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Autore: HonoSamurai    26/08/2009    1 recensioni
Avevo sempre saputo cosa fare nella vita, e nel 1940 andai per la prima volta a Parigi. Fu il viaggio più bello della mia vita, non per ciò che vidi ma perché fu lì che incontrai Francis. La prima volta che ci baciammo, capii che non avrei mai più voluto baciare altre labbra al di fuori delle sue.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: France (Francis Bonnefoy), Giappone (Kiku Honda)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beh..diciamo che è il mio omaggio a V per Vendetta, spero che chi lo conosce riconosca la lettera che ho messo alla fine^___^

Ho pensato che fosse perfetta, naturalmente ho modificato alcune parti..


La descrizione di un attimo
le convinzioni che cambiano
e crolla la fortezza del mio debole per te
anche se non sei più sola perché sola non sai stare
e credi che dividersi la vita sia normale


Kiku stava camminando lungo la Place des Pyramides osservando rapito la costruzione di vetro piramidale davanti al Museo del Louvre, aveva già fatto numerose foto ed alla fine aveva deciso di sedersi su una panchina per riposarsi.

Era piena estate e questo non rendeva di sicuro facile muoversi dato che il caldo era insopportabile abituato a temperature molto più miti.

Kiku si slacciò due bottoni della camicia sospirando, aveva deciso di lasciare Ludwig e Feliciano in albergo dato che sembravano attratti poco dall'idea di girare per musei, si guardò intorno ritornando a memorizzare i vari particolari della piazza sorridendo nel constatare la bellezza di quel posto: adorava l'arte, questo era un dato di fatto!

Si alzò in piedi deciso a spostarsi per andare a visitare altre parti della città, prese la macchina fotografica per fare un'ultima foto alla piramide, ma non fece in tempo a fare due passi indietro per prenderla meglio che si scontrò con qualcosa finendo a terra:

- Sc..scusatemi -

Balbettò tenendo la testa bassa, vergognandosi per la brutta figura appena fatta:

- Kiku?!-

Il giapponese alzò di colpo il capo avendo riconosciuto la voce che aveva appena udito:

-Fr-Francis-sama!-

-In persona!- il biondo gli rivolse un sorriso smagliante, indossava i soliti pantaloni rossi e la strana casacca blu – cosa fai da queste parti?-

Il moro arrossì leggermente stringendo tra le mani la macchina fotografica:

- Sono in vacanza..sto girando Parigi..-

Francis lo prese sottobraccio:

-Molto bene, allora ti faccio da guida! È la mi città..-

-Fr..francis-sama!-il rossore poco prima appena accennato sugli zigomi del giapponese aumentò maggiormente quando il francese lo prese a braccetto-n..non voglio essere di disturbo -

- Su, su non sei di disturbo! Ti porto a vedere delle cose che non vedresti normalmente se segui le guide!-

Kiku non riuscì nemmeno a dire una parola che Francis l'aveva già trascinato via dalla piazza.


ma la mia memoria scivola
mi ricordo limpida la trasmissione dei pensieri
la sensazione che in un attimo
qualunque cosa pensassimo poteva succedere


Avevano passato l'intera giornata a girare e girare ancora la città, era stanco, ma non si era mai divertito così tanto!

Francis sapeva tantissime cose e l'aveva portato a vedere dei monumenti stupendi, di sicuro le foto che aveva fatto sarebbero piaciute moltissimo ai suoi fratellini:

-Kiku, ti porto in un ristorante fantastico così ti faccio assaggiare delle nostre specialità!-

-Francis-sama ho già abusato troppo del suo tempo, non voglio farlo ulteriormente..-

Nihon fece per divincolarsi dalla presa del biondo che lo teneva a braccetto, ma ancora una volta il francese lo trattenne:

- Se te lo proposto, Kiku, non sei di alcun disturbo! Dammi del “tu” e chiamami solo Francis, su! Abbiamo passato un intero pomeriggio insieme! -

Al pensiero che aveva passato un intero pomeriggio a braccetto con un altro essere umano Nihon arrossì così tanto da temere di scoppiare, sentiva le orecchie calde.

Francis indicò l'insegna di legno di un locale “Le vie en rose”, poi tenendo ben stretto il moro entrò salutando i camerieri, che sembravano conoscerlo perfettamente: i tavoli erano di legno chiaro come le sedie, forse ciliegio, tutti da due,quattro posti al massimo, coperti da tovaglie azzurre con i tovaglioli bianchi e con in mezzo piccoli vasetti di rose rosse:

- Un tavolo per due -

Chiese Francis ad uno dei camerieri che subito li scortò fino ad un tavolino appartato in uno degli angoli del ristorante, la finestra sul fianco destro dava su Parigi ed in lontananza si scorgeva la Torre Eiffel illuminata, Kiku rimase a bocca aperta a fissare quello stupendo panorama, non vide così il sorriso soddisfatto di Francia che spostò leggermente una sedia dicendo:

- Accomodati pure, Kiku -

Nihon arrossì sedendosi nel posto che il biondo gli stava mostrando, arrossì leggermente quando lo vide sedersi davanti a lui e gli venne spontaneo abbassare lo sguardo quando per sbaglio incontrò quello azzurro dell'altro.



E poi cos'è successo
aspettami oppure dimenticami
ci rivediamo adesso
dopo quasi cinque anni
e come sempre sei la descrizione di un attimo per me
e come sempre sei un'emozione fortissima
e come sempre sei bellissima


- C'è qualche problema?-

Domandò Francis cercando di incontrare le iridi del giapponese che si ostinava a non guardarlo neanche per sbaglio, Honda scosse il capo:

- No..è..è...tutto a posto -

Bonnefoy sospirò:

- Non hai l'aria di uno che si diverte..-

Kiku alzò di scatto la testa:

- No, mi sto divertendo davvero!-

Non ne fu subito conscio, se ne accorse pochi istanti dopo, il suo sguardo si incontrò per la prima con quello del francese.

Il suo cuore perse un battito in un primo momento, poi iniziò ad aumentare il ritmo.

Forte.

Sempre più forte.

Divenne quasi insopportabile finchè non si costrinse con la forza ad abbassare il capo, Francis sorrise intenerito dal comportamento del giapponese, si sporse per accarezzargli la guancia sinistra con il dorso della mano destra:

- Hai dei bellissimi occhi, perchè ti vergogni così tanto a mostrarmeli -

-I..io-

Kiku non riusciva a parlare, ma neanche a spostarsi, gli piaceva il tocco dell'altro.

Si tese piegò spontaneamente verso la mano che lo accarezzava per aumentare il contatto, Francis sorrise soddisfatto:

- Sono felice che ti sia un po' calmato -

Il moro riaprì gli occhi che aveva un socchiuso tirandosi indietro imbarazzato, il francese rise a quell'ennesimo comportamento, per lui insolito, dell'asiatico.

Mi hanno detto dei tuoi viaggi
mi hanno detto che stai male
che sei diventata pazza
ma io so che sei normale
mi chiedi di partire adesso

perchè i numeri e il futuro non ti fanno preoccupare

La cena andò bene, anche se Kiku continuò a ritrovarsi in imbarazzo per ogni piccola cosa, ma dentro di lui sentiva che si stava divertendo.

Francis era simpatico ed aveva un sorriso che lo faceva calmare, almeno un pochino.

Uscirono dal ristorante alle undici passate.

Era tardi e di sicuro Ludwig e Feliciano si stavano preoccupando, ma Kiku in quel momento non ci stava nemmeno pensando.

Francis lo riprese a braccetto iniziando a camminare, gli stava nuovamente parlando della città e di tutte le varie leggende che circolavano.

Molto timidamente Kiku appoggiò la testa alla spalla del francese, restò fermo cercando di capire se gli causasse disturbo, non vedendo alcuna reazione fece per alzarsi, ma il braccio intorno al suo si spostò circondandogli le spalle e portandolo ad aderire ulteriormente contro il fianco del biondo:

- Non mi dai fastidio -

Il moro si irrigidì leggermente per l'imbarazzo, gli zigomi ricominciarono a colorarsi di rosso:

- D...davvero?-

Bonnefoy rise scompigliando leggermente i neri fili di seta che erano i capelli del giapponese:

- Certo, puoi stare così quando vuoi!-

Nihon si fece coraggio cercando di sciogliersi un pochino.

Francis aveva un buon odore, sapeva di rose.

Beh non era poi così strano, ogni volta che lo vedeva aveva sempre in mano una rosa e di sicuro le coltivava anche...

Si ritrovò ad immaginare Francis impegnato a curare le sue rose e lui vicino a sistemare i suoi bonsai..

Sorrise.

Era una bellissima immagine.

- Hai uno stupendo sorriso, Kiku -

La voce del biondo lo distolse dai suoi pensieri facendo colorare ulteriormente di rosso i suoi zigomi, arretrò di un passò uscendo così dall'abbraccio piacevole con l'altro.

- Io..-

Abbassò la testa non volendo mostrare il proprio imbarazzo, Francis colmò in poco meno di un istante il metro che li divideva, gli posò le mani sulle guance alzandogli dolcemente la testa:
- Kiku, non c'è niente di strano nell'imbarazzarsi e poi sei bellissimo anche con le guance rosse -

I complimenti non fecero che peggiorare la situazione sugli zigomi, ormai viola, del giapponese il cui cuore aveva iniziato a ribattere il modo forsennato.


vorrei poterti credere
sarebbe molto più facile
rincontrarci nei pensieri
distesi come se fossimo
sospesi ancora nell'attimo in cui poteva succedere


Le nere iridi si specchiavano in quelle azzurre e limpide del francese.

Cielo notturno senza luna, in cielo diurno privo di nuvole.

Il nero si perse sempre più nell'azzurro e l'azzurro abbracciò sempre di più l'oscurità.

Kiku si accorse solo dopo che il francese si era abbassato su di lui, ne avvertì il fiato sulle labbra.

Il suo cuore si fermò.

Poi una mano sulla nuca lo sospinse ulteriormente verso il contatto ed un istante dopo le labbra di Francis erano posate sulle sue in una dolce carezza.

Kiku non sapeva cosa fare né come muoversi.

Rimase semplicemente fermo.

Le labbra di Francis lo sfiorarono gentili e leggere, si ritrovò a sospirare su di essere ed a voler avvicinarsi per cercare un maggiore contatto.

Quando si staccarono Kiku fissava a bocca aperta, stupito e felice, Francis.


E poi cos'è successo
aspettami oppure dimenticami
ci rivediamo presto
fra almeno altri cinque anni
e come sempre sei la descrizione di un attimo per me
e come sempre sei un'emozione fortissima
e come sempre sei bellissima perchè
come sempre sei la descrizione di un attimo


6 Giugno 1947-Topaz


Una piccola stanza.

Il buio.

La luce filtra appena da una finestra a più di 4 metri da terra.

Seduto in un angolo della stanzetta c'è un ragazzo dai capelli castani, veste con un uniforme azzurra rovinata in vari punti.

Piegato in un angolo stringe tra le mani un pezzetto bianco di carta igienica scribacchiato di nero, gli occhi scorrono sulle parole scritte in modo malfermo.


So che non posso in nessun modo convincerti che questo non è uno dei loro trucchi, ma non mi interessa.

Io sono io.
Mi chiamo Kiku.

Non credo che vivrò ancora a lungo e volevo raccontare a qualcuno la mia vita.

Questa è l'unica autobiografia che scriverò e … oh Kami… mi tocca scriverla sulla carta igienica.
Sono nato a Tokyo l'undici Febbraio di un anno che non ricordo.

Sai, non ricordo molto dei miei primi anni di vita , ma ricordo la pioggia.
Il mio oni- san aveva una casa nel folto di una foresta di bambù e mi diceva sempre che

"I Kami sono nella pioggia".
Imparai a scrivere senza problemi ed inventai anche una lingua, la mia lingua.

Fu durante le mie lunghe passeggiate alla ricerca dell’ispirazione che incontrai il mio primo ragazzo: si chiamava Corea.

Furono i suoi occhi… erano bellissimi.

Pensavo che ci saremmo amati per sempre. Ricordo che Wang ci disse che era una fase adolescenziale, che sarebbe passata crescendo.

Per Corea fu così, per me no.
Nel 1902 mi innamorai di Arthur.

Quell'anno confessai la verità alla mia famiglia.

Non avrei potuto farlo senza Inghilterra che mi teneva la mano.

Il mio onisan mi ascoltava ma non mi guardava.

Mi disse di andarmene e di non tornare mai più.

I miei fratelli non dissero niente, ma io avevo detto solo la verità, ero stato così egoista?

Noi svendiamo la nostra onestà molto facilmente, ma in realtà è l'unica cosa che abbiamo, è il nostro ultimo piccolo spazio…

All'interno di quel centimetro siamo liberi.
Avevo sempre saputo cosa fare nella vita, e nel 1940 andai per la prima volta a Parigi.

Fu il viaggio più bello della mia vita, non per ciò che vidi ma perché fu lì che incontrai Francis.

La prima volta che ci baciammo, capii che non avrei mai più voluto baciare altre labbra al di fuori delle sue.
Andammo a vivere insieme in un appartamentino a Marsiglia.

Lui coltivava le Scarlett Carson per me nel vaso sulla finestra e la nostra casa profumava sempre di rose.

Furono gli anni più belli della mia vita.
Ma la guerra nel mondo divorò quasi tutto e alla fine arrivò a Marsiglia.
A quel punto non ci furono più rose… per nessuno.
Ricordo come cominciò a cambiare il significato delle parole.

Parole poco comuni come "fiancheggiatore" e "risanamento" divennero spaventose, mentre cose come "Fuoco Norreno" e "Gli articoli della fedeltà" divennero potenti.

Ricordo come "diverso" diventò "pericoloso".

Ancora non capisco perché ci odiano così tanto.
Presero Francis mentre faceva la spesa.

Non ho mai pianto tanto in vita mia. Non passò molto tempo prima che venissero a prendere anche me.
Sembra strano che la mia vita debba finire in un posto così orribile, ma per cinque anni ho avuto le rose e non ho chiesto scusa a nessuno.
Morirò qui… tutto di me finirà… tutto… tranne quell'ultimo centimetro… un centimetro… è piccolo, ed è fragile, ma è l'unica cosa al mondo che valga la pena di avere.
Non dobbiamo mai perderlo, o svenderlo, non dobbiamo permettere che ce lo rubino…

Spero che chiunque tu sia, almeno tu, possa fuggire da questo posto; spero che il mondo cambi e le cose vadano meglio ma quello che spero più di ogni altra cosa è che tu capisca cosa intendo quando dico

che anche se non ti conosco,

anche se non ti conoscerò mai,

anche se non riderò,

e non piangerò con te,

e non ti bacerò, mai…

io ti amo,

dal più profondo del cuore…

Io ti amo.
– Kiku.




   
 
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