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Autore: Lodd Fantasy Factory    04/03/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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4 Marzo 2021,

 

 

Notte infernale!

Avevo fatto giusto in tempo a saltare fuori di casa come un gatto a cui sia appena stata pestata la coda. Prima di richiudermi il portone blindato alle spalle, ho sentito come una specie di respiro gelido soffiarmi sul viso. Tutte le finestre erano chiuse.

Brividi!

Ho disceso la scalinata con tale fretta da non ricordare se avessi fatto più di un balzo. Rammento però la caotica eco nella tromba delle scale; gli altri inquilini ne sono stati svegliati. A riprova, oggi ho trovato l'ennesima lettera di lamentele nella cassetta della posta.

Perché pensano sia sempre colpa mia?

Ma questi problemi non mi tormentavano, ieri.

Ho imboccato la via che conduce verso lo scorrimento veloce e la pista ciclabile, che circonda la città, nella speranza di trovare conforto nelle fredde luci dei lampioni che illuminano la via a giorno. Invece, mi sono ritrovato per un sentiero di gelida tenebra.

Ho dovuto fare a meno della musica: il cellulare era scarico!

Mai camminare al buio mi era parso tanto pericoloso; nessuna luna, niente stelle. Quando guardi con felicità i fari di una vettura che si avvicina a rilento, nel cuore della notte, significa che sei alla disperazione. Di solito ci si guarda bene dal ritrovarsi in simili situazioni... io, invece, ho tirato un sospiro di sollievo.

Quanto alberga nell'oscurità, sinistri rumori amplificati dal mio terrore, mi ha trasmesso l'impressione che una moltitudine di Esseri si sporgessero dalle loro alcove maledette, famelici, in attesa del momento giusto per balzare alla mia gola. Ho affrettato il passo davanti al fascio di un paio di fari blu elettrico. L'auto mi è sfrecciata poi davanti, affrontando la rotatoria con guida sportiva. È stato allora che i quattro fanali posteriori, rossi come tizzoni ardenti nel camino, si sono lasciati dietro una scia che mi ha stretto le viscere nell'angoscia: sembravano occhi intenti a studiarmi, poco prima di guizzare via al ruggito dello scarico.

Preso dal panico, imboccata la prima strada che si districava via da quello scorrimento di tormento, mi sono ritrovato per una salita man mano più ripida. Le luci mi hanno risparmiato la fatica d'immaginare qualcuno alle mie spalle, o nascosto dietro qualche macchina, sin dal primo lampione sotto cui ho avuto la sfortuna di transitare: si spense; e così avrebbero fatto i seguenti, senza più riaccendersi.

Ho poi continuato a camminare, fiancheggiando un'alta recinzione a rete che mi dava l'impressione nascondesse terribili segreti. La vegetazione che proteggeva, selvaggia e rumorosa alla carezza di un misero venticello, sporgeva dai fori della rete come una miriade di sottili dita ossute. È nella notte che, ciò che di giorno ci pare banale, assume tinte grottesche. Ho cercato di convincermene, inutilmente. Una volta che la mente prende il sopravvento, niente può fermarla!

Mi sono ritrovato a fare un cartoonesco balzo indietro, quando uno scoppio viscido sotto ai miei piedi mi ha ferito l’orgoglio di uomo coraggioso. Ho trattenuto un urlo, ma mi è sfuggita un'imprecazione. Mi sono guardato dapprima attorno, spaesato, facendo un passo indietro. Un altro scoppio.

Ho tremato dalla punte dei piedi all'inguine, dalla cinta in su ero invece paralizzato.

Abbassato lo sguardo, il lampione davanti a me ha mandato un bagliore intermittente, sempre meno energico, mettendo in mostra il raccapricciante scenario che mi circondava. Avevo schiacciato qualcosa di molto simile ad una chiocciola... ma ancora adesso, a mente fredda, trovo che quelle cose non fossero chiocciole.

Erano sì dotate di una conchiglia a spirale inversa, ma piatta e larga quasi quanto il mio tallone; al loro interno erano contenute larve carapaci dalla tonalità bruna, dotate di quattro antenne tanto lunghe da darmi l'impressione di tentacoli – roteavano in modo eccentrico – emettendo una specie di stridio; non erano morte neanche sotto tutto il mio peso. Ve ne erano altre, molte, e tutte strisciavano fuori da un piccolo fossato che si trovava alla mia sinistra, dove si apriva l'ingresso di un tunnel. Le ho fissate con inquieta curiosità per qualche istante, prima di rendermi conto che stessero convergendo verso di me, lasciandosi dietro una scia di bava grumosa. Ero quasi del tutto immerso nell'oscurità, ma non mi è sfuggito lo stesso il dettaglio di un secchio posto all'imboccatura del fossato, nascosto sotto le loro conchiglie: ne fuoriusciva un liquido denso, scuro. Un pozzo di tenebra!

Chi sarebbe stato capace di rimanere a curiosare?

Mi sono lanciato in una corsa a perdifiato, rischiando di scivolare sulla viscosità dei loro residui, quando qualcosa è fuoriuscita dal tunnel, afferrando in un guizzo il secchio, producendo un raccapricciante gorgoglio, come di uno scarico intasato appena sbloccato. Non sono certo di quel che ho veduto… era più di un arto, snodabile, ciascuno grosso quanto la gamba di un uomo. Ho ancora i brividi al pensiero!

Ho continuato a correre sino allo sfinimento, fermandomi solo una volta tornato a casa.

Avevo paura.

Una fottuta paura!

Aveva iniziato a piovere negli ultimi cento metri che mi distanziavano dal portone.

Inforcate le chiavi nella topa, accesi le luci dell'androne. Mi sono guardato attorno in preda al panico: fradicio, con il fiatone per la corsa, tutti i rumori mi risultavano amplificati. Ho sobbalzato al tonfo del portone alle mie spalle, perché produsse due schiocchi distinti: il primo di chiusura, il secondo da qualche fonte sconosciuta. Mi sono voltato d'istinto e... so di sembrare pazzo… ho creduto di scorgere una specie di manto svanire ad uno degli angoli della vetrata.

Rabbrividisco al solo ripensarci!.

Mi sono barricato dietro la porta blindata, inserendo la sicura con sonoro trambusto. Ecco forse il perché della lettera, a pensarci bene...

Sono poi rimasto appoggiato alla porta a lungo, fissando l'unica luce calda al centro dell'ingresso, con la mia immagine terrorizzata riflessa nello specchio a muro. Il silenzio era infranto solo dal tambureggiare della pioggia sulla ringhiera del terrazzino e lo sciabordio per le strade. Aveva iniziato a piovere a dirotto.

Ricordo di essermi fatto coraggio. Accese tutte le luci, ho fugato ogni buco, scaffale, scomparto e angolo della casa.

Ero solo.

Ho abbassato tutte le serrande, chiuso tutte le porte, acceso tutte le luci; infine mi sono barricai nella sala, buttando giù questi stessi appunti a matita su un foglio. Mi ricordo di essermi addormentato sullo stesso, sfinito...

Al mio risveglio, ho trovato la pagina bianca...

Le luci spente...

Le porte aperte!

Ho creduto per un solo istante di aver immaginato ogni cosa, di non essere mai uscito di casa... mi sarebbe piaciuto illudermi di ciò... ma la mia mano sinistra era sporca di graffite!

 

Aggiornerò, se mi sarà possibile.

 

Philipp Lloyd.

   
 
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