Una bella novità
Un respiro. Poi un altro, profondo.
Ayu teneva gli occhi chiusi e cercava di calmare i battiti del
proprio cuore. Era immersa nel confortevole silenzio del bagno, che era capace
di ovattare qualsiasi altro suono proveniente dall’esterno. Era un guscio
comodo, una panic room casalinga che funzionava sempre. Non era da lei
dare di matto – tutti la conoscevano come una ragazza calma e composta, con un
enorme sangue freddo – ma lei avrebbe sfidato chiunque, nella sua situazione, a
restare impassibile.
Un bambino. Aspettava un bambino.
Era combattuta tra la felicità e la confusione, giustamente
diluite da un doveroso pizzico di terrore – un bambino! – che le
attanagliava le viscere. Si passò una mano sul ventre piatto, lasciandocela per
qualche secondo. Le cose sarebbero cambiate, per sempre.
Il suono della chiave inserita nella serratura della porta
d’ingresso la riscosse dai suoi pensieri. Poi, una voce calda e familiare si
fece strada nella sua testa, causandole un sorriso spontaneo.
«Ayu, sono a casa!»
Tetsushi, il ragazzo che amava da più di un decennio.
Tetsushi, il suo primo e unico amore. Tetsushi, che sarebbe diventato padre.
La ragazza uscì dal bagno e si appoggiò allo stipite, le
braccia dietro la schiena, gli occhi fissi sul ragazzo che si stava togliendo
il bomber, dandole le spalle.
«Ehi» lo chiamò, rendendosi conto che la sua voce si era
ridotta ad un mero sussurro.
Aveva paura, inutile negarlo.
E se non l’avesse più voluta? Se se ne fosse andato, per non
tornare più?
Non erano nemmeno sposati!
A quel pensiero un leggero rossore le pervase le guance.
Siamo nel ventunesimo secolo, non c’è bisogno di
un matrimonio per amare qualcuno, si disse.
«Com’è andata a lavoro?» le chiese il ragazzo, avvicinandosi e
stampandole un bacio sulle labbra, tirate in un sorriso al limite
dell’isterico.
Ayu deglutì.
«Non ci sono andata, ho chiesto un giorno di malattia.»
Tetsushi la guardò, interrogativo.
«Non mi sembri malata» le disse, distogliendo lo sguardo e
aprendo il frigo. E, mentre si versava un bicchiere di succo di frutta, continuò.
«Ayu… Che ti succede ultimamente? Sei strana, distante… Si
tratta forse di Nina? È successo qualcosa che non puoi dirmi?»
La ragazza scosse la testa.
«No, come ti viene in mente?»
Tetsushi guardava il bicchiere, lo sguardo serio.
«Allora cosa c’è? Sei distante, non ti fai toccare, riesco a
stento a vederti la mattina prima che tu esca per andare al lavoro. E anche
stamattina lo hai fatto, però poi te ne esci che al lavoro non ci sei andata.»
Si interruppe per un istante, stringendo impercettibilmente il
vetro del bicchiere.
Ayu deglutì di nuovo. Le parole le si erano bloccate in gola,
e non riusciva a mandarle fuori. Quella mattina era uscita per andare a
comprare il test, e poi aveva aspettato che lui uscisse, per poter fare con
calma.
«Ayu… Per caso c’è qualcun altro?»
Fu uno sguardo smarrito quello che Tetsushi incontrò, quando
alzò la testa verso la figura slanciata dall’altra parte della stanza.
Qualcun altro. A volte sa essere un vero idiota!
Il terrore, a quelle parole, si era liberato dalle catene in
cui Ayu lo aveva imprigionato, e le correva liberamente nelle vene,
contraendole i muscoli e paralizzandola sul posto, come pietrificata da Medusa.
«Come ti salta in mente?» riuscì a dire. Avrebbe voluto
gridarglielo, ma il tono non si era affatto rialzato.
«Allora spiegami, per favore, cosa diavolo ti sta succedendo»
la incalzò Tetsushi, bevendo una breve sorsata.
«Perché a me sembrava che tutto andasse benissimo tra noi, e
ora invece scopro che non è così, perché mi guardi spaventata, come se ti
avessi smascherata, quindi perché̶ ̶»
«Sono incinta.»
Un sussurro.
Non era esattamente in quel modo che aveva pianificato di
dirglielo, ma d’altro canto nulla di quel momento cruciale era pianificato. Lei
avrebbe solo voluto urlargli di stare zitto, anche solo per un secondo, e di
ascoltarla. E invece le mancava l’aria, e si sentiva come se nessuno le avesse
detto la battuta successiva di quella scena da soap nella quale si era
trovata.
E Tetsushi si era interrotto, e la guardava sbalordito, il
bicchiere ben saldo in mano e la bocca leggermente aperta, cercando di
elaborare quella piccola frase che si era incastonata proprio nel timpano e non
sembrava voler raggiungere il cervello.
Riusciva solo ad associare la parola ‘incinta’ a ‘bambino’.
Bambino. Padre.
Sentì la sua faccia contorcersi in un orrendo sorriso, uno di
quelli che fai quando sei troppo felice e non riesci a contenerti e senti il
calore riempirti fino a farti esplodere. Mollò il bicchiere e corse ad
abbracciarla, forte, quasi volesse assorbirla dentro di sé.
«Scusa, sono un vero cretino.»
Ayu annuì, affondando il viso nell’incavo del suo collo.
«Sì, lo sei, Tetsushi Kaji. Ma io ti amo lo stesso.»
E restarono così, avvinghiati l’uno all’altro, abbracciando il
loro futuro.
Angolo dell’autrice
Ciao a tutti! Ricordo che una volta Streghe per amore aveva
una sezione tutta sua (con il suo titolo originale, Ultra Maniac) che
ora non c’è più. Purtroppo è sempre stato un manga non molto conosciuto e vecchiotto
(io l’ho conosciuto con l’anime tantissimi anni fa) ma la storia era leggera e
carina. Inoltre, visto che a me piace portare a termine quello che inizio, ho
deciso (finalmente!) di scrivere qualcosa sulle coppiette (♥) del
manga, anche se sembra essere passato un secolo da quando l’ho pensato per la
prima volta (^^|||). Detto questo, ho sfruttato il trascorrere degli anni per far
crescere anche i personaggi e metterli di fronte al diventare grandi, anche se
in formato ridotto.
Grazie per aver letto!
Frix