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Autore: Signorina Granger    08/03/2021    13 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Vostro figlio/a è una testa calda? Ha combinato qualche guaio indicibile, prende solo T in alcune materie e non ha voglia di fare nulla?
Volete levarvelo/a di torno per metà delle vacanze estive?
Ritenete che i mesi trascorsi ad Hogwarts non siano stati abbastanza e che in vista del VII anno abbia bisogno di studiare ulteriormente?
Cari genitori, nessun problema: il Phoenix Feather Camp fa al caso vostro.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of weird campers'
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Capitolo 1 – L’arrivo dei campeggiatori

 
 
“D’accordo, ora che abbiamo fatto l’appello e abbiamo appurato di non aver perso per strada nessuno di voi – non fare quella faccia Phil, è un grande passo avanti dopo aver perso Scamander l’anno scorso ancor prima di arrivare! – direi che possiamo avviarci definitivamente verso il Campo.”
Sorridendo allegra Margot arrotolò la lista degli iscritti del VI anno e la ripose nello zaino sotto gli sguardi perplessi degli studenti, che ancora si domandavano come sarebbero giunti a destinazione senza Passaporte o Smaterializzazione.
“Quanto distanti siamo, esattamene?”
“Una quindicina di chilometri all’incirca…”
“Porco Merlino, non andremo a piedi vero?”
Malai parlò spalancando gli occhi scuri, facendosi improvvisamente preoccupato. Anche Shou abbandonò la sua placida espressione quasi annoiata udendo le parole dell’amico: l’idea di camminare per quindici chilometri si presentò nella sua mente come una sorta di piccolo incubo.
“Tranquillo Malai, se andassimo a piedi arriveremmo tra qualche ora, e non è il caso di restare in giro quando fa buio.”
“Non ci sono orsi qui intorno, vero?”
Lancelot aggrottò la fronte e si guardò attorno allarmato, mentre Blodwel alzò gli occhi al cielo e Marley ridacchiò, assicurando all’amico che da quelle parti il peggio che potesse capitare era finire inseguiti da una mandria di mucche scozzesi.
“Tranquillo Lance, in caso ci penseremmo io e Marley a proteggere il tuo faccino aristocratico. Ma quindi come ci arriviamo, Professoressa?”
Margot sorrise allegra alle parole di Blodwel, che guardò l’insegnante – l’unica di tutto il corpo docenti di Hogwarts che tollerasse, anche se non avrebbe mai ammesso a voce alta che il sorriso della sua Direttrice era riuscito a conquistare anche lei – quasi con leggera preoccupazione: non doveva trattarsi di nulla di buono.
 
“Con un mezzo Babbano, ovviamente! Qualcuno di voi è mai salito su uno scuolabus?”
“Uno scuolabus QUI?”
Tallulah, che aveva una vaga idea di che cosa fosse uno scuolabus, aggrottò la fronte chiedendosi come ci fosse arrivato quel mezzo laggiù mentre Priscilla, alle sue spalle, si rivolgeva a Lilian chiedendole con un bisbiglio cosa fosse quella cosa di cui parlavano.
 
“Non ne ho idea Prisci, ma ho un brutto presentimento…”
 
 
 
“Ehy, ma è carino! E’ giallo! Sembra fatto apposta per noi Tassorosso… Dai Bloody, vieni!”
 
Dopo aver infilato il baule in una sorta di enorme scomparto alla base del curioso mezzo di trasporto, Marlowe fece cenno all’amica di seguirla tenendo Leith appollaiato su una spalla. Blodwel, stringendo il manico della gabbia che custodiva il suo corvo, sospirò rassegnata – poteva solo sperare che non fosse la Campbell a guidare – e la seguì dopo aver lanciato un’occhiata divertita ad Amelie:
 
“Ora voglio vedere dove la piazzi tutta quella roba, Fawley.”


In effetti, Amelie guardò i suoi bauli poggiati al suolo con sincera preoccupazione prima di rivolgere a Philip un debole sorriso implorante, chiedendogli silenziosamente di darle una mano: il professore, appoggiato mollemente al fianco dello scuolabus con le braccia strette al petto e impegnato a controllare che i ragazzi sistemassero i bauli, sospirò prima di annuire ed estrarre la bacchetta.
I bauli di Amelie si rimpicciolirono e iniziarono a disporsi ordinatamente nel vano mentre Lilian, che aveva sistemato rapidamente il suo ed era già salita a bordo portando Sahara con sé, sedette vicino ad un finestrino aperto e si sporse per lanciare a Priscilla un’occhiata preoccupata:
“Prisci, ce la fai?”
“Sì, ce la faccio!”
Piantati i piedi sul terreno, Priscilla afferrò il manico del baule e prese a trascinarlo faticosamente sull’erba, smuovendolo solo di pochi centimetri alla volta. Shou e Malai, sistemati i propri, la osservarono silenziosamente per qualche istante, poi Shou sorrise debolmente e si avvicinò all’amica parlando col tono più morbido e gentile di cui era capace:
“Bimba, vuoi una mano?”
“No, posso fare da sola, davvero!”
Priscilla parlò sollevando la testa e guardandolo con gli occhi azzurro-verdi carichi di decisione, ma Malai sorrise e scosse la testa prima di prendere il baule dall’altro lato, sollevandolo di una ventina di centimetri:
“In tal caso resteremmo qui fino al Diploma… lascia piccolo Cavolfiore, ci pensiamo noi.”
“Ok… Ma dovete smettere d trattarmi tutti come se fossi un cucciolo!”
Priscilla mollò la presa sul suo baule e guardò Shou prendere il suo posto per metterlo all’interno dello scuolabus insieme a Malai, sospirando affranta mentre Tallulah la prendeva sottobraccio e le sorrideva comprensiva:
“Che vuoi farci, sembri un pulcino bagnato… Dai, vieni.”
“Ok…Venite piccoli.”
 
Priscilla fece cenno a Solomon e Stirling di seguirla e i due obbedirono, trottandole dietro e salendo sullo scuolabus insieme a lei mentre Malai aggrottava la fronte:
“Quelli secondo lei sarebbero “piccoli”?! Sono grandi come pony! Potrebbero mangiarsela a colazione.”
“Che ci vuoi fare, è Priscilla… Ora torno ad ascoltare un po’ di musica.”
 
Shou si rimise placidamente gli auricolari mentre saliva sullo scuolabus stringendo le gabbiette di Regina e Remy, che stava ancora dormendo della grossa. Malai invece a quelle parole sfoderò una smorfia quasi schifata, asserendo che non aveva intenzione di sedersi vicino a lui.
“Fa’ come vuoi.”
Shou si lasciò scivolare sulla prima coppia di posti liberi che trovò, sistemando le gabbiette accanto a sé mentre l’amico faceva vagare lo sguardo pensieroso sugli altri posti:
“Vediamo… nah, vicino alla Cinese non mi siedo.”
“Sei simpatico come un herpes. E comunque qui si siede Miss X.”
 
Lilian fece cenno a Tallulah si sedersi accanto a lei, lanciando un’occhiata di sfida a Malai quando prese un’altra barretta ai cereali e la divise in tre pezzi, distribuendola tra Tallulah e Priscilla, seduta davanti a loro.
L’amico le lanciò un’occhiata torva, giurandole silenziosamente vendetta per la barretta mancata prima di rivolgersi gentilmente a Priscilla sfoderando il suo sorriso più amabile:
“Prisci, posso sedermi vicino a te?”
“Oh, scusa Malai, ma penso che Solomon voglia stare vicino a me…”
Sul viso di Priscilla si dipinse un’espressione sinceramente dispiaciuta mentre accennava al grosso cane, che si era sistemato sul sedile accanto al suo mentre Stirling si era accucciato davanti alle gambe della padrona, appoggiando la testa sulle sue ginocchia per farsi accarezzare.
Malai avrebbe voluto chiedere al cane di spostarsi, ma l’enorme Levriero sembrò leggergli nel pensiero e gli lanciò un’occhiata torva che lo costrinse a desistere, sbuffando sonoramente:
“E va bene, dovrò sedermi vicino a Shou e sorbirmi le sue lagne! Belle amiche siete! E grazie tante per aver condiviso la barretta anche con noi!”
“Prego Riccioli d’Oro, non c’è di che.”
Tallulah non si scompose, limitandosi ad estrarre un manga dallo zaino prima di iniziare a sfogliarlo mentre Lilian sorrideva, divertita e soddisfatta.
 
*
 
“Margot, ti prego, dimmi che non hai intenzione di guidare questo affare…”
“Tranquillo, non può essere tanto difficile!”
Sorridendo fiduciosa e con la positività che la contraddistingueva, Margot chiuse l’entrata dello scuolabus e si sistemò sull’enorme sedile del conducente. Phil la seguì più tetro che mai, lasciandosi scivolare sulla prima fila di sedili e guardandosi attorno alla ricerca di una cintura di sicurezza mentre la collega – dopo aver cercato inutilmente di toccare i pedali con i piedi – sospirava affranta:
“Oh no! Non riesco a toccare i pedali!”
“Vuoi dire che hai… le gambe troppo corte?”
Margot annuì, sconsolata, ma quando Phil iniziò fragorosamente a ridere la strega si voltò e gli lanciò una delle sue rare occhiatacce, punta sul vivo:
“Non è certo colpa mia se ho le gambe corte! Fallo tu allora, invece di ridere!”
“Io? Sei impazzita? Io non lo so guidare questo coso, e non ci tengo a passare a miglior vita prima dei 40. Non si può mettere il… pilota automatico?”
“E’ un autobus, non un aereo, genio! Ma se non ricordo male la Preside ci ha fatto qualche incantesimo, quindi dovrebbe poter andare da solo… Beh, proviamo!”
Ritrovato il suo sorriso, Margot premette il pulsante rosso che lampeggiava allegro proprio mentre Phil si rivoleva al manipolo di studenti, intimando loro di allacciarsi le cinture.
 
Guardatosi attorno con viva preoccupazione, Bel realizzò che i sedili erano sprovvisti di cinture proprio mentre il veicolo partiva lungo il sentiero procedendo ben oltre la velocità con cui uno scuolabus viaggiava di solito. Blodwel, seduta davanti all’amico, imprecò a mezza voce – Che cazzo Marley, te l’avevo detto che era meglio darci malate, ma tu no, facciamo campeggio! – e Lance, stringendo un Cinnamon visibilmente scontento a sé, si guardò attorno chiedendosi come facessero i Babbani a viaggiare su affari del genere.
“Strano, a Babbanologia hanno detto che i Babbani sono molto fiscali sulla sicurezza quando si viaggia!”
“Ma… ma Professore, qui non ci sono cinture!”
 
“Allora recitate una preghiera di gruppo, McKinnon. Margot, tieni quel dannato volante!”
 
“Grandioso, mi mandano qui per paura che potessi uccidermi e ora fanno di tutto per accopparci… sarà un mese fantastico, gente.”
Tallulah parlò con tono vago e senza staccare gli occhi dal suo manga, così come Shou continuò ad ascoltare la sua musica in silenzio e con gli occhiali da sole sul viso, immobile e calmissimo, incurante del caos che lo circondava.
“Ragazzi, fatela finita, arriverete sani e salvi! Ma perché tutti dubitano sempre della mia capacità di giudizio?!”
Margot, che teneva le mani pallide attorno all’enorme volante per indirizzarlo correttamente, sbuffò contrariata mentre Phil – resosi conto che in caso di schianto il primo a rimanerci sarebbe stato lui – alzava gli occhi al cielo con un sospiro, decidendo di non risponderle per evitare di distrarla.
 
*
 
“Hiro, la tua scimmia mi sta toccando i capelli. Non so se la cosa mi da fastidio o no, ma non mi sento molto a mio agio.”
Emyr, serissimo, parlò stringendo la gabbietta del suo gattino nero sulle ginocchia mentre Eiko, il Demiguise dell’amico, lo guardava con enormi occhi ambrati carichi di curiosità e giocava con i suoi riccioli scuri.
“Non è una scimmia, è un Demiguise! E comunque si chiama Eiko. Tranquillo, è innocua.”
Hiro parlò senza guardare l’amico, seduto scompostamente sulla penultima fila di sedili e con un manga in mano. Emyr non sembrò del tutto convinto, perché lanciò un’occhiata dubbiosa ad Eiko mentre Hunter si nascondeva sul fondo della gabbietta, impaurito.
“Stai spaventando il mio gattino. No, non mi toccare il naso! Hiro, penso che la tua scimmia si sia presa una cotta per me.”
“Sempre meglio di quella ragazzina petulante del secondo anno che ti seguiva anche in bagno…”
“Non ricordarmelo, ho ancora gli incubi!”
 
 
 
“Professore, manca ancora molto? Tutti questi… ondeggiamenti non mi fanno troppo bene.”
Lilian si sollevò leggermente sul sedile per rivolgersi a Phil, che seduto di lato sui sue sedili con una mano sulla fronte asserì con un sospiro tetro di non saperlo mentre Priscilla accarezzava dolcemente un Solomon tremante per tranquillizzarlo.
“Povero piccolo, penso che abbia un po’ paura…”
“Prisci, come mai li hai portati? Non pensi che sarebbero stati meglio a casa tua?”
Lilian, seduta dietro all’amica, appoggiò i gomiti sullo schienale del sedile di Priscilla per parlarle e guardarla sorridere scuotendo il capo, asserendo che di certo si sarebbero divertiti moltissimo a correre e giocare al campo.
“E poi passiamo già poco tempo insieme, non potevo lasciarli soli con mia madre e gli Elfi per un altro mese, nessuno gioca con loro.”


La Corvonero abbassò dispiaciuta lo sguardo sui cani e ne accarezzò le teste mentre Lilian, dietro di lei, ridacchiava immaginando la madre dell’amica – la donna più perfetta su cui avesse mai posato lo sguardo –  correre su un prato e giocare con i cani della figlia.
“Oh sì, me la vedo proprio tua madre giocare con questi due cagnoloni.”
“Sì, infondo forse è sollevata, si è liberata di loro per un mese, oltre che di me.”
Priscilla alzò lo sguardo sull’amica sfoderando un debole sorriso che Lilian le rimproverò, assicurandole che sua madre non voleva affatto liberarsi di lei.
“Beh, però sono felice di essere venuta sapendo che ci sareste stati anche voi! Sarà divertente!”
Priscilla sorrise allegra, gli occhi verdi semi nascosti dai riccioli scuri luccicanti mentre Lilian, voltandosi verso il cugino ancora immobile e in silenzio, lanciava a Shou un’occhiata truce:
“Se penso che sono qui solo per colpa di quell’impiastro…”
“Se non altro tu non sei stata mandata qui solo perché la gente non sa farsi un briciolo di affari suoi. Ora tutti pensano che soffra di depressione e che volessi suicidarmi, tutto questo è ridicolo!”
 
Chiuso il manga con stizza, Tallulah incrociò le braccia al petto guadagnandosi un’occhiata comprensiva da parte di Lilian, mentre Malai – abbandonato ogni tentativo di fare conversazione con Shou, che si era limitato a proporgli di condividere le cuffie destando versi strozzati e dinieghi decisi – si rivolgeva alle amiche giocherellando con una ciocca di capelli color cioccolato:
 
“Almeno voi non avete dovuto dire addio al vostro proficuo business!”
“Ma ti prego, se sei stato così fesso da farti beccare da tua madre mentre contavi i guadagni non è certo colpa di nessuno. Però sono felice che ci sia anche la Everett, così impara a fare la spia… Se non avesse spifferato tutto alla McGranitt ora Shou non sarebbe qui, e neanche io!”
“Lily, perché quando ti succede qualcosa la colpa è sempre di Jessica Everett?”
“Non lo decido io, è la pura verità!”
 
*
 
“Ho detto ai ragazzi di andare a sistemare i bagagli intanto… Ma perché non sono ancora arrivati?”


Beau abbassò lo sguardo per lanciare un’occhiata perplessa al proprio orologio mentre Hakon, infilate le mani nelle tasche dei pantaloni rigorosamente neri, sedeva su una panchina con un sospiro cupo:
“Non ne ho idea… dobbiamo solo sperare di non dover andare a recuperarli. La Preside non avrebbe dovuto mandare Margi e Phil insieme.”
“Sì, probabilmente hai ragione… Ehy piccola, qui avrai un sacco di spazio per giocare, sei contenta?”
Sfoderato il suo sorriso migliore – quello che ogni studentessa sperava di vedergli sul viso quando metteva piede nella sua aula – Beaumont si rivolse affettuosamente all’enorme cane dal lungo pelo bianco che gli stava vicino, allungando una mano per accarezzarle dolcemente il collo mentre Nix abbaiava e scodinzolava allegramente.
“Scommetto che sei stato felice quando Margi ha convinto la Preside a permettere gli animali.”
“Certamente. Per qualche strano motivo Margot riesce sempre a convincere la McGranitt a fare quello che vuole…”
Mentre il Pastore Maremmano annusava l’erba dello spiazzo in cui si trovavano, ad una decina di metri di distanza dallo chalet destinato alle ragazze, Hakon estrasse dalla tasca della giacca un piccolo animaletto colorato che poggiò delicatamente sulla propria spalla, permettendo al piccolo Gekko di zampettare allegramente sul tessuto nero. L’insegnante di Astronomia abbozzò un debole sorriso, e probabilmente avrebbe suggerito al collega la risposta se Beaumont non avesse indicato qualcosa di enorme e assurdamente giallo apparire allegramente in mezzo agli alberi ad una trentina di metri di distanza, oltrepassando i confini della barriera di incantesimi protettivi che circondava il territorio del campo.
 
Håkon si alzò in piedi proprio mentre lo scuolabus arrestava la sua corsa con una frenata particolarmente brusca, guardando la porta aprirsi un istante dopo. Il primo a scendere quasi di corsa dal veicolo su Phil, che trattenne l’impulso di chinarsi a baciare il suolo erboso mentre con la bacchetta apriva il vano porta-bagagli e faceva schizzare fuori il suo baule, avvicinandosi ai due colleghi a passo di marcia.
 
“Per la barba di Merlino, ma siete venuti con quello?”
“Preferisco non parlarne mai più, non posso credere che la Preside abbia avuto quest’idea malsana… Perché, voi come siete venuti?!”
“Beh, le nostre Passaporte ci hanno portato solo ad un paio di chilometri dal confine, quindi…. Siamo venuti a piedi.”


Beau parlò accennando un sorriso quasi colpevole, guardando il collega stringere le labbra e trattenersi visibilmente contro l’imprecare contro una certa strega davanti ai ragazzi, che iniziarono a scendere dallo scuolabus con i loro animali, tutti visibilmente scossi.
“E’ stato il viaggio più assurdo della mia vita… Ma viaggiano sempre così i Babbani?!” 
Lancelot, sconvolto, si rivolse a Blodwel continuando imperterrito a stringere Cinnamon – che probabilmente stava maledicendo il padrone per averlo portato – mentre Bel, appoggiando una mano contro la fiancata gialla dello scuolabus, mormorava qualcosa deglutendo a fatica:

“Non fatemi parlare, ho la nausea…”
“No Lance, di norma non viaggiamo così. Anche perché di norma non abbiamo scuolabus incantati che vanno da soli… Bel, sei tutto intero?”
“Sì, credo di sì…”


Il ragazzo annuì, anche se un po’ dubbioso, e Blodwel gli diede una pacca affettuosa e incoraggiante sulla spalla mentre Marley cercava di calmare Leith visto che l’Asticello si era aggrappato guaendo alla manica della sua maglietta e non voleva saperne di mollare la presa.
 
“Datti una mossa Shou, voglio scendere da questo coso infernale!”
“Un momento, vedo tutto un po’ traballante…”
 
Shou strizzò gli occhi scuri cercando di mettere a fuoco ciò che li circondava, ma mentre scendeva i gradini dello scuolabus continuò ad avere l’impressione che tutto stesse ruotando attorno a loro. Lilian, alle sue spalle, sbuffò sonoramente e lo maledisse per la quarta volta consecutiva per averla portata laggiù rovinandole l’estate mentre Malai, chiudendo la fila, asseriva accigliato di vedere due Lilian.
“Una è più che abbastanza, pensa se ce ne fossero due…”
Malai ridacchiò alle parole di Shou, che però non lo imitò visto lo scappellotto doloroso che la cugina gli assestò sul retro del collo, borbottando di essere appena arrivati e di averne già le tasche piene delle loro stupidaggini.
 
 
“Forse non dovevo portare tutta questa roba… Hiro, mi dai una mano?”
“Certo. Eiko, stai giù un momento, da brava.”
Il Demiguise scivolò dalle spalle del padrone per saltare sul prato, guardando il ragazzo aiutare Amelie a tirare fuori i suoi bauli dal vano ormai semi vuoto prima di voltarsi verso Emyr, che lanciò all’animale un’occhiata sospettosa mentre stringeva il trasportino di Hunter tra le braccia:
“Hiro, se non dici al tuo Demiguise di lasciarmi stare io dormo con le ragazze.”
“Quanto la fai lunga, è solo un Demiguise! Nessuno ti stressa per aver portato Hunter, mi pare!”
“C’è una bella differenza tra una scimmia che diventa invisibile e un adorabile gattino grande quanto la mia mano, se permetti!”
 
Hiro alzò gli occhi scuri al cielo, ma decise di non controbattere mentre appoggiava sull’erba anche l’ultimo baule di Amelie, sorridendo alla compagna di Casa quando la strega lo ringraziò con calore sorridendogli a sua volta:
“Grazie… forse avrei dovuto fare qualche taglio al guardaroba, a rigor di logica.”
 
L’ultima a scendere dallo scuolabus fu Margot, che guardando i ragazzi lamentarsi barcollando roteò gli occhi azzurri prima di prendere il suo bagaglio e dirigersi allegra verso i colleghi:
Che branco di rammolliti, neanche avessimo viaggiato sul Millennium Falcon… Ehy, bei ragazzi! Come state? E’ tanto che siete arrivati?”
 
“Circa una mezz’ora, ma eravamo partiti dopo di voi. Come mai quel… coso?”
Beau cercò di non ridere nell’accennare allo scuolabus, e Margot ignorò il sonoro sbuffo di Phil – che si era seduto accanto ad Håkon per riprendersi dalla trasferta traumatica – mentre faceva spallucce:
“Non è stata una mia idea, ho fatto quello che mi ha scritto la Preside. Quindi è inutile tenermi il muso, Phil, per una volta non posso essere considerata responsabile di niente.”
“Vuoi dirci che la McGranitt ha avuto l’idea di farvi venire con quello? Merlino, che stia iniziando a dare i  numeri?”


Che l’idea fosse stata di Margot era un’ipotesi del tutto prevedibile, ma che fosse stata la Preside ad avere quella trovata era una delle cose più assurde che avesse mai udito, e Håkon guardò la collega chiedendosi se non stesse scherzando mentre Margot si inginocchiava al suolo accanto a Nix:
 
“Pe favore, quella donna è lucidissima. Ciao bellissima!”
Margot rivolse un caloroso sorriso al cane e le fece cenno di avvicinarlesi per riempirla di carezze mentre Phil – chiedendosi che razza di veleno avesse ingerito la McGranitt per avere quella trovata – si alzava con un sospiro:
“Lasciamo perdere, è meglio. Adesso mandiamo i ragazzi a sistemarsi, così possiamo farlo anche noi. Quelli del V anno?”
“Già spediti.”
“Allora pensiamo a loro e siamo a posto… Ragazzi! Venite qui, e portate con voi lo zoo.”
 
 
Phil aspettò che tutti i ragazzi del VI anno li ebbero raggiunti, disponendosi a semicerchio attorno a loro, dopodiché riprese la parola accennando all’edificio in legno e pietra a due piani che si trovava praticamente sulla riva della porzione di Loch Lomond che si stagliava davanti a loro, accanto a delle grosse rocce.
 
“Quello è lo chalet delle ragazze, mentre quello dei ragazzi si trova più su, vicino al bosco. Qui non sarà affatto come ad Hogwarts: nessuno farà le pulizie o vi rifarà il letto ogni mattina, dovrete arrangiarvi e organizzarvi tra di voi. Tenere in ordine il vostro alloggio non è affar nostro, quindi se avete problemi tra di voi risolveteli. Stessa cosa per i pasti: non ci sarà nessun Elfo Domestico a cucinare per voi, ma ovviamente avrete a disposizione delle dispese enormi all’interno degli chalet. Ogni mattina alle 8.30 dovrete essere pronti e fuori dai vostri chalet, intesi?”
 
Nessuno degli studenti ebbe da ridire e Phil accennò un debole sorriso, annuendo soddisfatto prima di rivolgere un cenno in direzione dello chalet:
“Bene. Ragazze, andate pure a sistemarvi, i ragazzi vengono con noi. Inutile dire che anche i vostri animali saranno un problema vostro, quindi cercate di non perderli in giro. Ci ritroviamo tutti qui tra un’ora e mezza esatta.”
“Sì, ma se avete bisogno di qualcosa venite a dircelo, mi raccomando!”
Contrariamente al collega Margot sorrise, salutando le ragazze con la mano mentre si allontanavano e facendo spallucce di fronte all’espressione rassegnata che apparve sul volto di Philip.
 
“Su, venite ragazzi.”
 
“Peccato che Poldo non ci sia, gli sarebbe piaciuto svolazzare qui intorno!”
Malai si guardò attorno con un lieve sospiro pregno di malinconia pensando al suo amato Thestral tutto solo a casa: sarebbe stato così divertente volare in giro per il campo facendo impazzire i professori!
“Io sono preoccupato per Remy… ma come fa a dormire ancora?! Remy!”
Shou diede un colpetto sulla gabbia del ghiro mentre il gruppetto di studenti seguiva gli insegnanti, allontanandosi dalle sponde del lago per avvicinarsi ai primi alberi che spuntavano su un leggero pendio erboso. Fortunatamente il piccolo ghiro si riscosse e aprì i grandi occhi ambrati, facendo sospirare il padrone di sollievo mentre Emyr dietro di lui cercava di sottrarsi alle attenzioni di Eiko.
 
“Hiro, perché invece di ridere non mi aiuti?”
“Ma come, siete perfetti l’uno per l’altra!”
 
 
“Davies ha un Demiguise? Chi gli ha dato il permesso di portarlo?”
“Te lo stai chiedendo davvero, Håkon? Sul serio?”
 
Håkon non rispose, ma si voltò per lanciare una rapida occhiata a Margot mentre la strega seguiva lui e Phil chiacchierando allegra con Beau e Nix al seguito.
“Hai ragione. Domanda stupida.”
 
*
 
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“Allora, quelle del quinto anno ci hanno lasciato solo due stanze, quindi non c’è molta scelta… ma questa ha quella finestra enorme, mi piace. Sopra o sotto?”
Blodwel si addentrò nella stanza – lunga e rettangolare, contava quattro letti a castello più un paio di poltrone di cuoio – stringendo il manico della gabbia del suo corvo con una mano e quello del baule con l’altra, accennando a Marlowe il letto a castello di legno più vicino.
“Preferisco sotto, sopra avrei paura di cadere nel sonno.”
“D’accordo.” Blodwel appoggiò la gabbia di Malakai sul tavolino circolare posto vicino alla porta, poi sistemò il baule nello spazio tra quello e il letto e lanciò il proprio zaino sul letto sopra, stringendosi nelle spalle quando l’amica le lanciò un’occhiata interrogativa:
“Così tutte sapranno che è preso. E’ così che si fa, dammi retta.”
“Sarà… allora io metterò sul mio il pigiama. Comunque mi aspettavo molto peggio, il posto è davvero molto bello! Potrebbe davvero essere una sorta di vacanza, tutto sommato.”
Marley sedette sul letto sfoderando un sorriso allegro, e Blodwel si strinse nelle spalle prima di stiracchiarsi, non potendo fare a meno di pensare a quanto avrebbe preferito restarsene a casa sua, nella campagna gallese con sua nonna, sua madre e i suoi rumorosi cugini.
“A parte le lezioni e dover pulire, vorrai dire. Poco male, almeno non ci annoieremo.”
“Noi non potremmo annoiarci in ogni caso. Fidati, ci divertiremo. A chi potremmo farlo, un bello scherzo?”
“Marley, se mi beccano a fare altre stronzate mi buttano fuori a calci. Ma ci sto, ovviamente.”
 
*
 
“C’è qualcosa che non mi torna. Perché lo chalet dei professori è molto più grande del nostro? Non è giusto, loro sono solo in quattro!”
Bel, seduto sul letto a castello che avrebbe condiviso con Lancelot, parlò mentre si metteva dolcemente la sua piccola volpe magica, Chione, sulle ginocchia. Lance, lasciato Cinnamon sul letto sopra, si strinse nelle spalle prima di mormorare che probabilmente loro potevano permettersi meno lussi, visto che molti di loro erano in punizione.
“Beh, Bel ha ragione, non è giusto comunque, noi siamo molti di più e abbiamo solo due bagni!”
Malai, seduto a braccia conserte sul letto di fronte – lui e Shou avevano convenuto che dovesse occupare il letto sopra, alto com’era – lanciò un’occhiata torva allo chalet degli insegnanti attraverso la finestra mentre il compagno di Casa sorrideva, divertito:
“Tu cerca di non monopolizzare la doccia per un’eternità come fai sempre ad Hogwarts, Malai.”
“Oh, sì, preparatevi ai concerti mattutini di Malai Johansson, ne sarete deliziati.”
 
Lancelot rise senza smettere di sistemare le sue cose e Shou sfoderò una smorfia preoccupata mentre sistemava la cuccia di Regina accanto al suo letto, mormorando che avrebbe chiesto dei tappi per le orecchie in giro.
“Non fare lo schizzinoso Ugola di Buddha, se ascolti quella roba tutto il giorno dovresti solo essere deliziato nell’udirmi cantare sotto la doccia!”
“Figuriamoci… Hiro, ma dov’è finito Emyr?”
Hiro, comodamente steso sul suo letto con un manga in mano e il micino del gattino accoccolato sul letto, parlò senza alzare lo sguardo dal fumetto, parlando con tono vago:
 
“Starà cercando di levarsi Eiko di dosso, prima lo ha abbracciato e non lo mollava più. Potrei dirle di smettere, ma lo farò tra qualche giorno.”
“Povero Emyr. Crescere insieme a Malai ti ha fatto male, Davies.”


*
 
“Miss X, ti va bene dormire sopra?”
“Sì, non c’è problema. Vieni Pika.”
Tallulah appoggiò la piccola cuccia pelosa di Pikachu sul pavimento di legno, accanto al letto che avrebbe condiviso con Lilian, e il carlino ne approfittò per spaparanzarcisi sopra e fare un sonnellino. Priscilla, che si era già arrampicata sul letto sopra accanto, sorrise mentre faceva dondolare le gambe pallide nel vuoto:
“Non vedo l’ora di fare una nuotata nel lago! Dite che avremo un po’ di tempo libero?”
“Lo spero, è un campeggio, non un riformatorio! In caso contrario, ucciderò Shou.”
“Povero Shou, non è colpa sua se è stato messo in punizione e costretto a venire!”
“Glielo abbiamo forse ordinato noi di organizzare stupide feste clandestine? Anche se la colpa ovviamente è di una certa idiota incapace di farsi gli affari propri.”


La Grifondoro finì di parlare con un tono leggermente più alto del normale, premurandosi che una sua compagna di Casa bionda, alta e dagli occhi azzurri seduta sull’ultimo letto della stanza la sentisse mentre sistemava le sue cose.
“E io che speravo di non dover condividere la stanza con te almeno qui, Park.”
“Posso dire lo stesso, il tuo ego è così abnorme che mi sorprende non riempia tutto lo spazio disponibile.”


“Dai ragazze, non litighiamo! Priscilla, i tuoi cani sono carinissimi!”
Amelie, seduta sul pavimento della stanza, sorrise allegra mentre Solomon e Stirling si facevano accarezzare e la riempivano di leccatine, approfittando di essere al centro dell’attenzione. Bloody, che stava sistemando le sue cose, lanciò un’occhiata malinconica ai cani trattenendo l’impulso di imitare la Corvonero andando a coccolarli: amava gli animali più di ogni altra cosa, ma aveva una reputazione da difendere e certo non poteva iniziare a giocare con quegli adorabili cagnoloni facendo voci zuccherose!
 
“Dovete proprio far dormire i vostri animali nella stessa stanza insieme a noi? Soprattutto quei cosi enormi.”
Lilian stava per aprire bocca e informare la compagna di Casa dove poteva andare, ma la voce di Priscilla – solitamente dolce e pacata, ora quasi gelida – la precedette bruscamente:
“I miei cani dormono sempre nella mia stanza, quindi non dormiranno da nessun’altra parte. E sei pregata di non chiamarli “cosi”.”
Lilian e Tallulah si voltarono all'unisono verso l’amica guardandola con tanto d’occhi: non l’avevano mai sentita dare una risposta simile da quando la conoscevano.
Probabilmente, se non fosse stata seduta sul letto sopra, troppo in alto per poterla raggiungere, Lilian l’avrebbe abbracciata piena di orgoglio.
Blodwel, invece, abbozzò un sorriso mentre si rivolgeva a Marley, strizzandole l’occhio:
“Ehy Marley. Ho trovato la tua prima vittima da mietere.”


“Ho portato tutta la mia scorta di acquisti di Zonko e Tiri Vispi Weasley, sono pronta a tutto!”
 
*

 
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Dopo aver invitato caldamente i ragazzi a sistemare i bagagli nei loro alloggi, i professori erano tornati di fronte allo chalet che li avrebbe ospitati. Margot, afferrato il baule, colse la palla al balzo e quasi corse verso l’ingresso approfittando del fatto che i colleghi stessero perdendo tempo a rimirare l’ala costruzione in legno e pietra a due piani.
 
“Io prendo la stanza più grande con vista lago!”
“Non provarci neanche, te la sei presa già l’anno scorso!”
 
Deciso a non farsi fregare la stanza migliore per il secondo anno di fila, Phil la seguì di corsa sulle scale di legno che conducevano all’ingresso, entrando dalla porta lasciata aperta da Margot e lanciandosi all’inseguimento della collega zigzando tra una poltrona e un tavolino e l’altro.
Håkon li seguì senza fare commenti, limitandosi ad alzare gli occhi scuri al cielo mentre Beau sorrideva, invitando gentilmente Nix, il suo Pastore Maremmano, a seguirlo dentro.
 
Margot salì le scale, attraversò di corsa il ballatoio di legno e finalmente giunse sulla soglia della stanza giusta, non curandosi di aver trovato la porta aperta.
La strega, tuttavia, si bloccò accigliata quando si accorse che qualcosa non andava: c’era una valigia di cuoio appoggiata sul letto.
 
“Perché ti sei fermata? Hai cambiato idea?”
Phil le si fermò alle spalle, sbirciando l’interno della stanza da sopra la testa della collega mentre Beaumont e Håkon li seguivano con calma al primo piano con bagagli e Nix al seguito.
Fu allora che Margot scorse la seconda cosa che non andava: una gallina spuntò da dietro il letto, guardandoli con curiosità.
“C’E’ UNA GALLINA!”
Margot spalancò gli occhi azzurri e indicò l’animale attirando l’attenzione degli altri due colleghi, che accigliati raggiunsero lei e Philip sulla soglia della stanza: dire che erano abituati alle stranezze di Margot era un eufemismo, e anche se erano partiti per il Campo preparati a sorbirsi le scaramucce tra lei e Philip Håkon era sicuro che la bizzarra collega avrebbe comunque regalato loro molte sorprese.
“Emh… che ci fa qui una gallina?”
Si era quasi chiesto se ci fosse davvero, una gallina, ma appurando che Margot non sbagliava il professore di Astronomia aggrottò la fronte, chiedendosi come ci fosse arrivata – di certo una gallina non poteva aprire porte e portare valigie – mentre Philip, sbuffando, proponeva di prenderla e portarla fuori.
 
“Fermi! Una gallina normale non può essere entrata da sola… E se fosse il proprietario della valigia trasfigurato in gallina?! Oppure una gallina magica! O una gallina pericolosa!”
“Non esistono galline magiche, e neanche galline pericolose, sono notoriamente idiote! E non può essere una Trasfigurazione… in tal caso dovrebbe esserci da qualche parte anche l’artefice dell’incantesimo, e di chi mai dovrebbe trattarsi?”
Philip si strinse nelle spalle, parlando con sicurezza mentre Margot lanciava occhiate dubbiose alla gallina misteriosa e Beaumont aggrottava la fronte: strano, solo all’ora si era reso conto che Margot non aveva dovuto usare la magia per aprire la porta d’ingresso.
“Non avete notato che la porta d’ingresso era aperta? Secondo la Preside avremmo dovuto trovarla sigillata.”
Le parole di Beaumont ebbero l’effetto di far raggelare i tre colleghi, e Margot spalancò di nuovo gli occhi azzurri prima di asserire che doveva esserci qualcun altro nello chalet, suggerendo anche che secondo la sua vasta esperienza cinematografica, gli chalet situati in mezzo al nulla erano sempre scenario di crimini molto cruenti.
Esasperato, Phil avrebbe voluto ricordarle che c’erano incantesimi di protezione ovunque e che solo un mago avrebbe potuto raggiungerli, non certo un pazzo armato di motosega, ma un’allegra voce maschile lo precedette, parlando alle loro spalle:


“Ah, eccovi! Mi chiedevo quando sareste arrivati!”
 
I quattro sobbalzarono e si voltarono all’unisono trasalendo, tranquillizzandosi quando scorsero la familiare e rassicurante figura di un uomo dagli occhi azzurri sorridenti e il viso tondo che li guardava tenendo i pollici sotto le bretelle scure che indossava.
“Professor Watrous?! Che cosa ci fa qui? Ci ha spaventati!”
Margot sospirò – anche se sapere che non c’era nessun serial killer nei paraggi fu molto rassicurante – e lanciò un’occhiata di rimprovero mista ad affetto all’anziano collega, che aveva l’aria di divertirsi parecchio:
“Ho convinto la cara Minerva a farmi venire, avevo voglia di svagarmi un po’… le ho chiesto io di non dirvelo, volevo farvi una sorpresa. Mi sorprende che non abbiate riconosciuto Sunday!”
 
Sorridendo allegro e gongolando visibilmente per essere riuscito nel suo intento di “effetto sorpresa”, Theobald si fece strada tra i colleghi ed entrò nella stanza indicando la gallina. Solo allora i quattro realizzarono di essere stati degli idioti a non pensarci: chi ad Hogwarts non conosceva la gallina del bizzarro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure?
“Vedo che si è anche preso la stanza migliore, Professore.”
Parzialmente sollevato a sua volta, Beau gli sorrise divertito e guardò l’insegnante sedersi sul bordo del letto dopo aver preso Sunday in braccio, osservandoli con il suo immancabile sorriso sulle labbra:
“Ho approfittato dell’essere arrivato in anticipo. Spero non vi dispiacerà prendere le altre.”


Margot stava per assicurargli che non sarebbe stato un problema, quando Phil la trattenne sfiorandole il gomito: il sorriso divertito sfoggiato dall’anziano collega non gli piaceva neanche un po’.
“Un momento solo.”
Più serio che mai, Phil fece cenno ai colleghi di avvicinarglisi e Theobald continuò ad accarezzare le piume di Sunday osservando i quattro “giovanotti” parlottare e bisbigliare tra loro, cogliendo curioso sprazzi confusi della loro discussione:
 
Dobbiamo controllare le stanze, come minimo ci avrà fatto qualche scherzo.”
“Vero, vi ricordate di quando ha messo un finto Dissennatore nell’armadio della stanza professori? Lumacorno stava per avere un infarto!”
“D’accordo, ci dividiamo e le controlliamo una ad una.”
“Dovremmo controllare tutto lo chalet, ci saranno scherzi e trappole disseminati ovunque!”
 
“Miei cari ragazzi, sapere che avete un’opinione così terribile del vostro anziano collega mi rammarica moltissimo!”
L’espressione di Theobald era molte cose, ma di certo non rammaricata, e guardò i colleghi uscire dalla stanza cercando di trattenere una risatina. Il mago si alzò prima che Margot potesse seguire Beaumont sul ballatoio, avvicinandolesi e mormorandole di prendere la stanza infondo al corridoio:
 
“E’ l’unica dove non ha piazzato nulla?”
“Esattamente.”
“E perché me lo dice, Professore?”
“Perché sei la mia preferita, che domande!”
 
Theobald le sorrise gentilmente e Margot ricambiò il prima di uscire dalla stanza, attraversando il ballatoio in tutta la sua lunghezza sotto lo sguardo divertito del collega, che la osservò esitare davanti alla porta da lui indicatale prima di voltarsi nella sua direzione.
Cogliendo il velato sorrisetto dell’uomo, Margot scosse il capo prima di puntare decisa alla stanza accanto, sorridendogli di rimando e strizzandogli l’occhio mentre apriva la porta di legno:
 
“A me non la fa, Professore.”
Theobald non rispose, guardandola entrare prima di udire le lamentele di Håkon, che lo accusò di aver messo una tarantola sotto al cuscino mentre Phil dalla sua si lamentava di aver trovato della colla sulle poltrone.
Ridacchiando, Theobald tornò nella sua stanza con Sunday in braccio, chiudendosi la porta alle spalle consapevole che l’unica a non trovare sorprese sarebbe stata Margot.
Del resto, era la sua preferita.
 
“Ci divertiremo un mondo, vero Sunday? Dici che hanno capito che sono stato io a modificare le Passaporte e a scrivere a Margot su come venire fin qui?”
Ovviamente la gallina non rispose, ma mentre la rimetteva sul pavimento Theobald ebbe come l’impressione che l’animale sembrasse vagamente rassegnato.
 
 
 
 
 
 
 
 
………………………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:
 
Buongiorno!
Grazie a tutte per le risposte alle domande dello scorso capitolo, e ovviamente ne approfitto anche per farvi gli auguri <3 Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se non è lunghissimo.
Il prossimo dovrebbe arrivare all’incirca giovedì prossimo, quindi il 18 marzo.
A presto!
Signorina Granger
   
 
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