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Autore: VexJack88    05/03/2021    0 recensioni
Catapultati in un mondo alternativo la saga inizia migliaia di anni dopo gli eventi della Guerra Sacra, seguendo le vicende di due ragazzi, Jack e Mark. Il destino li condurrà alla scoperta del Mondo e dei suoi segreti. Tra questi abbiamo le Scaglie, frammenti di un Asteroide che assimilarono l'essenza divina acquisendo vita, forma, colore ed un proprio potere peculiare. Inaspettatamente i due ragazzi si trovano ad affrontare una marea di vicissitudini che li porteranno a trovare sé stessi ed il loro posto del mondo.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Era un giorno di primavera, ed i vari Regni del pianeta stavano vivendo un periodo di pace e splendore mai raggiunti fino ad allora. Erano passati molti anni dalla Prima Grande Guerra, e finalmente, tornò a regnare la tranquillità. Il Regno della Foresta veniva così chiamato per la ampiezza e moltitudine di foreste e boschi che vi si trovavano. Era collocato appena sotto il grande e freddo Nord, un Regno costantemente immerso nella neve e nei ghiacciai. I due Regni erano divisi dalla mastodontica Catena Montuosa Caloria, che si estendeva da est ad ovest per migliaia e migliaia di chilometri su tutta la superficie nordica. A Sud delle Foreste vi si trova il Regno della Piana e dei Venti, una vastissima prateria che si estende da est, dai Colli del Pollino, fino ad ovest, dove confinava con il Regno dell'Oro diviso dal Lago Trifoglietti ed i Colli del Viandante. Più a sud del Regno della Piana si trovava il Regno degli Scudi, una terra arida, priva di fonti di acqua, eccetto per le zone costiere. Ad Ovest di tale Regno si trovavano due regni: Quello dell'Oro, citato poco fa, ed il Regno della Nebbia, un luogo paludoso e nebbioso, molto umido e fangoso. Nonostante si trovavano entrambi ad Ovest non erano collegati tra di loro, ma divisi dalla Baia delle Pianette. Ad Est del Regno degli Scudi si trovava il Grande Arcipelago, formato da numerose isole riunite. E per finire l'estremo sud composto dal Regno delle Sabbia, dove vi erano numerose Dune Sabbiose ed anche qualche Oasi in mezzo al Deserto. Ogni Regno possedeva, oltre alle sue città principali, una Capitale, ed ogni Capitale possedeva una propria Accademia dove venivano istruiti i migliori ragazzi del paese. Nelle varie accademie era possibile studiare Medicina, Ingegneria, Filosofia e molte altre materie che servivano per la crescita ed il futuro del ragazzo per ampliare e far progredire il bene del Regno stesso. Cosi come la sezione militare, utile per mantenere l'ordine ed il bene nel proprio Regno. Fuori era ancora buio. A volte a Jack succedeva di svegliarsi troppo presto, quando ancora tutto tace ed era possibile fare caso ad alcuni suoni e rumori che durante la giornata passavano inosservati. Colpa dei pensieri, forse. Il suo respiro era la prima cosa che sentiva, poi quello di Mark, ronfante nell'altro angolo della stanza, ed infine quello del Maestro Sean dall'altra camera. I carri di qualche commerciante svegliatosi presto verso chissà quale meta. Kelly e Laica, i cani dei vicini che abbaiavano per ogni cosa, anche loro attenti ascoltatori del silenzio. I primi raggi di sole cominciavano a filtrare tra le piccole fessure della tenda, disegnando nella parete una sottile striscia di luce, come per delinearne il perimetro. Il sole che abbracciava la stanza. La porta si aprì ed il Maestro Sean smorzò il silenzio della camera. «Sveglia» Urlò il Maestro. «Lo sapete che oggi dobbiamo andare in città per vendere la merce» «Ancora un altro po'... Vecchio, ieri ci hai fatto sgobbare come muli...» Mark si girò dall'altra parte cercando di riprendere sonno ma il maestro Sean prese un lembo di coperta e tirò forte facendolo cadere a terra. «Il tempo di sellare i cavalli e si parte. La merce è già collocata sul carro.» Uscì dalla stanza lasciando dietro di sé la porta aperta. «Che noia» Mark sbuffò e si sedette sul letto, ancora assonato. «Dai Jack, andiamo altrimenti il nonnetto continuerà con le sue prediche.» Uscì dalla stanza dirigendosi verso il bagno. Jack invece era rimasto sul letto in posizione supina con le braccia dietro la nuca. Osservava il soffitto ma il suo pensiero era rivolto all'idea di dover andare in città. Sorrise. Era arrivata la primavera e gli uccelli cinguettavano felici librandosi in cielo. Le foreste e gli animali in letargo si risvegliavano e gli alberi lentamente si rivestivano di foglie verdi e brillanti. Il sole primaverile, con un caloroso abbraccio, iniziava a riscaldare le membra intorpidite di tutti gli animali. Jack, ormai quattordicenne, era diventato un ragazzo. I capelli erano corti, che andavano sul castano scuro, come gli occhi. La sua altezza raggiungeva quasi il metro e novanta, un fisico robusto per la sua età, ma allo stesso tempo dotato anche di grande agilità. Lui e Mark venivano allenati dall'anziano signore Sean in persona, essendo un ex maestro dell'Accademia. Il loro sogno era quello di diventare studenti ufficiali dell'Accademia, come del resto era il sogno di ogni ragazzo del Regno. Vivevano in aperta campagna ma la loro casa non era molto distante da Bosco Pendente, capitale del Regno della Foresta, quindi ci volle poco tempo per arrivare. Ogni Capitale aveva una propria caratteristica e struttura. La forma della Città fu concepita come un immenso fortino di forma ottagonale. Era composta da otto grandi cinture longitudinali che si cingono trasversalmente e diagonalmente l'una con l'altra formando otto immense muraglie interne, ciascuna dal perimetro ottagonale, che intersecandosi fra loro, giungevano ad un coronamento ideale al centro della costruzione. Da cui si nota un ottagono più piccolo che amplificava ulteriormente in modo iperbolico la grandezza e la forma della struttura concettuale dell'intera Città, formando l'Accademia del Medaglione. Il nome era dovuto dal fatto che al suo interno il Preside, e Lord della Capitale, possedeva e custodiva uno dei pezzi dell'Armatura Divina. Ogni Regno possedeva un pezzo di un'Armatura sottratta agli Dei durante la Ribellione di Black: Il Medaglione, la Cintura, l'Elmo, gli Schinieri, il Mantello, l'Anello, i Guanti e la Spada. Ognuno appartenuta agli Otto Dei dell'epoca, e se indossate tutte insieme donavano l'Immortalità e la possibilità di diventare un Dio. Ma per non rischiare una nuova epoca degli Dei, gli umani decisero di erigere Otto Regni con le rispettive Accademie, con lo scopo di custodire e preservare gli oggetti divini con la massima cura. Solo il Preside può usufruire di tale contenuto per il bene dei cittadini che popolano il Regno. La notte era sopraggiunta sulla città, e Jack e Mark avevano appena finito di consegnare le merci. Avendo ancora del tempo a disposizione decisero di girovagare un po' in zona. L'intera città era composta da molteplici giardini ed alberi, e molti negozi vi si trovavano nel mezzo, tra il verde fogliame. In particolare c'era una locanda che attraeva ed affascinava Jack. «Dai, vai da lei. Lo so che non vedi l'ora di salutarla. Sei persino diventato rosso in faccia.» Mark sorrise e scherniva Jack, che osservava da lontano una delle locande presenti. «Non è che io veda l'ora, e che ormai ci sono quindi potrei salutarla. Non vedo nulla di male nel salutare un'amica... non... cioè...» Jack iniziò a balbettare. Dalla strada intravidero la luce. L'insegna diceva che quella era la 'Locanda del Lupo'. Penzolava su catene arrugginite, emettendo un suono raschiante, monotono e fastidioso. Dal comignolo saliva un pigro filamento di fumo, perdendosi nell'inchiostro della notte. Giungevano voci di festeggiamenti dal suo interno. Mark afferrò la maniglia, ma fu bloccato da Jack. «Aspetta, come paghiamo?» «E quando mai è stato un problema per noi?» domandò Mark. «Potrebbe diventare un problema a lungo andare.» «Tranquillo Jack, non metteremo nei guai Emily.» «Si certo, come no. Ti ricordi cos'hai combinato la settimana scorsa, vero?» rispose Jack leggermente inquieto. «Spiegami come potremmo non metterla nei guai?» «Sei proprio una donnicciola» Mark si fermò davanti la porta voltandosi verso Jack. «Io ho sete, ma mangerei anche un boccone. Ho lo stomaco che brontola ed il viaggio di ritorno a casa è un po' lungo.» «Si, ma chi paga?» chiese irritato Jack. «Ho un'idea» propose Mark. «Entriamo e poi ci pensiamo» Mark entrò senza aspettare Jack e si perse nella confusione del locale. Dentro c'era molta gente. I tavoli erano quasi tutti occupati da una ventina di contadini che sonnecchiavano davanti a boccali di birra mezzi vuoti o cantavano stonati a squarciagola, da un vecchio con la barba che masticava qualcosa, e tre o quattro artigiani che discutevano della fine del mondo. Nessuno degnò Jack di uno sguardo. Eccetto l'oste. «Benvenuto» disse sorridente. Era un tipo panciuto e tarchiato, pareva un enorme botte ambulante. Grossi baffi coprivano metà volto. «Accomodati, prego» indicò un piccolo tavolo nell'ala est della sala. «Una birra per iniziare?» domandò l'oste strizzando l'occhio. «Ehm... si.» l'uomo si voltò e si congedò. Jack si guardava attorno cercando di individuare Mark, ma senza fortuna. Si alzò ed andò in bagno per urinare. Quando ritornò in sala, passando vicino al bancone notò il menù del giorno, affisso su un tabellone in un angolo della sala. Lo lesse. L'acquolina aveva cominciato a circolare in bocca, così come lo stomaco aveva iniziato a fare rumori indesiderati di vuoto abissale. "Che fame, ma non ho molti soldi con me. Credo che aspetterò fuori dal locale." Pensò prima di avviarsi verso l'uscita. Continuò a guardarsi attorno come nella ricerca di una persona. "Dovrei rientrare forse. Sembra brutto andarmene dalla città senza salutarla. A meno che io non vada via adesso e lei non lo saprà. E se verrà a saperlo? Che faccio adesso? Entro? Non entro?" Jack rimase immobile davanti la porta della locanda. Osservava l'insegna intimorito. I clienti del locale quasi non riuscivano a passare, e Jack non sembrava curarsi di loro, immerso completamente nei suoi pensieri. Dopo qualche minuto di indecisioni, cautamente si voltò e con passo torpido iniziò ad allontanarsi. «Allora sei tu che stai ostacolando il passaggio ai clienti.» Jack si bloccò sentendo quella inebriante ondulazione della voce. Rimase fermo ad ascoltarne il suono per qualche istante, su e giù, prima che gli giungessero le parole nella mente. Anche solo immaginare il suo modo di parlare lo calmava e lo rendeva felice. Scorreva nel corpo come una medicina, facendolo gorgogliare dentro di sé. Si voltò e quasi come sorpreso la salutò molto timidamente. «Cia..Ciao Emily, come va?» Il viso dai tratti fini era di carnagione bronzea, che metteva in risalto i suoi occhi, verdi come le foglie colpite dal sole. Una cascata di lucenti capelli color miele le incorniciava quel viso accattivante. Una ragazza di rara bellezza, dal viso semplice e un po' infantile, ma allo stesso tempo che sa trasmettere il suo stato d'animo. «Stavi di nuovo scappando senza salutarmi?» Si avvicinò a Jack fronteggiandolo quasi a muso duro e con voce adirata. «No no no no veramente io... lasciami spiegare...» Emily prese Jack per un braccio e lo portò con sé nel vicolo dietro la locanda. «Cosa ci facciamo qui?» Nel retro vi era un piccolo cortile con i maiali che allegramente sguazzavano nella melma. «Perché mi stai evitando?» disse Emily con tono abbattuto. «Veramente io... non volevo andarmene così. Sono entrato nel locale ma te non c'eri, cioè non ti ho visto... io volevo ma...» Riprese a balbettare guardandosi attorno e mantenendo lo sguardo basso. Si grattò la nuca quasi impacciato e dispiaciuto. Poi incrociò il volto di Emily e poteva capire la sua afflizione. «Emily, io...» Lasciò da parte la timidezza del momento e la abbracciò. «Non sto cercando di evitarti, anzi... Trovarsi è stato un caso, ritrovarsi una scelta. Volevo risentire il tuo respiro ed ascoltarlo come se fosse la mia canzone preferita.» Emily osservò Jack negli occhi. Era imbarazzata e colta alla sprovvista da quelle parole. «Tieni, questo l'ho fatto io per te» Jack prese dalla tasca una piccolissima bambola di stoffa. Leggermente imperfetta in alcuni punti ma l'immagine era quella desiderata. Raffigurava una fanciulla vestita di bianco, con due bottoncini verdi che formavano gli occhi e dei filamenti di spazzola a formare i capelli di colore chiaro. «Non è molto, non è nemmeno perfetta. Ho cercato di imparare ma sono una frana» Continuava ad osservarlo molto timidamente, persa nei suoi occhi, quando sciolse quel momento con un bacio. Fino ad all'ora nessuno dei due aveva pensato, o meglio ancora, non aveva avuto il coraggio di fare il primo passo. Era da molto tempo che Emily provava quelle sensazioni e, nonostante la paura dell'imbarazzo, non riusciva più a sopirle. «Guarda guarda che scena disgustosa.» Un ragazzo di alta statura, biondo e con gli occhi azzurri si stava avvicinando a Jack ed Emily, seguito da altre tre persone. «Lukas cosa ci fai qui? Lo sai che non sei il benvenuto nella Locanda del Lupo dopo i tuoi innumerevoli casini.» disse Emily irritata dalla presenza del piccolo gruppetto di ragazzi. Lukas si avvicinò e spinse Jack lontano dalla ragazza per poi abbracciarla. Emily cercava di liberarsi dalla presa del ragazzo. «Lasciami andare» Riuscì a liberarsi dando uno schiaffo in volto a Lukas. «Quindi hai preferito questo rammollito qui a me?» Lukas senza indugi rispose con uno schiaffo facendola cadere a terra. Jack, nel vedere Emily colpita, era colmo di rabbia e subito si rialzò colpendo Lukas con un pugno in pieno volto. Il ragazzo non cadde a terra ma aveva resistito al colpo. Si toccò il labbro e vide del sangue. «Ma tu sai quanto vale la mia faccia?» Lukas rispose di conseguenza facendolo cadere. Iniziò a dare calci e pugni, ed i suoi amici si unirono al linciaggio. Jack era raggomitolato a terra che cercava di proteggersi il più possibile dai svariati colpi che arrivavano da tutte le parti. «Adesso basta, Lukas!» Emily lo colpì con un manico di scopa in testa. Lukas barcollò per il colpo subito. «Tu, brutta troietta!» Cercò di darle un pugno ma venne colpito in pieno volto cadendo a terra. I suoi amici smisero di pestare Jack ed osservarono prima Lukas a terra e poi chi fosse stato. «Nessuno può prendersela col mio fratellino, eccetto me.» Mark era corso in loro aiuto e brandiva in mano una barra di ferro. Lukas venne aiutato a rialzarsi. Uno dei suoi amici gli diede un piccolo specchietto per mostrargli l'effetto causato dal colpo subito sulla sua faccia. L'urto aveva generato una vistosa ferita aperta sullo zigomo sinistro che iniziò a sanguinare, imbrattandogli la camicia. «Piccolo bastardo! Ti sei appena fatto un nemico potente!» Lukas divenne estremamente furioso. «La mia faccia vale più di tutto quello che hai guadagnato nella tua vita insieme a quell'altro bastardo di Jack ed a quel vecchiaccio fallito che ha deciso di prendere due croci come voi!» «Prendimi pure in giro, non mi importa. Ma non ti azzardare a parlare male dei miei familiari» Mark puntò la barra di ferro nella direzione di Lukas. «Mio padre è il Lord della Città di Maggiociondolo e ben presto entrerò nell'Accademia del Medaglione, mentre voi due marcirete in quello schifo di baracca che chiamate casa. Ammuffirete insieme a quel decrepito vecchio!» «Adesso hai rotto» Mark si avventò contro il ragazzo pronto a colpirlo di nuovo in volto, ma Lukas ricevette al volo una spada che avevano portato con sé gli altri del gruppo. «Fatti sotto povero. Ti sfiletto come un pesce» Lukas padroneggiava con maestria la spada. Fin da piccolo era stato addestrato da alcuni dei migliori istruttori nell'utilizzo delle armi bianche. Dal forte trambusto che si era creato l'oste uscì dal retrobottega brandendo una mazza chiodata. «Lukas! Stupido rampollo! Ti avevo detto di non farti più vedere qui!» «Sta zitto grassone. Non sono affari tuoi» Non lo degnò di uno sguardo, rimanendo a contatto visivo con Mark. L'oste diede un colpo di mazza nella direzione di Lukas che riuscì a schivare appena in tempo, beccando la recinzione di legno dietro che andò in frantumi. «Lo dirò a mio padre e vedrò la tua testa su una picca!» «Non mi interessa niente di chi sia tuo padre. Stai calpestando una proprietà privata, la mia proprietà! E finché sarò ancora in vita decido io chi può avvicinarsi alla mia Locanda, e tu non sei il benvenuto qui!» Cercò di colpire nuovamente Lukas che indietreggiò evitando nuovamente la mazza chiodata. Dalla strada principale un mucchio di persone si erano accolte sul retro per impicciarsi su cosa stesse accadendo. Anche i clienti della Locanda spiavano ed osservavano l'accaduto dalle finestre che si affacciavano sul cortile posteriore. Il tutto stava attirando l'attenzione delle Guardie Cittadine. «Andiamocene ragazzi. Non voglio sprecare un secondo di più con questi schifosi sfigati. Non dovrei nemmeno trattarli come oggetti, valgono molto meno» I quattro si voltarono ed andarono via, facendosi largo tra la folla. «Adesso dovete andare voi due. Le guardie vorranno spiegazioni» L'oste della locanda si diresse a parlare con le guardie permettendo a Jack e Mark di celarsi tra la folla e fuggire. L'ultimo sguardo prima di allontanarsi era diretto ad Emily. Le mani di lei portate al petto, stringevano la piccolissima bambola di stoffa. "Sta attento, Jack".
   
 
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