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Autore: Nanamin    06/03/2021    0 recensioni
Tara è una ragazza normale: studia, esce con gli amici, è preoccupata per gli esami, ha una cotta. La sua vita tranquilla continua, finché strani eventi cominciano ad accaderle, accompagnati da inspiegabili mal di testa.
Tara è una ragazza con un enorme potere sopito dentro di sé. Un potere che porterà grandi menti a scontrarsi, interi Paesi a sollevarsi e costringerà i Titans a fare i conti con i fantasmi di un passato che credevano ormai perduto.
-
“Sei sicura di volere questo? Che nessuno si ricordi di te? Pensi di ripartire da zero?”
Red X si alzò e si appoggiò al muro.
“La verità è che non puoi cambiare così. Tutto si ripeterà finché non rimarrai da sola.”
“Perché?”
La voce di Terra uscì roca dalla sua bocca. Red X fece una smorfia.
“Perché anche se le persone e i luoghi intorno a te non sono più gli stessi, sei sempre tu.”
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Red X, Robin, Terra, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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LA RAGAZZA CHE NACQUE TRE VOLTE

 

 

 

 

Il corpo ancora dorato affondava, avvolto da un manto rosso che si sperdeva nella corrente gelida. Sospesa nel buio, sembrava una cometa scarlatta che squarciava il velo della notte.

Ed è così che atterrò, rotolando, sul fango molle, a pochi centimetri dal suo ricevitore.

Solo pochi centimetri, avrebbe potuto dare il segnale. Allungò l'indice e il medio, pesanti per i guanti imbevuti. Solo pochi centimetri, tutto sarebbe tornato come prima. Sentì il contorno metallico con i polpastrelli, solo pochi centimetri.
Un'altra fitta la fece piegare su se stessa. Aprì la bocca per urlare, il torace si contorse in spasmi, schiacciato dalla pressione. Incapace di espandersi.
A poco a poco, con ancora gli occhi spalancati, un’ultima scia di bolle si separò dal suo corpo come alito di vita. I muscoli si rilassarono, i pugni si aprirono. Il bagliore s’affievolì, lieve e soffuso nel nero degli abissi, avvolto da venature rossastre.
No. Non di nuovo.
Terra chiuse i pugni, le dita rinchiuse nel tessuto duro e pesante dei guanti. Osservò il suo stesso sangue allontanarsi da lei spinto dalle onde.
Non questa volta.
Chiuse gli occhi e li riaprì. Non vi erano più pupille, solo giallo dorato, abbagliante.
La terra iniziò a tremare e il fango venne richiamato a lei, avvicinandosi servile e ricoprendo la sua pelle in una sensazione viscida.
La bocca della ragazza era serrata, non respirava più da minuti ormai, ma non ne aveva bisogno. La terra continuò a ricoprirla in una bara di terra nuda. Non poteva nemmeno più controllarla.
S’inoltrò nella spaccatura nel ventre, provocandole una fitta di dolore. Urlò senza proferir rumore.
Fiumi di terreno dorato la ricoprirono ed entrarono in ogni graffio, bloccando l’uscita di sangue e la avvolsero.
In pochi minuti, era stata seppellita ed era diventata parte di ciò che aveva sempre voluto difendere. L’isola dei Teen Titans.
 

 

***



“Tesoro, vieni a letto?”
L'uomo sospirò alla finestra, il suo fiato appannò leggermente il vetro mentre si slacciava i polsini della camicia e iniziava a sbottonarsela.
Gregor si girò.
Sua moglie Ilona era già sotto le coperte, il lenzuolo candido che le avvolgeva il profilo rotondo del ventre e gli occhi cerchiati ma luminosi.
Il re lasciò che le sue labbra si stirassero in un sorriso, mentre si avvicinava alla donna e si sedeva sul materasso. Accarezzò con il dorso dell'indice e il medio la sua guancia e rimase a contemplarla qualche secondo.
Dei ciuffetti castani ricadevano disordinati sulla sua fronte, crespi, mentre il resto della chioma ondulata si apriva a raggiera sul cuscino. Le dita erano gonfie per la fatica della gravidanza: la fede all'anulare sinistro che un tempo le calzava alla perfezione doveva dolerle ormai. Sapeva che anche se fosse stato così, lei non gliel'avrebbe mai confessato.
“Sei bellissima.”
Ilona sorrise e s'accomodò meglio sul cuscino.
Gregor si chinò e baciò la sua fronte, per poi scendere al suo ventre, ad augurare la buonanotte al piccolo Viktor.
“Gli sei mancato oggi.”
L'uomo scivolò sotto le coperte, rimanendo seduto. Con gli occhi iniziò a seguire i contorni di ogni mobile: dalla scrivania, alla poltrona, all'armadio. Li seguì con lentezza. Probabilmente anche lui doveva avere ormai gli occhi incavati e violacei come i loro intarsi.
“Spero che questo periodo finisca presto.”
La mano di Ilona lo raggiunse, prendendogli le dita fra le sue.
“Vedrai, domani sarà tutto risolto. Rivedrai Tara e questa situazione diventerà solo un brutto ricordo. Sono sicura che sarà anche felicissima di vederti.”
Gregor si lasciò sfuggire uno sbuffo in risposta. Dubitava che fosse felice di vederlo, ma in cuor suo lo sperava. Notti e notti aveva pregato perché lo perdonasse, per averla rinnegata dalla famiglia.
“Lo spero.”
Nella stanza calò il silenzio. Gregor accarezzò distrattamente la pelle vellutata della moglie, ma il battito del suo cuore non accennava a rallentare. Anche se tutto fosse andato in porto, Markovia era sull'orlo di una rivoluzione. Dubitava che una cerimonia ufficiale bastasse per appianare tutto.
Un tuono in lontananza lo riscosse dai suoi pensieri: all'orizzonte, il cielo non tradiva alcuna stella. C'era aria di tempesta.
“Tesoro,” disse Ilona stringendogli delicatamente la mano “va tutto bene?”
Gregor spense la luce e si stese al buio in un fruscio.
“Sono solo...” si fermò, le parole morirono sulle sue labbra in un sussurro rivolto più a se stesso che alla moglie, “molto stanco.”

 

 

***
 

 

“Quindi Markovia rischia una crisi diplomatica?”
Robin guardò Brion Markov con tono grave, mentre si preparava a salire le scalette per il jet di Stato, contornato da decine di fotografi.
“Siamo già in una crisi diplomatica,” rispose il principe mentre cercava di mantenere un sorriso, che però tradiva la sua espressione preoccupata, “dobbiamo evitare la catastrofe”.

Robin annuì, ma poi sorrise di rimando.
“Ce la faremo.”
Brion stirò ancora un sorriso vuoto e annuì.

Starfire comparve fluttuando, in una danza di capelli rossi.
“E poi, guarda chi ti abbiamo portato!” esclamò, sorridente.
Brion spostò lo sguardo da lei al resto del gruppo. Dietro Cyborg e Raven, sua sorella avanzava tenendo la mano a Beast Boy.
Alla sola vista, gli si allargò il cuore. Finalmente, la sua Tara tornava a casa con lui. Non vedeva l'ora di parlarle per bene, chiacchierare durante il volo. Chissà quanto sarebbe stata felice nel vedere Gregor e poterlo riabbracciare, finalmente.
Beast Boy lasciò andare la mano della ragazza, per lasciare spazio a Brion.
Il principe non si lasciò attendere e l'avvolse nelle sue braccia.
A quel tocco così caldo, pieno d'una attesa ormai finita, Rose provò un fremito. Era piacevole.

 

 

***

 

 

La baia era buia, calma, il sereno della luna che proiettava il suo riflesso sul mare. Le poche nuvole in cielo. L'assenza del vento faceva sembrare il paesaggio uscito da un quadro.

Giù nel fondale, tutto taceva e qualche banco di sardine nuotava placido.

Un filo di bollicine silenzioso emerse dal fondale, una per una. Poi diventarono due, poi tre. I pesci virarono in un unico squadrone finché l'oceano non fu deserto.
La terra iniziò a spaccarsi, frastagliata, sollevando una nube di sabbia vorticante. Al suo interno, una luce gialla esplose spargendola per decine di metri in riflessi dorati.
Terra emerse dall'acqua, i capelli bagnati e melmosi incollati al suo volto, la pelle coperta di fango. La maglia era dilaniata sul ventre ormai coperto da una crosta di roccia.
La ragazza si fermò a mezz'aria sulla zolla nera come il cielo circostante. La ferita era ridotta a una fessura, gli occhi non avevano più pupille ma solo sclera gialla e brillante.
Terra inspirò a fondo e il fango docilmente cominciò a scorrere sul suo corpo, liberandola da quell'involucro come un servitore ubbidiente. La polvere si ritrasse dalla sua pelle rivelando dei vasi sanguigni che si diramavano come raggi solari dal punto dov'era stata pugnalata.
Questi disegnavano una mappa incandescente sulla sua epidermide, scarlatti come fiumi di lava che scavano nel profilo di un vulcano.
Il fango si sollevò in aria e la ragazza lo ammansì in una sfera che roteava tra le sue mani.
La guardò senza espressioni, mentre si questa definiva senza nemmeno essere sfiorata. Pensò a Zero, ai suoi compagni, a Beast Boy.
Chiuse gli occhi mentre ogni dolore dovuto alla battaglia precedente era svanito. La terra l'aveva salvata, per la seconda volta.
Si sentì una stupida. Quanto aveva aspettato prima di capire che ciò che le faceva più paura era in realtà il suo migliore alleato. O forse, non era realmente dei suoi poteri che aveva paura.
Riaprì gli occhi, dall'iride non più azzurra ma dorata come l'ambra. La palla continuava a roteare.

“Mi chiamo Terra, e nella vita ho fatto cose orribili. Ho giurato di servire un signore oscuro, di obbedire ogni suo ordine e ho commesso crimini nel suo nome. Ho tradito e attaccato tutti quelli che si erano detti miei amici. Uno per uno, ho distrutto i Teen Titans e con nessuno a fermarmi, ho piegato la città ai miei piedi.”
Il fango assunse una forma più allungata, come un fuso di fronte al suo sguardo.
“L'ho salvata con i miei poteri. Ho sconfitto Slade. I miei amici mi hanno perdonata. Beast Boy mi è venuto a cercare. Sono fuggita con Red X e gli ho salvato la vita.
Lui l'ha salvata a me.”
Piccoli frammenti schizzarono via staccandosi mentre la terra veniva scolpita.
“Ho quasi ucciso quella che credevo fosse la mia migliore amica. Ho perso l'uomo che credevo di amare. Mi sono ricongiunta con chi avevo dimenticato.”
La forma rallentò mentre si solidificava sotto l'aria fredda della notte.

“Mi chiamo Terra, e nella vita ho fatto tante cose. Troppo orribili per essere buona e troppo buone per essere cattiva.

Non so cosa sono, ma so una cosa. Questa è la mia storia. E nessuno dei miei amici soffrirà più a causa mia. Chi oserà farmi o far loro del male non avrà il mio perdono.”
La ragazza alzò leggermente la testa mentre osservava la statua di fronte a lei, sospesa tra le sue mani e ormai immobile che la fissava di rimando.
Guardò i lineamenti di Anne scolpiti ruvidamente nella roccia solidificata, gli occhi inespressivi e la sua espressione finta amorevole.
Sollevò una mano e serrò il pugno. La statuina implose sotto al suo comando e colò nell'oceano sottostante.
“E non avrò assolutamente alcun rimorso.”

 

***

 

 

Beast Boy aveva guardato il panorama scorrere sotto di loro per un tempo che non era in grado di definire. Terra non appena saliti gli aveva sorriso ed era sparita con suo fratello in una sala privata e non ne erano mai usciti.
Starfire gli aveva tenuto compagnia per qualche ora, scherzando e descrivendo tutti i paesaggi americani che non avevano mai visto, poi aveva preferito rimanere da solo.
Aveva appena ritrovato Terra, ma la capiva meno di prima. S'erano avvicinati sul tetto della torre, meno di ventiquattro ore prima, ma ora s'era allontanata di nuovo.
“Tutto bene?”
BB si riscosse dai suoi pensieri. Cyborg si era seduto vicino a lui e lo guardava con espressione seria. Il mutaforma sorrise.
“Certo!”
L'amico gli sorrise di rimando, come un fratello maggiore e gli dette un colpetto sul braccio.
“Lo sai che non vede il fratello da anni.”
BB spalancò gli occhi, colto in fallo. Si grattò la nuca e ridacchiò con sorriso colpevole, per poi tornare serio.
“Non lo so Cy, è vero, ma non è quello. Qualcosa non va.”
L'androide alzò un sopracciglio.
“In che senso?”
Beast Boy aspettò qualche attimo, per pensare, ma la sua mente era come una gigantesca stanza bianca.
“Non lo so. Istinto animale?” Rispose ridacchiando, per smorzare la tensione.
Cyborg sorrise con fare rassicurante e gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Non ti preoccupare troppo. Chiunque, al posto suo, darebbe di matto al momento. Aspetta che si calmi la situazione.”
Non c'era altro da fare, effettivamente. Forse si sarebbe calmato tutto da solo.
L'androide non attese risposta e tirò fuori due Nintendo.
“Nel frattempo... partita?”
Gli occhi del mutaforma s'allargarono come quelli di un bambino di fronte a dei dolci o, appunto, dei videogiochi.
“Quando li hai presi?”
“Il viaggio è lungo.”
Beast Boy s'allargò in uno dei suoi enormi sorrisi e afferrò la console.

 

 

***

 


Terra entrò nel palazzo a forma di T. Il trasmettitore ormai giaceva sul fondale con i pesci e i ragazzi dovevano già essere in volo verso Markovia. Il computer nella sala principale sarebbe stato il modo più veloce per contattarli.
O almeno, così pensava.

Lo scenario che si presentava di fronte a lei sembrava uscito da un film horror. I divani erano rovesciati e i cuscini dilaniati e sparsi per tutta la stanza; lungo tutte le pareti tagli come unghiate di bestie; gli elettrodomestici per terra: il frigorifero gocciolava ancora acqua sul pavimento, mentre il cibo era stato vomitato sul pavimento.
Terra si girò verso il computer. L'enorme monitor aveva una una voragine perfettamente al centro da cui uscivano crepe che si allargavano per tutta la superficie in una ragnatela.
Corse al terminale e digitò delle password alla tastiera, sperando di poter riattivare almeno il disco centrale.
Una scintilla partì dal computer e le dette la scossa, costringendola a indietreggiare.
“Cazzo.”
Come li contattava adesso? Il suo cuore si riempì di preoccupazione, diventando tutto ad un tratto pesante. Cos'aveva in mente quella psicopatica?
Il suo pensiero corse ai suoi amici. A Robin, Star, Cyborg, Raven... a Beast Boy. Doveva trovare un modo per raggiungerli.
Un rumore la distolse dai suoi pensieri. I suoi occhi si colorarono subito d'ambra, mentre si avvicinava alla fonte.
Mosse le dita facendole scricchiolare: sentì il suo potere scorrerle nei muscoli e nei tendini, nutrito dal suo sangue.
Percorse la torre in tutta la sua estensione in stato d'allerta, il cuore che le batteva forte nel petto, attenta a ogni minimo rumore.
Quel clangore metallico sembrava provenire dalla zona di Cyborg, al piano più basso. Continuò silenziosa, avvicinandosi alla porta del garage con la schiena al muro e fece scorrere la mano sulla superficie della porta. Fermò il respirò e contò nella sua mente: 1... 2... 3.
Spinse e quella cedette, schiudendosi.
I suoi occhi tornarono blu.
“Cosa ci fai qui?”
Il ragazzo sollevò lo sguardo. Sul viso aveva la maschera di Robin, ma il resto del costume lo conosceva più che bene. Red X era nella base e stava armeggiando con l'aereo dei Teen Titans.
Jason serrò le dita attorno alla chiave inglese che aveva in mano e balzò in piedi. Aprì la bocca come per parlare e la richiuse. Poi la riaprì.
“Sei viva,” disse con un nodo in gola, per poi schiarirsi la voce.
Terra si prese il braccio con una mano, il suo pensiero tornò a poco prima. Poco prima? Quanto era passato? Ore, giorni?
Si portò il palmo sul ventre nudo, sentì i contorni della cicatrice attraverso il guanto.
Risollevò lo sguardo per vedere il ragazzo a un palmo da lei. Sussultò. Jason sollevò una mano e l'avvicinò a lei, per poi tentennare. L'appoggiò sulla sua spalla.
“Sono contento di vedere che stai bene.”

Terra abbozzò un sorriso e massaggiò la cicatrice coi polpastrelli.
“È stata lei.”

Lo sguardo di Red X mutò, giusto per un istante. Le sembrò quasi triste, per poi tornare impenetrabile.
“Immaginavo.”

Jason raggiunse con la mano un tablet che si trovava su un piano di lavoro. Digitò per qualche secondo e lo porse alla ragazza.
Sullo schermo delle immagini iniziarono a vorticare: era il video di un telegiornale.
Una folla gremita di giornalisti si trovava intorno a un aereo, con flash di macchine fotografiche ovunque. In basso al video, un enorme titolone:

 

TARA MARKOV IS NOT DEAD!


Terra alzò un sopracciglio. Che significa? Il problema si era risolto da solo?
Una scaletta venne avvicinata al jet, dal quale si aprì il portellone. In abito elegante, suo fratello la scese, sorridendo a trentadue denti e salutando con la mano. Sotto il suo braccio, un'altra figura minuta. Lei?
Guardò Brion circondare le spalle di se stessa, che nel frattempo sorrideva e salutava verso i fotografi. Subito dopo, il resto del team.
Passò lo sguardo a Red X, per poi tornare allo schermo.
Un'ondata di panico la travolse, ghiacciata, e le infuriò nel petto come una tempesta, mentre i suoi respiri aumentavano. Com'era possibile che non se ne fossero accorti?
Com'era possibile che BB non se ne fosse accorto?
Quanto tempo era rimasta incosciente?
La mano le tremò per un attimo, ma poi serrò le dita sul tablet e lo porse al proprietario.
“Non riesco a contattarli,” si limitò a dire.
Jason deviò lo sguardò, pensieroso.
“Dubito tu possa. Guarda solo come hanno ridotto questo posto.”
Terra incrociò le braccia, l'aereo ronzava ancora in sottofondo.
“E quello?”
X s'allontanò per avvicinarsi al pannello elettrico che aveva aperto.
“Io ho intenzione di andare là, tu fai come ti pare.”
“Pensavo avessi deciso di andartene a vita. Che non avessi più intenzione di sprecare tempo con noi.”
“Non m'interessa quello che pensi. Ho solo degli affari in sospeso.”
Terra scosse la testa e lo seguì, rimanendo in piedi alle sue spalle e osservandolo armeggiare con dei cavi.
“A me sembra t'importi.”
Jason si lasciò andare a un grugnito e continuò a lavorare per qualche minuto con il rumore dell'elettricità e dei bulloni come unico sottofondo.
“Sali.”
Terra obbedì senza proferir parola: di litigare con Red X non aveva alcuna voglia. L'aveva ferita, ma i suoi amici venivano prima al momento. E per quanto le dolesse ammetterlo dopo come l'aveva trattata, sapeva in cuor suo che era l'unica persona di cui si poteva fidare al momento. Gli voleva bene, nonostante tutto.
A terra, Jason lavorò per altri minuti, per poi chiudere il pannello con attenzione. Sospirò e si passò una manica sulla fronte per asciugarsi il sudore.
Guardò l'entrata dell'aereo e si toccò la maschera con le dita.
“Fin troppo.” Mormorò.


 

 

 

 

Angolo dell'autrice
 

A ritmi di sei mesi in sei mesi, anche di più. Forse nove. Un parto. In realtà avevo deciso d'abbandonare questa storia per più o meno la decima volta, quando solo ieri sera l'ispirazione mi ha folgorata.
Amnesia alla fine per me è come il primo grande amore. Come si dice? I grandi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano?
La sento così ormai: questa long m'accompagna da sei anni e ha avuto un ruolo più importante di quanto pensassi nella mia vita.
Se finirà, quando finirà, la sensazione sarà molto strana e una parte di me non vuole chiudere quel capitolo, letteralmente e metaforicamente.
Ma la vita va avanti, suppongo. Non si sa cosa ci riservi il futuro e tante altre belle massime sull'esistenza che scommetto NON avevate alcuna voglia di leggere.
Se state leggendo, che non è scontato. Spero vivamente di sì. Se questo dev'essere il viaggio di chiusura, accompagnatemi. In compagnia è più divertente.
Bene, ho finito di fare la drammatica. Ringrazio tutti quelli che hanno perseverato per tutto questo tempo: che abbiano recensito o no, abbiano iniziato e poi smesso o cominciato verso la fine della storia.
Maricuz_M, edoardo811, LadyDelora, Rosa Verde_Blu, corvina5, Simonecrotonese, Hang Glider.
Grazie a tutti, davvero.
Forse gli ultimi capitoli saranno meno precisini rispetto ai primi. Meno schemi machiavellici, meno paranoie. Avevo bisogno di scrivere e di combattere il perfezionismo (poco riuscito) che mi ha tenuto ferma per tanto tempo. È ora di dare un taglio netto!
Prendetela come un regalo che faccio a chi teneva a questa storia e a me in primis.
A presto,

xx C

PS. In ultima nota, ho dimenticato come si formatta per bene il testo. Lo cambierò, poi. Scacco matto, perfezionismo!

 

 

 

 

 

 

   
 
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