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Autore: L_White_S    04/03/2021    0 recensioni
" Non sempre gli angeli nascono con le ali "
Quando i nazisti portano gli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, il loro scopo non è solo quello di ucciderli…
Quando il re inglese attacca la Francia per riprendersi il trono, la guerra “dei cent’anni” diverrà il pretesto per celare le vere motivazioni del conflitto. Ma cosa hanno in comune questi avvenimenti storici?
Ice – il protagonista – è un ragazzo che si sveglia in un laboratorio ultratecnologico senza memoria. Gli esperimenti condotti lo hanno privato dei ricordi e solo dopo un accurato incidente, studiato – se vogliamo – inizia finalmente a trovare nel buio della sua mente quei flashback che faranno riaffiorare la verità, oltre che la luce.
La saga inizia con la ricerca delle origini di uno “dei dieci”, con un debutto fenomenale.
Si introdurranno domande che sorgeranno spontanee al lettore, quali la nascita del conflitto delle parti, sia di esseri
sovrannaturali che non, e di quanto possa un amore condizionare la vita…
Ice, durante il viaggio dettato dai ricordi, scoprirà una visione demoniaca che lo perseguiterà per tutto il tempo, manovrandolo come un burattino. Ma perché accade questo?
L’amore potrà riportarlo sulla retta via, perché la strada del male, è solo un bivio…
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO  3.2
 
 
 
 
 
   Le dominazioni erano un ramo del potente esercito inglese ma queste, per quanto ben organizzate, erano suddivise persino al loro interno in vari gruppi e sezioni: le truppe private di Ry ne erano una prova.
   Si vociferava fossero le più forti, le più spietate…
   Ice non riuscì a tenere a bada il sovrano che queste lo accerchiarono immediatamente sfoderando le spade e indirizzandole alla sua gola. Erano nascoste nell’ombra, come sempre.
   Alain invece era solo un giovane nato in quel mondo ultraterreno; non aveva più di diciassette anni ma conosceva bene le storie che si raccontavano delle dieci morti. Così erano soprannominate.
   Si vociferava avessero appreso le arti magiche in oriente, dove era addirittura possibile imparare a levitare da qualche monaco con la testa rasata; si raggiungeva lo stato di pace con il mondo circostante amplificando il potere distruttivo del proprio corpo, per poi riuscire a trasformarsi in veri e propri dèi terreni.
   Anche il re forse aveva appreso quelle arti mistiche ma nessuno ne aveva mai avuta una dimostrazione. Fino a quella notte.
   Ice teneva saldo per il collo il sovrano ignorando i dieci uomini che freddi e immobili lo minacciavano: aveva mille lame dirette alla giugulare come fossero i raggi di una ruota ma impavido se ne fregò; finché Ry sarebbe stato sotto il suo controllo nessuno lo avrebbe toccato o almeno, così credeva.
   Quasi avesse richiesto più spazio, le dieci morti lasciarono la scena al sovrano che subito, cosa impossibile per chiunque – a detta di Alain – si smaterializzò pur essendo bloccato fisicamente.
   Liberare lo spirito, la propria essenza, era un gioco da ragazzi, persino il giovane discepolo ci riusciva di tanto in tanto ma serviva una concentrazione mostruosa e una forza mentale senza pari.
   La mente doveva scindersi dal corpo terreno, bisognava restare soli con se stessi e allontanarsi alla velocità del vento, così avveniva quella magia ma farlo con qualcosa che non fosse un qualsiasi indumento era a dir poco impossibile.
   Anche un calice o un candelabro erano pesantissimi da spostare! Figurarsi riuscirci con la morsa di Ice sul collo!
   Invece, senza alcun problema, Ry mostrò per la prima volta le sue arti, la sua magia, il vero potere; quello tanto ambito dal moro.
   Si smaterializzò per poi apparire alle sue spalle ma, cosa impossibile, si portò dietro il braccio del malcapitato, lo stesso che poco prima lo stava bloccando.
   Glielo strattonò e il risultato fu semplice: Ice iniziò a soffocare sotto il suo stesso arto.
   Con qualche difficoltà riuscì a divincolarsi e voltatosi per un faccia a faccia rimase sorpreso d’innanzi la nube di polvere che improvvisamente si era levata.
   Dov’era finito il re?
   Si era smaterializzato come uno spirito. Ecco che fine aveva fatto.
   Le risa di Ry rimbombarono nella sua testa e nei sotterranei: Ice aveva la mente in balia del sovrano.
   Oltre a smaterializzarsi, infatti, per le dominazioni era un gioco da ragazzi persino insinuarsi nelle menti e alterare percezioni e umori.
   Potevano anche comandare a bacchetta un uomo: quello che stava accadendo al povero Ice.
   Alain si era accorto inoltre che da quando il maestro aveva iniziato a perdere la memoria e a mostrare parecchi sintomi della cecità la sua psiche si era indebolita particolarmente. Non era più il giovane spavaldo e impavido di una volta; ora temeva qualcosa; l’ignoto.
   Ma di cosa aveva paura veramente?
   E perché nessuno lo aveva notato tranne lui?
  Ah già… Lui era diverso da tutti gli altri… era uno dei pochi nato con la facoltà di leggere facilmente il pensiero e ciò lo aveva proiettato nell’iperuranio caotico dei pensieri del moro: una volta pensava parecchio al vecchio amico Philip, ad Alexandre e a una donna, di cui forse ne era stato colpito, ma adesso non si curava di nulla, niente di niente, era vuoto come l’oscurità…
   Alain aveva avuto sempre un po’ paura di lui… soprattutto perché aveva ucciso il proprietario dell’ala nord senza problemi: suo padre.
   Nonostante ciò sembrò l’avversario ideale per mostrare a tutti il potere di sua maestà e nonostante avesse una mente letteralmente vuota, Ice era fragile, tanto che ben presto il re volle umiliarlo facendolo inginocchiare a forza contro la sua volontà, proprio sull’ultima candela accesa.
   Il viso grondante di sudore fu spinto verso la piccola fiammella, a pochissima distanza dal fuocherello bollente, così che qualche ciocca fu bruciacchiata.
   La luce si riflesse nei suoi occhi azzurri e nonostante soffrisse, soffrisse da morire, qualcosa gli diede il sostegno necessario…
   E non fu la presenza del suo discepolo o i suoi vecchi amici, perché oramai non aveva più ricordi…
   Forse era la potentissima persuasione del sovrano, eppure lì, inginocchiato e con la faccia attaccata alla fiamma, pronta per esser bruciata, aveva l’impressione che tra il giallo l’arancio e il rosso vi fosse qualcosa; una figura indistinguibile di una persona, affascinante, bella e addirittura profumata.
   Ice non oppose resistenza perché contro ogni logica traeva energia da quella candela, da quell’allucinazione.
   Dimenticandosi dei presenti fu come assalito da un ricordo lontanissimo, da un qualcosa che inspiegabilmente era stato costretto a ignorare e dimenticare; quella era una donna, colei che sin quel momento aveva incontrato nei sogni, nella realtà, nel pericolo.
   A dirla tutta la vera e propria presenza che sola lo aveva manovrato come una pedina.
   Nonostante le dieci morti, Alain e persino Ry non percepirono nulla, Ice fu come colto da un senso di trans.
   Lei era mora, la carnagione chiarissima brillava nell’oscurità mentre il suo sguardo, abbassato, non gli permetteva di assaporare quel che sarebbe stato con molta probabilità uno sguardo agghiacciante, sì perché se la stava mangiando viva.
   Da lei traeva energia.
   Cessata ogni minima resistenza da parte del moro, il sovrano lasciò andare la morsa invisibile permettendo a Ice di alzarsi lentamente: aveva gli occhi rosso fuoco e i bordi azzurrissimi.
   “Non è poi tanto diverso da me”, pensò il re.
   Ry non volle infierire, al contrario sembrò aiutarlo nel riprendere conoscenza e calma: il ragazzo era proiettato in un universo parallelo, sembrava non facesse parte di quel posto, la sua camminata il suo candore e lo spirito erano mutati, era come… era come assistere all’ascesa di un angelo, brillava, brillava come fosse il sole.
   Come d’incanto tutti, escluso Alain, svanirono nel nulla sotto richiesta del re, lasciando i sotterranei vuoti e silenziosi.
   Erano scappati?
   Anche il discepolo aveva tutta l’intenzione di darsela a gambe ma a cosa sarebbe servito?
   Era sempre Ice dopotutto; non un mostro.
   Anche se aveva paura. Ne aveva da morire.
   Immobile, con lo sguardo verso la fredda pietra ai suoi piedi, il moro non mosse più un passo, quasi disgustato da quel luogo così sudicio e puzzolente.
   Alain iniziò a tremare.
   Cosa gli stava succedendo? Si sentiva “strano”, aveva l’impressione di bruciare dall’interno, come se fosse stato contagiato da un virus o qualcosa di simile, più provava a raggiungere il maestro più era abbracciato dalla morsa del dolore, fintanto da strisciare in terra.
  Più provava a respirare, più l’aria nei polmoni sembrava abbandonarlo, era Ice che inconsciamente lo stava uccidendo.
   Ma come faceva? Era più forte delle dominazioni e del re…
   Chi era veramente?
   Improvvisamente rivisse la sua vita.
   Alain, nato in circostanze particolari, aveva perso la madre umana perché ritenuta inferiore, uccisa dal padre che odiava tanto, quello squartato da Ice nella partita a scacchi. Uccisa per colpa di uno stupido credo.
   Ora, quasi fosse destino, lo stesso maestro gli avrebbe tolto la vita. Quasi lo ringraziò perché finalmente l’avrebbe rivista.
   “Non ho paura di morire”, si disse.
  
  
 
 
   In pochi secondi Ry fu raggiunto dalle dieci morti nella sua biblioteca privata, quella nascosta nell’ala nord.
   Era freddo, lucido e cauto. Non sapeva bene cosa stesse accadendo al giovane Ice ma qualunque cosa fosse, l’avrebbe sfruttata a suo vantaggio.
   Con molta probabilità Alain sarebbe stato ucciso lentamente fino a soffocare, e il risultato?
   Ice sarebbe tornato alla realtà con l’intenzione di vendicarlo.
   Ottimo per combattere la resistenza no?
   Anche al re, che ricordasse, era capitata un’esperienza simile qualche anno prima: Wsath, alias l’incappucciato, soffriva di perdita di memoria e uccideva chi gli stava vicino senza rimpianto. Erano quasi identici quei due.
   Ma che nascondevano?
   « Francin ».
   Rivolgendosi a uno dei presenti, forse il più fidato, il re visibilmente confuso lasciò spazio al suo suddito che scelta accuratamente la sezione afferrò una scala di legno e si arrampicò per la biblioteca. Si soffermò dopo parecchi minuti in un punto esatto e scelse un libro, nascosto dietro ad almeno altre tre file di vecchi manoscritti.
   Era un diario antichissimo, coperto da uno strato di polvere così spesso che quando fu pulito la sua lucentezza tornò in un baleno allo scoperto: era alto, la copertina in pregiata pelle nera era chiusa con cura da un laccetto d’oro che si protraeva sui quattro spigoli e… non aveva titolo.
   « A lei, mio re ».
    Inginocchiato, Francin porse il lucente diario al re che subito lo aprì incominciando a leggere dalla primissima pagina, nonostante vi fosse un segnalibro a forma di croce molto più avanti.
   Fu a quel punto che si soffermò più volte su un particolare punto del testo:
   “…i giorni passano senza sosta ed io perso nella mia solitudine, non so più… chi sia. Ho conosciuto parecchie persone, forse, perché in molti per le vie mi salutano ma non ricordo nulla, nessuno mi è familiare, sono solo. Il dolore è il mio unico amico e il male, solo, mi dà conforto. Ho notato che uccidere è l’unico modo per alleviarlo e far cessare le mie infinite domande. Chi sono io?...”
   Quella parte era la più interessante e l’era ogni secolo in quale il re rileggeva il vecchio diario del suo caro amico Wsath. Anche Ice aveva iniziato a scrivere per ricordare ma aveva iniziato troppo tardi…
   Il passato stava svanendo troppo in fretta.
   Un bene per i suoi scopi.
   « Tra non molto il ragazzo si calmerà e perderà i sensi, portatelo nella sua stanza e sorvegliatelo. Al suo risveglio scortatelo da me ».
 
 
 
 
   Alexandre era stato molto duro nella bottega ma aveva raddrizzato Philip senza alcun timore nonostante il biondo avesse mostrato le zanne senza pensarci due volte.
   Se l’Hide avesse saputo del suo segreto, lo avrebbero ucciso in men che non si dica; i demoni erano letteralmente odiati.
   Però Philip era buono…
   Inoltre si era rivelato un’ottima spia e le informazioni sottratte erano decisamente utili. Il biondo aveva la capacità di leggere nel pensiero – come Alain del resto – e non aveva trovato difficoltà nell’inserirsi nelle menti delle dominazioni prima di ucciderle nell’atrio. Aveva sfoderato tutte le sue capacità insegnategli e si era mosso bene all’interno del palazzo, attendendo con pazienza l’arrivo di Ice. Purtroppo però leggere la sua mente si era rivelato inutile dato che non c’era niente nel suo cervello…
   Lo reputava un completo idiota ora.
   In ogni caso le dominazioni erano a conoscenza, più o meno, del loro campo base, lo avevano seguito mentre portava Angy sul carretto, quindi sarebbero presto stati attaccati…
   Ma come potevano difendersi?
   Un’imboscata sarebbe stata l’ideale.
   Si era fatto mattina e sia Philip che Alexandre erano rientrati all’accampamento. Il biondo di buon passo si recò entusiasta dalla sua amata ma quando fu a pochi piedi da lei percepì chiaramente la sua assenza. Preso dal panico strappò con violenza il telo ed entrò: tutto era in ordine, non vi erano segni di scontro, quindi Angeline non era stata portata via come inizialmente aveva immaginato e poi con tutti quegli uomini possibile che nessuno se ne fosse accorto?
   Allora dov’era?
   Girò con passo spedito per l’accampamento non dando troppo nell’occhio, tanto quasi tutti erano dediti all’allenamento e alla caccia, ma non la trovò.
   Tornò dal suo maestro, seminudo nella tenda: era nel bel mezzo del solito riscaldamento pre-duello.
   Non vi badò e invase la sua privacy.
   « Phil…».
   « Maestro Angeline è sparita, nel campo non c’è e dubito che qualcuno l’abbia vista ».
   A quelle parole tremolanti e colme d’angoscia Alex si vestì in pochi secondi cercando di immaginare come la giovane nipote fosse riuscita a svignarsela. Chiunque l’avesse presa, sarebbe stato sicuramente un demone; si vociferava, infatti, che questi riuscissero ad attraversare muri e scomparire senza la minima difficoltà e pensandoci bene, quello poteva esser l’unico modo per portarla via alla fratellanza.
   Leroy convocò velocemente un’assemblea, quella che stavano per prendere con molta probabilità sarebbe stata una decisione drastica.
   La più difficile che avesse mai dovuto affrontare.
   
 
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