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Autore: Lord Ace    27/08/2009    1 recensioni
Questa Fic tra passato e presente ripercorrerà gli eventi più dolorosi di Devil May Cry 3, visti ovviamente dal punto di vista di Dante. Vecchi e nuovi personaggi si amalgameranno per formare una nuova storia, e chissà se alla fine: Devil May Cry Vi prego di recensire, mi picerebber critiche, pareri e consigli per migliorare
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dante
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il combattimento iniziò, più violento di quanto era stato prima e sicuramente molto più coreografico. Si potevano notare salti, acrobazie e affondi con il chiaro intendo di uccidere da parte di entrambi. Non si poteva dire altrettanto della rabbia; infatti i loro occhi non lasciavano trasparire nessuna emozione, perché nessuno voleva dare un vantaggio all’altro.

Vergil combatteva bene, utilizzando sia il devil bringer che la sua adorata Katana. Probabilmente, aveva imparato molto bene come si usava quel braccio mentre era all’interno di Nero e aspettava il momento giusto per colpire. Si notava molto bene che Dante era in chiara difficoltà con Sparda e la Rebellion in mano, ma non per questo dava spazio a Vergil per un attacco decisivo. La situazione non riusciva a dichiarare qualcuno vincitore, e Dante cominciava a preoccuparsi di non riuscire a fare in tempo, prima che Vergil rievocasse Nelo Angelo, combattendo in due contro lui solo.

Aveva bisogno di più velocità, perché Vergil con quella katana sembrava essere ovunque, e purtroppo la trappola dell’acqua santa non poteva funzionare due volte di seguito. Era una situazione disperata e Dante decise di fare sul serio: avrebbe combattuto senza guanti. In pochi secondi la forma demoniaca si sostituì a quella umana, dandogli un vantaggio notevole; infatti Vergil combatteva già al massimo delle sue possibilità, mentre Dante fino a quel momento non aveva ancora sfoderato la sua arma segreta. Nel giro di poco tempo Vergil cominciò a capire che non poteva battere Dante, ma più capiva tutto ciò, più si accaniva nella lotta. La distrazione di Vergil gli costò il combattimento; infatti Dante approfittando di uno spiraglio aperto nella difesa del fratello, lo infilzò con Sparda, aprendogli un grandissimo buco nel petto

-Adesso siamo pari-

Disse Dante, ricordandosi della sua prima trasformazione demoniaca, quella causata dalla lama della spada di Vergil. Ovviamente, allora non bastò a uccidere Dante, allo stesso modo questo colpo che per molti sarebbe stato letale, per il corpo demoniaco di Nero non fu per niente fatale. Fortunatamente però Nero svenne, dando così spazio a Dante che usando Sparda, aprì il portale per l’inferno, facendo salire l’altare verso il cielo.

Tutto stava per finire, ma più il momento fatidico si avvicinava, più era necessario che Dante restasse calmo, perché nel suo animo sperava sempre che suo fratello raggiungesse la pace che non era mai riuscito a provare, covando vendetta.

Quando i fratelli varcarono la soglia dell’inferno, Dante cominciò a piangere. I suoi passi erano decisi e non contenevano alcuna esitazione, ma nel cuore il dolore per la condanna del fratello era troppo forte. Ogni volta che si trattava del fratello, Dante cambiava, lasciava la sua spavalderia e diventava veramente un figlio di Sparda. Se il cacciatore non avesse corso, non sarebbe mai arrivato nel punto fatidico: La cascata.

Quel luogo era stata la fine del suo viaggio, e anche stavolta non si sarebbe spinto oltre, voleva concludere la faccenda al più presto, nel bene o nel male non era possibile per lui continuare a tramortire Vergil ogni volta che sembrava riprendersi. Il fratello era un guerriero, e per questo non gli avrebbe fatto le cose sotto il naso. Lo svegliò con dell’acqua, e poi lo fece alzare. Stupito da quel gesto, Vergil si affrettò a chiarire

-Questo non cambia niente-

Vergil era sempre un uomo d’onore, e per questo motivo Dante decise che l’ultima sfida sarebbe stata fatta ad armi pari, in modo che solo la bravura prevalesse

-Questa è l’ultima sfida Vergil, il vincitore avrà Sparda, i poteri di nostro padre e il corpo di Nero-

Disse Dante asciugandosi le lacrime. Era molto importante che quella sfida finisse in modo degno, come non lo era mai finita tra i due fratelli. Non c’era lieto fine per loro, non gli era mai stato concesso.

-Perché non vuoi seppellire l’ascia di guerra Vergil?-

-Quel potere è mio di diritto-

-Non credi che potrebbe essere già tuo? Non capisci quale era la vera forza di nostro padre? Non capisci come ho potuto sempre sconfiggerti? Dove ho trovato la forza di volontà per affrontarti?-

Chiese Dante prima di esplodere in un grido liberatore

-E’ l’AMORE!!-

Seguì un lungo silenzio, nel quale il viso del cacciatore fu ancora bagnato dalle lacrime

-Fu l’amore a permettere a nostro padre di diventare il più grande guerriero, fu l’amore che permise a noi due di nascere, fu l’amore che ti fermò anni fa, e fu sempre l’amore che ti uccise nel castello di Mundus, fu l’amore di nostra madre a crescerci, e anche se tu non lo vuoi ammettere, tu vuoi quel potere perché nostra madre fu uccisa dai demoni! Vuoi diventare il più forte solo per proteggere le persone che ami. Ma non vuoi ammettere a te stesso di amare, ed è per questo che non sarai mai come nostro padre, puoi superare la distanza tra noi in un attimo, ma questa differenza rimarrà fino a quando non imparerai la lezione che mamma voleva insegnarci regalandoci i due medaglioni. Per quanto tu persista nel volere Sparda, non l’avrai mai finchè non combatterai con il cuore e non con la testa!-

Detto ciò tacque, perché le lacrime parlavano senza alcun suono, senza niente altro che la loro presenza. Vergil aveva capito le parole di Dante? Solo quest’ultimo combattimento avrebbe chiarito per sempre la posizione del fratello, e solo quest’ultimo combattimento avrebbe chuso la contesa. I due sfidanti si prepararono e poi partirono all’attacco.

Questa battaglia fu profondamente diversa da tutte le altre, per il semplice fatto che fu una battaglia silenziosa. Le spade che fendevano l’aria non avevano rumore, perché erano mosse con la massima leggiadria. Nessuno dei due voleva prevalere sull’altro, come se entrambi stessero aspettando qualcosa, magari la fine delle loro energie. Chi può sapere cosa passasse nella testa di quei due uomini in quel momento?

Improvvisamente, i due si allontanarono, interrompendo il combattimento. Il silenzio, venne interrotto quando Dante buttò la spada, e si inginocchiò.

-E’ finita Vergil, ho capito che il mio amore per te e Nero è troppo grande per affrontarvi. Per questo ho deciso che adesso spetterà unicamente a te decidere della mia sorte, hai la mia vita nelle tue mani, sta a te decidere cosa farne da adesso in poi, potrai essere un figlio di Sparda, o potrai essere uno dei demoni che ha ucciso nostra madre-

Detto ciò abbassò la testa, aspettando che Vergil facesse qualcosa. Il tempo si bloccò per alcuni minuti, perché vergil rimase immobile, riflettendo molto a lungo sulle parole del fratello. Rivide la morte di sua madre, morta per difendere i due fratelli da un attacco di demoni. Quella volta i due si erano comportati irresponsabilmente e avevano strafatto, cacciandosi nei guai e portandosi i demoni a casa. Improvvisamente un Demone aveva saltato in direzione dei ragazzi, e se la madre non si fosse frapposta, li avrebbe uccisi. Era davvero tanto che non ripensava a quell’avvenimento, che diede la separazione ai due fratelli, condannandoli a diventare ciò che erano. Era strano che ci pensasse adesso, proprio ora che aveva la vittoria su un piatto d’argento. Si ritrovò a pensare al futuro, cosa avrebbe fatto una volta ottenuta Sparda? Lui era solo uno spirito che aveva preso possesso del corpo del proprio figlio solo per ottenere vendetta, ma non aveva mai pensato al futuro. Improvvisamente capì quello che lo aspettava, il nulla più assoluto. La sua vita era finita tanto tempo fa, e se non fosse stato per l’odio che Vergil provava per la superiorità del fratello, probabilmente avrebbe accettato la morte come una liberazione.

Finalmente capì che la sua vita aveva soltanto significato il nulla, e al nulla Vergil andava in contro proseguendola. Per la prima volta dalla morte della madre, le lacrime solcarono il suo volto. Ormai non aveva più senso essere un guerriero, ormai non aveva più senso farsi forza, ormai non aveva più senso l’odio. Si lasciò travolgere dal dolore che aveva represso per tutti quegli anni, e le lacrime sgogarono copiose dai suoi occhi. Era finita, ora comprendeva tutti gli sforzi di Sparda e di Dante, ora avrebbe voluto averli condivisi fin dall’inizio. Dopo tutto, lui non aveva mai cercato di condividere il potere di Sparda con Dante, lo aveva sempre voluto solo per sé, per non essere più un debole. Come era stato cieco, come era stato sciocco.

SI avvicinò al fratello con passi veloci e lo abbracciò, dopo innumerevoli anni i due si lasciarono andare ad un profondo abbraccio, ricco di dolore e di felicità allo stesso tempo. Era finita per sempre, non ci sarebbe più stato odio, paura e sangue tra di loro, ci sarebbe stata la felicità e la gioia.

-Perdonami fratello, perdonami! Non avevo capito niente, non avevo capito niente. Solo ora capisco le innumerevoli colpe di cui mi sono macchiato, cercando di raggiungere il potere. Ho insultato la memoria di nostro padre, e come tale merito di pagare, perdonatemi, tutti voi-

I due fratelli si guardarono e Vergil sorrise

-Vado dalla mamma Dan, le porterò i tuoi saluti-

Queste parole furono quasi uno schock per il cacciatore di demoni, non solo perché il fratello l’aveva chiamato “Dan” come da piccoli, ma perché voleva espiare i propri peccati con la morte. Sfortunatamente non potè dire nulla per fermare il fratello, perché questo fu più veloce e con un ampio movimento fracasso la Yamato contro Sparda, mandandola in mille e più pezzi.

Il silenzio tornò a regnare laddove prima c’erano le lacrime di Vergil. Il corpo di Nero cadde a terra, privo di sensi. Dante realizzò soltanto dopo alcuni secondi ciò che il fratello aveva fatto, si era sacrificato per espiare le proprie colpe, aveva superato il divarico e si era riunito con i loro genitori

-Sono fiero di te Vergil, prima o poi vi raggiungerò anche io, aspettatemi!-

Seguirono innumerevoli lacrime di gioia, come Dante non ne aveva mai piante. Durarono per tutto il percorso fino al Devil May Cry. Varcatane la soglia, Dante vide Lady e Trish andargli incontro. Sorrise alle due fanciulle che gli chiesero

-Come è andata? Che fine ha fatto Vergil?-

Dante sapeva cosa rispondere, erano le parole migliori per esprimere la situazione, e le avrebbe certamente usate per rendere grande la memoria di suo fratello

-Devil May Cry-

Note D’Autore: Spero che il finale vi piaccia, ho pensato che questa fosse a degna conclusione per una storia travagliata, erano solo fratelli, e sono stati divisi per tanto tempo, il mio sogno era che Vergil capisse i suoi errori, e tornasse ad essere la persona spensierata di un tempo, quando era bambino con Dante e insieme gridavano “Jackpot!”. E’ stato un finale molto bello da scrivere, che voi ci crediate sto piangendo. Mentre lo scrivevo, io assistevo alla scena veramente, e spero che immaginandola non la giudicherete banale. Se Dante avesse semplicemente vinto, avrei fatto il solito “bene batte male”, ma poiché Vergil non aveva un futuro, perché farlo vincere? Ho deciso per questo finale, che io chiamo “Pace” perché le ultime parole di Dante sono molto eloquenti, anche un diavolo come Vergil può piangere. Spero che recensirete questa storia, e che mi perdonerete gli errori di battitura, detesto rileggere quello che ho scritto, è il mio tallone d’Achille.

  
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