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Autore: mgrandier    07/03/2021    9 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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26. … realtà
 
- Sei la solita piaga, Kaltz! Abbiamo ripreso gli allenamenti da due giorni e ti stai già lamentando del mister? – Genzo passeggia per il soggiorno, il cellulare all’orecchio e l’espressione divertita.
- Non mi sto lamentando del mister, sto specificando che mi fa male tutto e che probabilmente quello che ho fatto durante le vacanze non mi è bastato per rimanere in forma e … - riprende il tedesco e lui se la ride, allontanando il telefono da sé per abbassarlo un istante alla portata di Yuki che seduta sul divano con il pc sulle ginocchia aggrotta la fronte all’udire lo sproloquio dell’altro.
Poi ricomincia a muoversi, allunga una mano e prende un salatino dalla ciotola sulla penisola - Abbiamo entrambi corso quasi ogni giorno e fatto gli esercizi di mantenimento che ci erano stati suggeriti; adesso riprendiamo gli allenamenti regolari e, come sempre, nel giro di poco … -
- Non mi freghi Gen: si vedeva lontano un miglio che tu sei il più in forma e nessuno mi toglie dalla testa che la tua ginnastica notturna sia al di sopra di quella di tutti noi messi insieme. Vecchio porco che non sei altro! – insinua Kaltz, provocando la sua immediata reazione.
- E tu sei il solito pervertito! Io penso che a me sia andata bene perché la panchina mi ha fatto arrivare a fine stagione meno tirato. – spiega, più ragionevole, pur senza riuscire a convincere il compagno di squadra.
- Mettila come ti pare, ma non credo di avere le forze per una serata in giro per locali … - ammette Kaltz quasi rassegnato – Forse mi devo adattare ad un sabato sera davanti alla tv, tipo quelli che ti fai tu da qualche mese a questa parte! –
Gli scappa da ridere, vorrebbe che Yuki sentisse anche questa sparata del tedesco, ma lei sembra essersi improvvisamente interessata al proprio cellulare e Genzo torna dall’amico.
- Ci fai compagnia? – butta lì una proposta e cerca Yuki con lo sguardo per chiederle un parere, ma lei sembra ancora assorta nella lettura di qualcosa, china con il suo telefono in mano, e quindi procede – Potresti venire qui a lamentarti in diretta dei tuoi dolori … -
- Cucini tu o prepara qualcosa Hälfte? – chiede l’altro sospettoso – Perché non ho intenzione di passare direttamente dal mal di gambe al mal di stomaco … -
- Forse potremmo … - Genzo cerca ancora Yuki, prima di avanzare proposte di menu, ma quando posa lo sguardo su di lei, le parole gli sfuggono e il respiro inciampa, prima di trovare un briciolo di razionalità e chiudere la chiamata con un secco – Kaltz, scusa: ti richiamo io. –
Molla il telefono facendolo sparire nella tasca dei pantaloni sportivi, tenendo la sua attenzione fissa su Yuki che improvvisamente si è fatta pallida e con lo sguardo perso. La osserva mentre lascia il pc sul divano, si alza lentamente e il telefono scivola sul cuscino, prima di finire a terra con un tonfo sordo, senza che lei se ne curi. Si muove appena e quando dischiude le labbra, sembra cercare aria, come se non riuscisse a trovarne a sufficienza, mentre ciondola sul posto, lì in piedi tra divano e tavolino.
- Yuki, stai bene? – Genzo si precipita da lei, preoccupato e teso, le afferra una mano mentre la accompagna a voltarsi per poterla osservare meglio – Yuki? – Eppure lei sembra che non lo senta nemmeno, il suo viso resta senza espressione e lo sguardo vaga ancora nel vuoto, così la chiama ancora – Yuki?! – e porta le mani al suo viso, cercando di risvegliarla con maggiore convinzione – Yuki! –
Quando lei solleva il viso, Genzo finalmente scorge il tremore delle sue labbra e il gesto teso con cui socchiude gli occhi, ora lucidi; lei inumidisce le labbra e la sua voce è appena udibile – Non potrò restare, Genzo. –
Per un attimo non comprende ma coglie lo sforzo con cui mormora ancora – Lo stage. Finisce tra dieci giorni. –
Allora tutto gli è chiaro e si sente sprofondare nello stesso vuoto che pare averla inghiottita da quando deve aver appreso la notizia – No … Non è possibile … -
Lei scuote il capo, mentre lo appoggia al suo petto e cerca rifugio nel suo abbraccio, soffocando le parole sulla sua maglia – Non sono nell’elenco, Genzo. Me lo hanno inoltrato poco fa … -
- Hai controllato …? - prova a ipotizzare, sperando in una svista, ma lei non lo lascia nemmeno proseguire.
- Ho già chiesto conferma al tutor: non ci sono. – spiega – Io non … -
Non riesce a risponderle, perché lui stesso realizza solo ora che tutte le speranze che avevano riposto in quel nuovo stage sono crollate in un solo istante e niente potrà fermare le lancette dell’orologio, rallentando il tempo e ritardando la sua partenza. Sa che i corsi, in Giappone, riprenderanno presto e che a mala pena riuscirà a riprendersi dal viaggio di rientro già fissato, che avrebbe volentieri rimandato; sa che entrambi avevano sperato in un nuovo stage e che nonostante le possibilità che lei avesse di rimanere ad Amburgo fossero poche, ci avevano investito tutta la loro capacità di restare lucidi in attesa della risposta che, purtroppo, non è stata quella che speravano.
Dal leggero sussulto tra le braccia, riesce a intuire che Yuki non ha potuto fermare le lacrime e allora la stringe di più, mentre anche lui deglutisce per controllare il suo respiro, e trattiene il fiato per non cedere.
- Abbiamo fatto il possibile, Yuki: sapevamo che sarebbe stato difficile … - prova a consolarla ma lei non risponde e lui cerca ancora di sostenerla – Devi … dobbiamo essere forti e pensare a come organizzarci. –
Si muove appena, avverte il respiro teso dal pianto silenzioso e quando lei porta una mano al viso per scacciare le lacrime ne approfitta per cercare il suo sguardo – Saranno poche settimane e poi potremo vederci di nuovo, a Nankatsu: pensa solo a questo … Io farò in modo di rientrare non appena mi sarà possibile … -
Con gli occhi arrossati, Yuki non riesce a reggere il suo sguardo; si nasconde ancora, si aggrappa a lui e si sostiene circondandogli le spalle con le braccia, finché Genzo non la solleva, prendendola in braccio e avanzando fino al divano, dove si adagia, tenendola stretta.
Sapeva che avrebbe potuto accadere ma, deve ammetterlo, nemmeno lui era pronto alla notizia. Appoggia la schiena al divano, reclina il capo all’indietro e trattiene Yuki a sé, cercando di non aggiungere altro, per il momento. Si sente perso e vuoto, un dolore sordo gli stringe il petto e gli chiude la gola; si sente fragile e non riesce a trattenersi, quando anche sul suo stesso viso sente scivolare le lacrime che fino a quel momento era riuscito a contenere.
 
Non sa quanto tempo abbiano trascorso lì, stretti, in silenzio, sul divano, ma quando il telefono inizia a vibrare dentro la sua tasca, Genzo immagina di chi possa trattarsi e la foto del mittente gliene offre la conferma - Kaltz, ci sono: ti avrei chiamato … -
- Inizio a preoccuparmi, Gen: cosa sta succedendo? – il tono del tedesco tradisce davvero preoccupazione; Genzo prende fiato e si accinge a dare spiegazioni.
- Tranquillo, davvero. E’ che … al momento, stiamo facendo i conti con la fine dello stage di Yuki: la notizia è arrivata un po’ tra capo e collo. –
L’altro sbuffa ed è chiaro che abbia capito al volo – Cazzo, questa non ci voleva, davvero! – Resta in silenzio per qualche attimo e poi riprende, consapevole che non sia il caso di intromettersi oltre – Mi dispiace Gen. Sono sincero: ci avevo sperato anche io … -
- Senti … ti va se ci vediamo domani, per la cena? – la voce è sufficientemente mesta da rendere superflue troppe spiegazioni - Stasera non saremmo troppo di compagnia, temo. –
- Tranquillo, tranquillo, ci mancherebbe altro! Ma … facciamo che me ne occupo io. Voi pensate a tirarvi su! Domani ci inventiamo qualcosa. – Kaltz chiude la chiamata senza nemmeno dargli il tempo di rispondere e Genzo non può che essergli grato per la sua incredibile capacità di comprendere quando lui abbia bisogno di riflettere.
 
Il tavolo sembra un campo di battaglia, tra i vuoti delle birre che si è scolato Kaltz e le scatole accatastate di tutto quello che ha portato per la cena. Anche tutto attorno al divano ci sono i resti della serata, bicchieri e cartocci vari, perché il dopo cena ha visto Kaltz sfoderare tutto un assortimento di dolci tedeschi da far impallidire una pasticceria. Deve ammetterlo: lui sa come sollevare il morale, quando ce n’è bisogno e questa sera il suo amico deve aver dato fondo a tutto il suo repertorio di stupidaggini e figuracce per essere riuscito nell’intento di raddrizzare persino l’umore di Yuki. Vederla finalmente ridere di gusto, sentirla sussultare e divertirsi nell’ascoltare il tedesco, ha fatto bene anche a Genzo, tutto sommato, perché lui stesso faticava a risollevarsi e a reagire alla notizia del giorno precedente, nonostante avesse fatto di tutto per prepararsi ad ogni evenienza. Sa che i giorni a seguire non saranno per niente semplici, ma è anche consapevole che nessuno dei due possa permettersi di abbandonarsi alla tristezza e adesso, in tre sullo stesso divano, con Yuki tra le braccia e Kaltz che, dal lato opposto al loro, si agita nei suoi racconti strampalati, Genzo riesce davvero a godersi la serata.
- Quindi non sei tornato indietro a controllare esattamente cosa fosse successo? – Yuki è curiosa e il suo tono è finalmente leggero. Genzo sogghigna alle sue spalle perché ricorda l’aneddoto raccontato dall’altro, ma non vuole certo rubargli la scena e gli lascia campo libero. Abbraccia Yuki e prende a sfiorarle il braccio con la punta delle dita, mentre Kaltz riprende il racconto.
- Oh, certo che no. – conferma impassibile sottolineando quanto detto con un gesto secco del braccio, la mano mossa a mostrare il palmo – Ma ad ogni modo, il preside il giorno seguente sembrava aver ricostruito tutta la vicenda alla perfezione, visto che a casa mia è arrivata una lettera di richiamo per raccomandata e che poi sono stato sospeso dalla scuola per una intera settimana! –
- Senza contare il risarcimento dei danni … - suggerisce Genzo all’orecchio di Yuki e Kaltz, che ha comunque sentito tutto, sbuffa platealmente, muovendo il capo con disappunto e cogliendo l’occasione per rimarcare un dettaglio.
- Hanno colto la palla al balzo per mettere sulle groppe di mio padre i costi di ripristino del laboratorio di chimica, ma quella robaccia era tutta vecchia come il mondo! Se non avessi dato fuoco io al bancone, avrebbero comunque dovuto cambiare tutto di lì a poco … -
- Quindi la chimica non faceva per te, giusto? – Yuki si informa, scambiando un’occhiata anche con Genzo, prima di tornare al tedesco.
- L’unico che ci capiva qualcosa era Schneider: io e Genzo abbiamo campato con i suoi suggerimenti fino all’ultimo anno! –
Genzo non nega di fronte all’espressione esterrefatta di Yuki e quando le risate sfumano, se la ritrova finalmente rilassata e sorridente, adagiata al suo fianco, che tira un lungo sospiro; la stringe ancora un po’ e con la guancia sfiora quella della ragazza lasciandole un bacio alla base del collo, indugiando sulla sua pelle per un istante più di quanto avrebbe creduto di fare – D’altra parte, non si può essere bravi in tutto … - e l’attimo di silenzio che segue è così denso da profumare già di tutt’altro.
Kaltz scorge chiaramente il brivido che increspa la pelle della ragazza, sorride tra sé e butta un occhio all’orologio per poi alzarsi, stiracchiandosi con mala grazia.
- La mezzanotte è passata da un pezzo, gente: credo che sia meglio liberare il campo, perché il mister domani mattina riuscirà a stimare le mie poche ore di sonno già solo valutando la profondità delle mie occhiaie! –
Raccoglie telefono e portafogli, abbandonati su un ripiano e poi strizza gli occhi guardandosi attorno e puntando l’indice verso i vuoti - Raccattate voi tutta questa baraonda, vero? –
Yuki si solleva dal divano lasciando di malavoglia l’abbraccio caldo di Genzo – Certo, certo … domani mattina avrò modo di ripulire quando sarò sola. –
Lui e il tedesco si incrociano ad un passo dal divano mentre Genzo avanza verso il disimpegno e l’altro coglie l’occasione per girargli un’espressione maliziosa – Capisco perfettamente quando sono di troppo, Gen: qui adesso tira aria di cose che non prevedono la mia presenza … -
Genzo spalanca gli occhi ma non può nemmeno replicare perché l’amico torna al tono tenuto fino a poco prima - Quindi posso davvero andarmene così, senza nemmeno fare finta di … - Kaltz si sta già dirigendo verso il disimpegno, ma tergiversa per un attimo, cercando sornione la conferma di Genzo che non si fa attendere.
- Vattene, Kaltz! – intima lui indicandogli il disimpegno con un cenno del capo e un ammiccamento; si affretta ad aprirgli l’uscio e a spingerlo praticamente fuori nel corridoio comune – Ci vediamo domani, buona notte! – Da oltre il battente, riesce a sentire la voce dell’altro che, tra le risate, gli grida – So benissimo cosa hai in mente, Gen! Ti ho visto! – altri sghignazzi alticci, prima dell’affondo finale – Domani le tue occhiaie saranno molto più profonde delle mie! –
Genzo, dando le spalle alla porta, se la ride, mentre Yuki dal soggiorno si sporge incuriosita dal trambusto, distogliendo per un attimo l’attenzione dal cellulare – Ma cosa sta succedendo? L’hai veramente buttato fuori di casa? Non l’ho nemmeno salutato … –
Lui per tutta risposta, solleva le spalle, mentre pensa che l’amico abbia perfettamente colto nel segno; quando lascia il disimpegno e raggiunge Yuki, facendosi largo nel disordine del soggiorno, ha ben chiaro cosa fare. Sotto il suo sguardo stupito, le sfila il telefono dalle mani e la prende tra le braccia, sollevandola da terra quasi fosse una piuma e stringendosela addosso, facendo sì che lei gli possa incrociare le caviglie dietro i lombi. Allungando un gomito, spegne le luci del soggiorno e nella penombra che improvvisamente li avvolge, non servono parole perché anche lei possa leggere il riflesso del suo sguardo; Genzo si china sulle sue labbra per un bacio delicato che presto rivela la sua vera intenzione e poi prende la via della loro camera, senza nemmeno il bisogno di staccare le labbra dalle sue.
 
Quando atterra sul letto, Yuki si trova sovrastata da Genzo che, carponi sopra di lei, lascia le sue labbra per disegnare la linea della mascella e poi il collo con un sentiero di baci. Gli porta le mani dietro la nuca, lo trattiene e segue il suo incedere che, pur senza parole, racconta di un bisogno che non è solo desiderio, ma vera necessità. Lascia che lui si possa muovere, accoglie ogni suo gesto e ne fa tesoro, quasi come se stesse già immaginando che quelli potrebbero essere gli ultimi baci di Genzo sulla sua pelle. Accarezza le sue spalle, afferra la stoffa leggera della maglia che indossa e la fa scivolare sulla sua schiena, fino ad incastrarla sotto le sue braccia, e allora lui sembra riaversi, si solleva per un solo istante e sfila l’indumento senza curarsene minimamente. Non cerca nemmeno i suoi occhi, Genzo, ma ritorna affamato alla sua pelle, scende lungo il suo braccio e poi risale per sorprenderla e saltare alla pelle liscia attorno all’ombelico. Ha sollevato la sua maglia, la arriccia fin sopra al suo seno, e si insinua sotto la stoffa, incessante, con baci caldi che risvegliano in lei un istinto che pareva sopito. Lo ferma, ad un tratto, e lo induce a guardarla negli occhi, mentre da sola si sfila la maglia; assottiglia lo sguardo, quasi lo volesse sfidare sullo stesso terreno sul quale lui l’ha condotta; si osservano, si scrutano, come predatori che sanno di essere anche prede. Un lungo sospiro sfila dalle labbra di Yuki e le mani salgono lente lungo le cosce di Genzo sfiorando la pelle e trascinando per un poco la stoffa dei pantaloncini corti che indossa, ma lui non si lascia sorprendere e con un gesto secco la afferra per i fianchi e la fa girare a pancia in sotto; poi comincia ad armeggiare con il gancetto del suo reggiseno, mentre si china su di lei e riprende a baciarla sulle spalle, sulla nuca e giù lungo la schiena, seguendo la linea che ha appena liberato.
Yuki inspira profondamente, il tocco delle sue labbra è caldo e la scia che lascia sulla pelle le provoca un brivido che è tutto, fuor che di freddo. Allarga le braccia e poi le distende sopra il capo, vuole godersi i suoi baci, abbandonarsi alle carezze con cui ora lui accompagna il tocco delle labbra, scende fino ai fianchi e poi si ferma alla cintola dei suoi shorts. Infila le dita sotto la stoffa, tira un poco valutando il da farsi e poi è Yuki a venirgli in soccorso, infilando una mano sotto la propria pancia e sbottonando rapida la chiusura; e allora lui riprende il suo viaggio, sfila i pantaloncini senza fatica, li fa scivolare lungo le sue gambe e poi oltre le caviglie mentre frenetico lascia carezze inquiete sulla sua pelle.
Lui non parla e Yuki avverte però il suo respiro tirato, il soffio teso che la sfiora ogni volta che lui le si fa più vicino; lo sente ancora, segue le sue mani che sembrano volerla studiare tutta, palmo a palmo, quasi dovesse memorizzare ogni dettaglio attraverso le labbra e il tocco delle dita e lei si lascia accarezzare, godendo del piacere che le sue mani sanno donarle, fino a che non si muove, voltandosi dentro la sua presa. Al suo girarsi, Genzo si ferma e i loro sguardi si incontrano restando legati, mentre Yuki scorge la piega nuova che tende le sue labbra la luce decisa che anima i suoi occhi. Non lo teme, anzi, lo desidera ancora di più riconoscendo nel suo animo il bisogno che muove ogni suo gesto, e allora si solleva, lo induce ad arretrare e a mettersi a sua volta seduto, porta le mani alla sua cintola e slaccia rapidamente la coulisse interna, prima di spingere la stoffa verso il basso.
Non si sorprende, Genzo, e si muove per agevolarla, mentre i pantaloncini scivolano lungo le cosce, ma trattiene il fiato quando lei punta decisa anche ai boxer, tirando verso il basso anche quelli. Ha il fiato corto, quando torna a cercarla con lo sguardo e lei è spavalda mentre sfila le gambe da sotto le sue e lo lascia lì, sollevato sulle ginocchia, per mettersi lei stessa in ginocchio davanti a lui e prendere a baciargli il collo, il petto e poi scendere, veloce sempre più giù, fino ad arrivare le ventre. Non immagina cosa possa vedere lui, ma lo sente vacillare nell’esatto istante in cui le labbra sfiorano la pelle più sensibile e le sue grandi mani si posano sul suo capo, per trattenerla, o guidarla o forse semplicemente perché lei è l’unico appiglio che gli resta con la realtà.
- Yuki … - è il suo nome, a indurla a dargli tregua dopo qualche istante, soffiato in un ringhio che sembra una richiesta di aiuto, e lei si solleva, ma in un attimo si trova tra le sue braccia, con le labbra imprigionate dalle sue.
- Così non vale … - le sussurra, prima di spingerla a distendersi ancora e non le dà il tempo nemmeno di pensare, che anche i suoi slip sono spariti e Genzo lega il sorriso torbido che gli piega le labbra in un bacio sfuggente, prima di scendere rapido fino al suo ventre, in una vendetta che non le lascia scampo.
Yuki non avverte più il suo peso, non lo sente a sovrastarla, il suo corpo parrebbe libero, e invece è soggiogato dai suoi baci e ogni gemito che le sfugge sembra dargli nuovo vigore, suggerirgli di insistere in quella follia.
- Genzo! - quando lo chiama, Yuki soffia tutta l’urgenza che tiene in corpo muovendosi e sfuggendo dal contatto con lui, per afferrargli le spalle e tirarlo a sé, per fargli capire che niente potrà più distrarla da ciò di cui sente davvero il bisogno. Lui allora si sostiene con le braccia, si china di nuovo per cercare le sue labbra e in quel bacio lento lei ritrova il fiato e lentamente anche il ritmo del suo stesso respiro.
– Ti amo, Genzo … - si porta una mano al viso, quasi la potesse aiutare a riordinare le idee – ma è una cosa talmente … Insomma, tu … - ansima confusa, l’imbarazzo a spezzare le parole, e cerca aria, mentre ancora il fiato non è tornato regolare.
Genzo tuttavia la bacia ancora – Sh … - e la zittisce con insospettabile dolcezza, sfiorando la sua fronte con le labbra e sussurrando in un sorriso – Siamo noi e non c’è niente che non vada bene, se sta bene a noi … - si muove ancora, le sue labbra si fermano sulla tempia– E io vorrei sapere tutto, di te, vorrei ricordare tutto; se immagino quando non ti avrò qui, voglio pensare di poter chiudere gli occhi e sentirti ancora … - socchiude lo sguardo e poi tende di nuovo le labbra in un sorriso irresistibilmente sfacciato – E poi, diciamo la verità: io ti ho lasciata fare, Yuki, almeno finché non … -
Spalanca gli occhi, Yuki, comprendendo le sue parole e dischiudendo appena le labbra sorpresa, quasi che ripensare ai suoi stessi gesti potesse farle ripescare ancora dettagli rimasti a galleggiare nel limbo della coscienza, e poi si perde nell’espressione con cui le si avvicina di nuovo, incredibilmente sensuale e deciso, mentre scrutando il suo sguardo, allunga il braccio per raggiungere il cassetto del comodino.


Angolo dell'autrice: doveva accadere ... il passagio di Tsubasa da Amburgo ha distratto Genzo e Yuki per qualche giorno, ma ora non c'è altra scelta ed è necessario fare i conti con la realtà. La lunga parabola di avvicinamento incontra la prima grande prova di coraggio.
Da parte mia, torno a ringraziare davvero tantissimo tutt* voi che leggete e che mi tenete compagnia: vi sono grata per il vostro supporto e per l'aiuto che mi avete dato nel superare queste settimane difficili. Un abbraccio sincero.
A presto
Maddy
  
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