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Autore: Lodd Fantasy Factory    06/03/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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6 Marzo 2021,

 

 

Sono stato fuori tutta la notte. Ho errato, come un vagabondo, per le vie del centro.

Ho cercato quell’Essere ovunque.

Sono pazzo, per aver provato a fare qualcosa del genere.

Ma avevo bisogno di risposte, con le buone o con le cattive. Sono rimasto con un pugno di angoscia.

La città mi è sembrata differente: sono passato davanti a degli edifici che non ricordo, strade che non avevo neanche idea che esistessero. Quei cunicoli medievali, chiusi come tunnel antiatomici, erano zeppi di quadri di ogni sorta. Lo sfarfallio delle luci giallo ocra arrivava a conferire alle pennellate di scuro un moto: sembravano animati!

Se provo ad interrogarmi su quale fosse il soggetto di quei quadri, non riesco a ricordare niente di diverso dall’oscurità. Credo di essere rimasto imbambolato ad osservarli per ore. Non è passato nessuno, neanche una pattuglia.

Ho avuto l’impressione di essere l’unico uomo rimasto sulla terra.

Ho urlato, ad un certo punto. Ho gridato con tutto il fiato che avevo in corpo. Non ho sentito alcun riverbero, alcun suono.

Ero muto. La mia voce era come sparita, assorbita da quei quadri.

Non ho potuto fare a meno di pensare all’urlo di Munch. Sono quella stessa persona ritratta? Si può davvero rimanere intrappolati in un quadro?

Loro possono farlo. Possono realmente?

Niente riuscirebbe a sorprendermi più di quanto non riesca già questo orrore.

La mia realtà si sta sfaldato dentro ai miei stessi occhi.

Cosa è reale?

Cosa non lo è?

Io sono reale?

Mentre correvo per le vie del centro, mi sono chiesto se non fosse tutto frutto della mente. Mi sono chiesto se non fossi prigioniero di un qualche manicomio, con la mente libera di vagare nei meandri della follia, eppure pur sempre prigioniera di se stessa. Ma poi è subentrato il dolore, quello fisico. Quello mentale sembra avermi abbandonato.

Eppure non tremo.

Provo solo un perenne stato di angoscia.

 

Sono rientrato all’alba.

Ho incontrato il vicino che, con un ghigno orgoglioso, mi ha detto: Questa notte abbiamo dormito come bambini! Le minacce funzionano, vedo.”

Ho provato dentro di me l’istinto di saltargli alla gola e di morderlo, di strappargli il viso a furia di graffi, di fracassargli quella testa calva contro il corrimano delle scale e, in conclusione, di cavargli gli occhi con le chiavi!

Ho sentito qualcosa di innaturale agitarsi dentro di me, arrivando a farmi digrignare i denti come un belva famelica. Lo avrei divorato, se non fosse scappato giù per le scale, al contempo disgustato e intimidito.

Ho terrore di me stesso!

Cosa mi sta accadendo?

Cosa sto diventando?

Cosa sono questi pensieri atroci?

Sono entrato in casa con il cuore in gola.

Tutto era calmo, anche se dentro di me si agitava un mondo di panico. Il cuore mi batteva all’impazzata, tanto da aver creduto potesse esplodermi da un momento all’altro. Sarebbe stata una liberazione.

Ho buttato uno sguardo dentro lo specchio e, con mia sorpresa, non ho visto le orme! Tutto era tornato alla normalità, o così ho potuto credere per un po’.

È da qualche giorno che non mangio decentemente; ho messo a bollire l’acqua e, nel frattempo, ho acceso il PC per raccontarvi quanto sto scrivendo. Ma ho notato che avevo delle email: alcuni di voi mi hanno risposto, quasi divertiti dalla mia situazione, dal mio senso di orrore… credete che non sia reale? Credete sia solo una storia di fantasia?

Quanto vi sbagliate…

Voi non avete idea di cosa sia vivere la mia vita, scivolare nell’angoscia di non saper distinguere più la realtà dalla follia. Il mio volto è scavato dal terrore, le mie occhiaie portano i segni dell’insonnia; i miei occhi, perennemente sgranati, brillano di follia ad ogni minimo rumore.

Sento ancora zampettare nelle pareti, come se una moltitudine di piccole creature riempissero i muri. Non è l’acqua nelle tubature dei termosifoni. Non è il vicino che si diverte a torturarmi. È qualcosa. Qualcosa che ascolta quello che dico, che osserva tutto quello che faccio. Sa tutto.

Sono almeno felice del fatto che la mia storia non andrà perduta, se mi dovesse capitare qualcosa di spiacevole. VOI saprete. VOI sarete testimoni. VOI potrete leggere magari di me sul giornale, e riconoscermi. Sarò additato come un pazzo? Come un malato di mente?

VOI SARETE GLI UNICI A SAPERE!

Questa calma, questo silenzio così ricercato, ora mi stanno invece tediando nel profondo. Perché mi chiedo a cosa sia dovuta questa improvvisa assenza, questa tregua non pattuita.

È tutto un loro piano per farmi abbassare la guardia?

 

Disgusto!

Ho preso un pausa dalla scrittura, per buttare la pasta… non lo era affatto!

Vermi!

Vermi ovunque, grossi, scuri, urlanti: vermi sparsi nella mia cucina!

A contatto con l’acqua, hanno cominciato a guaire - GUAIRE COME CANI! - zampillando poi fuori come un liquido putrescente. Ho scagliato il pacco contro il muro, preso dal disgusto

Sono caduto a terra, fuori di me.

Sono rimasto inerme a guardare quei corpi invertebrati contorcesi, strisciare e saltare nella mia direzione.

Volevano cibarsi delle mie carni!

Non avevo neanche la forza di urlare tanto era il terrore.

Poi, il gatto è balzato fuori dal suo nascondiglio: ha cominciato a farne strage.

Si è avventato su di essi, feroce, divorandoli con tenacia.

Il suo pelo bianco e nero si è inzuppato di quel liquame brodoso contenuto dentro quei bossoli di tenebra putrida. I suoi baffi gocciolavano di morte. Il gatto dagli occhi così chiari da sembrare di avorio. Ha ripulito l’intera cucina, leccando via ogni residuo.

Mi sono alzato a fatica, mandando giù un conato di vomito.

L’acqua, che ancora bolliva, era diventata una pozza di catrame, fetida come la peggiore fogna. L’ho scaricata nel water, tirando lo sciacquone tre volte, per ripulirlo dai rimasugli.

Mi tremano ancora le mani, mentre scrivo.

Ho buttato tutto il cibo che ho in casa. Quelle cose striscianti devono averlo infettato! La busta della mondezza di muove. È VIVA!

Il gatto continua a sorvegliarla con un certo appetito. Il suo addome adesso è rigonfio, si agita quasi quanto la busta.

Ma solo ora, tornato al PC, mentre scrivo questi appunti e i morsi della fame mi tormentano le viscere, mi rendo conto di un dettaglio che mi era sfuggito sul mio salvatore…

Io non ho mai avuto un gatto!

 

Aggiornerò, se mi sarà ancora possibile.

 

 

Philipp Lloyd

   
 
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