Capitolo
17 - The
Lady -
Con
un sonoro schiaffo, Edith svegliò la vampira dai lunghi
capelli biondi.
In
mezzo ad essi riconobbe il Sakamaki che aveva provato a fare fuori.
E,
al suo fianco, la Predatrice che l’aveva aggredita senza
un’apparente
motivazione.
Adesso
comprendeva perché lo avesse fatto.
La
vampira bionda sorrise sprezzante, ma non parlò.
Il
maggiore dei Sakamaki intuì perché lei e Reiji
fossero così intimi.
“Certo
che mi ricordo, combatti come una femminuccia.”
Yuma
soffocò una risata, guadagnandosi un’occhiataccia
dal Sakamaki.
“Credevo
che la vostra amichetta, qui, mi conoscesse.”
“Qual
è il tuo vero nome? E chi ti ha assoldata?”
“Conosco
mille altri modi per torturarti –, minacciò la
mora. – Ti lascerò guarire e
ricomincerò da capo.”
Ruki
e Kou si scambiarono uno sguardo complice, sorpresi che
quell’inaspettata
alleata fosse sadica tanto quanto i Sakamaki, se non di più.
Sebbene
loro non potessero definirsi propriamente dei santi.
Edith
sogghignò.
“Anche
io.”, estrasse le unghia insanguinate, lacerando un lembo di
pelle, poi le
ficcò dall’altro lato.
La
Dama trattenne un lamento, il sorriso di scherno sul suo volto era
scomparso.
Reiji
si schiarì la voce.
“Una
Predatrice che conoscevo.”
“Una
sua ex.”, precisò Shu.
Dannazione
a te, Shu,
pensò.
Ruki
sospirò: non condivideva la tortura per puro piacere, non da
quando l’aveva
subita sulla sua stessa pelle, quand’era un bambino, e le sue
cicatrici ancora
bruciavano al solo pensiero.
E
poi non avevano tempo da perdere
“Ascolta
–, cominciò a dire Ruki. – La ragazza
che hai rapito è una persona importante
per noi.”
Kou
lo fissò con un sopracciglio inarcato, stupito dal fatto che
suo fratello lo
avesse detto ad alta voce.
“E
faremo di tutto per ritrovarla. Ti tortureremo per ore e, se non
parlerai, ti
uccideremo.”
La
Dama curvò gli angoli delle labbra, di nuovo quel sorriso
derisorio.
“Non
temiamo Karl Heinz.”, la interruppe Yuma.
La
Dama incontrò gli occhi dorati del Mukami.
“Non
ho dubbi, bel fusto, ma non si
tratta
di Karl Heinz.”
“Allora
chi?”
“Non
parlo dei miei clienti, specialmente di uno come lui. Potrete anche
uccidermi,
ma ho un’etica.”
Il
sangue colava copiosamente dalle sue spalle, macchiando il suo corpetto
nero,
ma manteneva uno sguardo fiero, pieno di orgoglio.
Il
Mukami si avvicinò, tenendo le braccia incrociate dietro la
testa ed esaminando
la vampira sulla sedia.
“Con
me lo hai fatto.”
“Era
fin troppo evidente che nascondessi qualcosa. Posso dire che lei,
fin’ora, ha
sempre detto la verità.”
Shu
guardò il Mukami.
“Sta
dicendo la verità.”
“Quindi
che si fa?”, volle sapere Yuma.
“Credo
che dovremmo avvisare il padre di Mitsuko. –,
dichiarò Ruki. – Potrebbe darci
una mano per capire chi l’ha rapita.”
Subaru,
sentendosi chiamare in causa, lanciò un’occhiata
tagliente al fratello: se
avesse potuto ferirlo con un semplice sguardo l’avrebbe fatto.
Reiji
osservò il fratellastro con un sopracciglio inarcato.
“Preferisco
che qualcuno tenga a bada il tuo carattere irascibile.”
“Io
non sono irascibile!”, sbottò l’albino,
mordendosi la lingua subito dopo.
“E
sia, andiamo.”, esalò a denti stretti.
I
due lasciarono la villa.
“Che
facciamo con questa qui?”, chiese quindi Yuma.
“Credo
che per il momento sia meglio trattenerla da noi, potrebbe scappare e
mettere in
guardia chi l’ha assoldata.”, spiegò
Reiji.
Il
vampiro dagli occhi ambrati si offrì per tenerla
d’occhio.
In
fondo conosceva la loro vera identità.
E
avrebbe potuto fare qualcosa di stupido, come contattare la polizia.
Ma
erano suoi fratelli, e tutto ciò che desiderava era la loro
felicità, anche se
non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Il
primo decise che avrebbe preparato un altro veleno, per tenere la Dama
sedata
ed impedirle di scappare.
Notò
con la coda dell’occhio che Edith lo stava seguendo, ma non
disse nulla, ne’
tentò di fermarla.
Quasi
si erano dimenticati di Azusa, seduto su un divano, che doveva aver
ascoltato
in silenzio la conversazione.
“È
meglio se resti qui.”, ribatté Yuma.
“Ma voglio
aiutare…”, protestò con voce
flebile il fratello.
“Può
venire.”, intervenne Shu.
Yuma
dimezzò la distanza che li separava e parlò a
bassa voce, sperando che Azusa
non li sentisse.
“Non
sa mica combattere, idiota!”
Shu
trattenne un sorriso, era proprio così che ricordava Edgar:
sgarbato, rude, ma
dall’animo gentile.
“Lo
so bene, lo proteggerò, se necessario. Ma se resta qui,
senza far nulla, si
sentirà inutile.”
“Dovrei
fidarmi? La tipa lì, dice che combatti come una
femminuccia.”
La
Dama ridacchiò.
“Lo
credo bene.”, commentò, ripensando a come dormiva
profondamente nel loro
salotto.
Il
maggiore dei Sakamaki piegò il capo, come a guardarlo da
un’altra angolazione,
come se cercasse dei dettagli sul suo viso.
Cosa
che, effettivamente, Shu stava facendo, tentava di vedere, in quei
lineamenti
maturi, dei tratti che ricordassero il suo amico d’infanzia.
Yuma
rise sprezzante.
“Certo
che sì, non mi farò cogliere alla
sprovvista.”
“Ottimo
–, concluse Shu, lievemente piccato per la frecciatina.
– Andiamo ragazzino.”
Azusa
balzò in piedi, colto da un rinnovato entusiasmo, e i due
uscirono dalla villa.
Yuma
sollevò lo sguardo, posandolo sulla figura a qualche metro
di distanza.
La
vampira dai capelli biondi lo osservava con un mezzo sorriso.
Era
come se gli sfuggisse un particolare, tanto piccolo
quanto importante.
La
Dama richiamò l’attenzione dell’altro.
“Ibridi?”
“Non
siete dei veri vampiri, sento la puzza
delle tue origini umane.”
Yuma
strinse la mano in un pugno, scattando in piedi.
“Vedi
di non farmi incazzare –, la minacciò. –
Almeno io non mi faccio dare ordini da
altri.”
La
Dama aggrottò le sopracciglia.
“Oh
no, sei solo un burattino di Karl Heinz.”
“Quale
parte di non farmi incazzare, non
ti
è chiara?”
Il
vampiro le rivolse un’occhiataccia, ma la lasciò
andare.
“Non
hai idea di cosa noi… di quello che ci è
capitato. – , sussurrò per un istante.
– Karl Heinz ci ha salvati. Avevamo un debito con
lui.”
Ma
Karl Heinz aveva tentato di uccidere Mitsuko, non gli dovevano
più nulla, lui
stesso li aveva congedati.
“Eppure
collaborate con i suoi figli per ritrovare quell’umana, senza
sapere perché sia
tanto speciale.”
Ma
sapeva anche che non avrebbe parlato, sarebbe stato inutile torturarla
nuovamente per altre informazioni.
Di
certo era professionale nel suo
lavoro.
Fortunatamente
nessun’altro era presente, altrimenti non lo avrebbe mai
confessato.
La
Dama si sorprese del suo stesso tono di voce, così irritato.
Si
trovò a pensare che nessuno aveva mai parlato di lei in quel
modo.
La
frase di Yuma aleggiò nella stanza, dov’era calato
un silenzio quasi religioso.
“Evidentemente
non sa quanto può essere crudele questo mondo.”
Il
vampiro dagli occhi ambrati dissentì con un cenno del capo.
“Lo
sa fin troppo bene.”
Per
la prima volta realizzò quanto fosse dura la vita di Mitsuko.
Come tutti gli altri, in fondo.
Non
era particolarmente attraente, ne’ troppo sveglia: aveva
tentato di battersi
con lei senza usare le sue capacità sovrannaturali.
L’aveva
vista piangere nella serra ed insultare il Re dei vampiri, quindi non
riusciva
neppure a controllare le sue emozioni.
Si
sentì una stupida, perché invidiava
quell’umana.
Lei,
una delle Predatrici più forti, che invidiava una ragazzina
così fragile.
Approfittò
della situazione per scattare in piedi, così
colpì Yuma con la sedia su cui era
legata e lui, colto di sorpresa, finì sul pavimento.
Raggiunse
l’interno coscia con le dita e lui si chiese che intenzioni
avesse, finché la
bionda infilò una mano nella sua tasca.
“Interessante.”,
gli sorrise e, dopo un fugace bacio sulle labbra, corse fuori dalla
villa.
Poi
realizzò cos’era realmente accaduto e
grugnì furioso: quella stronza
gli aveva rubato le zollette di
zucchero.
THE
LADY