Evangeline passò il viaggio di ritorno e il resto della serata ad ascoltare i rimproveri della madre: “che figura…”, “cosa avranno pensato di noi?!”, “Davanti alla Regina!”.
La ragazza sentiva solo frasi spezzate e ogni tanto annuiva con la testa bassa, fingendo dispiacere e vergogna per ciò che aveva fatto.
Ovviamente non aveva rivelato ai suoi genitori di aver passato la serata con Alexander, non avrebbero capito; allo stesso tempo non riusciva a smettere di pensare a quei meravigliosi occhi, l’unico dettaglio che era riuscita a scorgere da dietro la maschera nera del suo cavaliere.
-Si può sapere quindi dov’eri finita?!- chiese Lord Montgomery, adirato tanto quanto la moglie.
Il padre di Evangeline aveva taciuto per tutto il tempo, solo una volta rientrati alla magione aveva dato sfogo a tutto il suo repertorio: adesso che si trovavano da soli nel salone e che anche la servitù era stata congedata, per non dare adito ad ulteriori pettegolezzi, Evangeline sapeva che era il momento di trovare una giustificazione per la sua assenza.
-Purtroppo non mi sono sentita bene, padre. Vi avevo detto che Sophie mi aveva stretto troppo il corsetto-
Evangeline era furba: aveva tirato fuori la storia del corsetto stretto perché sapeva che suo padre si imbarazzava appena si accennava a un qualsivoglia argomento di natura intima femminile.
La situazione attuale non fece eccezione, perché Lord Montgomery si irrigidì, la fronte gli si imperlò di sudore che subito pulì con un fazzoletto e le guance divennero di un lieve color porpora.
-Oh… beh, se così stanno le cose. Mi auguro che ora tu ti senta meglio. Tuttavia, avresti dovuto palesarci il tuo malessere e ti avremmo portata via-
-Padre, non volevo che gli ospiti si preoccupassero. Peggio ancora, avrebbero potuto pensare che avevo pasticciato coi liquori-
-Giusto- rispose solo Lord Montgomery.
Calò per un momento il silenzio, Lady Montgomery era seduta sul divanetto accanto ad Evangeline e aveva le mani incrociate in grembo, come se fosse in attesa di qualcosa.
-Ebbene, puoi ritirarti-
Evangeline si alzò e fece una lieve riverenza al padre e alla madre, e colse l’occasione al volo per togliersi da quell’impiccio e salire al piano di sopra.
Sophie la stava aspettando e la aiutò a svestirsi: il complicato abito verde venne sfilato e ripiegato, poiché il giorno dopo sarebbe finito nelle mani delle domestiche che lo avrebbero lavato e rimesso a nuovo: proprio mentre la cameriera stava aiutando Evangeline a slacciare il corsetto, nella stanza entrò Lady Montgomery, che con un cenno congedò Sophie.
La ragazza fece una riverenza prima alla padrona di casa, poi a Evangeline e uscì di corsa dalla stanza.
Lady Montgomery si avvicinò alla figlia e la fece girare, poi iniziò a slacciare con forza i nastri di raso di quello strumento di tortura che Evangeline stava indossando:
-Puoi pensare di ingannare tuo padre, ma non credere di poter fare lo stesso con me- esordì lei.
-Madre, di cosa parli?- chiese Evangeline, quasi soffocando per la violenza con la quale la madre la spogliava.
-Oh, per favore, Evangeline! - sbottò l’altra - sono una donna! Conosco bene lo sguardo di una ragazza giovane e infatuata. Non so con chi tu abbia passato la serata e non voglio saperlo. Ma voglio dirti una cosa-
-Ti ascolto, madre-
-Togliti dalla testa qualunque fantasticheria-
Lady Montgomery sfilò il corsetto finalmente aperto e prese la camicia da notte della figlia che era appoggiata sul materasso del letto.
-Perché?- chiese Evangeline, prendendo il coraggio a due mani.
Sua madre la guardò, senza rabbia e senza rimprovero, sembrava quasi intenerita.
-Oh, figliola…- sospirò lei.
Lady Montgomery invitò Evangeline a sedersi con lei, poi le disse:
-Il mondo per una donna non è così semplice. Non puoi amare chi vuoi solo perché decidi di farlo, e tantomeno puoi sposare un ragazzo solo perché ti piace. Non funziona così-
-Tu sei mai stata innamorata?-
Lady Montgomery sussultò, arrossì leggermente, poi iniziò a ricordare, sorridendo tra sé e sé:
-C’era un gentiluomo… un giovane alto, moro e molto galante. Lo incontrai durante una visita che feci insieme a mia madre alla casa di Lady Shuffle: sapessi, figliola, avevo un abito rosso di broccato con ricami di pizzo sui bordi delle maniche e sul colletto-
-E cosa successe?-
-Cosa poteva succedere? Ci innamorammo. Perdutamente. Ma…- Lady Montgomery si intristì improvvisamente e sospirò, era evidente che il ricordo la faceva ancora soffrire - lui era un garzone. Era di un ceto sociale troppo inferiore. Per un po’ tenemmo una corrispondenza epistolare, poi mio padre lo scoprì: nel timore che disonorassi la famiglia, combinò il mio matrimonio e mi fece sposare in pochissimo tempo. Fu così che conobbi tuo padre-
Evangeline non aveva mai sentito questo risvolto della storia, e, anche se era difficile ammetterlo con se stessa, la cosa la intrigava e la intristiva allo stesso tempo.
-Ti racconto questa storia semplicemente perché non voglio che tu soffra come ho sofferto io. Stai per conoscere il tuo futuro sposo, Evangeline. Non puoi permetterti scandali-
Lady Montgomery fece un piccolo sorriso di sbieco, poi baciò sulla fronte la figlia e uscì dalla stanza senza più dire una parola.
Evangeline buttò fuori l’aria che aveva trattenuto fino a quel momento e iniziò ad ansimare al pensiero di non rivedere più Alexander.
“No - pensò lei - non lascerò che accada”.