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Autore: channy_the_loner    05/03/2021    1 recensioni
***NO SPOILER della serie originale***
[…] Gridò sfruttando interamente l’aria che aveva nei polmoni. Attorno a lei era tutto buio, ma velocemente riuscì ad adattare i propri occhi verdi alla vista notturna: una pianta in un vaso, un vecchio comò, un dipinto sulla parete. Percepì qualcosa toccarle la spalla, la sentì da sopra il tessuto dei vestiti; voltò il capo a sinistra e incontrò immediatamente un paio di zaffiri color cielo. «Emma?»
A quella visione, si rilassò subito; era solo Norman. […]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma, Norman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il sudore s’era impossessato della pelle chiara della ragazza, rendendo la maglietta appiccicaticcia e scomoda, ma non era quello il suo problema più grande. Un fruscio la fece voltare di scatto, per poi farle puntare lo sguardo su un cespuglio rigoglioso; era quasi certa che qualcosa, lì dentro, si fosse mosso. Ansimò pesantemente, la pelle accapponata dalla paura e dall’adrenalina. Sapeva che il nemico la stava inseguendo, sapeva che sarebbe potuta morire da un momento all’altro, eppure improvvisamente non riusciva più a muovere un singolo muscolo. Ogni fibra del suo corpo le stava urlando di allontanarsi da lì in fretta, ma la stanchezza le era d’impiccio. Erano ore che stava cercando una via di fuga e, ormai, il suo corpo iniziava a non essere più in grado di rispondere ai comandi. Si girò nuovamente, stavolta attirata da un nuovo rumore. Era come uno stridio, simile a quando la forchetta che usava per mangiare strusciava per errore sul piatto di ceramica. Repentinamente incontrò due occhi, piccoli e malvagi. E poi, del sangue schizzò in aria; poco prima di accasciarsi al terreno, capì che era stata trapassata con una lama.



Gridò sfruttando interamente l’aria che aveva nei polmoni. Attorno a lei era tutto buio, ma velocemente riuscì ad adattare i propri occhi verdi alla vista notturna: una pianta in un vaso, un vecchio comò, un dipinto sulla parete. Percepì qualcosa toccarle la spalla, la sentì da sopra il tessuto dei vestiti; voltò il capo a sinistra e incontrò immediatamente un paio di zaffiri color cielo. «Emma?»

A quella visione, si rilassò subito; era solo Norman. Il suo volto era decorato dall’abituale sorriso morbido e l’espressione placida, mentre i capelli scompigliati gli donavano un aspetto ancora più disarmante. «Sta’ tranquilla, è tutto finto», le disse accarezzandole la schiena dritta.

La rossa tornò a guardare davanti a sé, tirando un lungo sospiro di sollievo. Emma adorava i film horror ma, per qualche motivo, non li digeriva mai; finiva con l’immergersi troppo nel protagonista, finiva col percepire su di se tutte le catastrofi mostrate nella pellicola – e poi non dormiva per qualche notte. Per contrasto, amava sentire quel brivido scenderle lungo la schiena, la pelle accapponarsi e il battito cardiaco galoppare come se fosse nel bel mezzo di un ippodromo.

Anche a Ray piaceva la materia dell’orrore, ma preferiva di gran lunga leggere un mattone di Stephen King a lume di candela. Per questo motivo, era Norman a fare compagnia alla ragazza quando le veniva la brillante idea di spaventarsi a morte. A dire il vero, i film horror non erano affatto di suo gusto; li reputava pieni di sciocchi e prevedibili cliché, perfettamente sostituibili con un buon documentario sulla vita di un serial killer. Sangue per sangue, perché non dilettarsi con un’atroce e raccapricciante storia vera? Gli sarebbe andato bene anche una serie TV poliziesca, un programma politico o un film fantascientifico – ma nulla sarebbe stato all’altezza di una serata trascorsa in compagnia di Emma.

La sua Emma, tra l’altro. Non stavano insieme, né tantomeno aveva trovato il coraggio di dichiararsi – aveva paura di rovinare il loro splendido rapporto. Ma la sentiva così vicina a sé, molto di più rispetto a quando erano bambini e correvano per i campi vestiti di primavera, molto più di quando si mettevano nei guai e si coprivano a vicenda, molto più di quando ridevano e si abbracciavano sotto una scrosciante pioggia. Forse no, non sarebbe mai stato abbastanza impavido da sputare il rospo, ma per il momento gli andava bene – non era mai stato troppo pretenzioso durante la sua vita.

«È solo un film» le disse sorridendole.

«È solo un film» ripeté lei, rilassandosi tra i cuscini del divano. Ma la sua quiete durò poco; balzò in piedi, iniziando a saltellare sul sofà. «Hai visto che figata, Norman?!» esclamò, piena di entusiasmo. «Cioè, è spuntato fuori dal nulla, quel… Quel… Quel coso!»

Norman rise, divertito. «Ho visto, ho visto. E la scena in cui la protagonista fa quel volo e atterra a due passi dal cadavere?»

«Che sciocca! Si vede proprio che non si è mai arrampicata su un albero», rispose Emma. «È caduta come un sacco di patate. Così», e scivolò verso il basso, cacciando un urletto acuto nel tentativo di imitare l’attrice del film; atterrò sul corpo di Norman, ma la giovane l’aveva fatto di proposito. Si lasciò avvolgere dalle braccia di lui, che intanto scuoteva la testa. «Sei proprio scema, Emma.»

Lei non si offese affatto; c’era molta dolcezza nella voce del suo amico, il compagno più premuroso che avesse. Gli voleva bene, tanto da non riuscire a immaginare una vita senza di lui. Si vedeva già a trent’anni, con gli studi completati e tante opportunità lavorative davanti a sé – e con Norman che le consigliava cosa fare, lui che la conosceva meglio di chiunque altro. Avrebbero avuto entrambi un’occupazione, avrebbero avuto entrambi i rispettivi impegni, avrebbero avuto entrambi una propria vita, una propria casa, anche una propria famiglia, ma Emma non avrebbe mai rinunciato a lui. Il sabato sera era suo, di Norman, interamente dedicato a lui; un televisore con il lettore DVD, sarebbe andato bene anche un computer portatile, poi pizza, patatine, qualche birra e una coperta per le giornate più fredde. Avrebbe potuto farlo con chiunque, ma Emma voleva che le sue serate film fossero in compagnia del suo amico d’infanzia. L’unica persona che avrebbe potuto aggiungersi avrebbe potuto essere Ray, anche lui amicone di vecchia data, e nessun altro.

A interrompere i suoi pensieri fu proprio la voce di Norman. Disse, a bassa voce: «Sceglierei te». Lei tirò su la testa, chiedendogli di ripetere ciò che avesse detto. «No, niente di che. Stavo solo immaginando come potrebbe essere la nostra vita se ci trovassimo in un film del genere. Ecco, se stessimo lì per davvero e se dovessi scegliere chi salvare, sceglierei te. Senza esitazione.»

Una laurea, un’occupazione, i rispettivi impegni, una propria vita, una propria casa, ma se avessero avuto la stessa famiglia sarebbe stato tutto più magico. Il cuore di Emma prese nuovamente a correre, pompandole il sangue nelle guance e nel cervello, impegnato a immaginare un sentimento nuovo. Nascose il rossore abbracciando Norman e nascondendo il viso nel suo petto. «Che scemo.»

“Sarei io a salvare te.”

 

 

 

 

Angoletto dell’Autrice!!

Sono appena approdata nel fantastico mondo di The Promised Neverland eeee devo dire che non credevo mi sarei affezionata così tanto. Sono letteralmente in fissa, aiuto. E mi sono innamorata di Norman, ed è un problema perché abbiamo giusto un paio d’anni di differenza... Sta di fatto che lo shippo tantissimo con Emma, sono così cute!

Ma torniamo alla storia. Questa fanfiction mi è venuta in mente per caso, mentre guardavo L’esorcista e mangiavo la pizza. È nata così, senza un perché. Non mi sono ispirata a nessun horror in particolare, ma ho voluto mettere qualche riferimento della serie originale. Spero che il tutto sia stato di vostro gradimento. Fatemelo sapere con una recensione ;)

Grazie mille per essere passati qui!

-Channy

  
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