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Autore: Lodd Fantasy Factory    07/03/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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7 Marzo 2021,

 

 

Non so da dove sia saltato fuori.

Forse è entrato in casa l’altro giorno, quando avevo le finestre aperte. Ma non ricordo nessuna impronta di gatto, tra le tante altre. Avevo controllato l’intera casa: mi sarei accorto se ci fosse stato un gatto. No?

Sono rimasto a guardarlo, lui seduto fiero dietro lo schermo del mio portatile, intento a fissarmi di rimando. Ha leccato i suoi baffi putridi di morte, dandosi una ripulita. È tornato poi a scrutarmi con quella sua falsa cecità. Ci vede benissimo, non ho dubbi: mi segue con lo sguardo.

Con il cuore in gola, ho provato ad accarezzarlo. Ha miagolato, gentile, come se volesse darmi il permesso. Ho avvertito il suo addome gonfiarsi al mio tocco, agitarsi come ad opera di una moltitudine di cose, quelle cose, pronte forse ad aprirgli lo stomaco per tornare in libertà.

Ho ritratto la mano, terrorizzato.

Ho deciso di chiamarlo Avorio.

La sua presenza mi inquieta. Ma se non fosse stato per lui, ora non potrei di certo scrivere questi appunti. Ho notato una cosa singolare: non perde il pelo.

Mi sono fatto forza e, dopo aver messo tre sacchi della spazzatura resistenti a nascondere la prima, ho deciso di buttarla nell’indifferenziato. Non posso nascondervi il mio stato di angoscia.

E se la busta dovesse aprirsi?

Quei vermi risalirebbero i muri, scivolando sotto le porte, per tornare in casa?

Già riesco ad immaginarmeli, viscidi e famelici, arrampicarsi sulle coperte del letto mentre dormo, e scivolarmi in bocca nel silenzio della notte. Li sentirei guaire solo una volta in fondo alla mia gola, o mentre fanno del mio volto tunnel per raggiungere il torsolo della mia anima: la sorte delle mele cadute troppo lontano dall’albero della sanità!

Rabbrividisco al solo pensiero!

Non sento più quel dolore alla testa.

Dovrei esserne felice, ma allo stesso tempo la cosa mi terrorizza.

Perché non lo percepisco più?

Forse era causato da quel mio stato di angoscia che sembra un po’ aver allentato i miei pensieri? No, non ho mai smesso di sentirmi a disagio. Avverto sempre una presenza. E non posso che continuare a guardare con sospetto Avorio. È il mio salvatore, ma finché non riuscirò a chiarire l’origine della sua comparsa, non potrò fare a meno di diffidare da lui.

Sono poi uscito per andare a comprare qualcosa da mangiare.

Ho preso una lettiera per il gatto – si è meritato un premio per avermi salvato la vita –, il giusto indispensabile per una cena e della birra per anestetizzare i miei sensi. Ho così deciso di passare la notte in casa, mentre scrivevo questi appunti. Avorio non mi ha lasciato un attimo da solo, dopo essersi gustato la scatoletta di aragosta e gamberetti che ho deciso di regalargli. Non ho avuto l’impressione che se la stesse gustando con lo stesso piacere di quando si è avventato su quelle cose.

Lo sento ronfare sul divano.

Quel suono riesce ad impedirmi di udire i passetti nelle pareti.

Ma da dove viene Avorio?

Questa domanda mi ha tormentato nel sonno.

 

Mi sono risvegliato con una sensazione di oppressione al petto, sudato. Avorio non ha battuto ciglio, neanche quando ho sobbalzato. Mi ha fissato con quei suoi occhi vuoti di luce, impastando con le zampette pelose sul mio petto. Ho sentito il suo fiato sul mio viso: non sapeva né di aragosta né di gamberetti: le sue fauci puzzavano di quegli esseri che aveva divorato, quel medesimo tanfo di morte e oblio.

Ha miagolato; ma, al contrario della razione che avrebbe qualsiasi essere umano a quel suono così dolce, ho sentito le mie dita dei piedi arricciarsi, un brivido percorrermi la schiena e la pelle d’oca. Il suo pelo mi ha poi dato la scossa, quando ho provato a levarmelo di dosso.

Mi sono svegliato con il sole non ancora alto: è una novità.

Mi sono sentito quasi riposato.

Ho vagato per la casa, cautamente, alla ricerca di qualcosa fuori posto. Tutto era in ordine.

Troppo in ordine, azzarderei.

Ho avuto il tempo di bere del caffè che sapeva di bruciato, andare a fare un po’ di spesa per questa giornata e di riflettere sul da farsi. Nessuna lettera di lamentele nella mia cassetta del condominio. Eppure, la gente mi guarda in modo strano, come se fossi una specie di alieno. A vedermi dall’esterno, forse mi eviterei a mia volta. Questa espressione stralunata non sembra volermi abbandonare.

Normalità?

Forse è stato davvero tutto un sogno, una mia proiezione. No. Il ricordo di aver visto quell’Essere nelle vie del centro è ancora così ben definito.

Erano reali quei vermi.

Erano reali quelle orme.

È reale anche Avorio.

Potrei andare a parlare con il vicino… chiedergli dei suoni che ha udito nei giorni precedenti.

Forse non è una buona idea.

Io non mi aprirei.

Finché dura questa calma, voglio dare vita ai miei ricordi. Tornare a quella notte di Settembre. Tornare a quei passi per le viuzze medievali. Ho promesso di raccontarlo, ma gli ultimi eventi mi hanno distolto dal mio intento.

Che fosse il loro obiettivo? Terrorizzarmi a tal punto da vincere il mio silenzio. Terrorizzarmi a tal punto da farmi scordare le mie intenzioni iniziali.

Ci sono riusciti, sino all’arrivo di Avorio.

Ma voglio tornare a raccontare la mia storia. Il mondo deve sapere cosa vive nelle tenebre. Voi meritate di sapere cosa ho vissuto, augurandovi di non trovarvi mai in situazioni simili.

Ma ora il mio fisico esige ulteriore riposo. La vista mi si annebbia e gli occhi mi bruciano a furia di stare davanti allo schermo. Risponderei alle vostre mail, ma a cosa servirebbe?

Sono stato troppo alla luce del sole, e non ero più abituato.

Mi piacerebbe sapere se sono l’unico ad aver vissuto queste esperienze…

Ora devo riposare. Sono stanco… tanto che mi si chiudono gli occhi mentre scrivo.

 

 

Aggiornerò, se mi sarà possibile.

 

 

Philipp Lloyd.

   
 
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