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Autore: Fiore del deserto    28/02/2021    2 recensioni
A causa della sconfitta subita da Sarah diversi anni prima, il regno di Jareth rischia di andare incontro ad un pericoloso scioglimento di alleanze con il famigerato regno di Dullahan, dominato da un sovrano crudele e senza scrupoli. Quest'ultimo, tuttavia, è disposto a chiudere un occhio se Jareth sposerà la principessa Laryna, figlia del re di Dullahan. Non esattamente una storia romantica, Sarah si vedrà coinvolta nuovamente ad affrontare un' altra avventura nell'Underground... senza non incorrere in diversi pericoli.
Genere: Avventura, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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UNDERGROUND
 
Goblin
 
Il cielo limpido e senza nuvole brilla attraverso i raggi dorati del pallido sole che, nel calore primaverile, si adagia caldamente sul verde che fa da padrone all’interno della serra tempestata da rose di ogni forma e colore.
Rastaban, proprietario del variopinto vivaio sopracitato, è uno sidhe il cui aspetto è in forte contrasto con il suo portamento che, con molta probabilità, qualche tempo prima testimoniava la fierezza degna di uno dei popoli più belli e fieri dell’Underground. L’andatura nobile e forte ha ormai lasciato il posto ad un aspetto curvo, scomposto, col volto rassegnato e solcato precocemente da rughe su ogni angolo della pelle del viso, invecchiandone lo sguardo descritto da spenti occhi verdemare, una volta tanto luminosi e ricchi di vitalità. Un animo privo di ogni interesse verso emozione, come quello di chi si aspetta una cattiva notizia da un momento all’altro senza più ormai provare nulla. Fonte di questo grigiore che ha avvolto Rastaban, nell’aspetto e nello spirito, non è una natura plumbea e colma di tristezza ingiustificata, come quella di chi ogni giorno addita con pessimismo smodato la vita stessa. È stato, infatti, un drastico taglio al cuore che gli ha strappato troppo presto l’amatissima sorella Rosheen la causa di questa nube così cupa che annebbia interamente Rastaban. Il dolore è stato così intenso e il vuoto così incolmabile da aver creato in lui come una corazza che gli ha offuscato la vista e la voglia di vivere con serenità. La mancata accettazione della scomparsa di Rosheen, accaduta diversi anni prima, senz’altro è nata per colpa dell’assenza dell’adeguato supporto morale che qualsiasi essere senziente, umano, sidhe o qualsiasi altra creatura, necessita in una fase così delicata. Si dice, infatti, che è proprio nei momenti più bui della vita che ci si rende conto quali siano le persone che sono davvero disposte a dare il proprio aiuto, anche cercando di regalare a chi sta soffrendo un semplice sorriso. La risposta, dopotutto, al sidhe era arrivata prestissimo.
Rastaban, infatti, si è reso conto di avere accanto a sé una moglie che si è rivelata essere una delle rappresentazioni adatte ad un matrimonio in completo fallimento fatta a persona. Linaris, questo il nome della moglie, non era di certo stato l’esempio di angelo del focolare ma Rastaban non ha mai ricordato quando era stata l’ultima volta – se non, addirittura la prima – quando avesse cercato di offrirgli il coraggio necessario per affrontare la dolorosa perdita, spronandolo ad andare avanti e di farlo rinsavire come ogni brava compagna di vita. Linaris, a dirla tutta, è il classico modello di genere femminile che si guarda intorno come se il mondo intero la odiasse e, di conseguenza, nessuno meritava una briciola della sua comprensione e gentilezza. La cattiveria le scorreva acidamente nel sangue indurendo i tratti di bellezza matura, rendendola come un fiore intriso di veleno.
Ad ogni modo, sembrava solo la serra con le rose ad essere in grado di portare una lieve sensazione di benessere nello spento cuore di Rastaban. Quel luogo così ricco di colori e profumi così naturali era il suo santuario dedicato amorevolmente alla dolce e compianta sorella. Rosheen, in effetti, portava un nome che difficilmente non poteva ricordare automaticamente i più eleganti tra i fiori donati dalla natura.
Le rose, le uniche tracce lasciate dalla sua Rosheen.
Rastaban si china lievemente verso un cespuglio di rose damascene e si rende conto della presenza di un grappolino di boccioli ancora chiusi. È un vero peccato, pensa, lasciarli sigillati e non mostrarsi in tutto il loro delicato e raffinato incanto. Un semplice e lento movimento della mano sfiora i boccioli e, attraverso una piccola coltre tempestata di polvere scintillante, lentamente i petali rosa perlato si affacciano al sole. Nascono in tutto il loro soave fascino di rosa antica, delicata al tatto e al vento.
Rastaban le guarda soddisfatto e le sue sottili labbra si stirano in un istantaneo e lieve sorriso.
Il pacifico silenzio, purtroppo, viene profanato da un rumore di passi frettolosi diretti proprio verso Rastaban e, sbuffando rassegnato, quest’ultimo immagina già chi sia a generare quel rumore.
I passi sono sempre più vicini e Rastaban non si volta nemmeno per constatare chi sia entrato nel suo sacro vivaio.
« Che cosa ci fai qui, Linaris? » chiede in tono paziente, posando lo sguardo verso un rampicante di rose danse du feu, il cui intenso colore rosso dei petali viene fatto brillare al sole come tanti rubini « Lo sai che qui non desidero essere disturbato... »
« Hai poco da lamentarti. » lo interrompe Linaris con autorità, come per costringerlo con il solo ausilio della voce affilata a prestarle attenzione.
Per aiutare chi sta leggendo a farsi un’idea della presenza della moglie del mite Rastaban, basterebbe immaginare una figura femminile alta e molto magra come i rami di un secco albero spoglio in pieno inverno, dal colorito di pelle così chiaro da donarle un’aria quasi cadaverica e senza nessuna traccia di rossore sulle guance per nulla evidenti. A dire il vero, i lineamenti del viso sono molto affilati e privi di qualsiasi elemento che possa ricordare dolcezza e calore. Il naso lungo e leggermente ricurvo ricorda molto il becco di un avvoltoio, come quello delle classiche matrigne cattive delle fiabe. La piccola bocca contrassegnata da un sottile e arido filo di labbra è così rigida da dare l’impressione di non aver mai provato il movimento di un semplice e sincero sorriso. La fronte molto alta è decorata da un diadema che va ad allungarsi verso una sottile cascata di liscissimi capelli biondo cenere freddo, segnata qua e là da qualche ciocca bianca dettata dai segni del tempo. Gli occhi sono piccoli e gelidi come il suo cuore, o per meglio dire quello che ne resta semmai una come Linaris ne avesse mai avuto uno. Due piccolissimi zaffiri glaciali incastrati nelle orbite di quel volto appuntito come un diamante fissavano il marito come per perforargli l’anima, come per scuoterlo e sottometterlo come sempre al suo volere.
« Mi sono scomodata fin qui per parlare con te. » continua Linaris con la sua naturale superbia.
« Per favore. » chiede lui con estrema e inconsueta gentilezza ed educazione, del tutto immeritate nei confronti della moglie « Ti ascolterò con attenzione per tutto il tempo che mi chiedi, ma ti prego anche di accogliere la mia richiesta di non alzare la voce almeno qui. Sai quanto per me sia importante questo posto, è tutto ciò che mi resta di Rosh... »
« Io non ti chiedo di prestare attenzione. » lo interrompe nuovamente Linaris con il tono di chi ha appena ricevuto un’offesa « Io te lo ordino! » sottolinea fermamente « E non osare dirmi come devo parlare. Questa stupida serra non è un luogo sacro come continui ad illuderti. Sei a dir poco ridicolo. Quando la smetterai di interessarti a queste odiose piante, crogiolandoti nella tua insulsa inettitudine, e a pensare alle cose più importanti? Tua sorella è morta anni fa e ancora ti inganni di poterla sentire attraverso queste erbacce? »
Con ogni probabilità, sarebbe stato molto più facile assistere ad una reazione punitiva da parte delle rose per essere state definite “odiose piante” ed “erbacce”, anziché sentire un’opinione difensiva da parte di Rastaban. Definirlo arrendevole è così riduttivo: dopotutto, chi continuerebbe a tacere di fronte a delle parole così aspre nei confronti di una persona tanto cara andata a mancare, permettendone la totale mancanza di rispetto come per ucciderla nuovamente?
Rimane in remissivo silenzio di fronte alla valanga di parole che escono dall’arida e prepotente bocca di sua moglie, scostandosi a malapena dagli occhi una ciocca di capelli ingrigiti dagli anni e dalla sofferenza accentuata dal cordoglio protrattosi nel tempo.
« Dunque, quanto devo dirti è di gran lunga molto più importante di tua sorella deceduta. » continua lei con lacerante insensibilità « Sappiamo tutti quanti cos’è successo diversi anni fa, quando quello scellerato di tuo nipote Jareth ha ben pensato di girovagare nell’Aboverground dilettandosi a tormentare una sudicia mortale e rapire quel moccioso di suo fratello. E tanto per alimentare la sua sconsideratezza, non solo ha lasciato che quella lurida umana mettesse piede nel nostro mondo sfidandola a superare il Labirinto, ma si è lasciato quasi sedurre e sconfiggere gettando nel fango la sua dignità. »
« Ha fatto solo un errore. » si permette finalmente di dire Rastaban « Dopotutto, Jareth è ancora giovane e sai bene che è scherzoso di natura... »
« E trovi sia da giustificare un’azione del genere? » tuona Linaris puntando il lungo e rinsecchito dito indice circondato da un raffinato anello d’argento impreziosito severamente da un quarzo nero, abbinato in maniera eccellente all’elegante abito dello stesso colore della pietra preziosa, che andava a sfumare leggermente in toni vicini al grigio caldo « Nel caso in cui te ne fossi dimenticato a causa della tua ottusità, perdo tempo a ricordarti che Jareth non è un giovane sidhe qualsiasi. È il re di Goblin e non gli è concesso in alcun modo sbagliare. » per quanto esageratamente velenosa, Rastaban realizza la veridicità delle ultime parole della moglie e annuisce senza aggiungere una sola parola « Ora apri bene le orecchie, Rastaban. Fino a che questa indecenza causata da quell’irresponsabile di tuo nipote, che non so ancora il perché dovrebbe rappresentare tutti noi come nostro re, rimane esclusivamente chiuso nel nostro regno è un conto. Ma se la notizia vola fuori dalle mura di Goblin, coprendoci di ridicolo e scandalo, dando l’impressione di apparire come oggetto di scherno e regno facile da sottomettere persino da un umano, allora non c’è nessun motivo per restare calmi. »
« Dove vuoi arrivare? » domanda flebilmente Rastaban afferrando delicatamente una rosa Tea bianca, carezzandone la purezza emanata da ogni singolo bianco petalo dall’intenso profumo.
Come se quel tenero gesto le riportasse alla memoria una chissà quale azione oltraggiosa, Linaris strappa con veemenza la candida rosa dalle mani del marito e la calpesta sotto il tacco della propria scarpa, ricordandosi di sfregare energicamente il piede come per disfarsi definitivamente del povero fiore. 
« Non lo capisci o non lo vuoi capire? » quasi urla lei facendo sobbalzare il povero Rastaban « Questa vergogna di cui ci ha insozzato quello sconsiderato di Jareth ha superato i confini del regno, ma non sono i pettegolezzi ad essere la fonte dei nostri problemi. Lo scandalo è filtrato fino al regno di Dullahan e mi auguro che tu intuisca, questa volta, dove io voglia arrivare. »
Per sua fortuna, Rastaban ha capito eccome. È bastato che Linaris pronunciasse il nome del regno per rendersi conto della gravità della situazione.
In un centesimo di secondo, la mente di Rastaban ricollega il nome del regno con quello del sovrano. Non esiste nessuna creatura vivente dell’Underground che non conosca Algol, la sua ferocia, la sua sete di sangue e la irrefrenabile voglia di distruzione. Mai nessun altro re poteva ritenersi consono al regno di Dullahan come l’empio e crudele Algol, tiranno che non conosce misericordia verso nessuno, tantomeno verso i suoi sudditi.
« Per molti anni » continua Linaris « i nostri regni sono in pace e non possiamo permettere di interrompere l’equilibrio per colpa di un’azione tanto idiota di Jareth. Sai benissimo che Algol sarebbe capace di aspettare qualsiasi pretesto per sciogliere ogni alleanza e schiacciarci. » prende fiato e fissa suo marito come per ipnotizzarlo « Nondimeno, questa mattina abbiamo ricevuto un messaggio da parte del re di Dullahan scritto di suo pugno. Come ultimatum, Algol ha asserito che sarà disposto a chiudere un occhio su questa immorale faccenda a patto che Jareth sposi sua figlia Laryna. »
« Ma Linaris, » Rastaban tenta di protestare « siamo davvero arrivati a questo punto? Nessun re e nessun principe ha mai accettato di unirsi in matrimonio con la figlia di Algol. Non esistono buone voci sul suo conto e so che anche tu ne sei al corrente. Molti dicono, addirittura, che sia più invasata di suo padre... »
« E proprio per questo motivo Algol ha dato una bella lezione a chi ha osato rifiutare sua figlia. » rintrona Linaris « Ed io non credo che né tu, né Jareth, né qualsiasi altro piccolo esserino di Goblin sia disposto a subirne la stessa sorte. Jareth ha già combinato abbastanza guai, per non parlare dell’oltraggio alla corona. Se veramente sostiene di essere un degno re, dovrà accettare questa unione ed essere grato ad Algol per la possibilità offertaci. Con questo matrimonio, oltretutto, l’alleanza tra i regni sarà inossidabile. Possiamo solo trarne ulteriori vantaggi. » Linaris volta le spalle al marito per allontanarsi da lui e dalla serra « È tempo che tuo nipote metta una volta per tutte la testa a posto. Sarò io a dargli la notizia. Tu vedi di darti da fare e di renderti utile, una volta ogni tanto. » conclude marcando le ultime parole di veleno.
A giudicare dal tono di voce della moglie, Rastaban ha la sensazione che Linaris non sembri poi tanto sconvolta all’idea di questa unione matrimoniale. I suoi occhi si posano tristemente sulla rosa bianca calpestata irrispettosamente dalla moglie. Quella rosa, o meglio, quello che ne resta, non può non ricollegarla al suo stato d’animo e alla sua condizione attuale.

Dullahan
 
Per quanto possa essere scortese definire una donna – o sidhe, in questo caso – “brutta”, molti abitanti dell’Underground hanno i loro motivi per definire Laryna in tale modo. Prima di dare al lettore un’idea dell’aspetto della principessa di Dullahan, è necessario soffermarsi sul motivo principale per il quale non è assolutamente possibile definirla di bella presenza in nessun ambito. In altre parole, è giusto dare prima la precedenza alla sua personalità.
Quante volte, per intenderci, abbiamo sentito dire che una persona di aspetto sgradevole conserva un grande carisma riuscendo, così, ad oscurare i difetti facciali e illuminando ogni suo pregio, al punto da renderla bella agli occhi di tutti? Un po’ come quando si vuol dire che “la vera bellezza viene da dentro”. Ancora, sarà capitato a chiunque di incrociare qualcuno con un bel viso, ma il pessimo carattere è sufficiente ad annerirne ogni tratto di bellezza... se non, addirittura, cancellarne ogni traccia.
Laryna, difatti, è colei che potremmo definire nella maniera più educata e limitativa possibile “dolce come uno spicchio di limone acerbo dentro un bicchiere di aceto”. 
Come ogni principessa – e magari come ogni cattiva delle favole, classiche rivali delle controparti buone –  Laryna cresce circondata dai vizi, dove tutto gira intorno a lei. Ogni sua parola è legge, ha il pieno diritto di volere e ricevere qualsiasi cosa desideri, non accetta mai un “no” e guai a contraddirla. Nei rari casi in cui accade, non si limita di certo ad avere un caratteristico attacco isterico arricchito di strilli e piedi picchiati energicamente sul pavimento. No, Laryna ha decisamente un altro metodo: l’eliminazione di colui, o colei, che ha osato contestarla o darle una brutta notizia.
Per dare un assaggio al lettore di quanto sia disposta a spingersi la principessa, un pomeriggio era uscita per una passeggiata a cavallo, come di consuetudine, scortata da un paio di servi. Quel giorno, purtroppo, non era destinato ad essere una tranquilla cavalcata pomeridiana come le altre e tutto a causa di un chissà quale motivo. Si sa, infatti, che gli animali sono spesso imprevedibili e tra questi vi rientra il cavallo di Laryna. Per una ragione misteriosa, il nobile equino si era imbizzarrito al punto da disarcionare la principessa provocandole una slogatura alla caviglia. Non solo lo sgomento di essere stata sbalzata di sella, proprio lei che da principessa quale è dovrebbe eccellere in ogni arte, ma a tormentarla è la consapevolezza di essere stata vista anche dai suoi servi. Che umiliazione, doveva aver pensato.
Per farla breve, il medico che le aveva diagnosticato la frattura lieve alla caviglia, consigliandole di non cavalcare fino alla guarigione, è stato fatto giustiziare il giorno stesso per avere impedito alla principessa la gioia di poter cavalcare. I servi che avevano assistito alla caduta, nonostante avessero cercato di soccorrerla, hanno subito lo stesso triste destino. Qual è stata la loro colpa? Aver visto la principessa in una situazione imbarazzante. Laryna è conosciuta per essere perfetta in tutto, in ogni campo, nessuno deve solo pensare che possa mai sbagliare.
Chissà, invece, se mai una volta si sarà chiesta se questa perfezione assoluta altro non sia che il frutto di una propria convinzione nata da un ego esageratissimo. Siete, quindi, liberi di pensare che tutti preferiscano farle credere di essere la migliore in tutto per la semplice paura di non incorrere in un finale amaro.
Dopo questa premessa, si può finalmente conoscere le caratteristiche fisiche della principessa di Dullahan.
Come tutti gli abitanti del regno, i suoi capelli sono rossi. Caratterizzati da ricce onde che, ad onor del vero, regalano alla vista una tonalità più simile ad un arancione piatto e innaturale, come quello delle parrucche carnevalesche. Gli occhi scuri incappucciati hanno la strana tonalità verdognola che sembra tendere al marrone, tanto che sembra impossibile definirne il colore effettivo, come quello che si vede in una foglia secca. Un paio di sopracciglia finissime ne fanno da contorno, evidenziando poco lo sguardo. Ci pensa, comunque, il naso ad uncino a far capo ad ogni lineamento del volto principesco. Le labbra all’ingiù e formata da una bassa quantità di carnosità ricordano vagamente quelle di Linaris. Dal portamento appariscente e ricco di forme e curve, seppure leggermente sgraziate, Laryna è solita mettere in risalto il suo giovane corpo con gli abiti più costosi e più ricercati che possa permettersi, volumizzando il più possibile cosa la natura le abbia offerto. Inutile dire che, se le capita una giornata storta, cosa potrebbe accadere se dovesse incrociare donzelle più formose e attraenti di lei tra la servitù...
In conclusione, Laryna principessa di Dullahan, figlia del re Algol, è in età da marito ma il fatto di essere stata rifiutata diverse volte non fa che peggiorare la sua condizione umorale. Ha fatto bene, avrà sicuramente pensato, a chiedere al padre di conquistare e distruggere i regni dei principi e sovrani respingenti. Naturalmente, per Algol la collera della figlia per essere stata respinta è sempre stato un volgare pretesto. Crudele e sanguinario com’è, il re di Dullahan non si abitua mai all’immensa soddisfazione di causare distruzione e sottomettere altri regni alla sua volontà, consolidando così tutto il suo potere.

 
  
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