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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    01/03/2021    0 recensioni
[Fate - The Winx Saga]
Una raccolta di piccolissime os che trattano di momenti passati, presenti e what if di quello che era il team d'élite di Magix pre-serie composto da Farah (Faragonda), Saul (Saladin), Andreas (Erendor) e Ben (Palladium), guidato dall'allora Direttrice di Alfea Rosalind.
L'Angst sarà predominante e cercherò di esplorare con brevi momenti i particolari rapporti tra ognuno di loro - troppo spesso complicati, talvolta malsani, sempre profondi.
1. I own you [Farah x Rosalind]
2. You were my hero [Saul x Andreas]
3. You should know [Ben x Andreas x Rosalind]
4. Obedient [Andreas x (Farah/Saul) x Rosalind]
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Erendor, Faragonda, Palladium, Saladin
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Note:
- Tutte le os della raccolta fanno riferimento agli eventi/personaggi della serie tv, o prendono spunto da essa;
- What if? [Dopo gli eventi della serie, Ben si ritrova sotto ricatto da Rosalind e Andreas] – angst - sentimentale
- Storia partecipante alla Challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul forum di efp col prompt "Things you said too quietly / Le cose che hai detto troppo a bassa voce";
- Storia partecipante alla Challenge "Solo i fiori lo sanno" indetta da Pampa313 sul forum di efp col prompt: "Giglio: purezza, nobiltà d’animo.";


 
3. You should know
[Ben x Andreas x Rosalind] 

 
Non ce la faceva più. Aveva cercato di trattenersi, cercato di razionalizzare quell’assurda situazione nella quale lui sedeva allo stesso tavolo delle due persone che più detestava in tutta la dimensione magica.
Aveva cercato, con tutto se stesso, di trattenere l’impulso di fuggire o andarsene indignato perché sapeva che così facendo non sarebbe stato d’aiuto ai suoi due veri amici, eppure v’erano limiti che anche la razionalità non poteva sopportare, non quando i sentimenti forzavano più d’ogni altra magia.
« E’ questa, la punizione che avete elaborato per me? » domandò d’improvviso così, a metà di un discorso di Rosalind che non aveva minimamente ascoltato, interrompendola senza alzare però il capo glabro. Andreas aggrottò la fronte, cercò nella sua mentore un’espressione quantomeno stizzita, ma vi trovò solo compiacimento – perché sì, era proprio  che lo stava aspettando, anche se lo lasciò continuare. « Farmi sentire quali assurde idee avete per questo posto, che io amo, per un caro amico incarcerato ed un’altra che avete sicuramente rinchiuso per torturare, sapendo che fino al limite avrei resistito per capire come aiutarli? » Ora alzò lo sguardo, ma lo fece verso Andreas, non verso Rosalind – da lei ormai si sarebbe aspettato di tutto, ma da lui… paradossalmente, da lui ancora si aspettava qualcosa di diverso.
Che ingenuo.
« Certo che no, caro. Quella che ti sto dando è una redenzione. Non vogliamo sprecare il tuo talento, dopotutto sei sempre stato anche tu nella mia élite. » Un falso candore, una falsa sincerità che ovviamente Ben era lontano dal credere reale.
« Stronzate » ribatté con una grinta che non sapeva nemmeno di possedere: se c’era una cosa che proprio non poteva sopportare era che lo prendessero per fesso. Non lo era. Non lo sarebbe mai stato ed ora sì, si volse a Rosalind, anche se di lei aveva una fottuta paura – come tutti, probabilmente. « Saul è in carcere solo perché così Andreas non dovrà più trovarselo contro, e probabilmente perdere davanti a tutti, e tu non avresti mai ucciso Farah – non con la possibilità di continuare a farle… Dio solo sa quello che le hai sempre fatto. » Gesticolò con fare inorridito, distogliendo lo sguardo da Rosalind anche solo un istante, quello necessario a non andare oltre con quella questione. Lei, invece, non faceva una piega – anzi, pareva ancora più compiaciuta.
« Io sono qui perché non avete un motivo pubblico per togliermi dai piedi. Ma lo trovereste, so che lo fareste, perché non mi piegherò e- »
« E’ qui che ti sbagli, Ben » lo interruppe lei, ora, i gomiti sulla scrivania, le mani giunte all’altezza del mento che lì andò ad appoggiarsi. « Hai qualcosa che vale molto più dei tuoi principi e di nostalgici revivals. Hai due figli. E non devo ricordarti che quei due figli, ora, sono alla nostra mercé, vero? »
Deglutì. Avrebbe dovuto aspettarselo. Avrebbe dovuto far fuggire Sam e Terra da qualche parte – qualsiasi parte – affinché non fossero lì, costantemente in pericolo, e lui costantemente sotto ricatto.
Al pensiero di perderli gli si gelò il sangue nelle vene e questo lei lo sapeva molto bene.
Abbassò di nuovo il capo, Ben, mentre le mani prendevano a sudargli eccessivamente e dentro di sé piangeva.
Quali erano i limiti dell’amore?
« Bravo. »
Esistevano, dei limiti?
« Tu dovresti saperlo. » biascicò, quasi tra sé e sé, quasi senza un interlocutore.
Poi rialzò lo sguardo e quegli occhi scuri cercarono oltre le lenti degli occhiali quelli celesti di Andreas.
« Dovresti sapere cosa significa non poter proteggere chi ami. » Una pugnalata. Una pugnalata che Ben non era sicuro arrivasse, ma che si sarebbe forse stupito di sapere fosse invece stata immediata.
Lui non aveva resistito a lungo a quelle torture – psicologiche, certo, ma non meno dure di eventuali fisiche – ma Andreas? Che aveva passato sedici anni a combatterle, per quanto avrebbe resistito?
Con quella domanda il Re di Eraklyon vacillò e, incredibilmente, Rosalind con lui.
  
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