Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: artemide88    04/03/2021    2 recensioni
Isabella Black frequenta la più importante scuola della Virginia e non solo ha ottimi voti, ma sta per diplomarsi con un anno di anticipo. Vuole andarsene, da quella scuola e quella città, il prima possibile perché odia i bulli che la perseguitano. Potrebbe però avere vita più facile se rivelasse un piccolo dettaglio sulla sua vita...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Piccolo riassunto della puntata precedente: Bella e Edward sono usciti allo scoperto. I loro amici stanno complottando per detronizzare Jessica, la bulletta della scuola. Nel frattempo Bella deve anche gestire la vecchia zia che la vuole portare al ballo delle debuttanti...
Buona lettura



CAPITOLO 14

Dovevo aspettarmi che zia Sue stesse architettando qualcosa. La mia ingenuità senza limiti mi fece sentire una vera idiota.
Il tè da zia Sue avrebbe potuto un bel passatempo, se non avessi avuto la testa altrove, verso Edward e la montagna di compiti che Molina mi aveva affibbiato. Quell’uomo era sempre più sadico.
“Isabella?” Il richiamo della zia mi riscosse. “Isabella, sarà almeno la terza volta che ti chiamo.” Ops. Mi scusai e le prestai finalmente attenzione con sua enorme soddisfazione. “Dicevo che ogni pomeriggio mi aspetto che tu sia qui alle quattro in punto. Inizieremo le lezioni di bon ton e cercheremo anche di dare una sistemata a quei capelli cespugliosi.”
Il piano della zia era di rivoluzionare la mia vita. Provai di nuovo a oppormi, ma quando un editto di zia Sue era stato proclamato, ci si poteva far poco. Provai a ricordarle anche che non sapevo ballare.
“Prenderai lezioni.” Rispose tranquilla. “Non voglio certo che tu mi faccia fare brutta figura, ovviamente.”
Ovviamente. 
Strinsi le labbra per non rischiare di farne uscire qualche cosa di sconveniente. 
Mamma prendeva il tè come una consumata donna del Sud, mentre io ero spalmata nella poltrona.
“Devo studiare.” Mi alzai per porre fine alla tortura.
“Puoi usare lo studio. Carlton ti porterà a casa più tardi.” L’invito di zia Sue mi sorprese, ma era chiaramente un modo elegante per congedare mamma che si alzò senza battere ciglio. Probabilmente quelle due erano già d’accordo. Mi sedetti di nuovo, perché la mia tortura non era ancora finita, invece.
“Zia, devo davvero studiare.”
“Vorrei che riconsiderassi la possibilità di diplomarti l’anno prossimo.”
Scossi la testa. Niente e nessuno mi avrebbe impedito di diplomarmi in anticipo, anche se sembrava che il progetto di zia Sue fosse di rallentarmi tanto da far saltare i miei progetti e impedirmi di andare al college.
“Ho ancora tempo per inviare qualche altra domanda di ammissione. Pensavo alla California.” Zia Sue trasalì e la tazza le vibrò tra le mani. Avevo anche io qualche asso nella manica, forse merito dei miei due nuovo amici-strateghi da strapazzo. “Ti voglio bene zia, ma non voglio che tu ti intrometta in questa mia decisione. L’ostinazione di papà mi sta spingendo a scegliere la Brown.”
“Capisco.” La zia riprese il controllo dei suoi nervi. “Devi pur sempre dargli atto che non gli stai rendendo le cose facili.” Posai la mia tazza, vuota per metà.
“Nemmeno lui. Solo perché sono una donna devo limitare le mie ambizioni?” Non attesi la risposta perché non la volevo nemmeno sentire. Mi premeva di più sapere un’altra cosa. “Cosa ne pensi degli Stanley?”
Lei mi osservò a lungo. “So che Jessica ti da filo da torcere a scuola. La sua famiglia ha buoni agganci in città.” La diplomazia di zia Sue era leggendaria, ma per una volta si lasciò andare a un commento personale. “Mantengo rapporti di convenienza con la vecchia Staney. È lei che guida la famiglia e il comitato del ballo e non penso se lo meriti. Cerca sempre un proprio tornaconto.”
“Sono imparentati con i King.”
“E questo è un altro buon motivo per cui...non ammiro troppo la famiglia Stanley.” Sottinteso che i King proprio la disgustavano. 
“A scuola c’è chi vorrebbe togliere il potere a Jessica.”
“Tu?” Non mi volli esporre. “È una questione di potere e di equilibrio. Non puoi pensare di spodestare il re senza metterne un altro sul trono. La scuola è lo specchio di quello che è la nostra società, Isabella.”
“Approvi, allora?”
“Mantenere le apparenze è importante.” Dichiarò criptica. Mi alzai e mi avviai verso il mio studio privato.

Come ordinato dalla zia, ogni pomeriggio lo passavo in compagnia sua e di qualche suo ospite. Poteva essere una truccatrice, una parrucchiera, o una sarta.
Tra un devi versare il tè così, un tieni la tazza cosà, con il mignolo abbassato, un stai dritta sulla sedia e un partecipa attivamente alla conversazione, c’era solo una cosa che avevo capito: tutta questa messinscena serviva alla zia per trovare un pretendente per il ballo che fosse anche un pretendente alla mia mano. Lasciavo che zia Sue vagliasse i candidati e li bocciasse uno a uno. Sapeva che non avevo intenzione di sposarmi e che, anche se avesse trovato il cavaliere giusto, si sarebbe dovuto limitare ad accompagnarmi al ballo.
Più passavano i giorni, più mi sentivo come un leone in gabbia. O come un chihuahua con la museruola. Volevo urlare, strapparmi i capelli e fuggire lontano. Invece restavo seduta composta sui divanetti di zia Sue e sorseggiavo il mio tè.
Nonostante gli sguardi di disapprovazione che la zia mi scoccava ogni tre per due, la mia non era una parte attiva nella conversazione. Mi concentravo solo sul pensiero della Brown o ripassavo mentalmente qualche lezione per non rimanere indietro con lo studio. O rivivevo sognante i baci che io e Edward ci scambiavamo nel mio bagno a scuola.
E poi alla maggior parte dei convitati non interessava per niente di una ragazzetta struccata e con un nido nei capelli, infilata in una bella divisa scolastica. Li ascoltavo svogliata, ma tenendo sempre la tazza come mi aveva detto l’insegnate di buone maniere. Qualcuno ciarlava del college o dell’azienda di famiglia. Qualcuno, con poco buon gusto, delle ville, delle barche e degli aerei che possedeva. Soffocavo le risate nella tazza del tè nel vedere il sopracciglio di zia Sue inarcarsi in segno di disapprovazione.
Erano giorni che non dormivo granché per poter studiare e finire i compiti. A scuola, Edward, preoccupato, mi aveva proposto di andare a schiacciare un pisolino a casa sua, giusto per potermi riprendere.
Da zia Sue, quel pomeriggio di metà ottobre, la truccatrice si mise le mani nei capelli perché disse che le mie occhiaie erano impossibili da coprire.
“Zia...” La implorai. “Adesso basta, scegli qualcuno, ma liberami, ti prego. Devo studiare!” la truccatrice mi zittì, perché doveva mettermi non so cosa sulle labbra.
“Se tu fossi più partecipe!” Capivo bene quanto la zia fosse frustrata dal mio comportamento poco collaborativo. Anche io ero frustrata dal suo di comportamento poco collaborativo. Poteva scegliere direttamente lei chi dovesse essere il mio cavaliere e avrebbe evitato a chiunque di sopportare quelle torture. “La mia lista di possibili accompagnatori è già esaurita!”
“Vorrà dire che non è destino...” Tentai di convincerla a desistere con questa storia del ballo.
“Fosse così semplice.” Allontanò truccatrice e parrucchiera che come sempre avevano fatto un mezzo miracolo. “Il comitato per il ballo ha chiesto che incontrassi anche qualche loro candidato. Per lo più ragazzetti insignificanti che vogliono partecipare, ma non hanno ancora chi accompagnare. Ma oggi la questione si è fatta più...delicata.”
“Sei troppo diplomatica. Che ha fatto nonna Stanley?”
“Ha chiesto che oggi incontrassi Royce King.” Sobbalzai per lo stupore.
“Sei troppo diplomatica.” Ripetei. “La questione si è fatta proprio di merda.” Per la prima volta da che ricordassi, zia Sue sorrise a una mia parolaccia.
Come da galateo, Royce King si presentò a un quarto alle cinque e servimmo il tè nel salottino al piano terra alle cinque in punto. La zia lo osservava come un falco pronta a beccare la sua preda. Io, invece, anche se leggermente curiosa di scoprire che tipo fosse il promesso di Rosalie, cercavo di ignorarlo. Forse avrebbe desistito come tutti gli altri.
Sicuramente non era un vecchio. Aveva ventitré anni, il viso gioviale e senza una minima ruga o imperfezione. I loro figli sarebbero stati bellissimi, biondissimi e con gli occhi azzurri. Il corpo, che immaginai essere allenato, era fasciato da un completo sportivo, ma elegante e di alta sartoria. Non riuscii a trovare niente di vecchio in lui. Nemmeno i modi compiti erano leziosi o ostentati. Nella mia mente ammisi che sarebbe stato un ottimo partito, se non fosse stata per quella luce diabolica che sostava nei suoi occhi. Tutta quella perfezione era pericolosa, sembrava un diavolo travestito da angelo.
“Signora Clearwater, devo chiederle una cortesia immensa.” King rivolse un sorriso sfavillante alla zia. “Vorrei parlare da solo con Isabella. So che è contro il galateo, ma credo che Isabella sarebbe più a suo agio.”
Davvero, restare da sola con una serpe mi avrebbe messo a mio agio? Lo scetticismo mi si leggeva in faccia. Tuttavia, zia Sue acconsentì e disse che gli avrebbe concesso cinque minuti e avrebbe lasciato la porta aperta.
“Allora, mia piccola Isabella.” Il suo era il sibilo del serpente pronto a colpire e iniettare veleno. Royce King era un essere pericoloso e forse più spregevole della sua cara cugina. “Sei un’ereditiera.”
“Le interessano i miei futuri soldi, signor King?” Il mio tono monocorde con lo destabilizzò. “La informo che la signora Clearwater gode di ottima salute.”
Lui sorrise freddamente. Io presi la mia tazza e posai le labbra sul bordo, fingendo di bere solo per prendere tempo. I suoi occhi non mi lasciavano e io non abbassai lo sguardo. “E la prego di chiamarmi signorina Swan.”
“Già, perché Brutto Anatroccolo sarebbe inappropriato.” Gli resi il sorriso freddo.
“Signor King, cosa vuole di preciso da me?”
Prese una pasta dal vassoio e se la mise in bocca, accentuando il movimento delle labbra, facendole sporgere in fuori. Disgustoso, sconcio e poco dignitoso. Se voleva che mostrassi il mio fastidio, sarebbe rimasto deluso. Per quanto il suo comportamento mi nauseasse, rimasi impassibile. Presi anche io una pasta e la morsi, con delicatezza, secondo le regole che mi aveva ripetuto fino allo stremo zia Sue.
“Oh, la piccola Swan vuole giocare secondo le regole. Allora devi proprio dirmi a che gioco stai giocando.”
“Come, prego?” Volevi risposte, Royce? Dovevi fare le domande giuste, non ti avrei reso la vita più facile. 
“Perché tu e quelle canaglie dei tuoi amici volete il controllo della White Swan? Vuoi essere la nuova ape regina?”
“Signor King, così mi ferisce. A scuola siamo tutti amici e nessuno prevarica sull’altro e non esistono api regine. Chi le ha dato queste erronee informazioni?” Mantenere la calma era sempre più difficile, ma la mia migliore faccia da innocentina era stata collaudata a lungo.
“Mia cugina...”
“La conosco?”
Royce iniziò a mostrare segni d’irritazione. “Jessica Stanley…”
“Oh, che cara ragazza.” Non gli piaceva proprio che lo interrompessi. La vena sulla fronte iniziava a pulsare con maggior frequenza. 
“Mia cugina mi ha riferito certe voci...”
“Che voci? Non saranno pettegolezzi?” Mi finsi scandalizzata. La vena stava per scoppiagli.
“Swan, tu sei una nullità. La White Swan è il nostro territorio e nessuno potrà mai privarcene.”
“Il vostro territorio?” Ribattei freddamente. Mi alzai in piedi e lisciai la gonna. “Signor King, temo proprio che su questo punto non andremo mai d’accordo. La White Swan Prep Accademy non è il territorio di nessuno. È una scuola. Inoltre, credo che il suo tempo qui sia finito.” Gli indicai la porta, cortese e sorridente.
“Piccola puttana. Te ne pentirai.”
Se ne andò sbattendo la porta. 
“Che è successo?” Zia Sue rientrò, preoccupata.  
“Credimi, zia, non lo so nemmeno io.” Far infuriare il serpente mi aveva dato una scarica di adrenalina. Quando questa mi abbandonò le vene, mi lasciai andare nella poltrona. “Penso che King sia incline alla rabbia e alla violenza. Sicuramente ha poca pazienza.” Zia Sue mi accarezzò il braccio e posi una mano sulla sua. “Ti prego zia, ti scongiuro. Anche la mia vescica implora pietà, basta questi tè. Basta pretendenti.”
Lei sospirò come se le costasse molto dirmi ciò che doveva. “Mantenere le apparenze è importante.” Iniziavo a odiare quella frase. “Comunque ho già scelto da tempo il tuo cavaliere.”





p.s. dell'autrice: Ecco il tasto dolente, il ballo delle debuttanti. Zia Sue non molla l'osso, anche se Bella sta cercando di svicolarsi dall'impegno sociale. E Royce King...non ci piace, non ci piace, ma ci serve per vivacizzare la storia.

vi ringrazio per la pazienza con cui aspettate gli aggiornamenti. Purtroppo la vita mi si è movimentata e, pur essendo la storia già scritta, ho difficoltà a postare con regolarità (spero di poter riprendere con l'aggiornamento settimanale a breve). Questo anche e soprattutto perchè io voglio capitoli buoni (se non perfetti) da un punto i vista linguistico/grammaticale. Mi sentirei male a darvi un capitolo scritto male e con molti errori di battitura.
Per questo ringrazio infinitamente di avere al mio fianco una beta che mi sopporta dal lontano 2009, ovvero dal giorno in cui ho messo piede in questo sito. Non la ringrazierò mai abbastanza (inchino).

a presto
Sara


   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: artemide88