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Autore: Raven_Stark22_    07/03/2021    0 recensioni
[BOKUAKA]
"Senza qualcosa per cui vivere, che senso ha continuare?"
Questa era la domanda che da mesi tormentava Akaashi.
E più trascorevano le settimane, più quel pensiero si faceva vivido nella sua mente.
Una sera, stanco di un mondo portava solo a sofferenza, decise di mettere fine al suo dolore.
Su quel tetto, per caso, si trovava Bokuto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akinori Konoha, Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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[𝕂𝕖𝕡𝕥 𝕞𝕖 𝕝𝕚𝕧𝕚𝕟𝕘 𝕗𝕣𝕠𝕞 𝕥𝕙𝕖 𝕝𝕒𝕤𝕥 𝕥𝕚𝕞𝕖

𝔽𝕣𝕠𝕞 𝕒 𝕡𝕣𝕚𝕤𝕠𝕟 𝕠𝕗 𝕒 𝕡𝕒𝕤𝕥 𝕝𝕚𝕗𝕖

𝕆𝕟 𝕒 𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕠𝕟 𝕛𝕦𝕤𝕥 𝕥𝕠 𝕗𝕖𝕖𝕝 𝕝𝕚𝕜𝕖

𝕎𝕙𝕖𝕟 𝕪𝕠𝕦 𝕜𝕚𝕤𝕤𝕖𝕕 𝕞𝕖 𝕗𝕠𝕣 𝕥𝕙𝕖 𝕝𝕒𝕤𝕥 𝕥𝕚𝕞𝕖]

Nelle tre settimane successive, Bokuto non tirò più fuori l'argomento.

Trascorreva ogni mercoledì pomeriggio in ospedale ma, tornato a casa, si degnava a malapena di comunicare i risultati dei controlli ai suoi genitori.

Ogni volta che tentavo a conoscere i dettagli della malattia, Koutaro sviava il discorso affermando di avere tutto sotto controllo.

Anche se risultava difficile credergli, il ragazzo non aveva dato effettivi segni di peggioramento.

La Leucemia mieloide acuta è un tumore delle cellule del sangue i cui sintomi si presentano sotto forma di perdita di appetito, stanchezza, febbre o dolori muscolari; tuttavia, Bokuto schizzava energia da tutti i pori.

Avevo assistito a due delle sue successive partite e, in campo, il ragazzo si era distinto dagli altri giocatori proprio per aver dato il massimo.

-Sto alla grande- Non faceva che ripetere -Forse la malattia mi sta dando un po' di tregua.-

Ero stato rimproverato talmente tante volte per aver visto solo il lato negativo delle situazioni che, almeno momentaneamente, decisi di fidarmi.

Poteva trattarsi di un risvolto positivo.

Magari la radioterapia stava dando i suoi frutti.

Febbraio volò in un lampo e, ben presto, le giornate iniziarono ad allungarsi.

Il freddo invernale venne sostituito dalle temperature meno rigide di Marzo e l'umore delle persone, in parte, si rallegrò.

Mi capitava spesso di uscire al pomeriggio con Bokuto e, qualche volta, di fermarmi a cena dalla sua famiglia.

Avevo imparato a farmi apprezzare dalle due sorelle e, persino, a fare amicizia con la piccola Mayu.

Il mio rapporto con l'asso della Fukurodani era cresciuto di giorno in giorno e, dopo l'episodio dell'ospedale, si era rafforzato più che mai.

Mi capitava spesso di desiderare di averlo accanto, non necessariamente nei momenti di solitudine.

Koutaro era diventato una presenza costante nella mia vita.

E la sera del nostro bizzarro incontro, ormai, un lontano ricordo.

Così come lo era diventata la mia vita grigia e vuota: sembravano passati secoli dalla nostra prima chiacchierata sul terrazzo panoramico e, fortunatamente, non sentivo la mancanza di quel posto.

Non sentivo il bisogno di tornarci per nessuna ragione al mondo.

Le nostre uscite frequenti mi avevano provocato sensazioni del tutto nuove: il battito cardiaco in aumento, l'imbarazzo quando ci trovavamo vicini, l'urgenza di distogliere lo sguardo quando i nostri occhi si incrociavano per qualche secondo di troppo.

Dopo due mesi, avevo finalmente capito che i miei sentimenti nei confronti di Bokuto andavano oltre la semplice amicizia, ma avevo deciso di non approfondirli: mettere da parte le mie emozioni significava risparmiare altro dolore ad entrambi.

Non sentivo neanche la necessità di dare voce a ciò che provavo.

Ero felice così.

E mi sarei potuto abituare a quella sensazione di tranquillità.

(Heyy Akaashiii)

La notifica del messaggio interruppe il mio studio.

Era un sabato pomeriggio e io avevo deciso di sfruttarlo per avvantaggiarmi con i compiti.

(Bokuto-san.)

(Stai studiando, vero?)

(Sto facendo quello che dovresti fare anche tu, Bokuto-san.)

(Akaashii!)

Ridacchiai e ripresi a trascrivere gli appunti sul quaderno. La nuova notifica non tardò ad arrivare.

(Hai impegni per questa sera?)

(Cosa succede questa sera?)

(Tu rispondimi!!)

Riflettei qualche secondo. Mi sarei dovuto incontrare con una mia compagna per un progetto di sociologia, ma avrei potuto tranquillamente rimandare.

(Può darsi. Perché?)

(Smettila di fare il misterioso! Comunque, i ragazzi del Nekoma danno una festa e Kuroo mi ha chiesto di invitare chi voglio)

(Potresti portarci Konoha.)

(Certo che a volte sei davvero stupido, amico. Ti sto chiedendo di accompagnarmi)

Alzai i pollici dalla tastiera e fissai la schermata, incredulo.

Una festa? Io?

Pessima idea.

Mi serviva una scusa per dargli buca, e anche in fretta.

(E dove si terrebbe?)

(Takanawa)

BOOM. Ed ecco la scusa perfetta.

(Takanawa? Ma si trova a più di un'ora dal centro, e mia madre non vuole che torni troppo tardi. Dovrei lasciare la festa praticamente subito.)

Bokuto visualizzò il messaggio senza rispondere.

Attesi online un paio di minuti.

(Ho chiesto a mia madre se potevo invitarti a dormire qui e lei ha acconsentito. Problema risolto :D )

Questa non ci voleva.

Naoki, la primogenita, si era trasferita un mese prima a Yokohama e l'altra sorella, Takara, si era sistemata nella sua vecchia camera.

Quindi Bokuto poteva usufruire di una stanza tutta sua con tanto di letto per gli ospiti.

Il solo pensiero di dormire nella stessa stanza di Koutaro bastò a farmi arrossire.

Scacciai dalla testa quello strano pensiero e ripresi a scrivere:

(Non credo sia una buona idea.)

(Perchè?)

(Non sono adatto alle feste.)

La folla, la musica, l'alcool. Non facevano per me.

(A quante feste sei stato?)

(Zero.)

(Allora come fai a saperlo?)

Non c'era una spiegazione: mi conoscevo abbastanza da sapere che mi sarei pentito se avessi accettato quell'invito.

Ma la mia sicurezza stava pian piano vacillando:

(Bokuto-san, non mi va.)

(Avaaantiii...ci divertiremo)

E poi iniziarono ad arrivarmi uno dietro l'altro messaggi simili che mi fecero salire un terribile istinto omicida.

Esasperato, accettai soltanto perchè, in alternativa, avrei dovuto bloccare il contatto:

(Ho capito, Bokuto-san. Fammi sapere l'orario.)

(Yey!)

Maledizione.

Abbandonai il telefono e sprofondai con la faccia nel libro di matematica.

In che guaio mi ero cacciato?

×××××


"Sarebbe questo il posto?" Squadrai la casa con un certo scetticismo.

Il centro di Takanawa era una zona piuttosto frequentata, specialmente dai giovani; tuttavia, l'abitazione si trovava in una zona periferica, lungo una strada fiancheggiata da altre ville di lusso.

L'esterno della casa era contraddistinto dallo stile essenziale tipico degli ambienti ambienti domestici giapponesi: prato curato, tetto di tegole scure e finestre che illuminavano sufficientemente gli interni.

Il cortile all'entrata rivelava un giardino più ampio nel retro che pullulava già di ragazzi poco sobri.

Tenendo conto di tutto lo sfarzo che avevo visto, probabilmente non mi sarei potuto permettere nemmeno il tappeto del bagno.

Presi un bel respiro e osservai il mio riflesso su una delle vetrate: ero rimasto davanti all'armadio per più di mezz'ora, indeciso su quali abiti fosse il caso di indossare.

Avevo optato per una semplice camicia bianco artico abbinata a dei jeans scuri ma, sulla soglia, ero stato fermato da mia madre.

-Tesoro? Dove stai andando?-

-Alla festa, mamma, te ne avevo parlato.-

-Sicuro?- Lei si era alzata dal divano e mi aveva raggiunto -Perché vestito così sembri diretto ad un ospizio per anziani.-

-Cosa c'è che non va?- Le avevo chiesto, confuso.

Era davvero un outfit tanto orrendo?

Lei mi aveva osservato in silenzio, per poi dirigersi in cucina.

Dopo qualche istante era tornata in salotto con un sorriso preoccupante e un paio di forbici in mano: -Lasciami dare una sistemata.-

E così, dieci minuti dopo, mi ero ritrovato con il mio paio di jeans preferiti strappati e rovinati per sempre.

-Ancora una cosa...- Mi aveva spettinato i capelli con le mani e aveva aperto un paio di bottoni sul colletto della camicia: - Così va meglio. E tirati un po' su le maniche.-

Piuttosto che uno studente modello di diciassette anni, assomigliavo più ad al cantante di una boy-band.

Sospirai rassegnato e mi feci largo nella casa attraverso la porta in mogano, lasciata aperta per tutto quel via vai di gente.

Una piccola figura mi venne addosso e fui costretto ad indetreggiare: -Oh, scusami tanto... Kenma?-

Riconobbi immediatamente l'alzatore del Nekoma. Il ragazzo alzò un braccio per dire che non c'era bisogno di scusarsi: -Akaashi, giusto?-

Confermai con un cenno del capo: -pensavo odiassi le folle.-

-E' così.- Sospirò, sconfortato -Sto cercando di sgattaiolare via senza che Kuroo se ne accorga.-

-Buona fortuna.-

-Ti ringrazio.-

Feci per sorpassarlo, ma Kenma mi tirò indietro per una manica del cappotto: -Aspetta, gli altri sono in giardino. Lev non vuole che troppi sconosciuti entrino in casa sua.-

-Oh, okay.- Sorrisi all'alzatore, riconoscente, dopodichè gli diedi la schiena per dirigermi sul retro dell'abitazione.

In totale ci saranno stati una trentina di invitati di età differenti; si stavano divertendo tutti tra risate e bevute.

In fondo al cortile si trovava una tavolata che doveva fungere da buffet, coperta da una tovaglia bianca ormai macchiata: non erano rimasti che pochi resti di sfoglie ripiene, una manciata di salatini e un panino mezzo morsicato.

Poco distante dal tavolo, tre ragazzi di un'altra squadra si divertivano a cambiare la musica delle casse, alternando pezzi rock a classici Disney.

Mi feci largo tra i presenti, guadagnandomi anche qualche occhiata di traverso.

Cercai con lo sguardo Bokuto e, finalmentee, lo riconobbi.

Stava chiacchierando animatamente con il capitano del Nekoma, interrompendo ill suo racconto solo per dissetarsi da una lattina che doveva contenere birra.

Mi avvicinai ai due ragazzi un po' esitante.

Koutaro si era tirato indietro i capelli con il suo solito gel, ma questa volta avevano quasi un taglio più naturale; indossava una semplice giacca jeans sopra una maglietta nera che, in qualche modo, faceva da contrasto con gli occhi dorati.

Era così banale ma così dannatamente bello.

-...e poi l'arbitro ha annullato il punto, riesci a crederci?!-

-Sì, perfettamente.- Rispose ironicamente Kuroo, accorgendosi poi della mia presenza -Hey amico, guarda chi si è fatto vivo.-

-AGAASHEE-Oh, umh, A-Akaashi- Bokuto mi squadrò dalla testa ai piedi con un'espressione destabilizzata.

Sicuramente quello non era il mio aspetto abituale.

-Uh-ahem, stai-wow.- Si schiarì la voce con un colpo di tosse -Figo. Mi piace il tuo nuovo look.-

Sulla faccia di Kuroo si fece largo un ghigno malvagio: -Dai, fratello, non sottovalutarti in questo modo. Anche tu hai un look che spacca.-

-Stai zitto.- Borbottò Koutaro, tirandogli una gomitata.

Inarcai un sopracciglio, ma decisi di non indagare: -Grazie, Bokuto-san.-

-Bokuto-san?- Mi prese in giro il capitano del Nekoma, ridacchiando in direzione del suo amico -Quindi è una cosa seria.-

-Kuroo, sono a tanto così dal farti ingoiare l'intera lattina.- Lo minacciò l'altro ragazzo, sollevando l'arma in questione.

-D'accoordo, d'accordo, me ne vado.- Il giocatore alzò entrambe le mani in segno di resa e si allontanò verso gli altri invitati -Divertitevi anche senza di me.-

-Poco ma sicuro!- Gli urlò dietro il capitano della Fukurodani. Poi mi fece cenno di avvicinarmi e mi passò in mano la bibita -Alla fine sei venuto.-

-Mi stavi aspettando?- Chiesi, bevendo qualche sorso di birra dalla lattina. Aveva un sapore amaro.

-Può darsi.-

Il nostro dialogo venne interrotto dalla musica sparata al massimo dalle casse.

La maggior parte degli invitati si mise ad esultare amplificando il casino.

-Ti si rinchiuso in camera tre giorni di seguito.- Continuò Bokuto, aumentando il tono di voce per sovrastare la canzone -Comiciavo a darti per disperso.-

-Avevo tanto da studiare.- Mi giustificai, restituendogli nuovamente la birra -E poi, siamo usciti assieme tutta la settimana precedente.-

-Mi stai dicendo che non muori dalla voglia di vedermi ogni giorno?- Mi stuzzicó Bokuto, facendomi impercettibilmente arrossire.

-Non montarti la testa.- Dissi, pacato.

-Non era mia intenzione.-

L'addetto alle casse scelse una canzone ritmata e qualche ragazzo si mise persino a ballare.

Quando tornai con lo sguardo sul ragazzo, lo sorpresi a fissarmi con attenzione: -Bokuto-san?-

-Non pensavo fosse possibile, ma oggi sei persino più bello del solito.-

Avvampai seduta stante e viaggiai altrove con gli occhi: -È l'alcool che ti fa parlare così...-

-Credi che mi possa ubriacare con una birra?- Bokuto scoppiò a ridere e mi consegnò la lattina in mano -Sono perfettamente sobrio, Akaashi.-

Scossi la testa e bevvi un altro sorso, il cuore che scalpitava nel petto.

-Vado in bagno.- Annunció il ragazzo, camminando verso la casa di Lev -Cerca di farti trovare al mio ritorno.-

Rimasi impalato sul prato, alternando lo sguardo dal buffet al gruppo di persone radunate vicino alla musica.

Mi avvicinai al tavolo per appoggiare la lattina vuota e sentii un dito picchiettarmi la spalla.

-Hey, tu sei il ragazzo che era venuto a vedere una partita e si era fermato a cena!-

La voce femminile apparteneva ad una ragazza che mi parve in qualche modo familiare.

Portava i capelli color nocciola legati in una coda di cavallo, mentre gli occhi grigi mi stavano scrutando attentamente. Aveva una corporatura slanciata messa in risalto dall'abito celeste e una spruzzata di lentiggini sulla punta del naso.

Dove l'avevo già incontrata?

-Forse non mi hai riconosciuto.- La ragazza mi porse educatamente la mano -Sono Kaori Suzumeda, la manager della Fukurodani.-

Ricambiai la stretta e mi presentai a mia volta.

-Ho notato che non ti sei perso una partita. Amante della pallavolo?-

-Diciamo di sì.-

-Potresti pensare di iscriverti nella squadra. Un giocatore in più fa sempre comodo.-

Non era un'idea così terribile.

Ma avevo decisamente bisogno di pensarci su.

-Magari il prossimo anno.-

Kaori annuì, sporgendosi in avanti per afferrare un salatino dal tavolo: -Allora... Akaashi, giusto? Cosa mi racconti?-

Mi mossi sul posto a disagio.
-Non saprei.-

-Oh, avanti, a tutti è capitato qualcosa di interessante.-

Beh.

Forse avrei avuto anche troppo da raccontare.

-Nulla in particolare.- Tagliai corto, sperando che la ragazza si desse per vinta.

Ma Kaori continuó ad insistere, sfiorandomi la camicia con i polpastrelli: -Ma dai, credevo che un tipo carino come te fosse pieno di storie.-

Alzai la testa e cercai disperatamente un modo per scampare a quella situazione imbarazzante.

Rendendosi conto di non aver ricevuto alcuna risposta, Kaori ridacchió dolcemente: -Sei il prototipo di un adorabile ragazzo della porta accanto, vero?-

-Un...cosa?- Domandai, confuso.

Lei mi afferrò una mano e mi trascinò contro la mia volontà verso il lato destro del giardino, dove si era radunata la massa.

La musica sparata a palla non faceva che incrementare il mio stordimento.

Il gruppo di ragazzi si dimenava davanti alle casse: alcuni cantavano, altri ballavano scoordinati, qualcuno si limitava ad ondeggiare in avanti.

-Non ti sei mai scatenato in vita tua?- Gridó Kaori, agitando le braccia verso l'alto e saltellando a ritmo.

Mi guardai attorno e mi sentii sempre più fuori posto.

Non mi piaceva tutto quel rumore.

Sarebbe stato decisamente meglio rimanere a casa.

Al massimo avrei potuto svignarmela come aveva fatto Kenma.

Kaori mi prese nuovamente per mano e fece una mezza piroetta, cercando inutilmente di motivarmi: -Coraggio, non startene immobile!-

-Non credo sia una buona idea...-

-Akaashi?- Una terza voce sopraggiunse alle nostre spalle.

Bokuto alternó lo sguardo da me alla ragazza, tramutando in fretta l'espressione smarrita in una più glaciale: -Che... che stai facendo?-

-Bokuto-san.- Sussultai, allontanandomi leggermente dalla ragazza -Lei stava, umh-

-Kaori.- Koutaro le rivolse uno sguardo altrettanto freddo.

La manager gli sorrise entusiasta, senza cogliere la nota di avvertimento nella voce del ragazzo: -Bokuto! Ci pensi tu a convincere il tuo amico a lasciarsi andare?-

Bokuto non si mosse di un muscolo.
-Hai bevuto, per caso?-

-Forse un po'.- Ridacchió lei, alzandosi in punta di piedi e gettandomi le braccia al collo -Divertiti con noi, Akaashi!-

Profumava di bagnoschiuma alle rose misto ad alcool.

-Adesso basta, Kaori.- Quella di Bokuto suonò come una minaccia.

Molti dei presenti sembravano interessanti a quella scenetta.

La manager sbuffó infastidita, ma si staccò da me: -Vado a prendere un po' di salatini.-

Osservai la figura snella che si confondeva tra la folla e tirai un sospiro di sollievo.

-Mi dispiace. Si è lasciata da poco con il suo ragazzo e deve ancora superare la rottura.- Spiegó Bokuto, senza staccarle gli occhi di dosso.

-Non ha fatto niente di male.- La difesi, sistemandomi il colletto della camicia.

Bokuto indugió sulle mie mani per poi alzare lo sguardo: -A te andava bene?-

La verità è che mi ero sentito parecchio a disagio.

Ma non potevo certo spiegargli che avrei preferito un'altra persona al suo posto.

-È un problema?-

La frase risultò più acida del previsto.

Koutaro si incupì ancora di più: -Affatto. Divertitevi.-

E, senza aggiungere altro, si allontanò verso il lato sinistro del giardino.

Imprecai sottovoce e gli corsi dietro, maledicendomi in dieci lingue differenti.

-Bokuto-san! Aspetta!-

Koutaro non mi ascoltò e proseguì spedito verso la casa di Lev.

Feci lo slalom in un gruppo di ragazzi e rischiai quasi di scontrarmi con uno di loro.

Quando riuscii a liberarmi dalla folla, Bokuto era già sparito.

-Amico.- Kuroo, vicino alla staccionata, mi fece segno di andare a destra -Si trova nel retro.-

Lo ringraziai con un cenno e seguii le sue indicazioni fino ad giungere nella zona più nascosta dell'abitazione.

Bokuto si era appoggiato con la schiena al muro della casa e stava calciando con fare frustrato un sassolino del marciapiede.

Mi accostai in silenzio al ragazzo e alzai gli occhi verso il cielo stellato.

-Non mi sentivo a mio agio con Kaori. Ti ringrazio per avermi tirato fuori da quella situazione.-

Bokuto tiró un lungo sospiro prima di parlare: -Non sta a me decidere con chi hai il diritto di divertirti o meno. Mi dispiace, Akaashi.-

-Ti ho appena spiegato che ti sono riconoscente.-

-Non mi riferivo a quello.- Bokuto sollevò la testa, abbattuto -Parlavo più in generale. Dovresti spassartela con chi preferisci.-

-Non lo hai fatto per liberarmi da Kaori?-

-Credo che il mio sia stato un comportamento...- Bokuto si bloccò qualche istante, pensieroso -Come si dice quando vuoi fare qualcosa solo per il tuo interesse?-

-Egoista?- Suggerii.

-Quello.-

-Oh.- C'erano parecchie cose che non mi erano ancora chiare.
-Perché il tuo sarebbe stato un atteggiamento egoista?-

-Perché...- Koutaro strinse i pugni, come se stesse cercando di tenere a freno la lingua -Noi due non...non abbiamo il tipo di rapporto che hanno gli altri, lo capisci?-

Il respiro iniziò ad aumentare, ma mi costrinsi a mantenere la calma: -Spiegati meglio.-

-Sei intelligente, dannazione! Ci sei arrivato da un pezzo- Bokuto mi fissó intensamente e pensai si potermi perdere per sempre in quel colore.

-Per quanto ci provi, a fare finta di niente, io non...- Si interruppe e continuó con una voce tremolante -Non riesco a vederti alla stessa maniera di Kuroo o di Konoha..-

Il mio povero cuore era sul punto di scoppiare: -Cosa vuoi dire?-

-Ti prego, Akaashi.- Bokuto non mi staccó lo sguardo di dosso -Non costringermi a farlo...-

-B-Bokuto-san?-

Il ragazzo strinse i denti e fissò il pavimento, come se fosse sul punto di prendere la decisione più difficile della sua vita.

Feci per parlare, ma mi bloccai appena sentii il tocco delle sue labbra sulle mie.

Bokuto aveva allungato una mano e mi aveva afferrato il colletto, quasi avesse intenzione di sollevarmi da terra.

Fui colto talmente alla sprovvista da quel bacio che il mio cervello andò completamente in cortocircuito.

Le ginocchia non avrebbero neanche retto il mio peso, se il ragazzo non mi avesse sostenuto.

Pensai di potermi sciogliere sotto il dolce calore delle sue labbra.

Fu questione di pochi attimi: Bokuto si staccó in un lampo, interrompendo quella sensazione tanto inattesa quanto piacevole.

Annaspai in cerca di aria, incrociando i suoi occhi tristi e vacui.

-Lo capisci, adesso?-

Avrei dovuto dargli una risposta.

Avrei dovuto mormorare qualcosa, anche un semplice "Sì" sussurrato.

Ma le mie labbra rimasero sigillate.

Koutaro strinse i pugni e indietreggió con un'espressione che lasciava trapelare solo sconforto.

-Scusa, Akaashi. Non capiterà più, te lo prometto.-

Volevo dirgli di fermarsi, di aspettare, perché avevo bisogno di lui. 

Avevo bisogno che restasse.

Ma, nonostante le mie buone intenzioni, lo shock precedente mi impedì di aprire bocca.

Nella mia testa non facevano che ruotare frasi sconnesse e espressioni a vuoto.

Osservai le spalle muscolose del ragazzo scomparire dietro l'angolo e rimasi inchiodato sul posto.

Mi sfiorai il labbro inferiore con il polpastrello e le mie gote divennero rosse nel momento in cui realizzai ciò che era accaduto.

Mi aveva veramente baciato.

E io ero stupidamente, dannatamente e follemente innamorato di Bokuto Koutaro.

   
 
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