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Autore: Greenleaf    04/03/2021    6 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2

 
 
 
“Siamo lenti” notò Eldihen stringendosi nel mantello del nano.
 
“Parla per te!”
 
“In realtà siamo lenti entrambi quindi parlo anche per te”
 
Eldihen come Gimli si trovava dietro ad Aragorn e Legolas. Non riuscivano a raggiungerli, camminavano a passo svelto lungo la superficie  ricoperta d’erba verde. La luna in parte rischiariva l’oscurità della notte. Eldihen incantata osservò le stelle, mentre Gimli si portava avanti, aiutandosi con la sua ascia.
 
“Non sono abituata a correre!”
 
“Noi nani siamo abilissimi guerrieri ma negati nella corsa”
 
“Si vede!” ironizzò la fanciulla sorridendo a Gimli.
 
“Guarda tu questa ragazza” alzò gli occhi al cielo, poi posò lo sguardo in avanti, per spiare i movimenti di Legolas ed Aragorn che senza problemi correvano, lanciando qualche occhiata indietro, per controllare i compagni.
 
Eldihen apprezzò i fiori a terra ed i fili d’erba sotto i suoi piedi. Erano lontani dalla foresta, immersi in uno spazio diverso da quello precedente. Camminava lungo la pianura, che si estendeva fin dove i suoi occhi riuscivano a vedere. La nebbia si era diradata, lasciando la visuale libera. Il suo sguardo si posò su Aragorn che si muoveva velocemente, i suoi capelli danzavano all’indietro insieme alla sua tunica grigiastra. Legolas aveva dietro le spalle la faretra ed il suo arco, era molto veloce. Si era fermato più volte per aspettare Gimli ed Eldihen, attento a non perderli di vista.
 
“Ti posso fare una domanda?” Gimli, notando che la ragazza aveva reagito bene, annullando del tutto il turbamento iniziale, pensò di chiedergli una cosa che gli ronzava in testa da un bel po’ “Sei partita sola da Gran burrone o hai perso qualche familiare durante l’attacco?”
 
“La mia famiglia si trova a Valinor. Aspettavano il mio arrivo. Io sono rimasta a Gran Burrone per sistemare alcune cose, con la speranza di rivederli!” rispose velocemente, evitando di guardare gli occhi del nano. Sicuramente i suoi genitori sarebbero stati molto preoccupati per  lei. Erano due elfi benestanti, avevano vissuto  a Gran burrone, spostandosi nei luoghi della Terra di Mezzo insieme ad Eldihen. Una famiglia semplice e umile. Era doloroso per lei parlare o addirittura pensare all’attacco subito. L’ansia la stava tormentando, ed anche se non lo dava a vedere durante lo spostamento, Eldihen in cuor suo ne soffriva, ma in silenzio.
 
Era stata fortunata ad essere stata trovata dai tre nuovi compagni, così li considerava. Doveva ammettere che gli ispiravano fiducia, si vedeva proprio che loro avevano preso a cuore la faccenda. Ringraziando i Valar era riuscita a salvarsi, anche se, non sapeva che fine avesse fatto la gente che come lei era stata aggredita. Pregava per gli altri. Si era promessa, una volta giunta a Lorien di indagare riguardo il destino dei suoi compagni.
 
 Si rattristì di colpo, abbassò le palpebre e scostò malamente un sasso dinanzi ai suoi piedi.
 
“No, non devi mica mettere il broncio. Ti voglio attiva!” Gimli strinse la sua ascia. La sua voce ruvida e pimpante stupì Eldihen. Si girò verso il nano, guardando i suoi occhi curiosi e luccicanti.
 
“Ma io sono attiva” gli sorrise, non voleva farlo preoccupare “E sono anche più veloce di te!”
 
“Non è vero!” Gimli accelerò il passo, spostandosi goffamente dal suo posto “Se ti stavo dietro era solo perché volevo guardarti le spalle!”
 
“Si certamente!”
 
“Si, sei disarmata e vulnerabile, invece io sono un ottimo combattente” fiero alzò il mento camminando di fianco a lei.
 
“Lo so, ma non cambierebbe la situazione, non so combattere bene”
 
“Mh…”la studiò attentamente, curvando le sue curiose sopracciglia ramate. Era buffo al punto da far sorridere Eldihen “Sei troppo magra per i miei gusti” aveva attentamente guardato il suo semplice vestito azzurro, le cascava addosso come un sacco largo e sporco, secondo Gimli ci sarebbe entrata un’altra persona.
 
“E che c’entra?”
 
“C’entra invece. Guarda me per esempio!”
 
Eldihen sorrise. Il nano era tremendamente divertente, con quell’aspetto goffo e paffuto. Indossava un’armatura nanica che, in parte era coperta dai lunghi capelli e dalla folta barba “Io so combattere bene perché ho carne sulle ossa. Dovresti mangiare di più, sai che le ragazze sono belle se tonde!”
 
“Quindi mi stai dicendo che sono brutta!” Eldihen continuava a camminare. Appoggiò le mani ai fianchi, sospirando. Non si sentiva nel pieno delle sue forze, ma avanzava ugualmente, per non bloccare Legolas, Aragorn e Gimli. Aveva sottratto loro già molto tempo.
 
“No, sei deliziosa, ma secca come un ramoscello!” arrossì leggermente, osservando il volto raffinato dell’elfa. Era carina, anche se ricoperta di polvere e reduce di un brutto incidente.
 
Eldihen piegò le labbra, scrutando Gimli furtivamente. Aveva ragione, era molto magra e, sarebbe stato meglio mettere su peso, ma non le interessava. Si considerò fortunata ad essere viva e incolume. Non aveva riportato nessuna grave ferita, ricordava con amarezza il suo burrascoso risveglio, quando Legolas l’aveva aiutata a riaprire gli occhi, anche se tutto era offuscato.
 
L’elfo si fermò, preoccupato per Gimli ed Eldihen che erano lontani. Li guardò camminare in mezzo al campo, lasciando Aragorn correre, in cerca di nuovi indizi che sicuramente li avrebbero condotti agli hobbit. Erano già riusciti a trovare le impronte degli orchi, scoprendo la direzione in cui erano diretti.
 
Ripercorse il sentiero al contrario, avvicinandosi ai due a passo svelto. Aveva portato il suo arco in avanti, attento a studiare l’aria circostante. Non avrebbe voluto subire un attacco, era meglio stare in allerta. Velocemente oltrepassò i massi e camminò in direzione dei due compagni, raggiungendoli.
 
“Gimli, c’è qualche problema?” si fermò davanti all’amico, guardando Eldihen con area preoccupata. Sembrava volesse studiarla, come a ricercare in lei nuovi dettagli, per non perdersi le espressioni del suo viso. La trovò imbarazzata dalla sua presenza, come se fosse turbata da chissà quale pensiero e così era infatti. Eldihen ricordava il modo in cui si era comportata, lanciandosi tra le braccia dell’elfo sconosciuto senza riflettere, si trovava a disagio, ma doveva ammettere che lui l’aveva calmata e il suo sguardo riflessivo e serio l’affascinava. Negli occhi azzurri di Legolas era racchiusa una saggezza ed una sensibilità che arrivava a chi lo guardava.
 
 “La ragazza  mi ha chiesto di non camminare troppo veloce perché non riesce a tenere il passo, così ho rallentato!” si schiarì la voce, avvicinando un pugno chiuso alle labbra.
 
“Ma non è vero, hai detto di non essere veloce a correre, ricordi?” era divertita e stupita da quell’affermazione. Gimli era bravo a giustificarsi.
 
“Ti senti bene?” Legolas si voltò verso di lei, catturandola nuovamente. Era il ritratto della perfezione,  sotto i raggi lunari i suoi occhi splendevano particolarmente. Si guardarono per diversi istanti. Eldihen era persa, imprigionata dallo sguardo serio di Legolas.
 
“Sto bene, non ti preoccupare” abbassò le palpebre, per poi rialzarle velocemente.
 
“Fai fatica a camminare?”
 
“No!” agitò il volto, respirando lentamente, per evitare di arrossire.
 
“In caso tu non ce la faccia avvisami”
 
“Ce la faccio, sul serio!” Eldihen alzò le mani di poco, spostando una ciocca di capelli dal viso. La notte regalava loro una magica atmosfera, tingendo d’argento i cespugli, le foglie, i piccoli boccioli ed i visi luminosi dei due elfi. Gimli li osservò e sorrise. Si guardavano, come se intorno a loro non esistesse niente e nessuno.
 
“Non voglio che voi stiate così lontani, avvicinatevi, è pericoloso, in caso dovesse accadere qualcosa vi voglio con me!” dicendo questo allungò una mano per portare la ragazza a sé, in modo gentile. Eldihen fu sorpresa quando Legolas la prese dal polso, avvicinandola al suo fianco. Si guardarono ancora una volta, lei sempre più affascinata dai suoi occhi azzurri, mentre lui intenerito dal suo volto. La trovava deliziosa. Si sentiva in dovere di proteggerla, non si sapeva spiegare il motivo ma, era molto apprensivo, forse perché vederla piangere tra le sue mani gli aveva fatto un certo effetto.
 
“Io sarei in grado di uccidere un esercito di orchi, principino elfico dalle orecchie a punta!” Gimli si avvicinò ai due, spostando il viso di poco. Strinse la sua ascia, conficcandola nel terreno, catturando completamente l’attenzione dell’elfo “La ragazza la proteggerei senza bisogno della tuo arco”
 
“Lo so Gimli, ma voglio che vi avviciniate lo stesso” lo guardò, portando poi la sua attenzione su Eldihen.
 
Era silenziosa, li osservava cercando di conoscere i nuovi compagni, sempre più curiosa di capire i loro modi di comunicare. Da anni immemori gli elfi nutrivano astio nei confronti del popolo nanico, ma stranamente i due compagni comunicavano senza problemi, tralasciando i dissapori delle due razze. Si incuriosì, chiedendosi come mai si erano uniti e per quale ragione avevano perso i loro amici.
 
“Vieni con me!” Legolas strinse maggiormente la mano della ragazza, era delicata e minuta rispetto alla sua. Si scambiarono un lungo sguardo e senza aggiungere altro, la portò con se, camminando adagio, in modo che lei non avesse problemi a stargli vicino. Eldihen riportò l’attenzione al presente, ricambiò la stretta di mano involontariamente, piegando le dita affusolate.  Ammirò il profilo perfetto di Legolas. Sussultò avvertendo il calore della mano stretta alla sua. Lui invece era molto concentrato, quasi come se quel contatto non gli avesse cambiato nulla, a differenza di Eldihen che si sentì un po’ emozionata. Forse perché non ci era abituata?
 
Lei era indifesa, ma se la sarebbe potuta cavare benissimo. Nonostante ciò, doveva ammettere che le attenzioni dell’elfo nei suoi confronti non le dispiacevano affatto, anzi, in cuor suo sperava di riceverne, sentendosi speciale agli occhi di lui. Non si conoscevano ma Legolas ci teneva, e si notava molto.
 
“State vicini… vi potrebbe accadere qualcosa… e guardalo!” Gimli imitò la voce di Legolas, rimanendo fermo nel punto in cui i due lo avevano lasciato. Esaminò le loro figure allontanarsi, mano nella mano. Sbuffò agitando il capo. Sistemò meglio l’elmo che portava e continuò a parlare “L’elfo non lo capisco proprio, dice di volerci vicini, poi prende la ragazza dalla mano e se la porta via” si aiutò ad avanzare con l’ascia “Mah… ho capito che ti preoccupi, ma almeno fingi di essere interessato anche a me, o non mi menzionare”
 
Legolas proseguiva senza guardare Eldihen, che a sua differenza lo stava ammirando da quando si erano allontanati. Era intimidita e confusa, mentre avanzava osservò i fili d’erba distrattamente, per non mostrarsi imbarazzata.
 
“Grazie per avermi aiutata. Ero molto agitata e tu mi hai calmata. Quando tornerò a Lorien rientrerò presto a casa mia… giuro che troverò il modo per ricompensarti, te lo meriti!” era un po’ nervosa. Si passò una mano sul volto, guardò i sassi sul terreno e le stelle luminose, sperando che gli infondessero coraggio.
 
“Non mi devi ricompensare di niente, l’importante è che tu stia bene. Mi basta questo!” si girò ed incrociò le iridi di lei. Curioso di saperne di più sul suo conto, pensò alle domandi da porgli, guardando la collana della fanciulla. Era certo  che per lei  non sarebbe stato un problema ripagarlo, anche se Legolas non avrebbe mai accettato. Sicuramente la fanciulla apparteneva ad una famiglia ricca per portare un gioiello così importante al collo “Pensi di partire per Valinor o attenderai nella Terra di Mezzo?”
 
“In verità dopo ciò che è successo penso di rimanere qui ancora per un po’. Non mi sento pronta, vorrei rasserenarmi” ammise ricordando gli eventi passati, attenta a non farsi trascinare dai brutti pensieri o l’elfo se ne sarebbe accorto “Rimarrò ad Imladris”
 
“E’ comprensibile” Legolas l’aiutò a superare un rialzamento del terreno, stringendole le mani. Era salito sul blocco per primo, offrendo il suo aiuto alla fanciulla “Hai qualcuno a casa?”
 
 Eldihen si lasciò trasportare dalle braccia dell’elfo, alzò i piedi e si slanciò in avanti, oltrepassando l’ostacolo a terra. Era ferma dinanzi a Legolas, aveva alzato il viso per vederlo meglio “In realtà sono sola, i miei genitori si trovano a Valinor!”
 
“Strano che non ti abbiano portato con loro!” commentò Legolas studiandola con attenzione. Non avrebbe voluto turbarla, ma era curioso di conoscere Eldihen ed il suo passato, in fin dei conti non sapeva nulla di lei.
 
“Non sono partita con loro perché ho ceduto il posto ad un’altra persona. Mio padre non era molto d’accordo, ma ha accettato la mia decisione, pensando che ci saremmo rivisti presto” ripensò ai genitori nostalgicamente.
 
“Come si chiama tuo padre?” chiese assottigliando lo sguardo. Era interessato a conoscerla, a scoprire cosa si celasse dietro i suoi occhi cristallini.
 
“Sono figlia di Ingin e Adien. Mio padre è un carpentiere molto conosciuto. Ha aiutato Círdan a costruire molte navi, per tale motivo io e mia madre l’ho abbiamo seguito spesso nei suoi viaggi, allontanandoci da Imladris. Ho visto molti bei luoghi della Terra di Mezzo ma, Gran Burrone è la mia terra… è tutto!” confessò trascinata dal ricordo di casa sua.
 
“Ho sentito nominare il nome di tuo padre, ma non ci siamo mai conosciuti!” confessò Legolas attirando la sua attenzione.
 
Eldihen annuì, senza aggiungere altro. In realtà anche lei avrebbe voluto conoscerlo. Era un po’ nervosa. L’attacco degli orchi l’aveva turbata parecchio e parlare del passato non l’aiutava a superare le difficoltà. Si sentiva confusa ed agitata. Era meglio cambiare argomento. Giocherellò con le maniche del vestito, per smorzare la tensione “E tu, dopo aver trovato i tuoi amici cosa farai?”chiese sperando di non risultare indiscreta.
 
”Non so darti una risposta!” ammise chinando il capo. I capelli biondi sotto la luce delle stelle sembravano argentati. Eldihen lo stimò, chiedendosi chi fosse, da dove veniva, perché si trovava in quella compagnia assurda, ma non ebbe il coraggio di  chiedere nulla, né ricollegò che i tre giovani che aveva appena conosciuto, erano partiti da Gran burrone, proprio come lei.
 
“Speriamo di rincontrarci!” quella frase le uscì dalle labbra spontaneamente senza che lei se ne accorgesse nemmeno.
 
“Sono certo che sarà così” Legolas le sorrise, Eldihen ricambiò, portando lo sguardo sulla camicetta argentata che fuorusciva dalla sua tunica verde.
 
“Legolas!” una voce dietro li richiamò .
 
Entrambi gli elfi si voltarono. Gimli aveva urlato il nome dell’elfo correndogli incontro snervato. Si trovava poco distante, con il fiatone, trascinando l’ascia con fatica. Piegò una mano sulle ginocchia, tamponò il sudore che ricopriva la sua fronte. Era sfinito a causa della corsa e respirava rumorosamente.
 
“La ragazza non regge il tuo ritmo… guardala!” alzò una mano in direzione di Eldihen che divertita già aveva intuito le intenzioni del nano “E’ affaticata…” respirò profondamente, quasi come a voler recuperare l’aria che aveva perso camminando “Ha bisogno di una pausa… è morta dalla stanchezza!”
 
“In realtà io…”
 
“Tu se stanca!” alzò un dito puntandolo nella sua direzione. Eldihen sorrise, Gimli era un furbacchione, per poter riposare l’aveva tirata in ballo, sperando che Legolas decidesse di  fermarsi. Infondo camminavano da due ore.
 
L’elfo sorrise, guardò Eldihen e poi Gimli. Il nano era veramente provato, a differenza della ragazza che era riuscita a reggere il passo, senza affaticarsi molto. In fin dei conti era un elfo femmina ed era dotata di ogni virtù che caratterizzava la sua razza.
 
“Aragorn!” l’elfo richiamò il suo amico che si trovava lontano rispetto a loro. L’uomo si girò fermandosi sui suoi passi. Si voltò col viso grondante di sudore e il fiato corto. Respirava velocemente, anche lui affaticato dalla corsa “Prendiamoci una breve pausa. Gimli deve recuperare le forze!” lanciò un grido all’amico che acconsentì alla richiesta, facendo un semplice cenno con il capo.
 
“Ma guarda tu l’elfo… io… sto…” respirava malamente, se avesse corso ancora un po’, il cuore gli sarebbe scoppiato in petto “Benissimo!” l’ascia ricadde al suolo, producendo un rumore stridulo.
 
 
 
 
Avevano acceso un fuoco, riparandosi sotto un grosso albero dalla quale spuntavano dei vigorosi rami. Si erano spostati dal sentiero e avevano lasciato le armi a terra. Erano vicini. Grazie a delle rocce avevano creato una sorta di cerchio intorno al fuoco. Un modo rapido per trattenere il calore.
 
 Eldihen appoggiò il suo mantello su una roccia rovente, in modo da trovarlo caldo quando l’avrebbe indossato nuovamente.
 
Aragorn era pensieroso. Aveva raccolto la legna insieme a Gimli, senza proferire parola. Guardava dinanzi a sé il terreno, pensando ai due hobbit e a Frodo. Aveva fatto bene a lasciarlo da solo? Non riuscì a donarsi una risposta. Accese la sua pipa ed iniziò a fumare, seduto sull’erba, trascinato dagli innumerevoli pensieri.
Legolas osservava  in piedi i compagni, le braccia conserte sotto il petto, l’arco vicino alle radici dell’arbusto. Lanciò uno sguardo ad Aragorn, il suo viso era illuminato dalle fiamme. Una piccola nuvola di fumo  si alzò dalla sua bocca, era grigia e pesante, proprio come i pensieri che gli offuscavano la mente.
 
Gimli si era accomodato su una grossa pietra, appoggiandosi con la schiena. Aveva  tolto l’elmo, asciugandosi con un pezza il sudore che gli gocciolava dalla fronte completamente sporca. Eldihen in silenzio si accucciò tra l’albero e una radice a terra, stringendo le ginocchia al petto. Era giù di morale e mentre guardava le fiamme danzare davanti ai suoi occhi, le vennero in mente i ricordi di quando era a Gran burrone, a casa sua, alle lunghe passeggiate sotto le stelle e le cavalcate in mezzo agli alberi. Poi il viaggio, seguito da un’ombra scura. Il buio totale.
 
“Aragorn…” Gimli si alzò da terra richiamando  l’interesse dei presenti. Si grattò la nuca con le dita, poi si avvicinò ad Eldihen, con un sorriso dipinto in volto.
 
La fanciulla corrugò le sopracciglia scure e ben definite. Ogni pensiero si era dissolto, la faccia buffa di Gimli era in grado di metterla di buon umore. Il nano si sedette accanto a lei, sotto gli occhi di Aragorn e Legolas.
 
“La ragazza ha molta fame!”
 
“Ma che dici?” Eldihen si girò per guardarlo.
 
“Aragorn prepara qualcosa, qualsiasi cosa, sta morendo di fame!” proferì lentamente rivolgendosi all’amico che divertito si scambiò uno sguardo complice con l’elfo.
 
“Non è vero!” Eldihen parlò a Gimli, non comprendendo il suo curioso modo di fare.
 
“Collabora ragazza! Altrimenti non mi daranno da mangiare. Se dico che tu hai fame di sicuro ti offriranno qualcosa, credimi!” spiegò a bassa voce.
 
“Sei veramente forte” agitò il capo. I capelli leggermente ondulati si posarono sul petto, incorniciandole il viso.
 
“E immagino che voglia mangiare delle costolette di maiale, vero Gimli?” ironizzò Aragorn, togliendo la pipa dalla bocca.
 
Gli occhi di Gimli si illuminarono al solo sentire quella parola “Costolette di maiale!” aveva già l’acquolina in bocca, se solo avesse potuto averle avrebbe usato il fuoco per arrostirle, in modo da farle diventare dorate e croccanti, proprio come piacevano a lui “Non sarebbe una cattiva idea!”
 
Aragorn sorrise, si alzò velocemente, sistemandosi la cintura ”Vedrò come poterti accontentare Gimli, ma non aspettarti chissà che cosa!” si girò da una parte all’altra, poi si fermò a guardare l’elfo al suo fianco.
 
“Vado a trovare qualcosa da mangiare, li affido a te!”  
 
Legolas fece un cenno con il capo. Aragorn si voltò, allontanandosi, sperando di trovare qualcosa per sfamare Gimli e gli altri, anche se non confidava molto in un buon risultato.
 
“Ma voi non avete fame?” si rivolse ai compagni, divaricando leggermente le gambe. I suoi capelli crespi si erano gonfiati ancora di più a causa dell’umidità. Eldihen pensò che se avesse messo la mano dentro la massa rossastra di cappelli, difficilmente l’avrebbe ritratta.
 
“In realtà no!” Eldihen sistemò il vestito, fissando il fuoco muoversi freneticamente, bloccato da un cerchio di sassolini. Nel suo viso si dipinsero dei giochi di luce e ombra, le fiamme erano riflesse nei suoi occhi lucidi e pensierosi.
 
“Io si. Ho combattuto con gli orchi e corso per leghe… è normale che la mia pancia brontoli!” Gimli si stiracchiò, sbadigliando.
 
“Avete combattuto con gli orchi?” Eldihen che non era a conoscenza di quel particolare, si alzò all’improvviso da terra, portando la sua attenzione alle parole di Gimli.
 
“Si. Loro hanno preso i nostri compagni” rispose senza riflettere. Legolas gli lanciò uno sguardo di rimprovero, ricercando poi il volto di Eldihen che sembrava un po’ preoccupata.
 
“Non devi temere, gli orchi sono lontani, non ti accadrà nulla” la rassicurò Legolas.
 
Il giovane elfo la raggiunse rapidamente, superando le rocce a terra. Eldihen lo guardava chiedendosi come mai non le avessero parlato dell’attacco degli orchi, eppure lei gli aveva raccontato ogni evento passato.
 
“Perché gli orchi hanno preso i vostri amici? Di solito non fanno prigionieri!” espose i suoi pensieri chinando il viso, per non osservare le labbra dell’elfo. Lui non era intimidito, anzi, sembrava tener sotto controllo la situazione.
 
“Non posso rivelarti nulla, mi dispiace Eldihen. Si tratta di un compito riservato!”
 
“Non ti fidi di me!” delusa curvò gli angoli della bocca in giù, girando i pollici nervosamente. Indietreggiò di poco, bloccandosi davanti alla corteccia dell’albero.
 
“Non è così!”
 
“Io ti ho detto tutto…” era leggermente offesa,  si percepiva dal suo tono di voce. Si era confidata con la compagnia anche se non li conosceva. Infondo le avevano salvato la vita e lei gliene era grata. Non li avrebbe mai ostacolati confidando i loro scopi a chissà chi.
 
“Eldihen ti chiedo di comprendermi, non è il momento. Un giorno verrò a trovarti e te ne parlerò, ma adesso non ritengo sia saggio discuterne!” lei non rappresentava una minaccia, ma Legolas non avrebbe mai rivelato il compito della compagnia con tanta facilità. Ci teneva alla segretezza, meno persone sapevano di loro meglio era, considerando poi che si erano divisi da poco.
 
“Non mi devi spiegare nulla. Non sono affari miei…” guardò Gimli che la osservava con aria persa, come chi dopo aver commesso un errore, rimane in silenzio, sperando di non ricevere rimproveri “Hai ragione e ti comprendo” superò Legolas che si era girato per guardarla. Eldihen si allontanò dalla luce del fuoco, camminando sul prato, separandosi dai due giovani.
 
“Eldihen, torna qua!” Legolas preoccupato si affrettò a raggiungerla.
 
“Ti chiedo di comprendermi Legolas. Non andrò lontana, mi fermerò qui. Voglio stare sola, ne ho bisogno”
 
Lo immobilizzò con quelle parole. Legolas osservò le spalle di lei, ricoperte dalla stoffa azzurra, i suoi lunghi capelli e la gonna, muoversi in direzione del vento. Rimase fermo, non avvicinandosi, ma la guardò per tutto il tempo.
 
Eldihen portò il viso all’insù,  contemplò distrattamente la luna e le stelle, il prato fiorito e la distesa di alberi in lontananza.
 
 Non comprendeva nemmeno lei il motivo per cui si fosse offesa, infondo nessuno le doveva niente e lei non richiedeva alcuna lealtà, ma doveva ammettere che dopo essersi confidata senza nemmeno riflettere, pensava che anche loro si fidassero. Eldihen li aveva ringraziati e li aveva seguiti, perché si fidava e il fatto di non essere ricambiata per chissà quale motivo la rattristì. Forse aveva dato una brutta impressione. Forse per questo motivo loro non le avevano parlato, perché lei era fuggita dagli orchi senza aiutare nessuno.
 
I suoi occhi divennero lucidi, ricacciò le lacrime con tutta la sua forza. Guardò la luna incrociando le braccia, per ripararsi dal venticello gelido.
 
Era molto confusa ed estremamente sensibile e ciò le diede fastidio. Avrebbe voluto essere più forte, lei era forte, ma in quel momento si sentì fragile. Anche il vento che si muoveva tra l’erba avrebbe potuto farle del male.
 
“Eldihen!” Legolas le si era avvicinato, con passi veloci ed impercettibili “Torna vicino al fuoco!”
 
“Sto bene” scostò il viso per non farsi vedere, sospirando.
 
Legolas si era accorto delle lacrime dentro i suoi occhi. Era dispiaciuto, non avrebbe mai e poi mai voluto farla sentire male “Andiamo, riscaldati, mangia qualcosa e riposati. Forza!” appoggiò dolcemente una mano sulle sue spalle, facendole voltare il capo in sua direzione.
 
“E’ perché sono fuggita e non ho aiutato i miei compagni come invece state facendo voi, vero? É per questo che non ti va di raccontarmi il motivo del rapimento dei vostri amici! Mi consideri una codarda…” non si spiegò se quelle parole erano rivolte a Legolas o a sé stessa. Asciugò velocemente una lacrima, impedendole di rigarle il viso. Si era promessa di non piangere più, anche se in quel momento si sentiva piccolissima come un granello di polvere.
 
“Eldihen guardami” l’elfo prese le mani di lei tra le sue, abbassando il mento per guardarla bene in volto “Quello che ti è successo è stato un episodio orribile, non devi pensare che io ti giudichi per essere scappata. Se sono qui con questi ragazzi è solo per proteggere la gente come te. Il mio popolo. Non voglio vederti piangere, soprattutto a causa mia. Io non voglio renderti infelice”
 

“Non sei la causa della mia infelicità” sollevò il viso, sorridendogli debolmente, mascherando la sua tristezza.
 
“Per favore torniamo da Gimli, non voglio lasciarti sola, anche se non sei distante” i suoi occhi erano colmi di preoccupazione, Legolas le strinse una mano, mentre con l’altra le accarezzò il viso, delicatamente.
 
“Ma non accadrà nulla” Eldihen senza volerlo si perse nei suoi occhi, godendo delle carezze dell’elfo. Avvertì un gradevole tepore all’altezza del petto. Passò la sua occhiata sulle sue labbra e gli occhi, sbattendo le ciglia, come incantata dalla sua figura.
 
“Certo, ma stammi più vicina” dicendo ciò la portò con sé, come aveva fatto prima, lasciandole poi la mano giunto davanti all’amico Gimli.
 
 
La loro pausa non durò a lungo. Aragorn tornò con degli ortaggi e un piccolo leprotto per l’amico nano. Mangiarono in fretta. Eldihen non assaggiò quasi nulla, solo un po’ di pan di via che le aveva dato Legolas. La ragazza aveva notato che, dopo quella piccola incomprensione lui le era sempre più vicino, concedendole lunghi sguardi e calorose parole. Partirono  dopo aver risposato. Aragorn spense il fuoco con dell’acqua, invitando i compagni a seguirlo
 
 
 
 
 
Il loro viaggio insieme durò tre giorni. Correvano per raggiungere Nihil, concedendosi delle piccole pause. Legolas era sempre più vicino ad Eldihen, tranquillizzandola nei momenti di sconforto, quando in cuor suo si accendevano i vecchi ricordi legati all’assalto degli orchi. L’elfo aveva preso a cuore la  questione, pensando costantemente alla fanciulla, senza mai perderla di vista. Anche Gimli ed Aragorn provavano affetto nei confronti di Eldihen, in quei giorni avevano stretto amicizia, proteggendo la ragazza dai pericoli presenti.
 
L’ultimo giorno insieme fu il più doloroso, presto si sarebbero separati, la casa di Nihil era vicina.
 
Procedevano senza fermarsi, in silenzio, lanciandosi degli sguardi complici, giusto per accertarsi di essere vicini. Eldihen mentre correva, lasciò che i suoi pensieri fluttuassero proprio come i fili dei suoi cappelli mossi dal vento. Meditò molto sul comportamento di Legolas, guardandolo correre davanti a sé. La notte poco a poco stava lasciando spazio al mattino, stava lentamente cambiando lo sfondo intorno a sé, ma l’oggetto del suo interesse era sempre uguale: Legolas.
 
I suoi capelli biondi si accesero di un rosso strano quando i primi raggi del sole colpirono la sua testa. Eldihen sospirò. Avrebbe tanto voluto parlargli, approfondire molti argomenti, ma abbandonò l’idea sul nascere, mordendosi la lingua. Non poteva assolutamente sforzarlo a parlare, infondo loro le stavano dando solo un passaggio, nulla di più. Presto si sarebbero salutati e chissà se realmente si sarebbero più rivisti.
 
-Ma lui mi tratta così bene solo perché me ne devo andare presto? … No, penso che lo faccia perché ci tiene veramente, in questi giorni mi è stato sempre vicino- pensò mentre i suoi piedi si muovevano sulla terra secca. Percepì fili d’erba solleticarle le caviglie. Guardò distrattamente il panorama, perdendosi dentro le sfumature celesti e rosate del cielo, godendo della bellezza del sole nascente che, con i suoi raggi illuminava le rocce e le colline in lontananza. Le sembrò di trovarsi in un dipinto. Le montagne parevano toccare il cielo, sfiorando le leggere nuvole bianche, che piano si muovevano.
 
Il suo sguardo si posò su Gimli che, a differenza dei giorni scorsi, correva con l’ascia sulle spalle, lo sguardo assorto e dei movimenti rapidi. Stava iniziando ad abituarsi. Eldihen sorrise, posando i suoi occhi nuovamente sulle spalle dell’elfo.
 
Rimase qualche minuto esterrefatta. I suoi occhi si posavano sempre su di lui, anche senza volerlo, come se fosse diventata un’abitudine. Legolas era agile, si muoveva fluidamente, spostandosi tra le rocce ed i rami a terra. Lo guardò talmente tanto che lui si voltò per incrociare il suo sguardo. Era serio, maturo, irraggiungibile agli occhi di Eldihen. Ogni volta che gli concedeva quelle occhiate profonde, lei si perdeva, ed il cielo azzurro scompariva, lasciando il posto agli occhi dell’elfo.
 
-Penso mi mancherà moltissimo. Anche se non lo conosco. Sono troppo stupida- lasciò correre lo sguardo sui cespugli secchi, i piccoli fiorellini bianchi, sul sole che le faceva da compagno in quelle ore così silenziose.
 
Corse velocemente. Doveva ammettere che quell’atmosfera dipinta di sfaccettanti colori le metteva addosso un’adrenalina mai provata, un senso di libertà unico. Il vento, le rocce, il cielo, il sole, sentiva l’energia di ogni elemento attraversarle il corpo, concedendole un momento di leggerezza e felicità. Il contatto intimo con la natura stava risvegliando in lei emozioni assopite da molto tempo.
 
In alto, sulla sua testa tra le nuvole bianche, vide spuntare un falco. Le sue ali si alzavano ed abbassavano velocemente. Si bloccò affascinata dalla bellezza dell’animale. Era maestoso e sembrava proprio che la stesse guardando. Eldihen aprì la bocca, alzò il collo e guardò l’uccello roteare sulla sua testa più e più volte.
 
Legolas leggermente irritato si bloccò all’improvviso, osservando l’animale.
 
“Sembra che Nihil ci stia tenendo d’occhio” parlò ad alta voce.
 
“Legolas, siamo arrivati, manca poco…” Aragorn si fermò, respirando velocemente. Guardò Legolas, sperando che lasciasse i dissapori da parte e si concentrasse sulla loro missione.
 
“Va bene” L’elfo comprese i pensieri dell’amico grazie ad una fugace occhiata.
 
“Gimli fermati” Aragorn osservò il nano, parandosi davanti quando lui gli fu vicino. Appoggiò le sue mani sulle sue spalle, cercando di attirare la sua attenzione.
 
“Che c’è?” il nano disorientato guardò Aragorn “Mi hai fermato perché ero il primo della fila?”
 
“In realtà sei il primo perché io mi sono fermato” gli sorrise, apprezzando la battuta dell’amico.
 
“Eldihen!” Aragorn esaminò il viso della giovane, il suo vestito largo e i capelli sciolti, le si avvicinò a passi felpati. Sembrava affascinata dalla bellezza di quel falco, portò i suoi occhi su Aragorn, solo quando lui posò una mano sulla sua spalla, intrappolandole una ciocca di capelli.
 
“Siamo vicini alla casa di Nihil. Ti ci porterò io, saluta gli altri” aveva pensato di andarci da solo per evitare delle discussioni, sicuro che Legolas e Nihil una volta rivisti avrebbero iniziato a lanciarsi delle frecciatine di cattivo gusto. Era da evitare. Aragorn desiderava condurre la ragazza da Nihil velocemente, ritornando alla ricerca degli hobbit.
 
“Aragorn, ti sbagli se credi che io non ti seguirò!” Legolas contrariato afferrò l’amico da un braccio, guardandolo severamente. Come poteva pensare di lasciarlo? Era già un miracolo se aveva accettato di portare la fanciulla da Nihil, di certo non gliel’avrebbe affidata con tanta facilità. Aveva in mente alcune ammonizioni e dei consigli da dargli, giusto per assicurarsi di lasciare al sicuro Eldihen. Confidava nel peso delle sue parole, anche Nihil lo temeva.
 
“Legolas, rimani con Gimli e ricerca gli hobbit, tienili sotto controllo”
 
“Aragorn!” lo immobilizzò nuovamente quando l’uomo tentò di superarlo, bloccandogli il passaggio “O mi fai venire, o Eldihen non si muoverà da qui!” sarebbe andato fino in fondo e se fosse servito al posto delle parole avrebbe esposto i fatti, strappandogli la ragazza dalle braccia. Nessuno si sarebbe mosso senza il suo consenso o la sua presenza.
 
“E agli hobbit chi ci pensa?”
 
“Ci penserà Gimli… non è un problema”
 
Eldihen era stupita di trovare Legolas così ostinato e autorevole. Lo guardò discutere con Aragorn, rimanendo dietro le spalle dell’uomo. Il suo interesse era forte e le sembrò strano che lui provasse una tale irritazione nei confronti di quel Nihil, ricordando che giorni fa Aragorn con molta difficoltà lo aveva convinto a chiedere aiuto.
 
Legolas guardò Eldihen. Era preoccupato ed anche un po’ nervoso. Lei abbassò le ciglia, poi alzò lo sguardo, incrociando i suoi occhi.
 
“Per me va bene, andate io vi aspetto qui. Ricercherò io gli hobbit, non temete!” Gimli per rompere la tensione si avvicinò ai due amici, sperando che il suo intervento servisse a qualcosa.
 
“Si andiamo… avete già perso molto tempo a causa mia” Eldihen si posizionò tra Aragorn e Legolas, guardandoli di soppiatto “Io sono pronta”
 
Legolas la scrutò intensamente, chiedendosi se fosse la scelta giusta.
 
“E va bene” l’uomo annuì, accettando di partire insieme al suo più grande amico. Non sapeva come sarebbe andata a finire, ma non si sarebbe mai potuto mettere contro Legolas.
 
Il falco iniziò ad emettere degli strani rumori, come se lui avesse compreso il discorso, suggellandolo definitivamente con i suoi incomprensibili versi.
 
Era deciso. Eldihen stava per lasciare la compagnia e Legolas non era affatto felice.
 
 
 
Note autrice:
Un saluto a tutti!
Grazie tante per aver letto e per i vostri commenti <3 siete tutti molto gentili, apprezzo molto le vostre parole, mi rendete felice;) ringrazio ovviamente anche chi segue la storia ed i lettori silenziosi. Vi mando un abbraccio virtuale.
Dunque che ne dite di questo capitolo? L’ho scritto un paio di mesi fa e devo dire che è differente dai capitoli che sto sviluppando adesso. Lo trovo decisamente più corto e ci sono meno descrizioni, andando avanti ho inserito molte più cose, ma questo perché mi sono sbloccata, invece all’inizio è stato un po’ complicato, ma spero di aver trasmesso le emozioni dei personaggi ed aver descritto bene i momenti.
Per quanto riguarda Eldihen: Nei primi capitoli sarà “vittima” di una serie di sfortunati eventi XD non so cosa dire senza spoiler altre cose, ma in realtà ci tengo a sottolineare che è un personaggio che avrà una crescita personale, pur mantenendo le stesse caratteristiche e la stessa personalità. Insomma vedrete.
Riguardo gli aggiornamenti: il prossimo è di sabato. E credo che posterò sempre durante il weekend ma vi informerò, tranquilli;)
Ah una cosa: ho rivisto l’editor degli scorsi capitoli staccando le frasi ecc. se non vi andasse a genio qualcosa, tipo parole spezzate (oddio non credo) o cose simili informatemi. Sarebbe troppo bello postare velocemente senza vedere l’html ad ogni capitolo, ma vabbè, mi ci sto abituando.
Un bacione, alla prossima :)
   
 
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