il viso arrossato di vergogna di Sarah, passandole con soave leggerezza le unghie laccate di rosso sangue.
« Non ti deprimere, cara » continua Laryna, non ancora sazia dell’umiliazione di Sarah « non capita a tutte la fortuna di essere benedette con il dono della bellezza. Avrai senza dubbio fatto perdere la testa al re di Goblin in passato, ma adesso le cose sono cambiate. Da stanotte, infatti, il mio futuro marito condividerà il letto insieme a me. Accetta, dunque, un caldo consiglio: da oggi in poi, dimentica ogni tuo dolce pensierino che ti sarai fatta su di lui. » ride ancora Laryna, ride con tutta la sua soddisfazione.
« Ho detto basta! » ordina Jareth con quanto fiato ha in gola, facendo sobbalzare anche la principessa.
Gli occhi eterocromatici del sovrano di Goblin non promettono niente di buono. Cadono su quelli di Sarah, i quali esprimono appieno la sua umiliazione.
Si sente come se l’avessero fatta a pezzi, ha permesso di lasciarsi ingannare e di farsi infliggere diverse mortificazioni una dietro l’altra. Vuole fare qualcosa. Vuole farla pagare a tutti quanti per il trattamento subito.
Non ci riesce. È come se le mancassero le forze.
In preda al misto di emozioni per niente buone, Sarah preferisce lanciare uno sguardo di profondo risentimento verso Jareth e, impugnando lembi del proprio abito per aiutarsi, scappa via da quel posto. Non si accorge che Jareth, alle sue spalle, ha quasi alzato una mano con l’intenzione di fermarla. Non sa che Hoggle, preoccupato e dispiaciuto per lei, si stia mettendo a correre per cercare di raggiungerla.
  
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