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Autore: ladypink88    03/03/2021    3 recensioni
Laura non è e una ragazza famosa, tanto meno un personaggio importante. Ma quello che si ritrova a vivere è l'incubo di una dipendenza da una droga legalizzata : per risolvere un problema, si ritrova poi a doverne affrontare un altro più grande. Ma questa è anche la storia di un cammino che la porterà verso una silenziosa, ma avvincente vittoria. Intrecci, storie, sentimenti. Un amicizia, un amore, un amante. Due vite che si uniscono in una promessa che sa di eterno.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Una silenziosa vittoria

Seconda parte

Attraversando l’abisso
 
 
 
 

Dal suo grande appartamento nella periferia di Como Romina poteva ammirare un paesaggio invidiabile : la sua vista spaziava, poteva ammirare il viale centrale dove tre volte alla settimana si svolgeva il tradizionale mercato comasco, fino al lago in lontananza,che poco prima del crepuscolo assumeva una bellezza disarmante. La brunetta dai capelli corti con sguardo malinconico osservava il calar del sole, sorseggiando un calice di vino rosso. Quella era l’unico momento della giornata in cui vivere a Como diventava quasi sopportabile.

Quella pigra cittadina non le era mai andata troppo a genio per mille motivi.

Eppure apparentemente non mancava nulla : ristorantini di un certo livello, i vicoli del centro, negozi e boutique esclusive.
Per non dimenticarci dell’affascinante lago che faceva da cornice alla cittadina : nelle tiepide giornate primaverili poter fare una passeggiata da quelle parti era decisamente rilassante e per certi tratti sicuramente più salutare della caotica Milano.

Ma Romina era ben consapevole della realtà : quando ti porti dentro un dolore, in qualunque luogo tu possa essere, anche il più bello del mondo, non lo soffocherà.
Quella ferita continuerà a sanguinare finché tu non deciderai che è giunto il momento di risanarla”.

La frase di sua sorella continuava ad echeggiarle nella mente, l’ultima volta che si  erano viste, ormai qualche settimana prima le aveva parlato con dolcezza, ma anche con estrema fermezza.
Silvia non la stava rimproverando, semplicemente le stava dicendo la realtà dei fatti.

Ma la mal tollerava  anche per questo. Lei era in quello stato e sua sorella non l’aveva neanche degnata di una telefonata in tutto il week-end!
Di impulso diede una rapida occhiata al cellulare, e sententosi rifiutata perfino da Silvia per l’ennesima volta scagliò il telefono per terra, quasi fosse lui il responsabile del suo disagio.
Trangugiò ciò che rimaneva del calice di vino e abbassò la tapparella.

Quel giorno neanche il momento del crepuscolo sembrava darle un po’ di pace.

L’unica soluzione dal suo punto di vista era cercare di indurla quella pace a cui tanto anelava, ma che non riusciva  a trovare.

 Andò in cucina, aprì lo stipite e prese una boccetta in vetro.
 Riempì un bicchiere d’acqua e iniziò a contare le gocce che stava vi versando nel quasi stesse creando un incantesimo o una nenia ipnotizzante.
Il dolore che aveva dentro era sempre più feroce e metterlo a tacere diventava ogni giorno più impegnativo. Quando si ritenne soddisfatta Romina bevve tutto d’un sorso la medicina che aveva versato nel bicchiere.
Quasi come un automa andò nella sua camera, dove un letto sfatto l’attendeva. Si adagiò con noncuranza sotto le coperte e chiuse gli occhi, attendendo che la magica medicina che aveva appena preso sortisse il suo effetto.
Non passarono neanche dieci minuti che la donna si ritrovò addormentata vittima di un sonno senza sogni.
 
***
 
Dopo aver lasciato la bambolina davanti a casa dello suo spasimante, la mente di Silvia iniziò ad andare a ruota libera e a fare ipotesi e supposizioni.
La situazione le pareva fin troppo surrealista per avere un fondamento. Si vede che aveva visto troppe serie televisive su netflix.

Eppure… eppure…

La donna mentre guidava per rientrare nel suo appartamento in un piccolo comune della periferia milanese iniziò a collegare vari elementi.
Una ragazza che frequentava l’università estremamente riservata, ma allo stesso tempo dotata di una straordinaria genuinità.
Si chiamava Laura.
E questa era l’ipotesi numero uno.
Ma fino a lì, poco male.

Quante ragazze del milanese di nome Laura si erano rivolte ad una psicologa durante il periodo dell’università?
Ne avrebbe contate a decine se avesse fatto una ricerca più approfondita.

Ma quel commento finale riguardo la telefonata che aveva ricevuto mentre stavano arrivando.
Quello restringeva di gran lunga il raggio di azione.
Quante ragazze di nome Laura potevano affermare di aver avuto a che fare con una psicologa di nome Romina che era insistente con le telefonate?

“Non può essere lei” pensò tre sé e sé la donna a denti stretti.

Stava cercando di trovare il bandolo della matassa quando ad un certo punto, mentre era ferma ad un semaforo le venne in mente il dettaglio che avrebbe potuto confermare o smentire i suoi sospetti.
Sua sorella le aveva confidato che aveva conosciuto quella ragazza tramite una sua amica, che altri non era la madre di questa fantomatica Laura.
Non si ricordava minimamente del nome di questa donna, ma parlando con sua sorella avrebbe potuto ricavarlo, e poi o da Serena o da Laura stessa avrebbe potuto poi riavere una controprova in qualche modo.

Quando scattò il verde la donna cambiò destinazione tutto d’un tratto.
Diede un’occhiata rapido all’orologio.
Erano le 21 passate.
Ci avrebbe messo al massimo 40 minuti per arrivare a Como.

Nel mentre prese il cellulare della sorella e cercò di chiamarla ma sembrava spento o staccato.
“ Faccio prima ad andare direttamente da lei!” esclamò la donna.
Non aveva ben chiaro come avrebbe fatto a giustificare a Romina il motivo di quella visita non annunciata.

Era da parecchio che non si faceva vedere. Figuriamoci poi in tarda serata.
Potrei fingere un pentimento per la mia freddezza e dirle che ero preoccupata per lei”.
Non sapeva se sarebbe stata capace di fingere fino a questo punto.

La realtà era che aveva provato in tutti modi che lei conosceva ad aiutarla, ma sapeva perfettamente che non poteva in nessun modo essere di supporto a qualcuno che aveva il solo obiettivo di vittimizzarsi e lamentarsi.
“Cazzo! Eppure lei una volta non era così!”

Era inutile mentire a sé stessa.

Odiava ammetterlo ma sua sorella non era stata più la stessa da quando aveva scoperto che il suo ex marito non ne voleva sapere di avere figli.
La delusione. Il divorzio. La solitudine. L’incontro con questa ragazza così fragile e quel bisogno di volerle fare da madre a tutti i costi.

Quando la realtà era ben diversa.
Questa fantomatica Laura una madre ce l’aveva già.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso per sua sorella.

Romina aveva decisamente perso il centro.

La sua solitudine e il suo bisogno ossessionante di diventare madre si erano proiettati totalmente verso quella ragazza.
Ma la realtà era che lei era solo la sua psicoterapeuta.
Tutto quello che venne dopo, la denuncia e quant’altro diedero le diedero il colpo di grazia.
Erano ormai due anni che aveva smesso di esercitare e si stava lasciando vivere.
O morire” pensò Silvia con amarezza.
Immersa totalmente dal flusso dei suoi pensieri non si era accorta che era praticamente arrivata a destinazione.

Quasi in preda ad un’isterica euforia la bionda scese dalla macchina e corse verso il citofono del palazzo.
Suonò. Ma non ottenne risposta.
Riprovò varie volte.
Il nulla.
Riprovò a chiamare al cellulare ma continuava a risultare staccato.

Dopo vari tentativi ritornò delusa dentro la sua Ka e accese la radio.

Mi piacerebbe aspettarla pensando che sia fuori a svagarsi, ma la realtà più probabile è che si sia presa uno di suoi intrugli di farmaci maledetti per poter dormire.”

E in quel caso neanche le palle di cannone l’avrebbero svegliata.
Almeno non finchè sarebbe durato l’effetto di quei maledetti sonniferi.
“Maledizione a te e a quelle schifezze che ingurgiti!” urlò con rabbia.
Diede un pugno sul cruscotto della sua macchina e si lasciò andare ad un triste e sconsolato pianto.

Pianse tutte le lacrime che aveva tenuto dentro di sé negli ultimi mesi.
E probabilmente molte altre ne sarebbero uscite, ma decise che quella storia non finiva lì.

In settimana sarebbe sicuramente ripassata e avrebbe ottenuto le informazioni che cercava. Silvia era sempre stata una donna determinata quando qualcosa per lei diventava importante.
E questa era più che importante. Prioritaria era il termine appropriata.
Riaccese la macchina e con uno sguardo rassegnato e gli occhi ancora umidi riprese la strada per tornare a casa.
Aveva solo voglia della sua buona tisana ai frutti di bosco e del suo letto caldo per processare tutto quello che era successo durante quell’intensa domenica di marzo.

 
 
   
 
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