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Autore: Musical    02/03/2021    2 recensioni
Un demone millenario con così tante domande in testa, così curioso, così desideroso di soddisfare la sua sete di conoscenza, ma senza qualcuno che possa rispondere ai suoi mille quesiti, perché un demone non può chiedersi come sia fatto Dio, o perché il mondo sia così, o come ci si senta ad essere amato... Un demone non può ribellarsi.
Un prete con così tanti desideri, così tanta voglia di ribellarsi ad un mondo che gli è stretto, dover sottostare agli ordini delle schiere celesti, eppure non può far nulla... Imprigionato in quella gabbia di vetro, Aziraphale deve stare in silenzio e sopportare, perché è questo che un umano fa, è questo quello che Gabriel e gli altri s'aspettano da lui, e lui non può ribellarsi.
~
Inferno e Paradiso sono in guerra da millenni, ma è proprio nei momenti peggiori che può nascere l'inaspettato. E tu, per cosa sei disposto a combattere?
[demon/priest AU, Crowley cambierà sesso di tanto in tanto]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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Si può rivolgere un 'parli del diavolo' ad un Arcangelo?
Evidentemente no, si risponde Aziraphale mentre si volta e, con un sorriso tutt'altro che vero, accoglie il suo nuovo ospite.
"Arcangelo Gabriel, è un piacere che abbia deciso di farmi visita. A cosa devo l'onore?"
Gabriel, un Arcangelo che, col suo metro e novanta, sovrasta Aziraphale, inizia a compiere qualche passo verso il prete, dandosi una veloce occhiata attorno: come al solito, la stanza è troppo piena, con gli alti ed elaborati mobili in ciliegio, la carta da parati gialla con elaborati disegni, i numerosi libri disposti su qualsiasi superficie disponibile e un divano con una coperta di lana faceva compagnia ad una poltrona davanti ad un tavolino di legno... Davvero, troppa roba.
"Vedo che il consiglio di far spazio in questa stanza non l'hai seguito", nota con velato astio, che Aziraphale coglie ma risponde con tranquillità.
"Devo mettermi d'accordo con un designer d'interni." gli mente, annotandosi mentalmente di doversi confessare al più presto, è davvero un prete terribile! "A cosa devo la visita?"
Gabriel ricambia il sorriso di Aziraphale con un'espressione di cortesia, si porta le mani dietro la schiena, per poi diventare serio di colpo, il volto aggrucciato e gli occhi che scintillano per il rimprovero che sta per arrivare.
"Com'hai trascorso la serata di ieri, Aziraphale? E, mi raccomando, non mentire come poco fa."
Nonostante provi il forte desiderio di cacciare l'Arcangelo, il prete tenta con tutte le proprie forze di rimanere calmo, memore di un patto fatto in passato; chiude un secondo gli occhi, respirando profondamente, per riaprirli poco dopo.
"Ero proprio qui, quando ho sentito al cimitero degli strani rumori."
Dire sempre la verità, perché gli avevano insegnato che le schiere celesti sono in grado di captarla. Molti angeli però non conoscono sentimenti come l'empatia, di conseguenza non sanno avvertire il disagio provato dagli esseri umani, proprio come quello avvertito da Aziraphale nel preciso istante in cui ha ammesso.
Il prete si sfrega le mani ed abbassa il capo, pronto per ricevere la strigliata che sa di meritare.
"Aziraphale," inizia infatti a parlare Gabriel, "ne avevamo già parlato che non devi intrometterti quando un essere divino sta agendo, o sbaglio?"
L'uomo nega leggermente, l'Arcangelo non sta sbagliando: "Ricordi bene."
"Beh, mi sembra ovvio. Voi umani siete soliti a dimenticare le cose o ad avere delle difficoltà nel comprenderle."
Aziraphale stringe le palpebre, mentre conficca le unghie nei palmi delle mani: come ha potuto un Arcangelo simile aver dato la lieta notizia alla Beata Vergine?
"Eppure, anche ieri sera hai impedito ad Uriel di compiere il suo lavoro, ovvero porre fine all'esistenza di un demone. Tu sai che non è questo un comportamento giusto, mh?" Gabriel inclina di poco la testa e spalanca di più gli occhi, facendo risaltare ulteriormente il loro colorito innaturale.
"Ho... Credevo che stesse succedendo qualcosa di brutto." tenta di giustificarsi, dopo aver preso un bel respiro, alzando di poco la testa per guardarlo in volto. "Sai che ci sono persone che dissotterrano i corpi dei defunti per appropriarsi dei loro gioielli."
Una mezza verità, la sua, dato che la sera precedente ha lievemente avvertito la presenza di un essere etereo, Uriel a quanto pare. Fin da bambino, Aziraphale accettava l'idea che angeli e demoni potevano combattere, accettava anche che queste battaglie terminavano solitamente quando uno dei due smetteva di esistere, ma non accettava d'assistere inerme alla sofferenza di una creatura.
La sera prima, quindi, si è precipitato al cimitero con l'intento di porre fine al combattimento e magari salvare un angelo dall'eterna scomparsa; invece, con sua somma sorpresa, gli è capitato d'aver aiutato un demone. La cosa più incredibile è stata quella d'aver sentito una richiesta d'aiuto da parte di quel demone, la supplica d'esser salvato. S'è sentito combattuto, in principio, perché era a conoscenza che non bisogna mai fidarsi di un demone, eppure la sua coscienza gli ha ricordato la promessa d'aiutare qualsiasi creatura bisognosa, così ha agito secondo il proprio credo, che si discosta dal Credo delle Schiere Celesti.
"La prossima volta", gli risponde Gabriel, "ricordati che non sei un vero angelo."
Il prete annuisce sommessamente, nella speranza che sia tutto terminato.
"E dimmi, dov'è?" gli chiede invece l'Arcangelo.
"Chi?"
"Il demone, Aziraphale, chi altri sennò?"
Solo adesso l'uomo nota di come lo sguardo viola di Gabriel sia più intenso, segno che l'Arcangelo sta perdendo la pazienza, quindi s'appresta a rispondere: "Non è più qui."
Il volto di Gabriel assume un'espressione stupita, sta per aprir bocca per dire qualcosa, ma Aziraphale l'anticipa per paura di dover aggiungere qualche dettaglio. "Puoi controllare da te!"
L'Arcangelo abbassa un secondo le palpebre, controllando da cima a fondo l'intera dimora del prete, il quale non distoglie lo sguardo dalla creatura eterea, timoroso che quell'incontro possa prolungarsi più del dovuto. Non sopporta, infatti, quando gli Arcangeli vengono a trovarlo per controllare le sue attività, come se potesse nasconder loro qualcosa, ogni volta che accade, Aziraphale vorrebbe urlare e cacciarli via per non vederli più, eppure si trattiene ogni volta, stringe i denti e sopporta; a lavoro terminato, Gabriel spalanca gli occhi e, mentre s'avvicina al prete, torna a sorridere, provocando un brivido freddo che corre lungo tutta la schiena di Aziraphale.
"Ottimo lavoro, Aziraphale!" si complimenta, posandogli una mano talmente pesante sulla spalla che l'uomo avverte le vertebre protestare per aver assunto una posizione scomoda. "La prossima volta, però, non intrometterti, mh? Tua madre non sarebbe fiera."
Il prete si morde il labbro ed abbassa lo sguardo, un peso più gravoso della mano di Gabriel gli preme all'altezza dello stomaco non permettendogli di respirare normalmente. "V-D'accordo", sussurra mesto, ricevendo una scrollata sulle spalle e la mano dell'Arcangelo scivola via.
"Ora devo andare!" annuncia quest'ultimo con un tono di voce gioviale, desideroso di lasciare la Terra e tornare in Paradiso. "Ci vedremo presto."
Un lampo illumina la stanza, costringendo Aziraphale a coprirsi la vista poi, dopo quasi un minuto, si toglie le mani dal viso, notando che è finalmente tornato ad essere solo, e ciò significa che può tornare finalmente a respirare. L'uomo torna a sedersi sulla poltrona, sfregandosi la fronte, esausto.
Fa un profondo respiro e punta gli occhi su un paio d'occhiali da sole con le lenti incrinate, a lui sicuramente non appartengono, Gabriel non è un tipo da simili frivolezze come degli occhiali da sole, pur avendo un debole per i capi d'abbigliamento più pregiati, non è entrato mai nessuno di sconosciuto, a chi--? Improvvisamente, il prete rammenta che un ospite inaspettato c'è stato, quel demone che ha aiutato... Come ha pensato una mezz'ora prima all'incirca, averlo salvato non è stata una buona idea. Ma cosa avrebbe dovuto fare? Lasciare quella povera creatura in balìa del freddo e del probabile ritorno di Uriel per terminare il lavoro?
Sua madre, probabilmente, non avrebbe approvato il suo modo d'agire, intervenendo in una battaglia così pericolosa per un normale essere umano, tuttavia Aziraphale è convinto che avrebbe elogiato la sua prontezza di spirito d'aver voluto salvare una creatura, anche se demoniaca. Inoltre, se è ancora vivo, in parte lo deve anche a quel demone, che non ha deciso di ucciderlo per il solo gusto di farlo, anzi gli ha proposto uno scambio di favori, senz'alcun secondo fine e senza volere la sua anima in cambio. Aziraphale si mette a ridere, pensando a quello che avrebbe chiesto al demone, ma forse è stata una buona idea quella di non cadere in tentazione.
Eppure, l'idea di provare, almeno una volta nella vita, l'ebbrezza di sentirsi libero gli accarezza la mente, ma la scaccia via quasi subito, in fondo Gabriel e gli altri Arcangeli gliel'hanno sempre detto: Aziraphale non è un angelo, ma solo un umano e, in quanto tale, non può desiderare di essere qualcosa che non è, anche nei comandamenti c'è scritto, come gli hanno più volte ricordato durante i seminari per diventare prete, "Non desiderare la roba d'altri".


Finalmente, Crowley torna a casa, con uno schiocco di dita rimane in intimo e compie un altro paio di passi prima di raggiungere la prima superficie disponibile per stendersi e raggomitolarsi lì. Fa persino apparire una coperta per nascondersi ulteriormente dal mondo, mosso dalla vergogna per aver chiesto aiuto, la sera prima. Millenni trascorsi all'Inferno gli avevano insegnato a doversela cavare da solo e, se risultava troppo debole, allora era meglio perire per mano di quegli angeli.
Lui è sempre stato uno che preferisce battere in ritirata piuttosto che combattere, la paura di non esistere più è stata qualcosa di cui non ha potuto parlare con nessuno, a chi si rivolgeva? Qualsiasi demone gli avrebbe riso in faccia, definendolo un debole, prima di torturarlo. Ha avuto modo di vedere i suoi colleghi in azione, le prime volte, poi ha sempre trovato una scusa per filarsela; tuttavia, quelle torture sono ancora ben impresse nella sua mente.
Gli occhi di quell'umano sono sembrati pieni di un sentimento che Crowley non è stato in grado di decifrare, ma che l'hanno scosso... Come può un uomo rivolgere uno sguardo del genere ad un demone, un essere capace solo di ditruggere, materialmente e spiritualmente, a suo piacimento.
Colto da un'improvvisa fitta di dolore che gli preme sul petto, il demone si stringe ancora di più la coperta attorno al proprio corpo mentre assume una posizione fetale, lì, steso sul soffitto, chiudendo a forza gli occhi e le unghie delle mani lasciano il posto a dei lunghi artigli neri.
Crowley fa fatica in un primo momento a respirare, inizia a sibilare, ma poi smette del tutto di far entrare nei propri polmoni l'ossigeno, dato che non ne ha bisogno, è solo un gesto che ha imparato a fare di riflesso vivendo con a stretto contatto con gli umani. La Terra è sempre stata per lui una piccola via di fuga, un Paradiso Terrestre, letteralmente, anche se non ha mai avuto il piacere di vederlo coi propri occhi. Occhi che sono stati trasformati per sempre per una punizione, e che il demone è stato costretto a nascondere dietro un paio di lenti scure.
Lo scherzo che ha giocato a John Milton, affermando d'essere stato lui in persona ad aver tentato Eva ed Adamo sotto forma di serpente, gli ha procurato non poche rogne Laggiù, affermare d'essere Satana in persona gli ha fatto guadagnare frustate, atroci dolori allo spirito e, per finire, una mutazione forzata con un serpente, facendogli guadagnare tutti i tratti di quella creatura strisciante. Quanto è stato complicato abituarsi a quelle sue nuove caratteristiche, il camminare gli risulta difficile certe volte per la colonna vertebrale troppo sinuosa, e la lingua biforcuta gli dà ancora filo da torcere quando deve parlare, ma Crowley è riuscito ad adattarsi con calma e pazienza, qualità inusuali in un demone.
Dopo alcuni sforzi, il suo corpo umano riprende a respirare con calma, i pugni che stringono forte la coperta si rilassano, e le numerose scaglie nere che sono apparse involontariamente lungo il corpo del demone cominciano a scomparire. Il tepore della coperta gli fa tornare in mente il calore provato in quella stanza illuminata e riscaldata dal camino acceso, il soffitto diventa sempre più morbido ed accogliente come quel divano su cui ha riposato la sera prima, la coperta nera diventa soffice come la lana, e Crowley immagina di poter dormire lì, un'altra volta, magari per interi secoli, solo per stare in pace e tranquillità.


Che strani sogni può avere un demone, delle volte.

   
 
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